domenica 27 dicembre 2015

Week 52/15


  • Paul - Girl Band (Holding hands with Jamie, 2015) Non so da dove cominciare, di conseguenza non so neanche come finire. Ma in mezzo, fra questi due momenti carichi di angoscia, attesa, frustrazione e stupore, ci sono una canzone di una violenza quasi senza precedenti, un video che vale una vita intera a chiacchierare con Freud (lo psicologo, non il pittore), sei minuti di intensa claustrofobia studiata al millimetro, al micro secondo. Ogni volta che ascolto questa canzone, quello che ero prima, non ha mai niente a che vedere con quello che sono dopo.
  • Polar Bear - Ride (Nowhere, 1990) Ed è per questo, mi sa, che ho ripescato dal reparto musica classica l'esordio dei Ride del '90, e lo ascolto spesso a palla e spensierato. E' proprio per allontanare quanto più possibile da me, tornando alle mie origini rock, la violenza perpetuatami dalla masochistica esperienza GB.
  • So - Built To Spill (Unthetered Moon, 2015) Anche se poi, tutto questo stravolgimento, dura poco in fin dei conti. Conforta, a volte, il passato, è più facile, più sicuro, ma io non riesco a trastullarmici dentro a lungo, e anche se spesso la mia ricerca sonora rock è rivolta alla musica del passato, per me è comunque come fosse nuova, per me è come andare avanti: non guardo mai indietro, io, forse a volte per prendere la rincorsa. Quindi, dopo essermi violentato per giorni con GB ed essermi poi rassicurato con Ride, ecco che sono finito, capitolato, atterrato su quest'album dei Built to Spill, tanto bello quanto distante dai miei usuali gusti e dai suoni dei sopracitati GB e Ride. Ne so poco e niente, tranne che sono bravissimi e che questa canzone sfoggia delle chitarre da brividi che mi trascineranno, magari senza sfiancanti sussulti, fino all'inizio dell'anno nuovo. Magari.

domenica 20 dicembre 2015

Week 51/15


  • Withered hand - Thee Oh Sees (Mutilator defeated at last, 2015) C'era un amico, a Catania, famoso per le magliette bagnate di sudore sotto le ascelle, per i denti macchiati di marrone a causa del tabacco e per i dj set psycho-billy con cui, purtroppo non troppo spesso, accendeva le serate di alcuni locali. In più, era anche famoso perchè, se gli facevi una richiesta, alla anni '80 per intenderci, ti mandava a fare in culo. Io non ho mai avuto problemi a farmi mandare a fare in culo da lui: alla fine, complessato come sono, facevo le richieste per farmi notare, per fargli capire hey, fratello, conosco anche io qualche gruppo blues sporchissimo pubblicato dalla In The Red. Beh, ecco, se oggi fossi a una di quelle serate, e sotto Natale, con le vacanze e tutti il resto, era sempre un piacere andare a quelle serate, mi avvicinerei alla consolle e gli richiederei questa canzone dei Thee oh Sees. Mi prenderei una mandata a fare in culo, ok, lo so, ma questa canzone è troppo fica, e sono sicuro che il mio amico dalle ascelle sudate e i denti marroni non arriverebbe mai e poi mai al punto di eliminarla dalla scaletta solo per farmi dispetto!
  • Superstar - Sonic Youth (Superstar 7", 1994) E invece, quest'anno, niente locali catanesi per me, niente serate danzerecce psyco-billy, niente mandate a fare in culo per insulse insicurezze mascherate da richieste stile anni '80. Quest'anno vacanze di Natale provenzali, con qualche passeggiata qua e la e qualche film sdraiato sul divano sotto il plaid e col riscaldamento al massimo. E magari, se Giulietta è sufficientemente indulgente, il film in questione potrebbe anche non essere un cartone animato con qualche protagonista rottinculo anche se, la Juno dell'omonimo film, che chissa perchè ho rivisto proprio ieri, non è poi meno rottinculo di Nemo, Biancaneve o il Gatto con gli stivali. Sentite qua: la sedicenne e saccente Juno, dopo aver fatto finta di apprezzare questa cover dei Carpenters eseguita dai miei Sonic Youth, manda a fare in culo (eccone un'altra...) il tizio trentenne arreso e inguinzagliato dalla moglie che glieli fa ascoltare e urla, proprio urla, che li ha ascoltati i Sonic Youth, e le fanno schifo! Beh, se non è rottincula Juno...
  • The man who sold the world - David Bowie (The man who sold the world, 1970) All'improvviso, mentre ieri ascoltavo un pò a sorpresa questa canzone, seduto in una boulangerie con un'amica, ho capito perchè la amo da morire (la canzone, non l'amica): non è il testo criptico, o la chitarra di Ronson, e neanche lo scricchiolio tipo temperino che si sente in continuazione... è il finale, apocalittico, ancestrale, ossessivo. E' il finale, così inusuale, che per anni mi ha spinto a rimetterla da capo di nuovo, e di nuovo e di nuovo, per poter attendere quel finale, per poi rimetterla da capo di nuovo e di nuovo e di nuovo...

domenica 13 dicembre 2015

Week 50/15


  • She will - Savages (Silence yourself, 2013) A Catania, io che sfreccio sulla mia Panda rossa al metano con qualcosa di rumoroso e pop sparato dallo stereo, era ormai uno stereotipo. Ma qui, in Provenza, è ancora un campo tutto da esplorare. Ci ho provato diverse volte, negli scorsi mesi, con Decibel, Marylin Manson e Algiers, ma la prima volta che mi è venuto proprio bene, diciamo ai livelli catanesi, è stato solo l'altro giorno: felice come un bambino, occhiali da sole calati sul viso e molliche di pain au chocolat sparse ovunque, sfrecciavo alle undici del mattino sulla provenzale sorniona mentre dallo stereo, per la sesta volta consecutiva, ruggiva She will delle Savages. 
  • The curse of love part. II - Coral (The curse of love, 2014) Questa canzone è bella, dall'inizio alla fine, non c'è niente da dire. Ma ciò che la rende più che bella, stupenda direi, quasi geniale, è la chitarra acida di Billy Ryder-Jones. Ti entra in testa, ti elettrizza, e poi scivola via come se niente fosse accaduto. Come dire, la cosa brutta della canzoni, è che finiscono.
  • Where are you? - Public Image Limited (This is what you want, this is what you get, 1984) Dopo l'ultimo post su PIL mi sono sentito per giorni diviso fra una forte sensazione di sollievo e una, ancora più profonda, di colpa. Forse ero stato troppo cattivo, e per giunta gratuitamente? Forse che qualcuno mi ha obbligato a colmare per intero, compresi gli album minori, la lacuna PIL? E forse che poi, nel caso di quest'album del 1984, si può davvero parlare di un album minore solo perchè un pò irregolare e alcune cose sono obbiettivamente già sentite? Non lo so, non ho una sola risposta ad una sola di questa domande. Ciò che so però è che Where are you?, per quanto appunto già sentita, per quanto un pò stereotipata, ascoltata ad un volume adeguato, e senza moglie e figlia in giro per casa, provoca un'esperienza di ascolto davvero superiore alla media. E già, solo per questo, vale la pena continuare a dare fiducia e appoggio a uno dei gruppi maggiori del post-punk anglofono.

domenica 6 dicembre 2015

Week 49/15


  • Husbands - Savages (Silence yourself, 2013) Nonostante sia tutt'altro che un patito di revival, di generi neo e nu e, in generale, di chi si ostina a vivere nel e riproporre il passato, non avevo snobbato quest'album e lo avevo comprato fiducioso e contento. Poi, qualche mese fa, ho cominciato ad ascoltarlo e ha cominciato a piacermi, e tanto per giunta, nonostante gli evidenti prestiti da una miriade di gruppi più o meno dark e più o meno post punk dei primi anni '80. Poi, un giorno, ero in macchina fermo ad un semaforo sulla provenzale e balbettavo a ripetizione un asbnd rabbioso, mi è salito il sangue al cervello, mi è venuto il freddo e la pelle d'oca, mi sono venuti pensieri insicuri, e ho dovuto chiedermi, buttando nel cesso tutti i miei credi, tutti i miei principi sulla ricerca sonora art: possibile che questo spirito retromaniaco, non sia poi sbagliato condannarlo in toto e senza appello?
  • As we turn - Toy (Join the dots, 2013) Sentite quella tastiera delicata che sostiene tutto il brano riempiendo quando deve riempire e sparendo quando deve sparire? Bene, dimenticatevela, non la sentire più in un album dei TOY:  quella stronza di Alejandra Diez ha lasciato il gruppo.
  • With my own two hands - Ben Harper (Diamonds on the inside, 2003) Mi piaceva Ben Harper, un tempo, soprattutto quando suonava proprio con gli Innocent Criminals. Eppure ieri pomeriggio, mentre pranzavo al centro con degli amici, quando è partita in diffusione questa canzone ho sentito letteralmente le palle cadermi per terra e rotolare sotto al tavolo, sotto le sedie, via fino a infilarsi in un polversoso e introvabile angolo di quello squallido ristorante in cui mi trovavo, tutto sommato felice, e tutto sommato abbastanza alticcio.

domenica 29 novembre 2015

Week 48/15 - una tripletta post London


  • Gazzelles in flight - Suuns & Jerusalem in my Heart (Suuns & Jerusalem in my Heart, 2015) Mi ha stupito sicuramente la location che Suuns & JIMH hanno scelto per la loro tappa londinese: un buco ad Hackney, di classe si, ma in cui non entravano più di 400 persone. Mi ha stupito anche che il concerto sia iniziato più che puntuale, puntualissimo, così come mi ha stupito che i controlli di sicurezza per entrare fossero del tutto inesistenti, anche se forse è stato meglio così, l'ambiente era più rilassato e tranquillo. Mi ha pure stupito sentire i quattro Suuns e Radwan Moumneh suonare come fossero una cosa sola, suonare dando vita a un'idea nuovissima in cui i due singoli progetti erano riconoscibilissimi ma non amalgamati, sommati a dar vita a qualcosa di nuovo e bellissmo che, per farla breve, mi è piaciuto un sacco. Invece, quello che non mi ha stupito per niente, è che Andrea si sia innamorato di Liam O'Neill dopo neanche il primo colpo di batteria.
  • Watcher in the distance - Coral (The curse of love, 2015) E anche se non era la prima volta che andavo a Londra a vedere un concerto stavolta, probabilmente perchè ho lasciato vergognosamente a casa moglie e figlia e ho fatto il ragazzino con Andrea, ci ho preso gusto. E allora, dato che mi è già arrivata una bella mail con i prossimi tour UK, indovinate quale lacuna concertistica colmerò nella prossima primavera?
  • 1981 - Public Image Limited (This is what you want, this is what you get, 1984) Come promesso (a me stesso), la mattina dopo il concerto mi sono battuto in lungo e largo tutti i negozi di dischi di So.Ho. ma, al contrario di quello che mi ero figurato, non sono riuscito a trovare niente di Girls Names e Girl Band. Dunque, sono rientrato a Aix a mani vuote. Dunque, ieri mattina ho promosso questo album da cose da ascoltare a cose sotto ascolto. Beh, comunque, questo non toglie che, non appena riuscirò a trovare gli album di questi due nuovi e formidabili gruppi, i vecchietti del mio cuore si faranno da parte immediatamente anche perchè, album dopo album, canzone dopo canzone, cominciano a farsi un poco noiosi.

domenica 22 novembre 2015

Week 47/15


  • Powers of ten - Suuns (Images du futur, 2013) Fra qualche giorno prenderò un aereo Marsiglia - Londra, attraversarò buona parte di Londra in treno e metropolitana e arrivarò fino all'Oslo Hackney, dove poi assisterò al concerto di Suuns & JIMH. Poi passerò dell'altro tempo in giro per Londra, magari in metropolitana ancora, ma anche a piedi e autobus, e infine dovrò rientrare a Marsiglia, sempre in Aereo. Scusate se, dopo gli ultimi eventi, al di là di ipocrisie e leggi dei grandi numeri, mi sento un pò nervoso.
  • Glitter sea - Decibelles (Sleep sleep, 2015) Quest'album non è ancora sotto ascolto, ancora neanche lo possiedo, e questa canzone, che ascolto per la seconda volta in vita mia, l'ho scelta a casaccio. Sembro pazzo, è vero, ma mi serviva qualcosa che parlasse del mio futuro. Non del presente o del passato. Del mio futuro.
  • The new life - Girls Names (The new life, 2013) Stesso discorso qua: prometto solennemente che, la mattina dopo il concerto di Suuns & JIMH, andrò sgambettando da Record Store, o da Rough Trade, o in quell'altro negozio della copertina degli Oasis, e comincerò a spendere Sterline per colmare quest'inspiegabile quanto fantastica lacuna rumoristica. E poi, prometto ancora, tornerò qui a parlarne.

venerdì 13 novembre 2015

Week 46/15


  • Extreme wealth and casual cruelty - Unknown Mortal Orchestra (Multi-Love, 2015) Quest'album è eccezionale, non c'è che dire. Ben pensato, ben scritto, ben suonato e ben prodotto. Eppure, è di una noia mortale. Non c'è un briciolo di originalità, in questo frullato di stili. Non c'è stupore, non c'è grinta, non c'è la minima intenzione di spostare la linea un pò più in la. C'è solo, appunto, il più confortevole giocare con garbo con ciò che è già collaudato.
  • Gently - Coral (The curse of love, 2014) La lampante prova sonora che, con l'abbandono di Bill Ryder-Jones, i Coral, ahime, hanno si, eccome, hanno proprio perso qualcosa...
  • Neuland - Vintage Cucumber (Neuland, 2014) Questi invece si che provano a spostare la linea più in là, eccome. Terreno pericoloso, quello della psichedelia, dove tutto sembra essere concesso ma dove tutto in realtà è giudicato sotto rigidi paradigmi conservatori, quelli dettati dai cosidetti capolavori la cui maggior parte, ormai, ha più di quarantanni. Eppure, al di fuori delle mode e dei continui ritorni di fiamma neo-psichedelici a cadenza decennale o poco più, ecco uno di quei gruppi che, come milioni d'altri, ha lavorato in silenzio, producendo e scrivendo e prendendo droghe e suonando. Non saranno i prossimi Tame Impala, di sicuro e grazie a dio!, ma loro la linea provano a spostarla eccome, e anche se il terreno è indubbiamente quello della psichedelia più classica con sfaccettature kraut, gli angoli in cui si addentrano e soffermano, come dimostra questa semplice canzone, sono indubbiamente del tutto nuovi.

sabato 7 novembre 2015

Week 45/15


  • Polonia - Cheveu (BUM, 2014) Potrebbe essere solo un trip di passaggio, lo so lo so, non è che non mi conosco ormai dopo 37 anni di convivenza con me stesso, ma quando un album mette in fila, in apertura, tre canzoni come Pirate bay, Slap and shot e questa apocalittica Polonia, le possibilità di trovarmi all'ascolto del mio prossimo nuovo gruppo preferito sono alte, ma proprio alte. Io lo so, sono altissime.
  • You don't give up - Blake Babies (Earwig, 1989) La mia intenzione, un paio di settimane fa, era di dare solo una sbirciatina a quel live dei Blake Babies di cui vi parlavo ma, invece, è successo che non è più uscito dalla mia playlist. Sia chiaro, non tanto per mia volontà, che le mie regole di ascolto sono chiare e note, ma per volontà di moglie e figlia che, a volte, pretendono suoni un pò più morbidi rispetto a quelli che girano di solito in casa, in macchina, in bagno. E va bene, pensai io, vada per i Blake Babies che scavalcano tutti, va bene. Però poi, quello che è successo, a sorpresa, è che dopo un pò hanno cominciato a fracassarmi letteralmente le palle. Quindi, addio Blake Babies! Cosa salvo, prima di relegare questo album nella lista di quelli già sentiti? Questa You don't give up, che nella versione live è del tutto simile a questa in studio: così sonicyouthiana, così kimdealiana, così ingenuamente pre-grunge che... beh, un sorriso lo strappa proprio.
  • My hero - Foo Fighters (The colour and the shape, 1997) Questa, lo dico subito, non è in ascolto in questi giorni. Che poi, neanche bisogno avrei di ascoltarla, tanto ce l'ho ficcata nel cervello, nella carne, nell'anima, nel sangue. Ma è d'obbligo inserirla per ringraziare questo gruppo - questo gruppo che da un certo punto in poi ho deciso di snobbare, sbagliando sbagliando sbagliando - di esistere, di suonare, di scrivere e registare, e di aver fatto per noi avidi bevitori di rock una cosa che mai nessuno, eccetto loro, avrebbe fatto, ma che da questo momento in poi saranno in molti a voler e dover fare. Foo Fighters, Merci!

domenica 1 novembre 2015

Week 44/15


  • Flying - Telescopes (The Telescopes, 1992) Ogni volta che penso di essermi fatto un quadro abbastanza chiaro su ciò che cerco, su ciò che devo ascoltare, su ciò che è significativo per il mio percorso di studioso rompiballe musicale, ecco che arriva l'ennesimo gruppo della Creation che, a quanto pare, io ero l'unico a non conoscere. E così, tutto il piano quinquennale, va allegramente a farsi fottere.
  • C'mon kids - Boo Radleys (C'mon kids, 1996) Stessa storia per questi, ovviamente. Che cambia se, rispetto ai Telescopes, è un nome che avevo già sentito dire? Non sono pur sempre altri sei album da infilare a forza nella pila delle cose da ascoltare o, per lo meno, nella rubrica cartacea che uso come libro dei desideri?
  • Why does it shake? - Protomartyr (The agent intellect, 2015) E non cambia niente che questi siano, come dire, contemporanei, o che somiglino a un sacco di altre cose già sentite, o che non pubblichino per la Creation (che non esiste più). Sono pur sempre un gruppo interessante, con all'attivo tre album che hanno avuto successo, che io sconosco completamente e che prima o poi dovrò attenzionare. Dunque, ve l'ho detto: io morirò seppellito da tutte le cose in attesa del loro turno di essere ascoltate. Amen.

domenica 25 ottobre 2015

Week 43/15


  • Wrapped in blue - Coral (The curse of love, 2014) Ricordo che mi sono semplicemente chiesto, qualche giorno fa, che fine avessero fatto i miei amati Coral, gruppo pop che per la prima metà dello scorso decennio è stato il mio preferito, l'unico di cui possiedo tutta la discografia, quello che, fra tutti quelli che amo e ho amato, non sono ancora riuscito a vedere dal vivo. Ebbene, mi chiedevo che fine avessero fatto e, con mia sorpresa, ho scoperto questa bizzarra pubblicazione dell'agosto 2014: un album registrato nel 2008 (e poi messo da parte) in compagnia, non so bene in che veste, di Geoff Barrow, testa, cuore e mano di Portishead e Beak. Un'accoppiata stranissima, Barrow e Coral, ma che sembra funzionare eccome, almeno per quello che si sente in questa Wrapped in blue, piena di innesti barrowiani su suoni tipicamente coraliani. Per confermarlo, aspetto l'album gia ordinato e pagato che, quando arriverà, scavalcherà zitto zitto la coda e finira direttamente nel lettore cd. Nel frattempo, io fremito.
  • Downtime - Blake Babies (Rosy Jack World, 1991) Un consiglio per chi, come me, ha poco tempo da dedicare alla musica: iscrivetevi alle news letter delle etichette discografiche, soprattutto quelle piccole, ai blog sparsi in tutta la rete, agli shop dei negozi più blasonati. Ogni tanto arrivano in regalo delle perle imperdibili: nella fattispecie, la settimana scorsa, ho scaricato dal sito della Noise Trade un vecchio live in studio del trio, più femminile che maschile, dei Blake Babies, provenienti da Boston e formatisi nel 1986, che hanno un sapore a tratti pixiesiano, a tratti beat, a tratti un pò californiano. Io non li conoscevo, grazie a dio!, un'altra fantastica lacuna da colmare!, e anche se ufficialmente sono messi in coda a molte cose in attesa di essere ascoltate, ho voluto dare una sbirciata, e devo dire che non sono per niente niente niente niente niente male!
  • Dura - Fine Before You Came (Come fare a non tornare, 2013) Questa canzone è deprimente, ipnotica, stancante, quasi da skippare quando arriva il suo turno. Ma dio che coraggio, Jacopo Lietti, che avà moglie, figli, un lavoro, amici, parenti, fortune e sfortune, che coraggio dio!, a cantare queste poche righe che copongono da sole tutto il testo di Dura. Neanche io, dopo aver letto Richard Yates due volte di seguito, aver ascoltato Love will tear us apart in loop per una giornata intera, aver litigato ferocemente con Francesca, Giulietta, mia madre e mio padre tutti in una volta, neanche così, io, riuscirei mai e poi mai a essere talmente nichilista. No, io, mai e poi mai.

domenica 18 ottobre 2015

Week 42/15


  • Check in - Cibo Matto (Hotel Valentine, 2014) Queste sono piccole cose che mi fanno confondere, che mi fanno forse anche pensare: come può un album aprirsi, presentarsi, con una canzone come questa, per poi cambiare radicalmente registro per le successive nove tracce? E' come conoscere una ragazza all'ippodromo e poi scoprire che di norma preferisce andare allo stadio: dico, magari ti piace comunque, ma non è un pò una fregatura?
  • Pirate bay - Cheveu (Bum, 2014) Ah poi, ecco un'altra cosa che mi fa confondere, anche pensare, si, ma soprattutto incazzare: secondo tutti gli italiani che ho conosciuto da quando vivo qui a Aix, non esiste musica rock in Francia. E lo dicono accennando un sorrisino antipatico e saccente, lo stesso di quello che accompagna i discorsi relativi agli arancini, alla pizza, al caffè, al mare, alla simpatia delle persone. Io da quando sono qui ho scoperto Telephone, Kent, Starshooter e J.C. Satan, ho persino rivalutato gli Indochine e mi sono abbonato ad una rivista che si chiama New Noise. E poi mi sono anche sciroccato il cervello con questa canzone di questo trio parigino che si chiama Cheveu e di cui al più presto mi procurerò tutti e quattro gli album. Dunque mi chiedo e vi chiedo, più che non esistere rock interessante in Francia, non è che forse siete voi a essere un pò troppo poco curiosi?
  • Baby soldato - I Cani (Baby soldato, 2015) Sono pochi gli artisti di cui mi fido ciecamente, per i quali mi prostituerei e sui quali scommetterei tutta quella miseria che ho in tasca. Sono davvero pochi i musicisti di cui compro il nuovo album a scatola chiusa, sulla fiducia e sull'amore. Sono davvero due o tre, o forse solo uno, i musicisti per cui scriverei un post sul mio squallido blog in estemporana al primo ascolto del loro nuovo singolo. Dunque ecco a voi I Cani, ovvero Niccolò Contessa, con Baby Soldato, che, a quanto ho capito, anticipa un album di prossimissima uscita. I Cani = Amore, devozione, fiducia e stima!

domenica 11 ottobre 2015

Week 41/15


  • Alcune certezze - Fine Before You Came (Come fare a non tornare, 2013) Non sono ancora sicuro di essermi ripreso dall'inconcludente sbornia TBJM ma comunque il punto è: togliete da questa canzone la voce raccapricciante di Jacopo Lietti. Fatto? Bene. Ora ditemi, non vi pare una demo di una possibile out-take dei Cure periodo Bloodflowers? No? Va bene, come dite voi.
  • 3attam babey - Suuns and Jerusalem in my Heart (Suuns and Jerusalem in my Heart, 2015) Sembrerebbe che nel mio paese, o comunque nel paese da cui scrivo, non sia possibile vedere i video di S&JIMH su youTube. Che minchiata! E io, che mi sto strafottendo da mesi ormai il cervello con quest'album, ora, io, come faccio a linkarvi il video della canzone struggente e metallica con cui si chiude la loro collaborazione? Non lo faccio, punto e basta. Vi linko un breve live dei miei beneamini, ma senza il partner dal nome mediorientale. Meglio di niente!
  • Super-sonic - The Brian Jonestown Massacre (Give it back!, 1997) Oh, guardate chi c'è! Ancora Newcomb con la sua famigerata creatura. Ecco, dopo altre due settimane di ascolto forzato, questo è cio che sono riuscito a caverne: mi piace, in un certo qual modo, il sottofondo orientaleggiante di questo brano tirato fuori da un harrisoniano sitar, la chitarra raw di radice MC5iana e stoogesiana, il cantato a litania che ricorda a tratti Lou, a tratti nessuno e quella voce femminile che verso la fine della canzone sussurra qualcosa che non riesco proprio a decifrare. Ecco, questo è davvero tutto, ora sono pronto per sganciarmi da questa tortura. E se per caso la settimana prossima dovessi nuovamente tornarci, allora sarei proprio un buffone.

sabato 3 ottobre 2015

Week 40/15 - una tripletta per Michel Gondry parte II

Mi ero riservato di usare la seconda parte dei video di Michel Gondry per momenti bui, o frettolosi, o per triplette da scrivere in periodi in cui gli ascolti musicali fossero particolarmente mosci. Beh, questi giorni autunnali sono così piovosi, e gli ascolti recenti così inutili, che mi sono ridotto così annoiato, e così apatico, e così noioso che forse è proprio il caso di ricorrere alla carta Gondry. Per cui - che noia! - eccovi altri tre video del regista francese che ci hanno, a me e mio cugino, letteralmente scippato la testa. Se dovessi sopravvivere alla pioggia, alla noia, a The Brian Jonestown Massacre, allora ci sentiremo fra sette giorni. Au revoir!


domenica 27 settembre 2015

Week 39/15


  • Their satanic majesties' second request - The Brian Jonestown Massacre (Their satanic majesties' second request, 1996) Questa canzone non è ne originale come lo erano le sinfonie dissonanti di Glenn Branca, ne sconvolgente come i neo-psichedelici senza memoria amano credere, ne politicamente scorretta come anni di ascolti di PIL, Lou & Velvet, King Khan & BBQ e Sonic Youth mi hanno abituato a pretendere. Eppure, sembra che sia l'unico punto di contatto che sono riuscito finora a trovare con questo fantastico, unico, es-sen-zi-a-le gruppo Californiano con cui tutti, ma dico proprio tutti, da piu di 20 anni mi fracassano le palle.
  • Mois de mai - Kent (Panorama, 2009) E che mi piaccia questa canzone di Kent, così come, in definitiva, tutto l'album Panorama, dimostra che, sarà schizophrenia, sarà caso, sarà avere gusti di merda, sarà quello che ancora una volta sarete voi e solo voi a etichettermi addosso, i miei gusti non rispecchiano neanche per il cazzo nessuno degli stereotipi dentro il quale cercate, sempre da 20 anni, a infilarmi a forza!
  • Tom Violence - Sonic Youth (Evol, 1986) Ecco, mio cugino passava di qua mentre scrivero queste righe, e l'occhio, infernale castigatore, gli è caduto molle su ciò che avevo appena scritto, sul, parole sue, del tutto errato nonchè vomitevole elogio della mia originalità, e mi ha costretto a rimediare con una scelta più consona al mio personaggio pubblico. Pour ça, voilà, Tom Violence et Sonic Yath!

domenica 20 settembre 2015

Week 38/15 - Una tripletta per Michel Gondry part I

Di sicuro Michel Gondry di film decenti ne ha fatti solo uno (anche se bisogna ammettere che è molto, molto più che decente), ma in quanto a video clip credo che nessuno abbia mai prodotto tanta roba, con artisti così diversi, mantendendo una qualità media alta, altissima, tanto da far gridare al miracolo anche mio cugino. Ci siamo imbattuti l'altro giorno in un DVD contenente tutti i suoi lavori in campo musicale e siamo letteralmente impazziti, io e mio cugino appunto, scoprendo che suoi erano alcuni dei nostri video musicali preferiti, soprattutto dei '90s, anche se quello che ci ha letteralmente scippato la testa sono stati i video che non conoscevamo. Fra questi, stasera, ve ne proponiamo tre abbastanza cervellotici!
A voi:

venerdì 11 settembre 2015

Week 37/15 - una sola canzone per il mio senso di colpa da immigrato privilegiato.


  • Cuore d'oceano - Il Teatro degli Orrori (Il mondo nuovo, 2012) La differenza fra me e loro è che io ho potuto prendere un aereo per lasciare il mio paese, senza aver rischiato di annegare o di esplodere in volo; che il lavoro che sono venuto a fare e che qui nessuno voleva fare è pur sempre un lavoro comodo e ben pagato; che la guerra da cui sono scappato è culturale e sociale e nervosa ma non metteva ogni minuto a repentaglio la mia vita, quella di Francesca e quella di Giulietta; che chiunque, qui, mi si rivolge con rispetto e senza darmi del tu; che mi posso spostare avanti e indietro come voglio, posso persino tornare nel mio paese quando voglio; che qualcuno in giacca e cravatta e il cervello parzialmente bloccato ha deciso che io sono regolare e loro sono irregolari; che secondo queste stesse persone io sono un uomo, e ho diritti, e loro sono solo numeri, e carne per i pesci.

domenica 6 settembre 2015

Week 36/15


  • Ultraviolet (Light my way) - U2 (Achtung baby, 1991) Due tre cose che so su questa canzone: è in assoluto la mia canzone preferita degli U2; è in assoluto la mia canzone preferita che parla d'amore; dal punto di vista prettamente letterario ha uno dei testi migliori mai sentiti, praticamente perfetto; sempre dal punto di vista letterario la scelta, la collocazione e il significato della parola opera, all'interno della terza strofa, è praticamente altrettanto perfetto; è chiaramente udibile, al minuto 3:09, Larry Mullen perdere una delle bacchette per recuperarla solo dopo cinque secondi, al minuto 3:14. Dopo varie discussioni gli U2 decidono di non registrare nuovamente la canzone poichè quel piccolo neo, in una take altrimenti perfetta, non fa altro che sottolinearne la potenza estetica del brano (potenza estetica è un'espressione da me scelta); non sempre, ma spesso, quando ascolto questa canzone mi scappa una lacrimuccia.
  • Please, please, please let me get what I want - The Smiths (William it was really nothing, 1984) Ero seduto ieri mattina su una panchina del Cours Mirabeau, godendomi il sole tardo estivo e decidendo come perdere il resto di quell'ora di attesa che dovevo perdere, quando mi si è seduta accanto una ragazzetta, un pò sformata e che non odorava di niente, che sfoggiava sulla spalla sinistra un tatuaggio così: la faccia stilizzata di Morrisey (riconoscibile solo dal ciuffo), sotto di essa la scritta The Smiths e sopra di essa la scritta Let me get what I want. Mentre osservavo incuriosito ragazza e tatuaggio, lei ha tirato fuori il telefonino, ha messo su gli auricolari rossi, ha selzionato una playlist (The Smiths?), mi ha lanciato un sorriso complice e colpevole e poi è andata via. E io, che ancora non ho capito se ero sveglio o se stavo sognando, ricordo di aver sistemato gli occhiali da sole sul naso, spingendoli indietro con un dito, accennato a mia volta un sorrisino complice e colpevole rivolto a chiunque lo volesse cogliere, cominciato a fischiettare una canzone a cui non pensavo da anni, anni, anni...
  • Hipsteria - I Cani (Il sorprendente album d'esordio de I Cani, 2011) Questa è pura nostalgia precoce, o preoccupazione largamente anticipata. Quando Giulietta avrà i suoi diciannove anni, cioè fra diciassette anni, non starà di certo curva su un Mac Book Pro, non andrà al parco a leggere David Foster Wallace, non vorrà scappare a New York. Probabilmente avrà un altro modo per scrivere i suoi racconti, un altro autore cult con cui identificarsi, un'altra città mito dove voler vomitare tutta la sua insoddisfazione. Ma quando tutto ciò succederà, io mi ricorderò senz'altro di Caterina, dei suoi leggins fluorescenti e dei suoi post su Facebook alle quattro del mattino. E come detto prima, proverò di sicuro tanta nostalgia per un momento in cui queste preoccupazioni mi sembravano così tanto lontane da poterci scrivere un nostalgico post finto preoccupato.

domenica 30 agosto 2015

Week 35/15


  • In Parallax - Algiers (Algiers, 2015) Gli splendidi minuti finali di questa splendida canzone sono lo splendido finale di questo splendido album d'esordio degli Algiers. E il fatto che poi segua una ghost track altrettanto splendida non fa altro che amplificare la sensazione di splendore. Chiaro, no?
  • Angelo - Prozac + (3Prozac+, 2000) Questa canzone non era prevista nella tripletta di oggi e quando mio cugino vedrà che ho stravolto all'ultimo secondo la scaletta, penso mi ammazerà. Ma va bene così, sono disposto a correre il rischio: in questi giorni sono un verme, vittima di nostalgia post-adolescenziale, che non fa altro che ascoltare solo roba pubblicata fra il '95 e il 2000. Non erano fra i miei preferiti, i Prozac +, ma si può mai non adorare una canzone che porta per titolo il proprio nome di battesimo?
  • The Last Song I 'll Ever Sing - Gavin Friday (Shag Tobacco, 1996) Domani Giulietta inizia l'asilo, a neanche due anni, inizia l'asilo. Diventa adulta, una bambina grande, con la sua vita, i suoi amici, le sue abitudini, i suoi segreti. Perdonatemi se mi sento così confuso ma questa, davvero, potrebbe essere l'ultima canzone che mai canterò...

lunedì 24 agosto 2015

Week 33-34/15

  • Baby did a bad bad thing - Chris Isaak (Forever blue, 1995) Pochi giorni fa ho letto un libro, L'invenzione della madre di Marco Peano, che mi ha lasciato un po' perplesso, soprattutto perchè ne avevo sentito tanto parlare. In realtà, non c'è molto dentro: la trama è un po' scialba, come un po' scialbi sono i personaggi, e la forza narrativa è praticamante nulla. Dico, va bene, la mamma è la mamma e la morte è la morte, ok, ma la letteratura è la letteratura e ha delle regole, dei canoni, dei filtri: questo libro, che pare più che altro il diario di un ragazzotto un po' in ritardo sulle esperienze di vita, si basa solo su un soggetto furbetto che in Italia, paese buonista, non poteva certo essere trascurato. Per il resto, non c'è altro. Se invece della morte della madre in questo libro si fosse parlato di calcio, di musica o di politica non si sarebbero versate le stesse parole di elogio, ma sarebbe stato considerato per quello che probabilmente è: uno dei tanti esordi del tutto trascurabili di cui è sommerso il mercato editoriale italiano.
    Eppur tuttavia, c'è dentro queste pagine una cosa di buono: a un certo punto il narratore ha ricordato Eyes Wide Shut di Kubrik, nella cui colonna sonora appare questa canzone di Chris Isaac e nel cui video appare... dio, che ve lo dico a fare? Lasciate perdere il libro di Peano e guardatevi questo video! Quella donna, quella si che è arte!
  • Con un deca - 883 (Hanno ucciso l'uomo ragno, 1992) Sempre pochi giorni fa ho anche avuto un'incredibile illuminazione pop di squallidissimo livello che non ho avuto ancora neanche il coraggio di condividere con mio cugino: I Cani sono figli degli 883 del primo album, basta ascoltare questa canzone per rendersene conto: stessa ironia, stessa malinconia, stesso uso delle cose attuali! E in più, secondo me, da questa canzone Nicolo' Contessa ci ha preso anche il nome del suo gruppo. Basta ascoltare bene il testo. Uhm... e allora, dite? Chissenefrega dite? Niente, questa cosa degli 883 non me la perdonate proprio, eh?
  • Agatha - Bellini (Small Stones, 2005) Ma quanto, quanto era magnifico vivere in una citta' dove passeggiando rischiavi di incontrare musicisti locali famosi in tutto il mondo accompagnati magari da musicisti non locali altrettanto famosi in tutto il mondo? Ma quanto, quanto era magnifico vivere a Catania?

domenica 9 agosto 2015

Week 32/15

  • Where are you - Bongley Dead (4, 2015) Ho sempre avuto un debole per la sfacciataggine di chi, sfacciatamente, si auto-promuove (dare un'occhiata agli sfacciati commenti sul mio ultimo post) e se poi, sfacciatamente, nel video che auto-promuove, ci mette in bella vista uno sfacciato poster dei miei Sonic Youth, beh allora un posto d'onore sul mio sfacciato blog lo trova eccome! Sfacciati...
 
  • Bianconi Chansonnier - La Governante (La nouvelle stupèfiante, 2015) Ah poi, loro sono proprio campioni di sfacciataggine e auto-promozione. Quello che non capisco è com'è che non siano di già il piu' famoso e quotato e osannato gruppo post-qualcosa della penisola. Mah! Intanto, io me li godo in heavy-rotation sul mio stereo durante queste lunghe vacanze siciliane, e chissà che qualche copia in più non riesca a fargliela smerciare!
 
  • Blood - Algiers (Algiers, 2015) Anche questi sono in HR sul mio stereo vacanziero. Ma siccome, appunto, sono in vacanza, qua vi saluto e alla semaine prochaine!

sabato 1 agosto 2015

Week 31/15


  • Remains - Algiers (Algiers, 2015) Ieri sera, approfittando delle vacanze siciliane di moglie e figlia, ho deciso di dare una sistemata alla musica che si trova nel reparto da ascoltare. Alla fine: 12 vinili, 30 album digitali (cioè scaricati o copiati illegalmente), 17 cd, per un totale di 59 album da smaltire. Cazzo! Allora, mi sono detto: basta, non prendo più niente fino a quando non smaltisco almeno le cose più urgenti! Molto bene. Poi però, stamattina, mentre facevo la mia colazione da single, leggendo Noise e mangiando nutella e bevendo caffè nero, sono inciampato su questi Algiers, che avevo già notato si ma sottovalutato, e su una versione live di questa Remains. Quindi, contraddicendomi vergognosamente in meno di 12 ore, ho preso la lista delle cose da fare oggi e, al primo posto, ho scritto: andare centro comprare Algiers.
  • Hey Darling - Sleater-Kinney (No cities to love, 2015) Facciamo finta che loro non siano delle splendide ultra-quarantenni e che io non sia un tristissimo quasi quarantenne. Facciamo finta di non essere nel bel mezzo degli anni '10 del prossimo millennio ma nel bel mezzo degli anni '90 dello scorso millennio. Facciamo finta di essere in estate, magari, e magari sotto il palco al tramonto. Facciamo finta di non sapere che il tempo è un bastardo e che non a tutto c'è un rimedio. Facciamo finta di non saper ancora che tutto finisce. Quanto sarebbe fico, allora, saltare tutti sudati e contenti, mentre Carrie Brownstein lalleggia beata con i suoi begli occhi chiusi e le braccia sparate definitivamente verso il cielo?
  • Alison - Slowdive (Souvlaki, 1993) Per tornare al discorso di prima, della musica da smaltire, il dramma è quando viene quel momento in cui decidi di dover archiviare qualcosa. In questo caso è Souvlaki, che amavo già quindici anni fa, quando non lo avevo, e ho riamato da morire in questi mesi, dopo che una ristampa in cd mi è economicamente caduta fra le mani. Ma purtroppo ho 59 album da smaltire, e non posso dedicare ancora tempo ad un album che conosco a memoria anche perchè, come sempre dicevo prima, posso far finta a lungo di non essere nel bel mezzo degli anni '10 del prossimo millennio, ma non per sempre. Quindi, a malincuore, prendo il cd, lo metto nel reparto Musica Classica e aspetto una di quelle fredde domeniche provenzali quando Giulietta mi chiederà di mettere su qualcosa di bello, fra un panino con la nutella e un croissant caldo caldo, per lei, e un caffè nero, molto nero per me.

sabato 25 luglio 2015

Week 30/15 - una tripletta post - Zanne


  • Do you want to - Franz Ferdinand (You could have it so much better, 2005) Deprimente. Il concerto a Zanne dei FF è stato deprimente. E quando hanno suonato Do you want to e mi sono reso conto che sarebbe stato questo l'apice della performance, sapete cosa ho pensato? Ho pensato: deprimente. Proprio deprimente.
  • Straight - A Place To Bury Strangers (Transifixiation, 2015) Io, io che sono cresciuto a Velvet Underground e My Bloody Valentine, a Uzeda e Stooges. Io, che ho amato a primo ascolto i Jesus and Mary Chain e i Sonic Youth, che ho tutta la discografia orchestrale di Glenn Branca, che ho difeso Metal Machine Music contro tutto e tutti, io, proprio io, alla fine del concerto di questo gruppetto, ho esclamato schifato, ma che cazzo era tutto sto bordello?
  • I think I'm in love - Spiritualized (Ladies and gentlemen we are floating in the space, 1997) Nel bel mezzo di questa canzone, a metà del concerto degli Spiritualized, dopo aver confabulato con i miei vicini, nella fattispecie il buon Vetrano e il cattivo Patti, abbiamo stabilito che, semplicemente, c'è chi non ce la fa, e c'è chi ce la fa. Semplicemente.

mercoledì 15 luglio 2015

Week 29/15


  • The only one I know - Charlatans (Some Friendly, 1990) Stamattina mi alzo, sono in vacanza, fischietto, preparo valigie e caffè, gioco con Giulietta, mi taglio i capelli, scelgo singoli a caso e li metto sul piatto. Poi, proprio mentre suona a tutto volume questo vinile comprato a pochi spiccioli una vita fa, o forse sarebbe meglio dire una vita scorsa, ho esclemato: cazzo la tripletta della week 29!
  • It's on - Broncho (Just enough hip to be woman, 2013) E lo so che questo suono non è poi così originale, e che canzoni come queste potrebbero risultare tanto inutili quanto altre di cui ho già sparlato... ma io, un gruppo come Broncho, sinceramente, me lo porterei sull'isola deserta. E non in vinile o cd, ma proprio in carne e ossa!
  • You are the one - A Place To Bury Strangers (Whorship, 2012) La band più rumorosa del pianeta, dicono, e io che credevo di averla già sentita dal vivo la band più rumorosa del pianeta. Mah! Comunque, visto che li sentirò suonare fra pochi giorni a Zanne, e visto appunto che la pietra di paragone ce l'ho prioprio ficcata indelebilmente in testa, vi darò un resposnso nella tripletta della prossima settimana. E se non dovessi essere proprio convinto pazienza, significherà che dovrò ripassarmi qualcosa! 

sabato 11 luglio 2015

Week 28/15


  • Ong ong - Blur (The magic whip, 2015) Probabilmente la canzone più Brit pop che i Blur abbiano mai fatto. Probabilmente l'album più Brit pop che i Blur abbiano mai fatto. Il punto è: ce n'era proprio bisogno?
  • Panorama - Kent (Panorama, 2009) Questo, mi hanno detto, dovrebbe essere il Nick Cave francese, il Tom Waits di Lyon, il Lou Reed con la erre moscia. Questo, sempre mi hanno detto, dovrebbe essere il Capossela d'oltralpe, il Leonard Cohen francofono, il duca bianco colorato. Questo, almeno quello che mi hanno detto, è ciò che Kent dovrebbe essere.
  • Holy Dream - Sexy Mexican Maid (//, //) Questo è invece il mio nuovo gruppo locale preferito, quello da cui ricomincerò a costruire qualcosa qui ad Aix. E, qualsiasi cosa sarà questo qualcosa che riuscirò a contruire, vi giuro, e lo giuro anche a loro, che mi ricorderò sempre di loro, del primo concerto a cui ho assistito, della prima chiacchierata rock col mio assurdo francese!

domenica 5 luglio 2015

Week 27/15

  • Self - Suuns & Jerusalem In My Heart (Suuns & Jerusalem In My Heart, 2015) Ho atteso l'arrivo di questo album con trepidazione, essendo i Suuns uno dei miei tre gruppi preferiti del momento. Con un pò di emozione ho poi finalmente messo il disco sul giradischi e con un'improvviso moto di preoccupazione, peraltro naturale in casi come questi, ho poggiato la puntina sul vinile. La prime canzone è scivolata via così, aiutandomi a sciogliermi un pò. La seconda mi ha inchiodato il cervello al tavolino su cui prima avevo solo poggiati i piedi. La terza canzone, che poi è questa Seif, appena terminata non mi ha lasciato altro da pensare: i Suuns sono, indubbiamente, i nuovi Radiohead. Con tutti i pro e i contro del caso.
  • Price tag - Sleater-Kinney (No cities to love, 2015) Quando invece ho abbassato la puntina su questo vinile ho sentito gli stessi fantastici suoni, le stesse incredibili vibrazioni, la stessa magnifica energia che le Sleater-Kinney sprigionavano dieci anni fa, ai tempi del loro ultimo album. Solo che, questa cosa, non mi è piaciuta per niente. Dico, possibile che gli utlimi dieci anni siano passati solo per noi fan e non per loro tre?

sabato 27 giugno 2015

Week 26/15 - una tripletta nostalgica IX

In forma inconsueta vi presento oggi le tre canzoni della settimana. In forma inconsueta, perchè inconsueta ne è la provenienza o meglio, la via contorta che mi ha portato a sceglierle per la tripletta di oggi. 
Inizia tutto con una delle solite cassette registrate alla radio. Su questa c'era scritto, indubbiamente da me, Radio Delfino '93. La tragedia, da sempre, è stata che non c'era scritto altro. Nel retro, solo le righine prestampate per separare le tracce da scrivere a mano, ma per il resto, tutto vuoto. Ai tempi in cui l'avevo registrata, non mi ero degnato di scrivere i nomi delle canzoni. Oppure, probabile, non le conoscevo neanche. Col passare del tempo, alcune di queste canzoni sono diventate per me molto familiari, quelle dei Flor per esempio, o dei Camper Van Beethoven, ma altre, la maggior parte poi, sono rimaste sconosciute.
Per anni sono andato in giro a interrogare personaggi maggiori e minori della scena rock catanese: il buon Vetrano, il cattivo Patti, Luca Vecchio, Gianluca di Mauro, Claudio, Cicciuzzo, Tony Strano e persino, credo, qualcuno dei fratelli Indaco. Niente. Nessuno sapeva dirmi neanche un titolo fra quelli registrati sulla cassettina.
Allora sono passato a Soundhound. Niente. Spotify, niente. Non sapevo più dove sbattere la testa.
Poi, stamattina, mentre spostavo dei libri per far spazio ad altri, ecco che salta fuori neanche so di preciso da dove un foglietto scritto a mano. La scena, sembra proprio quella di un film. Il foglietto che cade dall'alto, al rallentatore, ed io, l'Indiana Jones del caso, che seguo il volo con il mio sguardo magnetico, curioso, sexy. Quando il foglio finisce la sua corsa sul pavimento, lo raccolgo, lo leggo, non lo capisco, ma lo intuisco. Sono indubbiamernte nomi di canzoni con i relativi autori, scritti a mano altrettando indubbiamente da me, con inchiostro nero bic. Ma quando? Dove? In questa vita? Neanche per un istante li asscocio alla cassetta Radio Delfino '93. Mi incuriosisco, è ovvio, e abbandono i libri sul pavimento. Avvio YouTube sul telefonino e aspetto. Scrivo il primo di quei nomi, e sobbalzo. Poi scrivo il secondo, sobbalzo nuovamente. Infine, il terzo, stessa storia. Quelli scritti sul foglietto sono proprio i titoli e gli autori di tre di quelle canzoni registrate dalla radio, su quella misteriosa cassetta, nel lontano (cazzo quanto è lontano) 1993. Probabilmente in estate. Comincio a saltellare come un cretino, sbaciucchio Giulietta, mi riascolto e canto quelle tre canzoni. Poi, per pagare il mio obolo al destino rock, decido di lasciare da parte le tre canzoni a cui avevo pensato per questo post, e scelgo queste altre tre. 
E' inutile. Come ho già scritto in un altro post, le vie del rock sono strane, infinite e, comunque, sempre da seguire ciecamente.

sabato 20 giugno 2015

Week 25/15


  • Who - David Byrne & St. Vincent (Love this giant, 2012) Non so perchè ma alla discoteca aziendale ho voluto prendere questo cd. Non so neanche perchè l'ho voluto ascoltare nè perchè ho persino voluto leggere su Wikipedia la biografia di David Byrne. Quello che però so è che, quando ho letto che secondo Tina Weymouth, la sua (di DB) caratteristica principale è quella di tagliare i ponti con chiunque o con qualsiasi cosa che non gli serva più o che lui veda come una minaccia al suo ego, ho esclamato tutto giulivo Ma vah?!?!?!??!?!

  • Discutibile - Fine Before You Came (Come fare a non tornare, 2013) Vi spiego come funziona: carico vari album sulla mia chiavetta USB e li ascolto in macchina, seguendo determinate regole. Una di queste, forse la più semplice, implica di non ascoltare un album, seppur caricato, finchè non decido che è ora di ascoltarlo. Quindi cosa succede? Succede che appena finisce l'album dei Decibel, che sto ascoltando in heavy rotation in questo periodo, parte subito questo dei FBYC, che fermo dopo pochi secondi perchè non ho ancora deciso che è il suo turno di ascolto. Ora, avete presente quel detto che dice che non si dovrebbe mai guardare il viso di una ragazza che ci è piaciuta di spalle? Bene, qui è la stessa cosa: mi piace così tanto la frase iniziale di questa canzone che apre l'ep Come fare a non tornare, ascoltata involontariamente tante volte prima di riuscire a fermare la riproduzione, che adesso non riesco proprio ad andare avanti, e affrontare il resto della canzone da uomo, proprio di faccia.
  • Austerity Blues - Thee Silver Mt Zion Memorial Orchestra (Fuck off get free we pour light on everything, 2014) Ogni tanto ascolto musica classica, elettronica, e new wave anni '80. A volte mi piace rispolverare il trip hop, il rap pure e ogni tanto ritorno persino dalle parti degli 883, lo sapete bene ormai. Ma quando, magari mentre sono intrappolato nel traffico, le mie orecchie vengono all'improvviso violentate da staffilate a corde distorte di violino, di chitarra, di basso o di piano, allora mi ricordo che il mio unico grande amore è e resterà per sempre il rock più sporco e punk. E che comunque mi perdonerà sempre per queste stupide e insignificanti scappatelle senza corde.

sabato 13 giugno 2015

Week 23-24/2015 - tre canzoni per quindici giorni, ovvero nuovi acquisti per vecchie conoscenze


  • When the sun hits - Slowdive (Slouvaki, 1993) La parola seminale mi ha sempre fatto ridere troppo, anche se ha un bel significato, anche se per un anno ho avuto un programma alla radio di, come diceva il capo, ristampe appunto seminali (sarebbe stato più corretto dire di ristampe di album seminali, ma fa niente). La parola seminale mi ha sempre fatto ridere troppo eppure, quando sento canzoni come When the sun hits degli Slowdive, non riesco a pensarne altra. Una canzone datata 1993 dentro la quale si possono sentire suoni, soluzioni, idee del 1994, 1995, 1996, 1997, 1998, 1999, 2000, 2001, 2002, 2003, 2004, 2005, 2006, 2007, 2008, 2009, 2010, 2011, 2012, 2013, 2014, 2015, 2016, 2017... chiaro il concetto di seminale, no?
  • In bloom - Nirvana (Nevermind, 1991) Io e il mio complesso con i Nirvana, ci bastasse una chiacchierata con lo psicologo. Niente ci hanno potuto e capito neanche il buon Antonio Vetrano e il cattivo Adriano Patti. E' un mistero, un vero e proprio complesso. Li snobbo, li sparlo, li scredito, ma poi puntualmente ci torno: li compro, li recensisco e capita, vi giuro capita, che mi svegli la mattina con un bisogno fisico di riascoltarli. Come è successo proprio stamattina con In bloom che, dei Nirvana, è forse la mia canzone preferita. Love?

sabato 30 maggio 2015

Week 22/15


  • Love is to die - Warpaint (Warpaint, 2014) Rileggendo gli ultimi post sembra (ehm, sembra...) che sia incazzato con tutto il mondo. Sparo a zero su tutto e tutti e poi, puntualmente, faccio marcia indietro la settimana dopo, accumulando figura di merda su figura di merda. Ragion per cui, visto che ancora non ho capito molto di quest'album sotto ascolto per la settimana, dico solo questo: ma quanto, quanto mi piace questa canzone uscita qualche mese fa come singolo, quanto, quanto?
  • The gospel of John Hurt - Alt-J (This is all yours, 2015) Cerco di mantenere lo stesso atteggiamento per gli Alt-J. Ho aspettato questo secondo album per mesi e, adesso che me lo ritrovo fra le mani, non voglio sbilanciarmi, è giusto che gli dia tutto il tempo che si merita per essere capito. Però cazzo... ma quanto, quanto è inutile questa canzone, quanto, quanto?
  • Il lavaggio del cervello - Decibel (Punk, 1978) Questi invece... questi invece... questi invece mi ci sto cominciando ad affezionare! Dico, se mettiamo da parte chi è a cantare, se tralasciamo l'ingenuità in cui a volte inciampano testi e musica, dico... non è fantastico aver avuto una band che nel 1978 faceva roba del genere?

domenica 24 maggio 2015

Week 21/15 - una tripletta di fretta


  • New York - Decibel (Punk, 1978) "La vita è un trip, un orribile viaggio, quello che ho vissuto in questi primi vent'anni non è altro che un assaggio". Questo era, sottolineo era, un giovane, ingenuo e punk Enrico Ruggeri. A me fa quasi tenerezza. Mio cugino dice che gli si doveva dare a fuoco all'epoca...
  • Vapour - Loop (A gilded eternity, 1990) Taking drugs to play music to take drugs, dicevano gli Spacemen3, ed era una definizione perfetta per la loro musica. Ma ancora più perfetta, la stessa definizione, calza per questo album d'addio dei Loop, di cui questa vaporosa Vapour è la prima traccia. Basso tipo pugni allo stomaco, chitarra acida quanto violenta, batteria tipo rullo compressore. Non sono mai stati fra i mei preferiti, ma se prendessi droghe, se prendessi droghe, credo che riuscirei ad apprezzarli di più.
  • Son - Warpaint (Warpaint, 2014) Mi sputtano ancora prima di cominciare: sono a corto di canzoni, questa settimana, quindi a scatola cieca mi vendo una canzone che comincerò ad ascoltare solo la settimana prossima, Giulietta permettendo, umore permettendo. Son, delle Warpaint, dall'album Warpaint. Sarà sicuro bellissima, per il semplice motivo che parliamo di una band di sole donne.

sabato 16 maggio 2015

Week 20/15


  • Corinne - Metronomy (The english riviera, 2011) Quella dei Metronomy è musica perfetta per essere ascoltata al bar, al pub, al club, in spiaggia, in piscina, in ascensore, perfino in autobus, ok, ma non per essere ascoltata a casa mia e, per dio, di sicuro neanche all'Ypsigropck!
  • Deep water - Public Image Limited (Commercial zone, 1984) Stare appresso alla discografia dei PIL si sta rivelando tanto divertente quanto illogico: sono sicuro che avete già tutti sentito parlare di singoli fantasma, album pubblicizzati ma mai realizzati, versioni di canzoni naked, live, demo e alternative rispetto a ciò che poi è finito sugli album. Ma ditemelo, e siate sinceri, avete mai sentito parlare di un album la cui versione alternative è uscita prima della versione ufficiale? Avete mai sentito di due musicisti che litigano e ognuno si stampa la versione che preferisce delle canzoni facendo di fatto due album diversi, a distanza di pochi mesi, con le stesse o quasi medesime canzoni? Ve l'ho detto io, tanto divertente quanto completamente, fantasticamente, artisticamente illogico...
  • When I was merried to you - Black Eyed Dog (Too many late nights, 2012) Non basterebbero mille parole, mille emoticon, mille gesti per farvi capire quanto mi disgusta quest'album dei BED. E dire che erano fra i miei prefeiti! E dire che qui ci suona anche la mia eroina Anna Balestrieri! Ma è tutto troppo già sentito dalle parti di Hugo Race, troppo nero intelletuale dalle parti di Cesare Basile, troppo country-western dalle parti di qualcun altro! Non significa che abbia smesso di amarli, ma non basterebbero mille ascolti per riabilitare quest'album. Ragion per cui faccio finta di niente, mi metto bello comodo, e aspetto che qualcuno porti da queste parti il nuovo che, mi dicono, è fresco fresco di stampa. Su, a buon intenditore poche parole!

sabato 9 maggio 2015

Week 19/15 - una tripletta di scuse


  • In and out of sight - The Horrors (Luminous, 2014) Chiedo scusa, agli Horrors, per aver giudicato troppo frettolosamente il loro ultimo lavoro. Chiedo scusa. Luminous è un bellissimo album, pieno zeppo di canzoni bellisime, fra cui spicca questa cristallina composizione psicadelichic-pop che è In and out of sight. Chiedo scusa, davvero.
  • 19-2000 - Gorillaz (Gorillaz, 2001) Chiedo scusa anche ai Gorillaz, per aver giudicato il loro primo, lontanissimo album troppo superficialmente. A volte superiore a Beck, di sicuro sempre più eccitante della Beta band, solo a tratti un fresco ricordo dei Blur. 19-2000 è la mia preferita in assoluto, perchè è sufficientemente scazzata, perchè ha suoni simpatici e perchè, è naturale, c'è qua e la il contributo fantastico di due fantastiche donne come Tina Weymouth e Miho Hatori. Per cui, chiedo scusa, davvero.
  • American pie - Don McLean (Don McLean, 1971) Per questa non sarò io a chiedere scusa, ma sarà il mio amico Claudio, che troppo frettolosamente e superficialmente aveva giudicato American pie la classica canzonetta pop americana da classifica. Beh, per certi versi lo è, se intendiamo l'aspetto commerciale, con le sue 11 settimane in testa alla classifica. Ma se dall'altra parte dell'oceano vanno in classifica canzoni con testi così, come dire?, importanti, è colpa di Don McLean e dei suoi fantastici eroi rock? Su, Claudio, aspettiamo le tue scuse...

sabato 2 maggio 2015

Week 18/15


  • Material girl - Madonna (Like a vergin, 1984) Dice sempre mio cugino che bisogna diffidare di chi non canta mai, di chi non impazzisce mai e di chi non ama Madonna. Difficile considerare questi parametri giusti metri di misura, me ne rendo conto. Eppure, è pura e semplice verità.
  • Slo-mo-tion - Marilyn Manson (Born villain, 2012) Che c'è, che c'è? Se posso passare il mio tempo a litigare con ragazzini su Instagram e a guardare Peppa Pig con Giulietta, perchè dovrei mai vergognarmi di questo ritorno di fiamma con Marilyn Manson? Aveva detto che sarebbe cambiato ed è cambiato. Quindi io una chance gliela do!
  • Juste toi et moi - Indochine (Dancetaria, 1999) Che dire? Vediamo un pò... cominciamo col dire che mi ricordavo un pò meglio gli Indochine. Poi aggiungiamo che quando chiedo di rock francese vedo solo strani sorrisini allargarsi (accennarsi, non esageriamo) sulle bocche dei miei interlocutori. Infine diciamo che ascoltare canzoni in francese, soprattutto se i testi sono ben scanditi e pronunciati, mi può solo fare bene. Poi, detto tutto questo, sommato tutto questo, accettato tutto questo, quest'album del grande ritorno del '99 degli Indochine non è così malaccio, e questa canzone si fa ascoltare e comprendere con piacere. Amen.

domenica 26 aprile 2015

Week 17/15


  • New moon - Sambassadeur (Sambassadeur, 2005) Devo essere io il problema visto che, secondo tutti i siti musicali del pianeta, questo esordio svedese di dieci anni fa sembra essere un capolavoro fra dream, shoegaze e canzone d'autore francese (francese???), mentre a me non piace proprio. E devo essere io il problema visto anche che, appena metto questo cd nel lettore, cd comprato infilato in un blocco di cinque cd fichissimi, e parte questa New moon che apre le danze, Giulietta comincia a sgambettare felice, Francesca fischietta allegramente e mio cugino non lascia la stanza sbuffando. Si, è ovvio, il problema devo essere io. Come al solito, dopotutto.
  • Jealous sun - The Horrors (Luminous, 2014) L'anno scorso guardavo agli Horrors con occhio di riguardo, coccolandoli nel mio cervello dopo l'uscita dei primi singoli dell'album Luminous. Poi, per una serie di ragioni, l'album ho potuto riprenderlo solo ora. Sapete che vi dico? Nel nuovo stile musicale che hanno adottato risultano essere solo una brutta copia dei miei Toy, e questa canzone, che forse è l'unica veramente bella dell'album, sembra solo una track scartata dall'ipotetico nuovo album di Tame Impala. Mi dispiace, cari miei. Già avete un look per niente originale, già vi dedicate ad un genere che davanti ha un sacco di New, nu, alt e altro, e se almeno non lo fate bene beh, è chiaro che siete solo una delle tante cose super sopravvalutate.
  • Blu notte - Paolo Conte (Aguaplano, 1990) Non rientrava nei piani questa canzone di Paolo Conte ma stamattina, mentre lavavo i piatti, mi è capitato di riascoltarla. E come ogni volta, come ogni maledetta volta, ho avuto serie difficiltà a trattenere le lacrime.

domenica 19 aprile 2015

Week 16/15 - siamo tornati, si teme definitivamente

  • 5/4 - Gorillaz (Gorillaz, 2001) Particolare, dico io, che la canzone che più mi piace di questo strepitoso album sia quella che più assomiglia al sound dei Blur. Significativo, risponde sempre mio cugino, che l'unica canzone che ti piace di questo immondo album sia quella che sembra un'outtake dei peggiori Blur.
  • Dragging me down - Inspiral Carpets (Revenge of the Goldfish, 1992) Appena finito il trasloco nella nuova casa provenzale, sudato, stanco, avvilito proprio direi, ho trovato solo la forza di sisemare il giradischi, attaccarlo allo stereo e alla presa di corrente e cercare un vinile, un vinile a caso nella scatola che conteneva quelli ancora non ascoltati. Il fato mi ha fatto tirare fuori questo 12" acquistato per pochi spiccioli un attimo prima di lasciare Catania. Sfatto e perplesso, stravaccato senza forze sul divano al centro del salotto della mia nuova casa provenzale, ero consapevole che molte saranno le cose che mi mancheranno di Catania, della Sicilia. Ma ciò a cui non mi abituerò mai, il grande sacrificio, è la totale mancanza in Provenza di una scena rock anche solamente definibile esistente, con club, concerti, scambio culturale e di fantastici vinili di seconda mano.
  • Sunshine punch - Day Ravies (Day Ravies, 2012) Appena ripreso dallo shock del trasloco nella casa provenzale etc.. etc.. la prima cosa che ho fatto è stato inaugurare il mio nuovo indirizzo di casa: mi sono precipitato sul sito della Beko Disques e ho ordinato una copia della nuova uscita dei miei fantastici idoli australiani. Solo cinque euro e dopo due giorni avevo il nuovo EP, Under the lamp, nella mia nuova e capiente cassetta delle lettere. Grazie a Dio non ho mai rimpiazzato il mio lettore di cassette (a nastro, non delle lettere), e così ora sono uno dei pochi fortunati in giro per l'Europa a potersi gustare questi nuovi brani dei Day Ravies stampati in copia limitata proprio su nastro magnetico. E visto che ancora non sono stati neanche caricati su youTube vi beccate una canzone vecchia!

martedì 24 marzo 2015

domenica 1 marzo 2015

Week 09/15


  • A new wave - Sleater-Kinney (No cities to love, 2015) Ci sarebbero innumerevoli motivi per amare questa canzone, dal vortice delle chitarre al ritornello sbarazzino '90s passando pure per la voce femminile che da sempre adoro e sostengo ma, la verità, è che io ho un debole, molto, molto, molto debole per Tina, per quesi disgraziati dei suoi fratelli, per suo padre Bob e, soprattutto, per quei suoi magnifici burger che ogni domeni sera, per anni, stravaccato sul mio divano in preda alla più atroce della fame chimica, ho desiderato e bramato inutilmente in quantità più che industrali.
  • To hell with poverty - Gang of Four (Singolo, 1981) Quando fra quarantanni ripenserò a questo primo e difficile periodo in Francia, con questa lingua delicata in cui tutti mi si rivolgono, con tutte le macchine che si fermano per farmi attraversare, con questi assurdi autobus che arrivano sempre puntuali, dicevo, quando fra quarantanni ripenserò a tutto questo, spero ricorderò anche che, a farmi compagnia nelle serate solitarie e nelle notti insonni, ci sono stati anche i Gang of Four con questo orribile (di qualità audio) live che non so neanche dove ho pescato poi...
  • (What's the story) Morning glory? - Oasis ((What's the story) Morning glory?, 1995) Avete presente quegli idioti che vanno a correre con il walkmen alle orecchie e sempre, sempre la colonna sonora di Rocky in loop per darsi la carica? Beh, io non vado a correre, preferisco altri metodi per tenermi in forma, ma quando ci sono giornate come questa in cui anche io ho bisogno della mia personalissima scarica di adrenalina, come un cane fedele torno a ripetizione su Morning Glory. Come ormai potete facilmente immaginare, sparata ad un adeguatissimo livello sonoro.

domenica 22 febbraio 2015

Week 07-08/15 - una tripletta per due settimane

  • Frequency - Jesus and Mary Chain (Honey's dead, 1986) Quando godo per i viscidi feedback di chitarra di questa canzone, quando sorrido per il suo testo così sbruffone, quando rimango stordito per la brevità della durata, allora penso sempre che cazzo, forse i Jesus and Mary Chain potevano fare molto, ma molto molto di più...
  • Milkman - EMA (Past life martyred saints, 2011)  William Rahilly è l'autore del video di questa canzone. E non ha avuto nessn pudore o remora a dichiararlo a caratteri cubitali alla fine dello stesso. Ok. Contento lui, contenta EMA, contenti tutti. Ma fatemelo dire: questo video fa veramente, veramente schifo!
  • Deep six - Marilyn Manson (The pale emperor, 2015) Mi si nota di più se faccio il maturo dichiarando che MM ha fatto un bell'album spiazzando tutti, critici e fan, oppure mi si nota di più dichiarando che MM a me non mi fotte e uno schifo per bambini nerdosi era e uno schifo per bambini nerdosi rimane? Oppure mi si nota di più se fingo di non prendere posizione e invece alzo impercettibilmente il sopraciglio sinistro quando si parla del suo nuovo album? O forse mi si noterà di più se lo difendo a spada tratta come fossi un fan della prima ora oppure, al contrario, rispondendo MM chi? quando si accenna a lui... non lo so. Mi sono confuso. Ma di cos'è che stavamo parlando?

domenica 8 febbraio 2015

Week 06/15


  • A new career in a new town - David Bowie (Low, 1977) Giuro che stavo valutando l'idea di sospendere queste pagine per momentanea mancanza di voglia tempo ispirazione e decenti esplorazioni sonore quando, all'improvviso, iTunes, il mio iTunes, ha mandato on air, nel mio piccolo appartamento surriscaldato di 12 mq, questa canzone direi quasi profetica. E allora non poteva certo essere che non la postavo stasera...
  • Sanity - Killing Joke (Brighter than a thousand suns, 1986) Stamattina cazzeggiavo fra le bancarelle del mercatino delle pulci di Aix, e c'era un tizio che vendeva vinili. C'era un tizio che vendeva vinili di seconda mano. Ehm, mi spiego meglio: c'era un SOLO tizio che vendeva vinili di seconda mano. Non aveva granchè, qualcosa dei Depeche Mode e questo singolo dei Killing Joke, jazz e molti dinosauri rock. Ma il punto è che c'era un solo tizio che vendeva vinili di seconda mano. E, che mi piaccia o no, mi sa che me lo dovrò far bastare.
  • Ride - TV on the radio (Seeds, 2013) Ora che moglie e figlia mi hanno (temporaneamente) lasciato solo in territorio francese, mi rendo conto di quanto è stato fico tornare ogni pomeriggio di questa settimana nei miei 12mq surriscaldati al centro di questa meravigliosa città e trovare quella buffona di Giulietta fare le giravolte a comando sulle note introduttive di questa canzone, per poi scatenarsi in un convulso e scoordinato ballo su tutto il resto del brano. Alzando ovviamente il piede sinistro di tanto in tanto, e picchiando contro lo spigolo del tavolo circa sedici volte in sei minuti e ventinove secondi. I miss you Lilli! Non vedo l'ora di riabbracciarti e ballare con te!

domenica 1 febbraio 2015

Week 05/02 - la prima tripletta da terra straniera


  • Respect - Alliance Ethnik (Simple et funky, 1995) Quando avevo sedici anni la Francia, per me era Jean-Pierre Papin, Napoleone, Parigi e gli Alliance Ethnik. Ora, a distanza di 20 anni, la Francia per me è Jean-Pierre Papin, Napoleone, Parigi, gli Alliance Ethnik e Giulietta che sgambetta speranzosa verso una vita migliore. Con rispetto parlando, ovviamente.
  • La mer - Charles Trenet (singolo, 1946) Che poi, fino a qua, è stata tutta una passeggiata... qualche giro nella mia città nuova, tutta zone pedonali e fringuellini che cantano, una cena a casa di nuovi amici e pain au choccolat e baguette alla boulangerie. Ma domani mattina c'è la sveglia presto, e al freddo e al gelo dovrò portare il mio culo terrone fino alla fermata dell'autobus ghiacciata per andare al lavoro. E dovrò anche essere in forma, fare bella figura! Per cui, altro che La mer, se sarò fortunato magari non nevicherà dal primo all'ultimo minuto!
  • King Kong Five - Mano Negra (Puta's fever, 1989) Ho già scritto parecchie stronzate nelle prime due parti di questo post quindi, dato che sono troppo stanco barra terrorizzato barra emozionato barra un sacco di altre cose per andare avanti, ecco la terza canzone, francese ovviamente anch'essa, con cui auguro una buona notte a tutti voi e una buona nuova vita a me, Francesca e Giulietta. Au revoir!

lunedì 26 gennaio 2015

Week 04/15 - per la prima volta, una tripletta in ritardo. E ora?


  • 'E kose ka spakkano - 24 grana (K. album, 2001) Provate ad andare in autostrada, con questa canzone in sottofondo, in loop tre, quattro volte di seguito, e provate a seguire la strada, i limiti di velocità, provate a non travolgere le altre auto e provate a non farvi travolgere. Ma, ancora più difficile, provate a non cantarla come se foste posseduti dallo spirito inquieto di Francesco Di Bella mentre sfrecciate a 180 all'ora verso il vostro odioso posto di lavoro.
  • Queer - Garbage (Garbage, 1995) Come se non bastasse una sezione ritmica da paura, una chitarra acida da fare schifo, una produzione elettronificata impareggiabile. Ci hanno messo sopra anche la voce di Sherley Manson. Giusto per non sbagliare. Giusto per farmi innamorare.

domenica 18 gennaio 2015

Week 03/15 - una tripletta nostalgica VIII


  • Who's gonna ride your wild horse - U2 (Achtung baby, 1991) L'altro giorno riascoltavo questa canzone. L'altro giorno riascoltavamo questa canzone io, Francesca e Giulietta. L'altro giorno io, Francesca e Giulietta riascoltavamo adoranti questa canzone e siamo arrivati ad una logica conclusione, quasi un'illuminazione: gli U2, nel 1994 circa, sono morti, tutti, probabilmente in un incidente aereo. E' ovvio, è evidente, è lapalissiano o, almeno, è l'unica spiegazione possibile.
  • Vesto sempre uguale - 24 Grana (Metaversus, 1999) C'era l'Afterhour e c'era il Modì, c'era ancora il Taxi Driver, e c'erano il Krossower e il Fefè cantine. C'erano un sacco di chitarre e i campionatori non si vedevano ancora in giro, e le camicie erano ancora fuori dai pantaloni, e contava il sudore, sopra e sotto al palco. C'erano la birra, l'erba, i manifesti fotocopiati, le cassette copiate, i biglietti strappati dentro le tasche dei jeans strappati, e tutto sapeva di muffa, di alcol e di sigarette e ancora, a quell'età, la nostalgia non era solo bandita: non era proprio prevista, concepita, immaginata. Ora che ho una figlia, ora che di anni ne ho 36, ora che siamo nel futuro e in giro ci sono solo campionatori e pantaloni troppo attillati, ora che tutto è così diverso da come lo amavo io si, ora so che cos'è la nostalgia. E per la prima volta in vita mia provo un vergognoso desiderio di poter tornare, anche solo per cinque minuti, indietro nel tempo e, in qualche modo, nello spazio.

domenica 11 gennaio 2015

Week 02/15


  • Tumbledown - Jesus and Mary Chain (Honey's dead, 1992) Se c'è una cosa che mi eccita da morire sono i preparativi per un trasloco: ci si alleggerisce buttando via un sacco di roba che non si vuole più, e in qualche modo si chiude con capitoli della vita passata; oppure si ritrovano vecchie cose che si erano dimenticate, e a cui si ripromette di dare una seconda chance; infine, traslocare significa che sta per iniziare una nuova avventura, e questa è sempre una buona notizia. Se c'è una cosa invece che non mi eccita per niente, è mio cugino che spunta con le mani nei capelli proprio mentre sto riempiendo scatole con oggetti di ogni tipo, sto scrivendo coi pennarelli cosa contiene cosa, sto riempiendo buste su buste di roba che un tempo ho amato da morire ma che ora non voglio neanche più vedere. Mi rassegno, mi rassegno a vedere il mio ordine e il mio progetto sfumanare via, e chiedo a mio cugino, che non riesce a fermarsi, che fa slalom fra gli scatoloni pronti e le cartine della Francia: Che c'è che c'è, che hai? Lui mi fa, con un filo di voce: lo stereo, dov'è lo stereo, lo hai già imballato? Alzo gli occhi al cielo, e penso che solo lui poteva prendermi per così coglione da imballare lo stereo. Allora glielo indico, lui ci si trascina, sembra un disidratato verso l'oasi, e ci butta dentro un CD che non riesco ad individuare. Lo vedo saltare alla traccia sei e premere play. Beh, faccio io quando parte la musica. Zitto, fa lui, zitto zitto. Poi la traccia, ad un adeguato livello sonoro, arriva al minuto e 20 secondi. Allora mi ammutolisco, e mi siedo accanto a mio cugino con la schiena poggiata agli scatoloni confortanti, caldi, comodi, e ci guardiamo di striscio, senza dire niente, solo scuotendo la testa di tanto in tanto. Se c'è una cosa che mi eccita da morire è la vita: ogni volta che fai un trasloco, ogni volta che dai una chance a tuo cugino, ogni volta metti sul lettore un album che avevi snobbato troppo presto, sono (quasi) sempre buone notizie.
  • Misanthropy - A modern way to die (Pulse and treatment, 2014) Certo, traslocare significa anche sradicarsi da quell'ingranaggio (non perfetto) che è la quotidianità, basato sugli orari dei negozi dei dintorni, sui momenti più o meno apportuni per trovare posto per la macchina, sulla vita delle persone che stanno attorno a te, sopra, sotto o di fianco. Andare via da un posto è, appunto, sradicarsi da un ingranaggio di cui si è stati componente attiva, per quanto evidentemente non fodamentale, dato che la vità qui continuerà anche senza di me, Francesca e Giulietta. I vicini si abitueranno a far andare avanti l'ingranaggio anche senza di noi. Basterà poco, pochissimo, perchè si dimentichino del nostro passaggio. Per cui, per lasciare una traccia evidente dei miei cinque anni trascorsi a San Cristoforo, Catania, Sicilia, dedico (per ovvie ragioni!) una canzone dei A modern way to die a tutti i nostri vicini di casa, nella speranza che non si dimentichino di noi al primo batter di ciglia!
  • Etre une femme - Guerilla Poubelle (Punk=Existentialisme, 2007) Quindi: lasci una casa, lasci dei buoni vicini, lasci una città che offre tanto ma che in cambio vuole il sangue, lasci la radio, lasci gli amici, lasci la famiglia, lasci gli Uzeda, i Flor, i Tapso e quando arrivi li, ecco quello che trovi. Punk in francese. Ohmiodio, ci sarà da lavorare!

domenica 4 gennaio 2015

Week 01/15


  • Day Ravies - Hickford Whizz (Beko 110, 2014) L'emozione di ricevere a casa, l'ultimo giorno dell'anno, il nuovo singolo su 7" di uno dei tuoi gruppi preferiti. L'emozione di scartare il pacco, la plastica, scoprire che la grafica è semplice ma bella. L'emozione di tirare fuori il vinile dalla copertina di cartone e spostatre le levette del giradischi sui settaggi dei 45 giri. Ascoltare una facciata, poi l'altra, e poi ricominciare da capo, almeno per tre volte di seguito. E scoprire che di nuovo, i Day Ravies, sono riusciti ad emozionarti.
  • Seeds - TV on the Radio (Seeds, 2014) Hanno sempre avuto un debito clamoroso nei confronti dei Beach Boys, i TVOTR, ma questa canzone è un passo oltre: è proprio una canzone dei Beach Boys. La melodia, i cori, la frivolezza apparente. I love you guys, continuate così. E buon 2015!
  • Wicked waters - Benjamin Booker (Benjamin Booker, 2014) Sembra che tutto il mondo sia in procinto di impazzire per questo tipo di manco 25 anni di nome Benjamin Booker. A me piace in effetti ma, visto che sto morendo dal sonno, per questa volta, e solo per questa volta, mi limiterò a copiaincollare i commenti più esilaranti che ho trovato su YouTube per farvi capire di che cosa stiamo parlando: "BENJAMIN BOOKER IS GOING TO BE HUGE! :D"; "This bloke is the tits!"; "Reminds me of the influential '60s band Love with late Arthur Lee"; "I dont know what to call this, soul punk? idk but its pretty dope"; "I call it rock 'n roll of the highest order :) Sounds like Rancid with a bit of Chuck Berry and a slice of CCR"; "I don't really like his voice... sounds as if he's out of breath all the time"; Ecco Benjamin Booker, next big thing americana. E ora, buonanotte!