domenica 10 dicembre 2017

Week 48-49/2017


  • Norwegian hammerworks corp. - Madrugada (Industrial silente, 1999) Meno di due ore fa correvo al volante di Pandabell lungo la auturoute du soleil di ritorno da Antibes. Intorno a me lo scenario era desolante. Pioggia battente, freddo, buio e le due donne della famiglia che mi sprofondavano nella noia con il loro sonno a bocca aperta. Per fortuna già da un po' c'erano i Madrugada a farmi compagnia e ammetto che quando è iniziata questa Norwegian hammerworks corps. ho proprio pensato ah, ora mi arricrio...  E così è stato. Solo che, a un certo punto, il cervello mi è andato in loop su una di quelle questione che, a noi nerd rockettari amanti della statistica e delle seghe mentali, fanno appunto andare in loop il cervello. Ovvero: quella che inizia circa al minuto 2:05 è possibile considerarla una vera e propria pausa oppure dato che, alzando bene bene il volume, si può sentire una vaga distorsione elettrica, forse non si può considerarla proprio tale? Ora ditemi, voi ve lo immaginate un viaggio di tre ore con questo dubbio in loop nel cervello e fuori tutto buio, pioggia, desolazione e noia?
  • Una bella giornata - Virginiana Miller (Venga il regno, 2013) La settimana scorsa ho comprato un cavetto da 2 euro e settanta centesimi per risolvere un problema enorme, ovvero quello di poter ascoltare in macchina qualsiasi canzone mi passi per il cervello, cuore o muscolo in qualsiasi istante. Adesso quindi, mi basta collegare il suddetto cavetto alla autoradio di Pandabell da una parte e al mio iPhone dall'altro, poi andare su youTube o Spotify, cercare la canzone che aveva attraversato la chimica del mio corpo, mettere il volume a palla e poi godersela. E oggi, mentre a velocità e sotto la pioggia battente attraversavo l'autoroute du soleil, avvolto nella noia, nel freddo e nel sonno di Giulietta e moglie, mi è venuta di ascoltare questa solare canzone dei miei Virginiana Miller. Il problema, è stato fare tutte le operazione sopra elencate senza andarmi a schiantare contro il guardrail, la Mercedes grigia che correva come una pazza alla mia sinistra e gli occhi spalancati e rimproveranti di Giulietta e moglie che si sono svegliate tempestivamente. Alla fine ho desistito, ho lascia perdere e ho continuato a velocità moderata con in sottofondo i tristissimi Madrugada... 
  • Radio offshore - Dark Horses feat. Robert Levon Been (Black music, 2012) Alla fine poi,  infreddolito e stanco, mi trascino come un mulo carico di valige, borse, pacchetti con torte e cioccolata, mi dirigo verso il portone di casa e verso le cassette delle lettere. Tiro fuori la chiava ghiacciata, apro il piccolo sportellino di legno e cosa ci trovo dentro? L'elegantissimo 7" comprato qualche giorno fa per una miseria su eBay con, nel lato a, la versione standard di Radio e, nel lato aa, la versione offshore, che altro non è che una specie di demo con la voce ammaliante di Lisa Elle che si intreccia a quella sardonica dei Robert Levon Been dei Black Rebel Motorcycle Club. Mi si è subito riscaldato il cuore e la fatica e la noia sono passate di botto. Sono quindi corso a casa con l'intenzione di spiattellare il vinile sul piatto ma, ahimè, trovo già Giulietta e moglie belle stravaccate sul divano, sotto al plaid blu, la cioccolata in bocca e La Regina di ghiaccio in tele. Beh, davanti questa scena non ho potuto fare altro che levare le scarpe, staccare a mia volta un pezzo di cioccolato e sistemarmi sotto al plaid blu. Con questo freddo e queste donne, alla fine, anche i Dark Horses possono aspettare...

domenica 26 novembre 2017

Week 46-47/2017 - prima o poi questo blog dovrò pur farlo fuori...

  • Beautyproof - Madrugada (Industrial silence, 1999) Qualche anno fa, su consiglio del buon Ciccio Venti, feci l'incontro con questi Norvegesi Madrugada e il loro eccezionale, davvero, eccezionale secondo album The Nightly Desease del 2000. Lo amai così tanto che poi ebbi un blocco e, pur avendo cercato e trovato i loro altri album, non riuscii mai a decidermi di ascoltarli. Questo coraggio, chissà perché, l'ho trovato in questi freddi giorni di fine novembre. Così ho caricato su iTunes e sulla chiavetta che uso in macchina il loro album d'esordio, Industrial silence del 1999, e me lo sto godendo in lungo e in largo. Beh, stranissimo... come non succede spesso, ascoltandolo sembra la copia insicura di quello che sarebbe arrivato l'anno successivo. Come se i Madrugada stessero facendo gli esercizi, come se stessero prendendo le misure e cercando di aggiustare il tiro. E questo, signori miei, significa solo una cosa: avere una cazzo di visione artistica e perseguirla. Per questo adorerò per sempre questi magnifici e glaciali Madrugada. Perché avevano un vero e proprio progetto. Per questo, ma anche perché sono depressivi quasi quanto i Cure, è ovvio...
  • Marseille, bouche de viellie - Leda Atomica (Bizarre, 1990) Da quando sono caduto in amore con Marsiglia uno dei compiti che mi sono prefissato, oltre a conoscerne ogni anfratto e ogni euro di storia, è di scoprirne il rock più o meno sotterraneo in modo da creare un asse Provenza - Sicilia su cui fare leva per proclamare la prima repubblica del rock (va beh, questa me la potevo risparmiare). Uno dei progetti più fuori di testa in cui mi sia imbattuto finora è questo Leda Atomica, dalla ragione sociale daliana, il cui leader, Phil Spectrum, è morto proprio qualche mese fa. Non ci capisco un cazzo dei testi e la musica non è che sia invecchiata benissimo, però... come dire?, si fanno ascoltare e si fanno capire. E si fanno amare. Insomma, come al solito, vi terrò informati.
  • Pot kettle back - Wilco (Yankee Hotel Foxtrot, 2002) Questo cd l'ho avuto in omaggio, insieme a una cinquantina di altri, dal Comité d'entreprise, grazie a un fantastico quanto provvidenziale svuota-tutto-per-far-post-ad-altro. Ecco, secondo la critica questo disco, che dei Wilco è il quarto lavoro, è uno degli album più belli di sempre, addirittura fra i primi venti in tutte le classifiche degli addetti ai lavori. A me, non dice proprio niente. A me, mi pare proprio una cagata. Lo ascolto solo perché è soft e non disturba troppo le orecchie di Giulietta. Insomma, lo considero come musica da salotto. E forse sarà per questo, che io, non sono e non sarò mai un addetto ai lavori?

sabato 11 novembre 2017

Week 44-45/2017

  • Bianca - Afterhours festa. Carmen Consoli (Bianca single, 2017) Non so perché, ma continuo a dare fiducia a Manuel Agnelli e non appena ho saputo che, a distanza di vent'anni quasi, era uscita questa nuova versione di Bianca, con il contributo della mia conterranea Carmen Consoli, mi ci sono fiondato subito. E dopo averla ascoltata, ancora non so perché continuo a dare fiducia a Manuel Agnelli. La canzone è quasi del tutto uguale alla versione originale, eppure sono riusciti a farla più bruttina. Il modo di cantare di Manuel è da dimenticare. Ho come l'impressione che quel giorno non stesse troppo bene. O che si sia preso troppo sul serio. Gli archi inseriti qua e la fanno troppo vogliamo fare qualcosa di nuovo ma non sperimentare e allora buttiamoci sul classico e inseriamo gli archi che da l'impressione di sperimentare. E vi prego di non confonderli con lo splendido violino che spuntava fuori qua e la nella prima versione. Poi, l'apporto di Carmen Consoli è quasi nullo, e comunque mi viene il dubbio che sia lo stesso Manuel a imitarla esasperando il falsetto. Hanno tolto quei meravigliosi innesti elettronici di Xavier (credo) per mantenere la canzone piatta e monotona. La cosa peggiore però non è la sensazione che la canzone sia bruttina. È la certezza che sia del tutto inutile.
  • Sevens - Dark Horses (Hail lucid state, 2014) Essendo io un fan dei Dark Horses, non solo iscritto al loro canale youTube e seguace del loro profilo Instagram ma anche presente nella loro mailing list, così retrò come concetto ma che rende l'idea di quanto gli sia affezionato, ho avuto la possibilità di ascoltare in anteprima su Sound Cloud il loro nuovo singolo XIII. Non solo la fortuna dunque di averlo ascoltato in anteprima, ma anche solo di averlo ascoltato, dato che la permanenza sulla piattaforma digitale era limitata nel tempo. Insomma, essendo un fan sfegatato, affezionato eccome a questi altissimi rocker londinesi, io l'ho ascoltata e voi no. Ah! Per cui, godetevi semplicemente questa meravigliosa Sevens dal loro secondo album e sperate, sperate che prima o poi XIII spunti fuori da qualche altra parte...
  • Avalyn 1 - Slowdive (Blue day, 1992) Incredibile, ma ci sono cose degli Slowdive che non conosco ancora. Fra queste, gemma assoluta di Blue day,  raccolta degli EP pubblicati qua e la prima, dopo e durante gli album, uscita qualche tempo fa in edizione limitata per il Record Store Day e che io, si, io posseggo in vinile!, l'eterea, violenta, dissonante, viscerale Avalyn 1. Ah, gli Slowdi... oh cazzo, su youTube è partita la splendida versione live di When the sun hits, ci vediamo dopooooo!!!!

domenica 29 ottobre 2017

Week 42-43/2017


  • Negro observer - Butthole Surfers (Psychic... powerless... another man's sac, 1984) Capita che in un album che faccia (soggettivamente) cagare ci si scopra una perla del genere. Non so di che parli sta canzone e sono anche perfettamente consapevole che tutto, ma proprio tutto, voce, chitarra e sghignazzi sardonici sia già sentito, persino e già in quel preistorico 1984, però sto pezzo mi piace, mentre tutti gli altri dell'album no. Che fate, volete crocifiggermi perché non ne capisco un cazzo?
  • Mickey mouse and the goodbye man - Grinderman (Grinderman 2, 2010) Qualche giorno fa è iniziato quello che considero l'ultimo anno di giovinezza della mia vita. Che non significa un cazzo, a voler essere sinceri, visto che già da mesi sono nel bel mezzo della mia terza - quarta crisi di mezza età. Ma tant'è, giusto per ufficializzare il tutto, ho appunto anche compiuto 39 anni. Poi, per confermare la depressione e sentire ancora di più il tempo scorrere inesorabile come un TGV Aix - Paris senza sosta a Lyon, ecco che scopro che il secondo album dei Grinderman, il progetto parallelo di Nick Cave e Warren Ellis, che da sin dalla sua comparsa era nelle lista degli album un giorno o l'altro lo prenderò, è uscito ben sette anni fa. Sette. Se me lo aveste chiesto, io avrei detto massimo ieri sera. Ve l'ho detto io, questi maledetti giorni che mi resteranno da campare, fra depressione, malattie e demenza precoce, correranno via come cavalli neri oltre la collina. E non ci sarà proprio niente da ridere.
  • Paris, les paris - Paolo Conte (Razmataz, 2000) Ecco, avevo proprio voglia di un album in madrelingua per rilassare un po' le mie orecchie, il mio cervello e i miei nervi tesi. Mi procuro Razmataz, del mio pittore preferito, e finalmente lo schiaffo nel lettore cd, senza neanche degnarmi di leggere il libretto, o di saperne di più su tutto l'album. In effetti l'album è in madrelingua. Ma la madrelingua di più di 100 milioni di individui fra cui figura mia figlia ma non io. Si, proprio un buon metodo per rilassare orecchie, cervello e i miei poveri nervi tesi... Paolo Conte che canta per 40 minuti solo in francese... e che cazzo!

martedì 17 ottobre 2017

Week 41/2017 - in ritardo, lo so


  • Desire lines - Deerhunter (Halcyon digest, 2010) Io non ci riesco a credere, ma l'unico motivo per cui continuo a tenere in playlist quest'album dei Deerhunter è per capire cosa siano, cosa facciano, cosa compongano e cosa propongono. E la cosa più allucinante è che non so perché sia cosi importante per me capire tutto ciò. Brutto periodo sto passando, davvero brutto periodo...
  • Six pack - Black Flag (Damaged, 1981) E dev'essere proprio un brutto periodo, per dare una seconda chance persino ai paladini dell'hardcore californiano... ma tant'è, anche loro girano in heavy rotation chez moi... non fraintendetemi, non è che non mi piaccia quest'album o che non ne capisca la grandezza, è solo lo stesso discorso dell'altra volta sugli Stooges. Sono arrivati in ritardo (nei miei ascolti), è il fatto che sia colpa mia non toglie nulla al fatto che li trovi giustamente già sentiti... perché li ascolto allora? Per colmare lacune. Solo per colmare colpevoli lacune.
  • Lady sniff - Butthole surfers (Psychic... powerless... another man's sac, 1984) Oh, è inutile girarci attorno: anche questi stronzi sono in playlist solo per colmare lacune, solo per colpa di quell'altro stronzo di Symon Reynolds... ho una pila alta così di Nick Cave, PJ Harvey, Bjork, TV on the Radio, Roy Orbison, George Harrison, Belle e scassacazzo Sebastien, Spiritualized e io, io perdo tempo con questi stronzi completamente fuori di testa... e ve lo dicevo io, proprio brutto, brutto, brutto periodo sto passando...

domenica 8 ottobre 2017

Week 40/2017


  • Revival - Deerhunter (Halcyon digest, 2010) Se fossi onesto, ammetterei che essermi così sovraccaricato di album da ascoltare, che con i miei metodi, mai e poi mai riuscirò a smaltire, è stata proprio la mischiata del millennio. Prendete questo Revival dei Deerhunter. Negli ultimi sette anni l'ho più volte messo in playlist, poi tolto e poi rimesso perché non mi sembrava di avergli dato la giusta attenzione. Proprio ieri, l'ho eliminato per l'ennesima volta e proprio pochi minuti fa, quando ho deciso di parlarne, l'ho rimesso in lista. Così, non la finirò mai, lo so, lo so. Ma è che all'improvviso ci ho visto qualcosa in più di una semplice copia sbiadita dei primi Arcade Fire...
  • Gimme danger - Stooges (Raw power, 1973) Altro problema nello smaltimento. Un album come Raw power degli Stooges, una pietra miliare nel garage, nel punk ante litteram, che però, per un motivo o per un altro, io non conosco. Eh, capita. Una lacuna. Da colmare. Il punto è che non è un album invecchiato benissimo. In quello stesso terreno, che certo, innegabilmente loro hanno arato e seminato, si sono poi cimentati tanti di quei altri musicisti che sono finiti non solo per raccoglierne i frutti, ma anche seminarne di altri, e tracciare altri sentieri su altri campi. Insomma, ha senso per me ascoltare oggi gli Stooges quando mi sono già circondato di Dinosaur Jr, Ty Segall, New York Dolls, Cramps e Sonic Youth? Probabilmente la risposta è si. A meno che non si abbia una pila di più di cinquanta album in attesa del loro turno.
  • Come with me - It's for us (Come with me, 2017) E poi ci sono gli stronzi come questi che la lista la fanno allungare. Gli stronzetti che ti acchiappano senza motivo, anche se poi i motivi li conosci bene, eccome se li conosci bene, e finiscono anche per scavalcare tutti gli altri, magari in attesa da anni. It's For Us, diosanto, ci mancavano solo i gruppi noise svedesi. Vi prego, se qualcuno conoscesse un metodo per uscirmene vivo, che me lo dica!

sabato 30 settembre 2017

Week 38-39/2017


  • New song - Warpaint (Heads up, 2016) New song, sarà ironia o solo disgrazia, è la canzone più smaccatamente retrò di tutto l'album ultimo delle Warpaint (che per inciso, io uso fondamentalmente per combattere l'acufene permanente che mi affligge la notte), e per questo, pur facendomi abbastanza schifo in realtà, è quella con cui mi sento più a mio agio. Il resto, è cosi anonimo che potete anche ignorarlo.
  • Hail lucid state - Dark Horses (Hail lucid state, 2014) Certi album sono così: ti entrano nel cervello partendo dai punti più lontani, dai piedi, dalle dita delle mani, e risalgono su a poco a poco, come un'avanzata barbara, saccheggiando e sconvolgendo tutto ciò che trovano. Poi, una volta arrivati a destinazione, al centro dell'impero, maledetti loro, ti costringono a fare ciò che vogliono, che nella fattispecie significa mettere il disco in loop e alzare a palla il volume, ovunque ci si trovi, a casa, in macchina o al Tangerine musiques, rue Trois Mages 20, 13006 Marseille, senza che una resa, incondizionata ovvio, sia minimamente possibile.
  • Your fool - Fufanu (Sports, 2017) Your fool è la penultima traccia del sorprendente secondo album dei Fufanu e giuro che, se l'avessi ascoltata a scatola chiusa, senza saperne niente, mai e poi mai l'avrei associata al trio islandese dei miei sogni. Come faccio allora a conciliare che questo pezzo, anche esso smaccatamente retrò, possa anche essere smaccatamente in loop continuo a casa, in macchina e perfino da Tangerine musiques, rue Trois Mages 20, 13006 Marseille?

domenica 17 settembre 2017

Week 37/2017


  • Transister - Dark Horses (Hail lucid state, 2014) Lo dico chiaramente, così mi levo il pensiero. I Dark Horses si stanno insinuando nel mio cervello come veleno, fottendomi i neuroni, corrodendomi le sinapsi, sbudellando entrambi gli emisferi, ovunque si trovino zona creativa e zona razionale. Non mi metterò a fare una classifica, ma è innegabile che si è aggiunta una buona compagnia ai miei amati Girl Band, TOY e Suuns. Chi lo doveva dire?
  • Irene Garza - Wailin Storms (Sick city, 2017) Se c'é un'altra cosa che devo ammettere chiaramente (quanto mestamente) è che i miei ascolti ultimamente sono rimasti un po' al palo. Posso dire che negli ultimi tre mesi abbia davvero ascoltato sei album, due EP e qualche singolo promozionale. Oggi, cercando di schiodarmi da tutto ciò, ho deciso di uscire in bici assieme a Giulietta e andare nella mia edicola fiducia a comprare il mio giornale rumoristico di fiducia. Sono risceso a casa, ho depositato Giuly fra le braccia della madre, e mi sono quindi messo a sfogliare le pagine di New Noise con davanti youTube, alla ricerca delle sicuro eccitanti novità. Dopo due ore e una ventina di video guardati e ascoltati, ho ceduto alla noia. Una noia mortale, una noia clamorosa, una noia che mi ha fatto rimpiangere gli anni '90, quando avevo orecchie e cervello completamente vergini e tutto era nuovo ed eccitante e fantastico. Questo Wailin Storms, di cui non mi sono scomodato neanche a cercarne origini e idiosincrasie, con il suo vocione alla Jim Morrison è l'unica cosa che mi ha impedito di schiantarmi la testa contro il muro. Chi lo doveva dire?
  • Across the Universe - Rufus Wainwright (Mi chiamo Sam OST, 2002) Ecco, a tal proposito, non che questa versione di Rufus Wainwright sia un gran capolavoro, a parte il video che trovo bello (non ditelo a mio cugino), ma il punto è che per Giuly questo è del tutto nuovo, e lei se ne infischia della versione dei Beatles che è cento anni più vecchia e milioni di anni più avanti. Per lei è tutto una scoperta nuova, emozionante ed eccitante. Avrà un sacco di tempo per fare collegamenti, confronti, scoprire chi suonava con chi, dove e quando. E io, io che resto sempre incantato nel vederla ipnotizzata da quella bimba e dal suo palloncino rosso, non posso che accettare l'invidio che provo per lei. Chi lo doveva dire?

domenica 10 settembre 2017

Week 36/2017


  • Restarts - Fufanu (Sports, 2017) Un paio di vite fa avevo un amico francese che aveva qualche lecita difficoltà con l'italiano. In particolare, una cosa che ricordo sempre con affetto, era l'impossibilità di scegliere la giusta parola fra bello, buono e bene a seconda dei vari contesti. Questo gelato è bello. Il lavoro va buono. Il film era bene. Ma non per questo nessuno lo prendeva mai in giro. Adesso che mi ritrovo a essere un italiano con qualche (lecita?) difficoltà con il francese, mi ritrovo un mercoledì mattina a sfrecciare sulla provenzale con l'album dei Fufanu in sottofondo a commentare che questa Restarts è buona. Il problema non è che mi sia sbagliato in francese. Il problema è che l'ho detto proprio in italiano.
  • The underside of the power - Algiers (The underside of the power, 2017) Non capita spesso in queste insulse righe di riproporre una canzone una seconda volta, ma a volte è giusto farlo, sacrosanto, onesto e chissà quanto altro. Se il mercoledì mattina ero alle prese con i Fufanu e i miei problemi di lingua, giovedì è toccato agli Algiers fammi compagnia nel monotono tragitto casa lavoro. Ed ecco cos'è successo: quando è iniziata questa canzone, che in precedenza avevo snobbato (e con essa l'intero secondo album di Franklin & co.), ho istintivamente alzato a manetta il volume, cominciando a colpire a ritmo col pugno il tettuccio della mia povera panda. Non ho proprio provato vergogna ma subito dopo mi sono sentito confuso, questo si. E per il si e per il no, ho promesso che quella storia no, non l'avrei raccontata mai a nessuno.
  • Saturn returns - Dark Horses (Hail lucid state, 2014) Ad ascoltarla sembra una bellissima canzone un pò motorik alla TOY, ma leggendo la presentazione ufficiale del video su youTube sorgono diversi dubbi: "SATURN RETURNS taken from the album HAIL LUCID STATE produced by Richard Fearless. The Saturn Returns film is a ritual broadcast reminiscent of the TOPY home videos of the 1980's and the Kenneth Anger films of the 1960's and '70’s. It is an interference transmission from Dark Horses with the aim of destroying the negative aspects of the influence of Saturn which represent restriction and death. The film also contains strong themes of anti establishment and rebirth with many rich, symbolic, esoteric and qabalistic correspondences". Boh, io non ci ho capito niente. In ogni caso, per me resta una bellissima canzone un pò motorik alla TOY. Et c'est tout!

domenica 3 settembre 2017

Week 35/2017


  • The bravest - Dark Horses (Hail lucid state, 2014) Questi sono i Dark Horses prima maniera, quelli che mi piacciono di più, quelli che ricordano la black music spalmata in ogni dove sul loro primo album. Che questa canzone sia piazzata in chiusura o quasi del loro secondo album mi fa pensare ad un cambiamento di idea, ad una dichiarazione di ritorno alle origini per il futuro. A me andrebbe pure bene ma, per quanto mi riguarda, anche la direzione indicata dalle altre tracce del disco non è male. Anzi, tutt'altro.
  • So sad, so sad - Varsity (Cult of personality/So sad, so sad, 2015) Quest'estate che volge a termine ha avuto il suo rito. Dopo il lavoro, sul terrazzino che da su av. Saint Jerome, alle sette di sera quando il traffico si calma e il sole comincia a scendere. Bicchiere di pastis con ghiaccio  e acqua, a volte con l'aggiunta di sciroppo alla menta (allora diventa un perroquet) o di orzata (e allora diventa un moresque). Patatine in busta, che chissà perché qui in Francia sono più buone che da noi, pomodorini secchi, formaggio di capra con sopra confettura di cipolla e pistacchi californiani a 19.90 al kilo. E mentre consumo, da solo o in compagnia, il mio giusto aperitivo, mi rilasso guardando ciò che succede su av. Saint Jerome: i soliti ritardatari che danno spettacolo rendendo impossibili parcheggi in posti liberi larghi cinque sei metri; i nuovi ospiti del b&b che si trascinano stanchi dopo una giornata certo troppo stressante a fare i turisti per Aix; la ragazzina di fronte che esce in balcone con gli occhiali da sole, e ogni volta fuma sigarette e parla al telefono. Questo e molto altro, ogni pomeriggio, durante il mio giusto aperitivo, vedo dal mio terrazzino. E non dico sempre, ma spesso, c'è stata come colonna sonora questa splendida e rilassante canzone dei Varsity. Per settimane l'ho messa e rimessa in loop. Non arriverei a definirla l'inno della mia estate, ma la colonna sonora del mio aperitivo su av. Saint Jerome si, questo certo si.
  • California - Phantom Planet (The guest, 2002) C'è un motivo per cui questo vecchio pezzo dei Phantom Planet dal sapore un pò spectoriano mi è girata per la testa tutta l'estate ormai al termine. Credo che abbia a che fare con il quadretto finto vintage che Giuly e Francesca mi hanno spontaneamente regalato quest'estate per appenderlo nella finta parete del mio ufficio. Sicuro ha anche a che fare con il mio rinato interesse per il mare, per il campeggio e la vita alla Point Break (ovviamente, da spettatore). Certo ha anche a che fare con il mio ipocrita rifiuto del borghese camper. Volkswagen Westfalia California. Ecco il motivo per cui questa canzone mi è girata per la testa tutta l'estate ormai al termine.

domenica 27 agosto 2017

Week 34/2017 - una tripletta di cattivo umore

  • Wake up - Dark Horses (Hail lucid state, 2014) Canzone orribile che rischia di rovinare un album bellissimo.
  • Sports - Fufanu (Sports, 2016) Prima traccia del secondo album dei Fufanu. Ho storto un pò il naso, forse li preferivo prima, ma non posso dire che non mi piacciano in questa nuova veste.
  • Animals - Algiers (The underside of power, 2017) Si sono scavati la fossa da soli, gli Algiers, mettendo in formazione Matt Tong dei Bloc Party. Fos-sa da so-li.

sabato 19 agosto 2017

Week 33/2017

  • Don't let me down - Beatles (Get back 7", 1969) Vivere lontano da casa significa anche trovarsi in una bella piazza, un bel giovedì sera d'estate, e stare li con le mie due donne mentre un gruppetto un po' scalcagnato suona un'azzardata cover di Don't let me down dei miei Beatles. Nel frattempo, proprio davanti a me, una coppia anch'essa lontana da casa, anche se forse solo per turismo, mette su un vero e proprio show parallelo. Prima confabulano fra loro, poi lei da a lui il suo telefono, poi lui lo prende mettendosi in tipica posizione da fotografo, braccia alzate e ginocchia flesse. Poi lei si mette davanti a lui, dandogli la schiena e dunque rivolta verso la scena, e poi ancora lei che si muove, che si tira i capelli, che li lascia andare, che alza un po' la gamba, che poi l'abbassa e piega la testa da un lato, poi dall'altro, e lui nel frattempo che scatta foto, un'appresso all'altra, sempre seguendo le direttive di lei. Poi lei che si riprende il telefono, che si rivede tutte le foto, che ne seleziona qualcuna e le fa rivedere a lui, che sceglie le finaliste, e poi lei che sceglie la vincitrice e comincia a postarla ovunque, su Instagram, Facebook, WhatsApp probabilmente intitolandola qualcosa come semplici scene d'estate, e troppo impegnati entrambi, lei e lui, a giocare con il loro ego per accorgersi che io li stia spiando fino a infilare la testa sopra le loro e vedere ciò che fanno. O forse proprio perché giocano con il loro ego mi considerano solo il primo like del loro post, anche se non sono un follower, un amico o un semplice contatto. Vivere lontano da casa, significa anche questo. E quando dico casa, intendo dire un qualsiasi giorno di un qualsiasi mese del lontano 1987.
  • Victorian acid - Ulrika Spacek (Modern english decoration, 2017) Questi londinesi che mi sono appena perso suonare all'Ypsig fanno esattamente ciò' che amo nel rock: muri sonori, tappeti psichedelici, litanie rumoristiche. E per questo li snobbo: non riescono ad eccitarmi neanche le dita dei piedi.
  • Shortterms - Conger! Conger! (This is a white album, 2017) Anche questi non riescono ad eccitarmi neanche i peli della schiena, nonostante facciano ciò' che amo nel rock: curve spigolose, linee di basso post tutto, suoni sudati. Pero' non li riesco a snobbare per due motivi. Primo, sono di Marsiglia. Secondo, sulla loro pagina Bandcamp danno in regalo l'mp3 della loro cover di Upside down dei Jesus and Mary chain. E se vi pare poco, cazzi vostri.

venerdì 11 agosto 2017

Week 31-32/17


  • Amber girl - Nick Cave & The Bad Seeds (Skeleton Tree, 2016) C'è stato qualcosa di deprimente in questa settimana passata al mare a La Faviere, commune de Bormes Les Mimosas, Côte d'azur, France. Potrebbe trattarsi dei segni neri dei non so quanti mila ettari di boschi bruciati tutto intorno a noi nelle settimane precedenti al nostro arrivo, ma non è. Potrebbe trattarsi dei quattro bagnanti per metro quadro fra cui abbiamo sguazzato sette giorni su sette dalle otto alle 22, ma non è. Potrebbe infine trattarsi del caldo torrido che si burlava di noi alternandosi a feroci raffiche di gelido mistrale ma, anche in questo caso, non è. In effetti, se c'è stato qualcosa di deprimente in questa settimana passata al mare a La Faviere, commune de Bormes Les Mimosas, Côte d'azur, France è stata la colonna sonora. Mi rendo conto di quanto sia stato azzardato scegliere l'ultimo bad Seeds per sottolinearci le giornate al mare, ma davvero, davvero, ero troppo curioso di vedere come stava in costume il buon vecchio e deprimente Nick Cave.
  • How soon is now? - Johnny Marr (Live KCRW's apogee, 2013) Devo ammettere che proprio oggi, mentre rifacevamo i bagagli in anticipo di un giorno per tornare a casa, mi sono preso una pausa da Nick Cave, che non mi piaceva come figurava in costume da bagno, e su consiglio dell'amicone Danzog ho dato un'occhiata a questo pericoloso video in cui Johnny Marr, sfidando la storia, si misura con la sua How soon is now?, normalmente più facile da associare a Morrisey piuttosto che a lui (che poi questa è tutta la triste storia degli Smiths...). Che dire? Non solo Marr si riappropria da dio di ciò che gli appartiene di diritto, per averne concepito, scritto e suonato i nove decimi del totale, ma in più riesce a non far sentire, neanche per un secondo, la mancanza alla voce del sopracitato ex-solidale Morrisey. Dio quanto darei per vedere i titoli dei giornali il giorno in cui, fra mille anni certo, Johnny Marr tirerà le sue perdenti cuoia!
  • Bones - Lea Porcelain (Hymns to the night, 2017) Non che le vacanze siano finite, che ancora sono più quelle da fare che quelle già fatte, ma con il TINALS di Nimes quest'anno saltato in quanto in sottotono, il Pointu e lo Zik Zac archiviati, Zanne troppo antipatico e l'Ypsigrock in corso nonostante la mia assenza, si può dire che per quanto riguarda la musica possiamo cominciare a preparare la fine dell'estate e l'inizio della nuova stagione. Non ho la minima idea di dove andremo quest'anno, neo qualcosa, revival qualcos'altro, post quell'altro, ma io sono pronto a combattere questa nuova battaglia! E sapete che vi dico, in questa prima calda notte aixoise di ritorno da sette giorni di mare a La Faviere, commune de Bormes Les Mimosas, Côte d'azur, France? Vi dico che io comincio proprio da qui: Lea Porcelain, Bones, Hymns to the night. Buon ascolto!

domenica 30 luglio 2017

Week 30/2017 - tre canzoni per tre giorni


  • A day in the life - Beatles (Sgt Pepper's lonely hearts club band, 1967) Questo week-end è iniziato cosi', con un diluvio di emozioni al 3C di Aix grazie agli English Garden, una piccola tribute band dei Beatles. Ci siamo divertiti tutti, soprattutto Giulietta. Quando pero' in qualche rocambolesco modo questi tre francesi amanti dei fab4 hanno suonato una più che dignitosa A day in the life, allora devo ammettere che non era più esattamente divertimento quello che provavo. Era sbudellamento puro, erano lacrime difficili da trattenere, era illuminazione prematura (si fa per dire, è da 20 anni che ascolto e studio i Beatles). Dunque diventa chiaro: la differenza fra loro e tutto il resto del mondo pop è la solidità della scrittura, della composizione. Anche provando a massacrarle, non c'è verso di riuscire a rovinare le loro canzoni. La differenza fra loro e qualsiasi altro gruppo pop al mondo, passato presente e futuro, è che anche fra cento anni le serate tributo ai Beatles le loro 50 - 100 persone le faranno sempre. E potete scommetterci che ci sarà sempre qualcuno a cui scapperanno le lacrimuccie.
  • Ask - The Smiths (Ask single, 1986) Il sabato dopo, cioè ieri, è stato un altro grande momento, da annoverare fra i top moments della mia vita. Presentazione alla libreria Book in bar di Aix dell'ultimo libro (bruttino) di Jonathan Coe, alla presenza dell'autore. Avevo già avuto modo, circa tredici anni fa, di incontralo in Sicilia per due incontri a Catania e Palermo, e ciò che ricordo più di ogni altra cosa è che, in entrambi i casi, sono riuscito a fare una figuraccia indimenticabile. Figuraccia su cui, mi dispiace, sorvolerò. Bene, dato questi presupposti, la mia intenzione per ieri era di ignorarlo, ovvero stare li ad ascoltarlo, farmi firmare un paio di libri e andarmene alla svelta dopo una stretta di mano e magari una foto, prima che scattasse in me la folle tentazione di dire o fare qualcosa di compromettente. Come non detto. Non ci sono riuscito. Non ho potuto fare a meno di infilarci in mezzo la solita figura di merda. Figura di merda su cui, anche questa volta, mi dispiace, ma sorvolerò.
  • Locomotive vocale - Hugues Le Bars (J'en ai marre vol.2, 1990) Uh, ed ecco come finisce il week-end, con una scoperta che è poi un viaggio nel passato e in quel bagaglio di ricordi passivi che ci portiamo dietro fatti di spot pubblicitari, scampoli di conversazioni dei "grandi", immagini che non eravamo ancora in grado di capire ma che, per qualche motivo, ci hanno turbato e per questo le abbiamo conservate. A me, lo spot del Grand Marnier che girava a fine anni '80, mi rimarrà sempre impresso come esempio di bella vita, non di quella coi soldi e le Ferrari, ma bella vita libera, assieme alle persone libere, ai cavalli e, ovviamente, al Gran Marnier. Insomma quella bella vita in cui servono i soldi si, eccome, ma non si ostentano e per questo tutti pensiamo di potercela permettere e insommaaaaaa... evidentemente lo spot aveva fatto il suo dovere. Io a dieci anni, da grande, volevo vivere in quel modo. Comunque, a parte le belle donne, i cavalli e il Gran Marnier (ovviamente) ciò che mi colpi (e non fui il solo) fu la colonna sonora. Solo oggi scopro che si tratta di una composizione di un famoso e da poco defunto musicista francese, tale Hugues Le Bars, un po bizzarro, un po pazzoide, innamorato del cinema e, fra le altre cose, del Giappone. Beh, come dire, la lista delle cose da ascoltare tende all'infinito. Sembra scoraggiante, e in fondo lo è, ma è cosi e non possiamo farci niente. Bonne nuite!

domenica 23 luglio 2017

Week 29/2017


  • Cleveland - Algiers (The underside of power, 2017) Mi vanto di essere un fan della prima ora degli Algiers, c'ho persino l'adesivo attaccato sul sedile di Giulietta montato nella mia bici. Ma non per questo posso far finta che i miei timori non erano fondati riguardo l'album appena uscito, sotto ascolto proprio in questi giorni. Secondo la stampa è l'album definitivo, il lavoro che aspettavamo da anni, il miglior lp del decennio. Io non lo trovo brutto, per niente, ma come appunto temevo, lo trovo una copia estremizzata del precedente. Più politicizzato, più patinato, più appariscente, più finto. Non posso farci niente. Sicuramente Franklin James Fisher avrà il suo diritto di gridare quanto il mondo faccia schifo (e di farci i soldi) ma anche io avrò il mio di  sussurrare quanto gli Algiers comincino a sembrarmi finti (e senza farci una lira).
  • Adult diversion - Alvvays (Alvvays, 2014) Loro non saranno politicizzati ne patinati ne definitivi, ma il loro primo album ha una cosa in comune con il secondo degli Algiers: si sono ritrovati entrambi, in formato cd, nella mia cassetta delle lettere per diverse ore, cioè da quando il postino li ha infilati li dentro una una calda mattinata di qualche giorno fa fino a quando io li ho tirati fuori nell'afoso pomeriggio dello stesso giorno. Mai come ora mi pare di poter dire Il Sole e La Luna confrontando questi due album che il Destino ha voluto mettere insieme. Non sarà un capolavoro, non passerà alla storia, non sarà l'album rock definitivo ma questo esordio è quanto di più godibile giri in questo momento a casa mia dopo l'archiviazione dell'amica Fazerdaze. Un acquisto impulsivo che ha scavalcato liste di cd e priorità di ascolto, ma che alla fine mi sta dando estive soddisfazioni. A volte, ma solo a volte, non fa poi male seguire il proprio romantico istinto. Yeah!
  • Ballin' the jack - Big Sexy Noise (Trust the witch, 2011) E a proposito di liste di cd e priorità d'ascolto, sono in ritardo clamoroso, dovrei andare un po' di fretta, rinunciare a qualche ascolto di qualche album che mi pare più deboluccio, eppure non ce la faccio. La prova? Questo album di Lydia Lunch & co. Non posso negare che sentirlo suonare dal vivo, per ben due volte, mi abbia completamente sconvolto, ma in versione studio mi annoia un po'. Non che sia brutto, tutt'altro, solo che è un po' anacronistico. Dovrei avere il coraggio di ringraziarlo, salutarlo e metterlo da parte, che nella fattispecie significherebbe cancellarlo dalla chiavetta usb e declassarlo nella playlist di iTunes. Eppure non ce la faccio, continuo ad ascoltarlo pensando, sperando!, che prima o poi arrivi il colpo di fulmine, la scossa definitiva. E' inutile, sono proprio un romantico senza speranza. Non troverò mai il coraggio di mandare Lydia Lunch all'ospizio.

domenica 16 luglio 2017

Week 27-28/2017 - una tripletta post Pointu


  • Celia's dream - Slowdive (Just for a day, 1991) Quello degli Slowdive era il live che più attendevo in questi due giorni di mare e amore che è stato il Pointu festival 2017, lo scorso week end, sull'Ile de Gaou. Beh, dire che mi sia strappato i capelli, è un po' esagerazione. Dire che mi sia commosso qua e la, è molto vicino a ciò che è davvero accaduto. Dire infine che anche senza l'autografo di e la foto con Neil Halstaed sarebbe comunque da annoverare fra i momenti aulici della mia vita è vero, eccome se è vero. Ma se dovessi anche dire che, nonostante tutto ciò, il live dei miei adorati Slowdive sia stato solamente il terzo più bello a cui abbia assistito in quei due giorni, ci credereste?
  • Charm assault - Ride (Weather diaries, 2017) Infatti, ero già shoccato completamente  dal frastuono atroce che avevano messo in scena la sera prima i Ride. Ora, non è che non li abbia mai apprezzati, che io i loro album li amo tutti e da sempre, ma avevo visto dei video in cui non mi sembravano molto a loro agio sul palco, un po' rigidi alle prese con le pedaliere e le pelli di tamburi. E invece, la vache, cos'hanno combinato in un'ora! Shoegazing a livello massimo, muri sonori all'altezza di chi, questo concetto, se proprio non lo ha inventato, sicuro ha contribuito a perfezionarlo. Strati sonori a volte acidi, a volte dream, sempre perfetti. Quando è finito ero completamente frastornato, consapevole, come non sempre succede, che era da collocare fra i migliori live a cui avevo mai assistito. 
  • Left/Right - Dinosaur Jr. (Give a glimpse of what yer not, 2016) Ammetto che c'è stato un momento in cui, dato l'orario previsto di inizio della performance dei Dinosaur Jr., dato un feroce scazzo con moglie e figlia accorse per godere anch'esse del live degli Slowdive, e dato infine che li avevo già visti per ben due volte di cui l'ultima proprio l'anno scorso a Nimes, avevo pensato di chiudere anticipatamente il mio Pointu festival 2017. Ma poi il destino mi ha fatto incontrare quattro conoscenti e connazionali, di cui uno con lo stesso sangue siculo e rock, che disgraziatamente non avevano mai visto suonare dal vivo J & Co. Beh, Frank Zappa diceva che scrivere di musica è come ballare di architettura. Per cui, dato che non trovo le parole per descrivere quello che è successo sull'Ile de Gaou fra mezzanotte e l'una e mezza del mattino del 10 luglio 2017, smetterò anche di cercarle, le parole, e lascio tutto alla vostra sensibile immaginazione.

domenica 2 luglio 2017

Week 26/17


  • Thay'd name an age - USA Nails (No pleasure, 2015) Questi USA Nails hanno le chitarre nervose dei Sonic Youth, distorsioni che ricordano la lezione dei My Bloody Valentine e un cantante che potrebbe essere Dara Kiely dei Girl Band, eppure, il risultato finale, pur non essendo razionalmente disprezzabile, è di una noia mortale. In effetti il punto è: se ci sono già (stati) Sonic Youth, My Bloody Valentine e Girl Band, che bisogno c'è di una band che fa una centrifuga di tutto ciò, invece di seguire una propria idea di frastuono più atroce?
  • J-Boy - Phoenix (Ti amo, 2017) C'è gente, fra cui mio cugino, Francesca, Giulietta e la maggior parte dei miei amici, che se sapessero cosa penso davvero di questa brillante canzone dei Phoenix mi sputerebbero in faccia, mi deriderebbero, mi metterebbero alla gogna su internet. Mi farebbero rileggere con metodo Ludovico tutti i post scritti finora, mi chiuderebbero in una gabbia lanciandomi file mp3 di scarsa qualità. E allora sapete che faccio, per evitare questa vergogna? Non ve lo dico, io, quello he penso davvero di questa brillante canzone dei Phoenix...
  • The agency group - Alvvays (Alvvays, 2014) Questa canzone mi ricorda Michelle dei Beatles. Lo so, lo so che non c'entra niente ma, come la canzone di Paul e John, sembra scritta nel DNA della razza umana, tanto è orecchiabile, essenziale e piacevolmente prevedibile. Mi ha preso e stordito sin dal primo ascolto e già solo per questo, come se non amassi già le altre canzoni che conosco del gruppo, sono corso (metaforicamente) a ordinare l'album da uno dei miei spacciatori di fiducia del web. Vi terrò informati se il paragone ardito di cui sopra potrà essere consistentemente esteso a tutto l'album d'esordio degli Alvvays o se, come al solito, questo post rimane uno dei miei vaneggiamenti dettati dal troppo alcol, dall'ansia di prestazione e da un infantile entusiasmo di cui non mi libererò mai.

venerdì 23 giugno 2017

Week 25/17


  • No longer making time - Slowdive (Slowdive, 2017) C'è stato un momento, qualche giorno fa, in cui ho provato un'inaspettata sensazione di noia ascoltando l'album nuovo degli Slowdive. E mi pare di ricordare che ero proprio su questa traccia. Lo ammetto, ero al volante, e mi sono quasi spaventato, per un breve istante ho sbandato e perso il controllo. Appena ripresomi, sono allora corso in edicola e ho speso i miei consueti 8 euro e 90 per leggere su New Noise ciò che devo pensare della musica che ascolto e che vi propino. Cerco avidamente la recensione del disco e, come mi aspettavo, ci trovo un bel nove. NOVE. E una serie infinita di parole entusiaste, acute e ben posate spese su ognuna delle otto canzoni che compongono il disco. Ho tirato un bel sospiro di sollievo. E' bello, questo album degli Slowdive uscito a sorpresa dopo 22 anni, è proprio bello e per niente noioso. Lo dice New Noise, e quindi è cosi.
  • Tiny - Dinosaur jr (Give a glimpse of what yer not, 2016)  Preparandomi per il Pointu Festival che si svolgerà fra due, lunghissime settimane sull'ile du Gaou, ho fatto una cosa che non pensavo avrei mai fatto: ascoltare un album nuovo dei Dinosaur Jr.
  • Now won - The John-Pauls (Forget to remember to forget, 2017) Se fossi un minimo coerente con me stesso e le mie sporche sentenze, dovrei dire che questo gruppetto texano è di una noia mortale, ricalcando cosi noiosamente sonorità, strutture e canto già trito e ritrito a metà anni '80, ridicolo a metà '90, defunto a metà anni 2000 e resuscitato a metà anni '10. Ma non sono coerente con me stesso neanche per il cazzo, e non romperò le palle cercando di convincervi che questo sia segno di genio o di chissà che cosa. Non sono coerente con me stesso e con le mie sporche sentenze non dico fra un post e un altro, ma neanche fra una frase e l'altra all'interno dello stesso post. Quindi, per quale cavolo di motivo dovrei giustificarmi se mi piace una canzonetta pseudo pop post punk che di fatto non dovrebbe non dico essere stata incisa, pubblicata e inserita dentro un album ma addirittura neanche esistere?

martedì 20 giugno 2017

Week 24/17

  • Queen - Perfume Genius (Too bright, 2014) Il ritardo con cui mi trovo a scrivere la tripletta della week 24 è dovuta a due fattori. Il primo, è che ho costantemente a che fare con due donne impazzite, un clima impazzito, una serie di capi impazziti e un cugino che non perde occasione per umiliarmi e provarmi. Il secondo motivo, è che ultimamente sono cosi arido di ascolti che metto su sempre le stesse cose: Slowdive, Fazerdaze, Lydia Lunch. E perché, vi chiederete, ultimamente sono cosi arido di ascolti? Beh, fondamentalmente per due ragioni. La prima, è che ho costantemente a che fare con due donne impazzite, un clima impazzito, una serie di capi impazziti e un cugino che non perde occasione per umiliarmi e provarmi. La seconda, è che la cosa più eccitante che abbia trovato ultimamente è questo banalissimo Perfume Genius. Buona noia!
  • Forever - Iceage (Plowing into the field of love, 2014) Neanche l'incontro con questo tizio più affine ai miei gusti musicali di merda, come direbbe mio cugino, mi ha esaltato tanto da spingermi a scrivere in tempo la tripletta della scorsa settimana. E va bene, country n' roll post punk con il poster di Nick Cave attaccato alla parete. E allora? Niente. E pensare che con questo caldo boia il nome Iceage dovrebbe eccitarmi eccome...
  • Letter of intent - Ducktails (The flower lane, 2013) Il fondo della noia durante questi ultimi tempi è nella musica e nel nome di questi tizi di cui mi rifiuto di saperne di più, tanto sono noiosi. Ancora di più, sono cosi noiosi che non alzo neanche il volume quando parte il video di questa canzone. Ancora di più, mi annoiano cosi tanto che in compenso avere costantemente a che fare con due donne impazzite, un clima impazzito, una serie di capi impazziti e un cugino che non perde occasione per umiliarmi e provarmi è in confronto una delle cose più eccitanti che mi siano mai successe.

domenica 11 giugno 2017

Week 23/17


  • Trust the witch - Big Sexy Noise (Trust the witch, 2011) Questa mi ricorda quella volta che nei camerini di Zo, dopo un fantastico concerto che mi fece cadere definitivamente innamorato di Lydia Lunch & co., chiesi a Bob Bert se aveva una bacchetta per me. Letteralmente, mi avvicinai a lui, idolo di gioventù per aver suonato la batteria nei primi Sonic Youth e poi nei Pussy Galore, e gli chiesi se aveva una bacchetta per me. Hey Bob, hai una bacchetta per me?  Me ne scappai via, imbarazzato, rosso in viso e vergognato come un ladro. E vi giuro che non fu, davvero, per il suo secco No!
  • Arabia - Sleaford Mods (Key markets, 2015) Questa invece, fra qualche tempo, quando l'avrò tolta dalla playlist e rimossa pure, probabilmente, da ogni canale di ricordo gratificante, mi ricorderà di alcune notti estive e insonni, unico spazio in cui questi Sleaford Mods, per quel che riguarda me, non certo mio cugino, hanno mai trovato il loro sporco senso.
  • Shoulders - Fazerdaze (Morningside, 2017) Questa invece non mi ricorda niente. Non ancora per lo meno. Ma chissà, magari fra qualche tempo...

lunedì 5 giugno 2017

Week 22/17 - in ritardo, lo so...


  • Archie, marry me - Alvvays (Alvvays, 2014) Allora, ve la faccio breve: ho appena scoperto Spotify, ed è stato come un diluvio. Tutta la musica del mondo mi è piovuta addosso mentre tutte le preoccupazioni scivolavano via, via dal corpo, dai piedi... anche senza pagare i 9,99 euro al mese per l'abbonamento Premium (che comunque faro', magari senza dirlo a mio cugino) ho accesso a tutta la musica del mondo, del presente, del futuro e - in parte - del passato. All'improvviso posso smetterla di sbattermi come un idiota alla ricerca di cd e vinili di gruppi impossibili o quasi come Helen, Craft Spells, Hibou, Le Colour: ecco che me li ritrovo tutti a disposizione. Un diluvio, come dicevo, ma anche un delirio, una maledizione. In pochi click mi sono ritrovato con una playlist chilometrica, ancora più lunga di quella su iTunes e ancora più lunga della lista di cd e vinili in attesa di essere ascoltati (da anni). Da chi cominciare dunque? Il caso ha voluto che cominciassi dai canadesi Alvvays, esponenti di questo meraviglioso nuovo mondo pop a cui prima o poi daro' un nome, sempre che quello stronzo di Reynolds non l'abbia già fatto, e per il quale verro' ricordato fra dieci anni come il più influente blogger della mia generazione. Magari potrebbe essere brighten pop
  • Se continuiamo a correre - Motta (La fine dei vent'anni, 2016) Poi, in un lampo di lucidità in quel paese dei balocchi in cui mi ritrovavo immerso (e all'interno del quale per un brevissimo istante ho vissuto il blocco del troppo avere), ho schiacciato i tasti a formare il nome di Francesco Motta, e cosi ecco il secondo scelto della chilometrica playlist del futuro. Insomma, se molti dicono che questo Motta ha rilasciato quello che è stato l'album più bello dell'anno scorso in Italia, allora devo dargli fiducia. E quindi, voilà, anch'esso sotto ascolto. Il problema è che sono già al secondo bicchiere di fresco Pastis e comincio seriamente a barcollare sulla tastiera... e se le dite barcollano sulla tastiera e la lingua assapora il gusto rotondo dell'anice, la testa e le orecchie continuano a correre, no, a dondolare, a bascolare, allora forse mi sa che questo Motta l'esame l'ha quasi superato.
  • Dream girl - No Vacation (Dream girl, 2015) E a proposito di brighten pop, ascoltate che ulteriore passo in la fanno questi californiani e dunque odiosi, per la loro fantasticità, No Vacation. Le loro canzoni iniziano cosi, con queste chitarre scintillanti, letteralmente scintillanti, che illuminano tutto ciò che hanno intorno, oceano, spiaggia, ombrelloni, gabbiani, castelli di sabbia, my little pony, ma poi sul finire, spesso dopo una pausa all'interno del pezzo, la chitarra si innervosisce, come se un Ranaldo uscisse fuori dall'acqua per imbracciare il suo strumento. Cosi anche mio cugino è sistemato. A pensarci pero', forse brighten pop sarà un nome del cazzo, ma al terzo bicchiere di pastis, senza riuscire a smettere di pensare a Ranaldo in costume con i rotoli nella pancia che gli cadono giu, non riesco proprio a pensare a un nome migliore. Quindi, che vi piaccia o meno, io me lo tengo!

domenica 28 maggio 2017

Week 21/2017

  • Bronx in a six - Sleaford Mods (Key markets, 2015) Ecco, se io fossi non dico un giornalista bravo, un giornalista e basta, un blogger coscienzioso, ma semplicemente uno che capisce un minimo di quello che gli succede attorno, prima di sparare la sua deprimente opinione, forse saprei perché i giornalisti bravi, i giornalisti e basta e i blogger coscienziosi definiscono, nella stragrande maggioranza dei casi, post punk questi inquietanti Sleaford Mods. Io, che dopo 38 anni di vita su questo pianeta mi ostino a sparare la mia deprimente opinione senza ancora capirne un minimo di quello che mi succede intorno, li avrei invece definiti hip hop. Forse sarà per questo che non sono dunque un giornalista bravo, ne un giornalista e basta, ne un blogger coscienzioso?
  • Scooby snacks - Fun Lovin' Criminals (Come find yourself, 1996) E sempre ecco, che se io fossi tutto ciò che non sono, forse saprei anche perché allora i Fun Lovin' Criminals, fin dalla loro prima apparizione, non furono mai etichettati come post punk ma come hip hop suonato con strumenti veri. Forse sarà perché anche i giornalisti bravi, i giornalisti e basta e i blogger coscienziosi non fanno altro, esattamente come me, che sparare la propria opinione senza averci capito un minimo di quello che gli succede intorno?
  • Misread - Fazedaze (Morningside, 2017) E che vi devo dire, se non che questo post, anche se lo pubblicherò attorno alle 22 di domenica sera, in realtà l'ho scritto giovedì pomeriggio, un giovedì di vacanza che anticipa un venerdì di ponte che anticipa un week end di mare mare mare..? E che vi devo dire se non che, a volte, ma solo a volte (per non preoccupare mio cugino) la vita smette di essere una montagna di merda e diventa persino piacevole?

domenica 21 maggio 2017

Week 20/2017


  • Friends - Fazerdaze (Morningside, 2017) Il cinque maggio è uscito il primo album della mia - ehm - amica Fazerdaze. Il 12 era già disponibile presso Juno, uno dei miei spacciatori anglosassoni di fiducia. Il 17, mine de rien, era bello impacchettato (e in buona compagnia) nella mia cassetta delle lettere. Quindi, dopo dieci minuti appena, era già spacchettato e riverso sul piatto con me e Giulietta che saltellavamo come scolaretti eccitati. Che dire, bello, bellissimo, ci è parso proprio un gran bell'album pop. Pero', devo ammettere, mi colpisce non poco che, dai primi confusi ascolti, la canzone che più mi sia rimasta in testa sia questa Friends (che oggi vi propongo in recentissima versione live) la quale, più che un pezzo pop, pare un grunge da b-side, un Nada Surf da classifica. Allora mi chiedo: può essere che, magari, ho voglia di giocare a fare il pop lover, il ragazzino che va in giro con skateboard e poi si sdraia scanzonato sul prato a leggere Allais, ma in fondo sono e rimarrò sempre un marcio e frustrato amante del frastuono più atroce?
  • Slomo - Slowdive (Slowdive, 2017) Nella cassetta delle lettere, in buona compagnia, la fantastica Fazerdaze c'era davvero. Lo stesso cinque maggio usciva infatti anche il nuovo atteeeeeesssiiiisssimo album degli Slowdive, e quel diciassette di maggio dunque era anch'esso in attesa di essere da me spacchettato e con cura ascoltato. Quando venne il suo turno, al posto dell'entusiasmo e dell'eccitazione che avevano accompagnato l'ascolto esplorativo della dolce Amelia, c'erano adesso timore e preoccupazione. Come poteva mai suonare un album nuovo degli Slowdive dopo ventidue anni di attesa? Ecco una gamma di possibili risposte: patetico noioso borioso anacronistico scialbo confuso già sentito... invece, sorpresa, ecco come suonava: fresco completo brillante deciso pulito vivace vario e persino, si, persino, ipnotico. Vi beccate la versione live di Slomo, perché non riesco a trovarne una in studio caricata di straforo da qualche parte, ma il consiglio spassionato che vi do è: compratelo, sto cazzo di album nuovo degli Slowdive, compratelo. E poi seguiteli, questi cinque dei, ovunque si dirigano, qualunque cosa facciano.
  • I wanna be adored - Stone Roses (The Stone Roses, 1989) Ora, proprio il giorno dopo il ricevimento dei suddetti vinili (che erano entrambi in ottima compagnia, ma ne riparleremo la settimana prossima), ero in macchina rivolto verso il lavoro e riascoltavo, godendo sfacciatamente, il suddetto nuovo lavoro degli Slowdive. Ad un certo punto, appena superata la rotonda dell'autostrada, li dove una volta mi fermo' la polizia e li dove una volta depositai quella ragazzina che mi aveva sfacciatamente chiesto un passaggio e con la quale avevamo parlato di King Krule, qualche cosa, in qualche brano del disco, in un qualche momento, mi ha fatto scattare quello che qui chiamano declic, e mi è partita in loop, per tutta la giornata, per tutto il resto della settimana direi, questa canzone dei miei odiati Stone Roses. Odiati, certamente come si odia ciò non si conosce, ma con grande bravura e carisma. E io, il titolo di questa canzone, prima o poi me lo faccio stampare sulla fronte.

domenica 14 maggio 2017

Week 19/17


  • Catch the breeze - Slowdive (Just for a day, 1991) Si può dire che oggi a Aix sia arrivata l'estate. E in estate si fa il pic-nic al parco, con cibo pre-cucinato e amici improvvisati. E  durante i pic-nic al parco posso vedere Giulietta giocare, sudare, ridere, cadere, rialzarsi, inseguire i bambini, una farfalla, un sogno, posso vederla sorridermi, posso vederla scegliere e portarmi un fiore, posso vederla che mi si arrampica sulla schiena, sulla pancia, sulle gambe, che si versa l'acqua addosso con la bocca piena di cioccolata e cotolette. Sopra di lei, quando la vedo fare tutto questo, c'è sempre un sole scintillante e attorno la brezza provenzale, le risate, vicine, di altri bambini, adulti e vecchi, i cani che abbaiano, il treno lontano, l'aereo che se ne va lasciando la sua scia bianca. E nella mia testa, come colonna sonora di questo quadro che sa già di malinconia, un'accecante perla d'altri tempi.
  • One who love you - Alvvays (Alvvays, 2014) Questa l'abbiamo ascoltata, io e la mia piccola principessa, un attimo prima che il mondo si riducesse a me e lei che rotoliamo, abbracciati e ridanciani, lungo la breve e gradevole collina del Parc du Cuque.
  • No trouble - Frustration (Relax, 2008) Poi, quando beati siamo tornati a casa, rilassati, amorevolmente vicini, in armonia fra di noi e col resto del pianeta, vengo a sapere che ieri sera a Marsiglia - niente popodimeno che alla meravigliosa Friche La Belle de Mai - hanno suonato gli altrettanto meravigliosi Frustration e prima di loro gli ancora più meravigliosi J.C. Satan. Praticamente il meglio o quasi del rock francese in questo momento. Ed é stato più o meno cosi che il mio pomeriggio di relax e amore da fiaba si é, all'improvviso, come è logico che sia, trasformato in bestemmie a denti stretti e maledizioni lanciate a destra e manca. E domani per giunta è lunedì. Mah!

domenica 7 maggio 2017

Week 18/2017


  • Little uneasy - Fazerdaze (Morningside, 2017) Non so cosa, ma qualcosa vorrà dire: l'altro giorno Giulietta è rimasta ipnotizzata davanti a questo video tanto da volerlo vedere tre o quattro volte di seguito. Ogni tanto poi si girava verso di me e, da figlia a padre, guardandomi con quegli occhi verde provenzale, mi diceva "è l'amica tua", che non era mai una domanda ma sempre un'affermazione. Io le allargavo sempre un sorriso babbo e rispondevo poco convinto di si. Come dicevo, non so cosa, ma qualcosa vorrà pur dire. Ovviamente, secondo mio cugino, vuol dire che sono un porco.
  • Lost boys - The Courtneys (The Courtneys II, 2017) In questo periodo, per la sezione "lacune da colmare", ho in playlist Gang of Four, Lydia Lunch e alcune cose minori dei miei adorati Slowdive e devo ammettere che, a volte, è veramente una rottura di palle perdere tempo a studiare il passato quando in giro ci sono cose eccitantissime che portano da una parte all'altra del mondo, da un suono innovativo ad un sotto-genere del futuro. Pero' poi accade che quando per la sezione "ascolti nuovi" si hanno in playlist questi idolatrati Courtneys, canadesi ma accasati con la benedettissima e neozelandese Flying Nun, si provi una sensazione di fregatura, di perdita di tempo, proprio di rottura di palle. Perchè? Perchè circa quarant'anni fa c'erano in giro tipi come Blondie e B-52s, ecco perchè. Io li ho studiati proprio per la sezione "lacune da colmare" un bel po di tempo fa e se proprio devo fare un ripasso preferisco riascoltare gli originali, piuttosto che queste copie ribollite.
  • The underside of power - Algiers (The underside of power, 2017) Questo nuovo singolo degli Algiers, che anticipa di poco un album in uscita, è proprio una canzone degli Algiers, non c'è che dire. Ed è anche una bella canzone degli Algiers. Eppure, mi lascia in bocca una sensazione amara: la sensazione e la predizione che abbiano riscritto l'album d'esordio di due anni fa, ma leggermente più addomesticato, più adatto alle classifiche. Lo so, anche secondo me non ci sarebbe niente di male, se il risultato alla fine fosse decente, ma lo dite voi a quell'integralista di mio cugino?

sabato 29 aprile 2017

Week 16-17/2017

  • Reel - Fazerdaze (Fazerdaze, 2014) Mi sono innamorato di lei al primo sguardo e al primo ascolto e, dopo essermi procurato un contatto, le ho scritto qualche messaggio: Adoro la tua musica, Dove posso trovare il tuo album?, Quando vieni a suonare in Europa?. Le sue risposte sono state gentili, accompagnate persino da qualche emoticon a forma di fiore e di cuore:  Grazie mille, Il cinque maggio esce in Europa, a giorni parto per un tour in Inghilterra. Quindi, come si suol dire, fino a qui tutto bene. Poi pero' ho voluto strafare, non vi dico come, e Amelia non mi ha riposto più. Allora mi sono scusato, e Amelia mi ha risposto di nuovo, ma senza emoticon a forma di fiore e di cuore. Poi ho fatto passare qualche giorno, e ho fatto finta di niente, e allora sono ricomparsi fiori e cuori. Ora, lo so, eccome se lo so, che la vita di un artista non dev'essere per niente facile, sopratutto all'inizio, ma credetemi, non è che quella del fan innamorato sia poi molto più facile!
  • Sick bug - Rolling Blackout Coastal Fever (The french press, 2017) Anche con loro, qualche mese fa, fu amore a primo ascolto ma, adesso che finalmente li vedo in faccia, grazie a questo nuovo video che accompagna la traccia che chiude il primo lato del loro splendido EP The french press, non posso certo dire che sia anche amore a prima vista. Non perché siano tutti maschietti o perché il cantante sia pilu russu, ne tantomeno perché il bassista assomiglia a Peppe Mantella, giuro. E' che secondo me di essere bravi sono bravi, anzi bravissimi, ma gli manca proprio il physique du rôle. No? E va beh, allora dev'essere proprio perché sono tutti maschietti, perché il cantante è pilu russu e perché il bassista assomiglia a Peppe Mantella...
  • Sugar for the pill - Slowdive (Sugar for the pill, 2017) La novità legata a questa canzone non è che anticipa un album in uscita fra pochi giorni, il 5 maggio 2017, a più di vent'anni dal loro ultimo lavoro Pygmalion. La novità è che questi cinque dei suoneranno, in ottima compagnia aggiungo, il 9 luglio a l'île de Gaou, a poche decine di chilometri da chez moi. GRATUITAMENTE. E, in questo caso, non aggiungo altro.

domenica 16 aprile 2017

Week 15/17


  • Out getting ribs - King Krule (Six feet beneath the moon, 2013) So di averlo sponsorizzato e coccolato ma devo ammettere adesso che in Six feet beneath the Moon, suo album d'esordio del 2013, quello che conteneva per intenderci la folgorante Easy Easy, ci sono delle canzoni in cui è più che evidente il limite canoro del ragazzetto londinese. Poi, più che limite canoro, in certi casi, come questo, è puro fastidio estetico.
  • Ankh - Temples (Colours to life, 2013) Che coincidenza che questa Ankh dei - anche loro inglesi - Temples usciva come b-side di Colours to life proprio nello stesso periodo del primo album di King Krule. Io ci sono finito per caso solo oggi, non ricordo bene seguendo quale catena, e devo dire che, per quanto non sia per niente male questo pezzo, persino godibile a un primo ascolto, al secondo mi abbia fatto sbadigliare e al terzo addormentare. Dico, io questi Temples non li preferirei neanche a TOY e Kula Shaker, eppure sembrerebbe ci sia in giro gente che li paragoni addirittura ai famigerati Pink Floyd di Syd Barrett... ah, sti giovini. Ma possibile che davvero non capiscano proprio un cazzo?
  • Lucky girl - Fazerdaze (Morningside, 2017) Non mi azzardo a fare neanche il minimo paragone, ne tantomeno a parlare di originalità, di validità di scrittura o di spessore artistico. Mi limito a sottolineare la freschezza e la leggerezza di questa canzone, del suo video e dei musicisti che la suonano... dico, non sono australiani, questi Fazerdaze, ma neozelandesi, e tutto sommato quindi siamo sempre li. Non è che per caso siamo davvero in procinto di levarci  dalle palle le pose londinesi per entrare in una nuova e fresca era nell'angolo opposto del mondo e del pop?

domenica 9 aprile 2017

Week 14/2017


  • Waterloo Sunset - Ty Segall (Something else - A tribute to the Kinks, 2017) Andrea diceva che se non fosse esistito "Mai dire Grande Fratello", non avrebbe avuto senso guardare "il Grande Fratello". Mio cugino dice che se non ci fossero i commenti su YouTube, non avrebbe senso navigare su YouTube. Hanno entrambi ragione. Mi sono imbattuto in questo pezzo per puro caso, mentre cercavo le tre canzoni con cui annoiarvi saccentemente oggi, ma vi giuro che, perso nella lettura dei fantastici commenti da professorini diplomati in musica pop, ho dovuto ascoltarla una decina di volte prima di capirci qualcosa. Che ne penso? Che importanza ha, ciò che penso io, rispetto a quello che ne pensano favolosamente tutti gli altri...??
  • Never - Jennylee (Right on!) Dovevate vedere la faccia sconsolata che ho fatto quando ho scoperto che alla cdteca del Comité d'entreprise mi avevano procurato solo questo fra tutti i cd richiesti negli ultimi mesi (che non sto qui a elencarvi anche perché non me li ricordo): labbra all'ingiù, occhi lucidi, mento sfuggente verso l'orizzonte. Ci sono rimasto cosi male che mi sono anche chiesto perché lo avessi ordinato. Quando ho visto poi il video dell'unica vera canzone bella dell'album, questa neworderina Never, e ho scoperto che Jennylee sfoggia con piacere i suoi neri peli ascellari, beh, ho capito che l'errore era ancora più madornale di quello che pensavo. Non è colpa di Jennylee, ne del Comité d'entreprise. E' proprio che io, i peli sotto le ascelle, non li sopporto proprio.

sabato 1 aprile 2017

Week 12-13/2017


domenica 19 marzo 2017

Week 11/17


  • Contessa - Decibel (Vivo da re, 1980) Ci sono dei momenti di totale noia sociale, culturale, sportiva, biologica, momenti di tale noia che mi annoio anche mentre mi annoio, che l'unica cosa che mi viene in mente per darmi una scossa è chiudere questo stupido, stupido blog e darmi al bricolage, o alla cucina, per poi aprire un nuovo blog sul bricolage, o sulla cucina. Ma non lo faccio mai, perché mi annoia a morte solo pensarlo. Trovo più incoraggiante, stupido e gratificante far finta di niente, adottare la tecnica dello struzzo, e continuare cosi. Cosa c'entra tutto questo con Contessa? Assolutamente niente, ma volevo parlare di questa canzone e volevo parlare di me, quindi...
  • Bullet with butterfly wings - Smashing Pumpkins (Mellon Collie and the infinite sadness, 1995) Ovviamente, è tutta colpa della mia andropausa precoce, della mia isteria da immigrato, della mia terza crisi di mezz'età anch'essa precoce. Se oggi sono annoiato e mi trascino fra il divano e il letto, fra il parc Jourdan e la boulangerie sotto casa con i Decibel come colonna sonora, domani mi sentirò un topo in gabbia, col tempo che scorre troppo veloce per le miriadi di cose eccitantissime che vorrei fare,  con le quattro pareti dell'ufficio che mi fanno soffocare, con i rapporti interpersonali cosi umilianti rispetto a ciò a cui potrei aspirare io, e allora userò gli Smashing Pumpkins come inno, bandiera, come scudo, come indice puntato contro qualcuno a cui dare la colpa di questa mia rabbia, di questa mia immobilità. Non sia mai infatti che mi venga in mente che possa esserne io e solo io il responsabile.
  • Sunday - Sonic Youth (A thousand leaves, 1998) Va bene, alla fine è domenica, posso anche perdonarmi se questo mondo non lo mangerò oggi, se preferisco riascoltare vecchi pezzi dei miei grandi amori sparapanzato sul divano, se la vita scorre sotto i miei piedi, sopra la mia testa o a fianco ma io me ne sto a guardare di sguincio e compiaciuto quel piccolo furetto di 17 chili che prova il vestito di Minnie, col televisore acceso su Nemo ma muto e le tende che svolazzano ipnotiche dentro casa, accarezzate da un mite e gentile Mistrale. Andate andate a fare cose, a vivere le vostre intense vite al sole, al mare, in montagna, al MOMA, con gli amici di sempre o coi parenti, al cinema, all'ippodromo con la scommessa vincente, allo stadio, all'aperitivo del locale più cool, andate andate pure. Io, io me ne resto qui...

domenica 12 marzo 2017

Week 10/17


  • Ceiling - King Krule (Six feet beneath the moon, 2013) Sette traslochi in 38 anni, otto case, quattro città, due nazioni e ogni volta, non appena arrivo nella casa nuova, il primo scatolone che apro è quello dello stereo e dei CD sotto ascolto. Quindi, colonna sonora di questo trasloco appena concluso, Six feet beneath the moon e, in loop, per assaporare meglio l'eco negli spazi ancora vuoti, Ceiling. Ah, King Krule, giovane compagno di traslochi...
  • Circus life - Fufanu (Few more days to go, 2015) Dunque, ho lasciato il calmo residence Les Amandiers, le sue sveglie a colpi di cinguettii, la vista verde ovunque, i quieti pomeriggi e le quiete notti, per andarmi a infilare - stessa via, solo 800 metri più in su - in un continuo di clacson, televisori sparati a volumi mai sentiti prima, di gente allegra che passeggia o va a prendere il caffè al Germinal con i suoi interni rossi e neri. Ho lasciato un'oasi di silenzio per un bordello infinito, una quotidiana noia mortale per immergermi in una circus life. Dio, speriamo bene!
  • Tanti auguri - Decibel (Vivo da re, 1980) Giuro che venerdì, mentre i traslocatori bretoni caricavano i miei 40 metri cubi di roba, fra una bestemmia e una Coca cola, mi era venuta in mente una cosa divertentissima su questa canzone, ma non me la ricordo più. Il fatto è che da venerdì non mi fermo un attimo, prima il carico, poi lo scarico, poi sistemare tutto e ancora non ho finito, poi scendere nell'ancien appartement per chiudere i buchi, passare un colpo di vernice nelle pareti, pulire tutto, perfino il cesso e poi buttare tutto - ma proprio tutto - ciò che rimaneva. E come se non bastasse, in questo momento che scrivo, Giulietta mi tiene il broncio perché non ho più voglia di giocare stasera a Piccolo Fulmine e Yakari... quindi, dicevo, non credo che ve la prenderete se il fantastico post sulla fantastica Tanti auguri dei Decibel andrà perduto per sempre nei meandri di un massacrante trasloco provenzale...

mercoledì 1 marzo 2017

Week 7-8-9/17 - Davvero, non so cosa sia successo. Devo essermi addormentato.


  • Bill Murray - Décibelles (Pedro Jolo, 2011) Tootsie, Ghostbusters, La piccola bottega degli orrori, SOS fantasmi, Ghostbuster II, Tutte le manie di Bob, Ricomincio da capo, Lo sbirro, il boss e la bionda, Ed Wood, Rushmore, I Tenenbaum, Lost in translation, Coffee and cigarettes, Il treno per Darjeeling, Grand Budapest Hotel e voi pensavate davvero che c'è un gruppo che fa una canzone che si chiama Bill Murray e io non gli dedicavo neanche una riga? Ma dai...
  • Ballerina in the rain - Fufanu (Few more days to go, 2015) Ah, che giusto successo interplanetario sarebbe stata questa fantastica canzone dei Fufanu se solo fosse uscita in tempo, diciamo un 35 anni fa...
  • Kiss kiss kiss - John Lennon (Double fantasy, 1980) Kiss kiss kiss è la seconda traccia di Double Fantasy, di cui possiedo un rovinassimo vinile in ascolto proprio in questo periodo, e devo ammettere che in essa ci sono una serie di cose che mi irritano da morire: la voce di Yoko Ono, ma forse solo quando saltella su quel Kiss Kiss Kiss; la bellezza della musica cosi distante dalla bellezza tipica di Lennon; gli orgasmi nipponici che si sentono alla fine; il poterla collocare temporalmente senza nessuna sbavatura; il battito di mani simulato qua e la. Ecco, tutto questo mi irrita da morire ad ogni rovinassimo ascolto, tutto questo ma soprattuto il tempo che sta rubando ad ascolti più violenti e più desiderabili di cui in questo periodo ho una fame insaziabile.

domenica 12 febbraio 2017

Week 06/17


  • Gomma - Baustelle (Sussidiario illustrato della giovinezza, 2000) Ha starnazzato la stampa - e hanno giubilato con essa i fan della prima, seconda e terza ora - che è finalmente uscito il nuovo album del migliore gruppo pop wave italiano di sempre, i Baustelle, che, come tutti sanno, godono dello status, non solo giornalistico ma anche popolare, di intoccabili. Beh, dopo lo starnazzamento e i giubilii, sembra sia arrivato prima l'imbarazzo e poi la crisi sia della stampa che dei fan della prima, seconda e terza ora: bruttino, kitsch e noioso sono gli aggettivi che ho letto più spesso. Ora, dato che il mio rispetto in passato il miglior gruppo pop wave italiano di sempre se lo è meritato eccome (prima di sputarci sopra e buttarlo nel cesso con l'album Fantasma), ho deciso di ascoltarlo, questo benedetto nuovo album, prima di massacrarlo o, chissà, prima di osannarlo, ma comunque prima di decidere in che direzione andrà la mia vita sociale futura. Nel frattempo voi pero', vi beccate i Baustelle che amavo tanto, quelli dei primi tre album, quelli dai testi un po' naif e dai suoni un po' più convenzionali per quanto ben messi insieme. Quindi, dal Sussidiario illustrato della giovinezza, Gomma! Buon ascolto e fatemi sapere.
  • Noise Parade - Shannon Wright (In film sound, 2013) Questa Shannon Wright mi è del tutta sconosciuta e giuro che non mi stanno condizionando ne il suo stato sessuale di donna ne il nome di questa canzone. Ma è da qualche giorno che ascolto questo brano, in attesa di procurami il disco in questione, e giuro che era da tempo che non ascoltavo qualcosa di cosi - oddio è proprio l'unica parola che mi viene in mente - intenso. Almeno dai tempi di PJ Harvey, di Jeff Buckely e di un certo Nick Cave. E pensare che negli ultimi tempi ho perso tempo con cose sulla carta un po' simili come quella pazza di Chelsea Wolfe! Ah, che dura e frustrante è la vita del ricercatore d'oro!
  • Nausea - Craft Spells (Nausea, 2014) Basta distrarsi un attimo appresso ad una moda e si perde di vista la genesi della successiva, basta concentrarsi un attimo su una Big Thing che si rischia di perdersi i primi passi delle Next Big Things. Quando ascolto Nausea ci sento dentro di tutto, dal dream pop agli Stone Roses, dai suoni elettronici nord europei dei primi duemila a quelli dilatati della psichedelica, eppure se qualcuno mi chiedesse quando è iniziato tutto questo, io non saprei rispondere. L'ho appena detto e lo ripeto: che dura e frustrante è la vita dei ricercatori d'oro!

domenica 5 febbraio 2017

Week 05/17

  • I'm still believing - TOY (Clear shot, 2016) Molte delle recensioni che si leggono in giro su questo disco mi fanno girare le palle e mi riportano a un problema più grande, non solo quest'album, non solo i TOY ma ogni qualsiasi argomento di musica attualità politica salute educazione famiglia figli scuola lavoro cultura macchina ristoranti e pacchio, si, anche il pacchio su cui milioni di coglioni in giro per il web sentono la necessita di esprimere la loro autorevole opinione. Su cui pensano di avere il diritto di esprimere la loro autorevole opinione. Che credono intelligente. Ragionata. Diversa. Tagliente. Profonda. Utile. Imparziale. E di nuovo intelligente. Se mi permettete, vorrei ora spiegare a costoro cosa farne della loro opinione, in generale e su questo Clear Shot in particolare: prendetela con cura, arrotolatela stretta e bagnatela che so, nell'olio d'oliva di discreta qualità. Poi sbottonate i pantaloni, o la gonna, e tirate giù gli slip. Se non avete ne pantaloni ne gonna ne slip passate direttamente alla fase successiva. Mettete su il disco dei TOY, possibilmente su vinile, e sdraiatevi su un fianco. Alzate sufficientemente la gamba superiore e agevolate l'ingresso della vostra opinione su per il vostro affezionatissimo buco del culo. Quindi, spingete fino in fondo. Quando avrete raggiunto un buon livello di profondità, ripetete l'operazione per qualsiasi argomento e opinione vi passi per la mente musica attualità politica salute educazione famiglia figli scuola lavoro cultura macchina ristoranti e pacchio. Nel momento in cui il vostro retto non sarà più in grado di ospitarne una, di opinione arrotolata e bagnata nell'olio di oliva, allora forse avrete imparato qualcosa.
  • Not today - Flyying Colours (ROYGBIV, 2014) Sia chiaro, io non ce l'ho con le opinioni personali, ne con chi le esprime. Io ce l'ho coi toni. Io ce l'ho con le affettazioni. Io ce l'ho con chi, come dicevo sopra, crede che solo perché una cosa l'ha pensata, solo perché ci ha perso parte del suo tempo (che lui e solo lui reputa prezioso) a pensarla, sia arrivato a delle conclusioni giuste, eque, imparziali. Io adoro i Flyying Colours, ed è ovvio che penso che se non condividete questo amore siete voi che non ne capite un cazzo. Io adoro i Flyying Colours, in qualsiasi versione, acida o pop solare, adoro i loro EP e i singoli, e penso che Mindfullness sia il miglior disco d'esordio del 2016. Ma se mi chiedete quanto del mio prezioso tempo ci abbia perso per decretarlo o su quali basi tecniche si basi questo giudizio io vi rispondo chiaro e tondo che non ne ho la più pallida idea. Non ho le competenze per fare niente del genere, ne l'intenzione: sono perfettamente consapevole che ogni singola e schizofrenica parola spesa su questo sito, sui Flyying Colours o sui TOY, sugli Shellac o sui Sonic Youth, è solo dettata dal mio cuore, dal mio stato d'animo del momento e dalla vibrazioni che salgono, quando sento un disco, su dal buco del culo dritto fino al suddetto cuore.
  • I lost my hope (in paradise) - Mountain Bike (Mountain bike, 2014) Oh, chiarito tutto ciò che c'era da chiarire, e trovata la scusa (se mai ce ne fosse bisogno, di trovare una scusa...) per far salire di uno scalino TOY e Flyying Colours nella nuvoletta a destra della home page di questo stupido, stupido blog, torniamo ai miei discutibili gusti musicali, alle mie sentenze sparate a casaccio e alle mio schizofreniche prese di posizione. Dunque, non è che arrivi spesso roba interessante da quella provincia semi-autonoma della Francia che è il Belgio, ma a volte capita. Questi Mountain Bike, dal nome francamente osceno quanto stupido, li ho incontrati quasi per caso e, devo essere sincero, se non fosse stato per il bizzarro video che accompagna questa canzone, forse non mi ci sarei soffermato. Quindi, se ancora una volta mi date fiducia, se avete la voglia di perdonare il mio smisurato egocentrismo, date una possibilità a questo pezzo. Se non per la canzone, almeno per il video!

domenica 29 gennaio 2017

Week 04/2017


  • Oh! Darling - Beatles (Abbey road, 1969) Non siamo ai livelli della tragedia grenoblina di qualche mese fa (vedere post) ma stanotte è successo di tutto! Ho sognato di una stanza, una soffitta, in cui mi dovevo avventurare per controllare l'origine di strani rumori, e poi di uno zaino, rosa, probabilmente quello di Peppa Pig adorato da Giulietta, che respirava come se fosse vivo. E poi, in un altro sogno ancora, io e Rossella che organizziamo uno strano scherzo a base di rievocazioni naziste e storie d'amore. Nel frattempo, nella realtà, mi svegliavo ogni dieci minuti per andare a fare pipi. E ancora nel frattempo, Francesca mormorava, bestemmiava, mi insultava e malediceva la raclette dei vicini, maledetti tutto quel formaggio, quei grassi, quei salumi, ci volevano ammazzare! Non mangerò mai più una raclette in vita mia, anzi non mangerò mai più! Insomma, quella di stanotte è stata una delle notti più lunghe e tragiche della mia vita. Ma poi stamattina, come sempre succede dopo una notte del genere, è rispuntato il sole, e chissà perché mi è venuta in mente questa canzone, che ho voluto subito mettere su, come se fosse proprio stata scritta per ben iniziare una brillante domenica mattina dopo una raclette un po' pensante dai vicini... Oh! Darling, please believe me, I'll never do you no harm...
  • Star roving - Slowdive (Star roving single, 2016) Lo so, lo so che dovrei andarci piano, che una reunion dopo 20 anni per fare concerti è una cosa e registrare musica è un'altra, ma questa nuova canzone dei Slowdive è troppo bella per poter frenare i miei sempre facili entusiasmi. In più, l'idea che gli Slowdive potrebbero far parte della Line up del TINALS di Nimes di quest'anno è troppo emozionante e per niente campata in aria. Insomma, lo so che è evidente che mi sia ammalato di quella malattia non mortale ma invalidante che è la nostalgia, ma permettete che mi ci crogioli un po', almeno un po', mentre mi trascino a fatica verso l'incerto futuro?
  • Femme - Le Couleur (Voyage love EP, 2013) Credo che più o meno funzioni cosi: io ascolto una canzone e youTube si fa un'idea di cosa mi piacerebbe ascoltare dopo e allora mi fa delle proposte. Io scelgo una nuova canzone, e allora youTube si fa un'idea anche del mio umore, e affina allora le proposte e oltre a circoscrivere il genere ora scieglie anche il tono e l'inclinazione. E allora io scelgo un'altra canzone,  youTube affina ancora, e cosi via. Insomma, alla fine, rifinitura dopo rifinitura, youTube me la mette sempre nel culo, altrimenti non si capirebbe come mai in questo momento, proprio in questo momento, mi suggerisca in continuazione di vedere il video che più nostalgico non si può di questo ultra nostalgico gruppo elettro-rock franco-canadese. Più la malattia avanza, più i bastardi ci speculano su, più io sono contento di essere malato. Inutile, non ne uscirò mai.

sabato 21 gennaio 2017

Week 03/17


  • Sleepwalker - Kinks (Sleepwalker, 1977) Comprai il vinile di quest'album - vinile in male ma non pessime condizioni - per cinquanta centesimi al mercatino delle pulci di Catania, qualcosa come quattro cinque anni fa. Perché ho cominciato ad ascoltarlo proprio ora? Perché, oberato da una quantità enorme di supporti fisici in attesa di essere ascoltati, ho deciso di smaltirne un po' in fretta, e questo mi sembrava un inizio ideale, che essendo un album minore dei Kinks dopo qualche ascolto lo avrei sicuro messo da parte, pronto a passare ad altro, che ne so, a Gang of four o Slint, che sono anch'essi li da anni che attendono il loro turno. Ma quale, ma quale... come può testimoniare questa Sleepwalker, che da anche il titolo all'album, altro che lavoro minore... ok, sara uscito sette otto anni dopo il periodo d'oro dei Kinks, ma quest'album è pieno zeppo di gemme rock -  rock, dopo aver per anni esplorato e poi spinto più in la la linea della canzone pop - di piena ispirazione glam, tanto da poterci sentire dentro Bowie e Rocky Horror Show, senza peraltro capire chi ha influenzato chi. Insomma, le conclusioni? Intanto che i Kinks consolidano la loro felice posizione (che non vi svelo) all'interno della mia personale classifica di gradimento. Poi, che ho voglia di pensare che certi capitoli sono chiusi, non è per niente cosi. Meglio esaurirle tutte le discografie dei propri artisti preferiti, che spesso ci sono sorprese come questa. Infine, che questo è probabilmente il post più lungo che abbia mai scritto finora per una singola canzone. E se non lo scrivevo per i Kinks, per chi altri potevo mai scriverlo?
  • S.U.N. - Dark Horses (Black music, 2012) Diciamocelo chiaramente, i Dark Horses hanno tutte le carte in regola per stare sulle palle: l'arroganza di inserire un film-maker nella line up del gruppo; il conseguente aspetto grafico, video e in generale visivo della loro musica cosi patinato, cosi da copertina di riviste di moda; l'ostentata correttezza politica nell'avere un organico più o meno equamente distribuito sessualmente; avere una cantante con un physique du rôle cosi perfetto che Shirley Manson in confronto sembra quella della Lambada. Eppure,  ho finito per adorarli. Perché? Per le stesse ragioni riportate sopra: perché sono belli, perché sono arroganti e perché adoro Lisa Elle. E poi si, devo ammetterlo, anche perché scrivono canzoni fantastiche, come, ad esempio,  questa S.U.N.
  • Salto la convivenza - Samuele Bersani (Caramella smog, 2003) Samuele Bersani ha sempre scritto canzoni carine, orecchiabili ma nello stesso tempo emotivamente molto dure. Eppure, quando ho ascoltato il testo di questa Salto la convivenza ho sentito proprio un inaspettato colpo al cuore, anzi due: il primo, al mio ingenuo cuore di figlio, l'altro al mio impreparato cuore di padre. Quindi ho pensato che stronzo Samuele Bersani, proprio come quel bastardo di suo padre...

venerdì 13 gennaio 2017

Week 02/17

Questo 2017 è iniziato ancora peggio di quello che si poteva sperare. In questo triste venerdì di impotenza, ecco le tre canzoni della settimana...


Lo so che te le ho sempre cantate, fra un floorplane, un LVS, uno staff meeting e un cuttigghiu dell'ultima ora, ma adesso potrai ascoltarle quando ti pare.

sabato 7 gennaio 2017

Week 01/17


  • I will survive - Cake (Fashion nugget, 1996) Questo 2017 si è aperto cosi', con questo ricordo ripescato chissà perché chissà come dal mio cervello, sezione nostalgia, sotto-sezione momenti imbarazzanti: ero al caffè libreria Tertulia di Catania, chissà chi se lo ricorda, sei anni fa, sette, dieci, non lo so. C'era la libraia, quella che non capivo se fosse antipatica o simpatica, e c'era questa canzone, proprio in questa versione strascicata dei Cake. Io dissi, un po' distratto, un po' sornione, un po' ammiccante che questa canzone in questa versione è bellissima. Lei rispose, senza guardarmi neanche, senza neanche fermarsi dal fare quello che stava facendo, senza dare un'intonazione alla sua voce, che questa canzone è bella in qualsiasi versione. Io mi ritirai, imbarazzato, senza aver capito quale fosse il messaggio mandatomi dalla libraia, e mentre mi re-immergevo nella lettura, confondendo probabilmente parole e frasi e significati, cosi come accade a chi prova a leggere ma pensa inesorabilmente ad altro, io decisi che si, era antipatica quella libraia. Pero' aveva ragione, bisogna ammetterlo, questa canzone è bellissima in qualsiasi versione.
  • Come around - Vhs Dream (Departure, 2016) Oh, e adesso veniamo ai giorni nostri. Il 2017 si è aperto anche cosi', con un gruppo che stavo per snobbare, trascurare, per bollare come una scialba copia di una copia di una copia, cosa che è, probabilmente. Ma ascoltate come si sviluppa questa canzone: inizia come una dream ballad alla, che ne so, Cocteau Twins, ma poi si allarga, facendo posto a chitarre shoegaze di seconda generazione alla, che ne so, Asobi Seksu, che si mischiano alle aperture post rock psichedeliche dei primi Sigar Ros. Ascoltate poi quel cantato alla Hope Sandoval che fa bagordi con Bilinda Butcher e la stessa Elizabeth Fraser. Ok, lo so, lo so, anche centrifugando tutto questo non si potrà mai dire che questa Come around sia originale o, che ne so, sbalorditiva, ma evidentemente questo è il suono che mi piace e, a meno che un gruppo non riesca a fare uno strappo epico alla, che ne so, Girl Band, preferisco sempre rintanarmi in questi rifugi noti e sicuri. Non ci posso fare niente. Cosi sia. Amen.
  • Headache - Trupa Trupa (Headache, 2015) Questa canzone ha vinto senza neanche quasi competere contro Longwar di Quetzal Snakes e Spirit Murder di Ritual Howl. La verità è che mi serviva una terza canzone e dato che questo 2017 è iniziato anche con una polmonite - ah ah! - mi sento cosi stanco e pigro che ho voluto lasciare non dico al caso ma all'istinto la scelta, e una canzone che si chiama Malditesta non potevo proprio evitare di postarla in questo momento...