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mercoledì 21 agosto 2019

Week 31-32-33-34/2019

  • Vibrations - Django Django (Born under saturn, 2015) Parliamoci chiaro, sono stato in vacanza. E ogni vacanza ha la sua colonna sonora. Che dipende da diversi fattori. Compagnia. Luogo. Durata. Ma con me queste regole non valgono. Solitamente la colonna sonora è scelta a casaccio o, meglio, è autoscelta a casaccio. In questa vacanza estiva 2019 in compagnia delle mie due donne, a mollo nel più meridionale mare siciliano, per una settimana, questo noioso disco dei Django Django si è autoselezionato e imposto all'ascolto. Oh, ma va bene, c'è di peggio, soprattutto se si è nel mare siciliano, con due donne, per una settimana. C'è sempre di peggio...
  • Mistekan for strangers - The National (The boxer, 2007) Per esempio, c'è questo disco dei The National che si è autoimposto come quello dei Django Django... che già a me i gruppi che si chiamano "The" e qualcosa non solo mi stanno sulle palle ma mi parono pure tutti gli stessi, ma poi se sono così noiosi, se si prendono così sul serio con sto vocione alla Stuart Staples senza essere Stuart Staples e sti suoni alla Arcade Fire senza essere gli Arcade Fire (manco i secondi o i terzi Arcade Fire, quelli scadenti insomma), beh, ecco, è tutto un casino. Ma tant'è, esattamente come Django Django, ci siamo assuppati anche The National. E stavolta però, non so come poteva andare peggio...
  • Going Norway - Girl Band (The talkies, 2019) E infatti non è andata peggio. Poteva solo migliorare e il fato, o meglio, le strategie di marketing, ha trovato questo modo per tirarmi fuori d'impiccio. Una mattina, mentre mi sbrodolavo sulla spiaggia, ecco che arriva una mail che mi invita a vedere in anteprima il nuovo video del nuovo singolo dei Girl Band. È un attimo, e tutto, magicamente, torna al proprio posto. Ogni dubbio è sciolto, ogni buco sonoro è riempito. In loop, in compagnia di chiunque, in ogni centimetro di spiaggia. Girlbandforever. Yeah!

domenica 19 agosto 2018

Week 33/2018

  • Clowns - Goldfrapp (Seventh tree, 2008) Ho passato l'ultima settimana in un posto che chi mi conosce potrebbe benissimo definire come quanto di più vicino al mio personale inferno: un villaggio turistico. Un vero villaggio turistico. Con tanto di animatori. Con tanto di mini-club. Con tanto di gente scoppiata da tutta la Francia. Di piscina. Di bambini molesti. Di adulti molesti. Simpaticoni. Gente troppo bianca per esistere davvero. Case di plastica. Cucine di plastica. Cessi open space. Vicini di appartamento. Alcol scadente. Mini-market tipo furto autorizzato. Gatti emaciati che venivano a chiedere la carità. E poi, ancora, musica latina sparata dappertutto, orari per tutto, per mangiare, per bere, per bagnarsi, per uscire, per rientrare. Un vero inferno. Ma la cosa peggiore fra tutte queste è stata la colonna sonora che mi sono auto inflitto per una settimana per non disturbare le povere orecchie dei miei simpaticissimi vicini di casa troppo bianchicci per esistere davvero che, al contrario di me, in quel villaggio turistico, in quel vero villaggio turistico ci sguazzavano beatamente: questo noiosissimo album di Goldfrapp del 2008. Probabilmente l'unico noioso di tutta la loro carriera. Probabilmente l'unico album che avrei potuto davvero scegliere come colonna sonora per questa vacanza.
  • To hell with good intentions - Mclusky (Mclusky do Dallas, 2002) E dire che, proprio la sera prima di consegnarmi in quell'inferno, avevo scoperto questo gruppo gallese che risulta essere fra i preferiti e fonte di ispirazione dei miei amati Girl Band e ora anche per me. Quello che capii quella sera? Intanto, che se provo noia per Metz, Idle & co, c'è un logico e sensato motivo per quanto fino a quel momento inconscio. Poi, che le canzoni pop possono essere profetiche. Cazzo se possono esserlo...
  • Meglio - Andrea Laszlo De Simone (Uomo donna, 2017) Al ritorno poi, giusto perché l'inferno è più che altro uno stato mentale, ecco che decido di continuare a fracassarmi le palle con roba che non mi piace, che non mi piacerà mai, che ascolto solo perché sennò non avrei una colonna sonora adatta per l'inferno o meglio, diciamo, che se ascoltassi altro forse non potrei più lamentarmi di essere all'inferno... insomma, è un po' come la depressione: se non ascoltassi De Simone, di cosa mi potrei più lamentare?

domenica 3 settembre 2017

Week 35/2017


  • The bravest - Dark Horses (Hail lucid state, 2014) Questi sono i Dark Horses prima maniera, quelli che mi piacciono di più, quelli che ricordano la black music spalmata in ogni dove sul loro primo album. Che questa canzone sia piazzata in chiusura o quasi del loro secondo album mi fa pensare ad un cambiamento di idea, ad una dichiarazione di ritorno alle origini per il futuro. A me andrebbe pure bene ma, per quanto mi riguarda, anche la direzione indicata dalle altre tracce del disco non è male. Anzi, tutt'altro.
  • So sad, so sad - Varsity (Cult of personality/So sad, so sad, 2015) Quest'estate che volge a termine ha avuto il suo rito. Dopo il lavoro, sul terrazzino che da su av. Saint Jerome, alle sette di sera quando il traffico si calma e il sole comincia a scendere. Bicchiere di pastis con ghiaccio  e acqua, a volte con l'aggiunta di sciroppo alla menta (allora diventa un perroquet) o di orzata (e allora diventa un moresque). Patatine in busta, che chissà perché qui in Francia sono più buone che da noi, pomodorini secchi, formaggio di capra con sopra confettura di cipolla e pistacchi californiani a 19.90 al kilo. E mentre consumo, da solo o in compagnia, il mio giusto aperitivo, mi rilasso guardando ciò che succede su av. Saint Jerome: i soliti ritardatari che danno spettacolo rendendo impossibili parcheggi in posti liberi larghi cinque sei metri; i nuovi ospiti del b&b che si trascinano stanchi dopo una giornata certo troppo stressante a fare i turisti per Aix; la ragazzina di fronte che esce in balcone con gli occhiali da sole, e ogni volta fuma sigarette e parla al telefono. Questo e molto altro, ogni pomeriggio, durante il mio giusto aperitivo, vedo dal mio terrazzino. E non dico sempre, ma spesso, c'è stata come colonna sonora questa splendida e rilassante canzone dei Varsity. Per settimane l'ho messa e rimessa in loop. Non arriverei a definirla l'inno della mia estate, ma la colonna sonora del mio aperitivo su av. Saint Jerome si, questo certo si.
  • California - Phantom Planet (The guest, 2002) C'è un motivo per cui questo vecchio pezzo dei Phantom Planet dal sapore un pò spectoriano mi è girata per la testa tutta l'estate ormai al termine. Credo che abbia a che fare con il quadretto finto vintage che Giuly e Francesca mi hanno spontaneamente regalato quest'estate per appenderlo nella finta parete del mio ufficio. Sicuro ha anche a che fare con il mio rinato interesse per il mare, per il campeggio e la vita alla Point Break (ovviamente, da spettatore). Certo ha anche a che fare con il mio ipocrita rifiuto del borghese camper. Volkswagen Westfalia California. Ecco il motivo per cui questa canzone mi è girata per la testa tutta l'estate ormai al termine.

lunedì 22 agosto 2016

Week 33/16


  • San Miguel - Afterhours (Folfiri o folfox, 2016) Profondamente imbarazzato nell'ascoltare i miei Afterhours che non solo hanno concepito questa specie di cagata cosmica, ma l'hanno per giunta inserita nell'album appena uscito. E dato che si tratta di un cd doppio, con ben diciotto canzoni, dubito che gli sia servita per riempire. Evidentemente gli piace proprio.
  • The sidewinder sleeps tonight - REM (Automatic for the people, 1992) Per un gruppo che mi delude, un altro che non amo, non ho mai amato e mai amerò ma che, con questa canzone, mi ricorda un bellissimo periodo... un'estate di quasi venticinque anni fa, calda, caldissima, sotto il sole della Risacca di giorno, e attaccato alla Radio (Delfino) di notte... il problema di non essere più' giovani, è che non lo saremo mai più.
  • Stop it - Pylon (Gyrate, 1980) Altra canzone, altra estate, altri ricordi. No, non che mi ricordi l'estate 1980 questa, ma l'estate del 2000, quando un amico più grande e più erudito di me mi fece scoprire questi folli folletti americani. Altra estate caldissima, fra la riserva dello zingaro, un amico che non ho più rivisto e un'insoddisfazione che cominciava a montare. Come dicevo prima, il problema di non essere più giovani è che lo si capisce troppo tardi. E, generalmente, in estate.

lunedì 24 agosto 2015

Week 33-34/15

  • Baby did a bad bad thing - Chris Isaak (Forever blue, 1995) Pochi giorni fa ho letto un libro, L'invenzione della madre di Marco Peano, che mi ha lasciato un po' perplesso, soprattutto perchè ne avevo sentito tanto parlare. In realtà, non c'è molto dentro: la trama è un po' scialba, come un po' scialbi sono i personaggi, e la forza narrativa è praticamante nulla. Dico, va bene, la mamma è la mamma e la morte è la morte, ok, ma la letteratura è la letteratura e ha delle regole, dei canoni, dei filtri: questo libro, che pare più che altro il diario di un ragazzotto un po' in ritardo sulle esperienze di vita, si basa solo su un soggetto furbetto che in Italia, paese buonista, non poteva certo essere trascurato. Per il resto, non c'è altro. Se invece della morte della madre in questo libro si fosse parlato di calcio, di musica o di politica non si sarebbero versate le stesse parole di elogio, ma sarebbe stato considerato per quello che probabilmente è: uno dei tanti esordi del tutto trascurabili di cui è sommerso il mercato editoriale italiano.
    Eppur tuttavia, c'è dentro queste pagine una cosa di buono: a un certo punto il narratore ha ricordato Eyes Wide Shut di Kubrik, nella cui colonna sonora appare questa canzone di Chris Isaac e nel cui video appare... dio, che ve lo dico a fare? Lasciate perdere il libro di Peano e guardatevi questo video! Quella donna, quella si che è arte!
  • Con un deca - 883 (Hanno ucciso l'uomo ragno, 1992) Sempre pochi giorni fa ho anche avuto un'incredibile illuminazione pop di squallidissimo livello che non ho avuto ancora neanche il coraggio di condividere con mio cugino: I Cani sono figli degli 883 del primo album, basta ascoltare questa canzone per rendersene conto: stessa ironia, stessa malinconia, stesso uso delle cose attuali! E in più, secondo me, da questa canzone Nicolo' Contessa ci ha preso anche il nome del suo gruppo. Basta ascoltare bene il testo. Uhm... e allora, dite? Chissenefrega dite? Niente, questa cosa degli 883 non me la perdonate proprio, eh?
  • Agatha - Bellini (Small Stones, 2005) Ma quanto, quanto era magnifico vivere in una citta' dove passeggiando rischiavi di incontrare musicisti locali famosi in tutto il mondo accompagnati magari da musicisti non locali altrettanto famosi in tutto il mondo? Ma quanto, quanto era magnifico vivere a Catania?

giovedì 14 agosto 2014

Week 33/14 - un post post Ypsigrock


  • Koroshitai Kimochi - Bo Ningen (Koroshitai Kimochi, 2009) Anche se in giro non ho potuto dirlo, questi Bo Ningen, assurdi e grotteschi e teatranti giapponesi europeizzati, dediti ad un frastuono abbastanza atroce, che parono usciti dal più oscuro dei film di Miyazaki, sono stati la cosa più bella vista sui palchi dell'Ypsigrock 2014. Una vera boccata d'aria: posa, follia, scena, un pizzico di brillantina e tanto spettacolo. Insomma, vero glam! Arigato, Bo Ningen, arigato!
  • A simple beautiful truth - Wild Beasts (Present tense, 2014) Non ho capito se durante il concerto all'Ypsig i Wild Beasts abbiano suonato o meno questa A simple beautiful truth, tanto era impossibile distinguere le canzoni l'una dall'altra, ma non è certo questo l'atroce dubbio rigurado i Wild Beasts che mi perseguiterà a vita, no. Il vero dubbio riguardo i Wild Beasts che mi perseguiterà a vita è: ma come può un gruppo scegliere di chiamarsi Wild Beasts e poi suonare musica che neanche un chierichetto castrato la domenica mattina riesce ad ascoltare prima di andare a messa? Non era meglio allora chiamarsi, chessò, Flaccid Beasts? No, eh, proprio Wild Beasts...
  • Stomp - Uzeda (Different section wires, 1998) Ho visto giovani di neanche vent'anni restare a bocca spalancata mentre Agostino squarciava le loro evidentemente vergini orecchie con indicibili muri sonori chitarristici. Ho visto altri giovani di sesso femminile strabuzzare gli occhi increduli per quella splendida Giovanna che poteva venirgli mamma ma che aveva un'energia che loro neanche potevano sognarsi la notte. Ho visto giovani di entrambi i sessi scossi nel corpo e nel cervello dal basso pulsante di Raffaele e dalle precise stilettate batteristiche di Davide. E ho visto mio cugino osservare compiaciuto tutto questo e immaginare quello che stava pensando: coglioni, stupidi, giovani, e ignoranti, coglioni!

sabato 17 agosto 2013

Week 33/13


  • Wish - Nine Inch Nails (Broken, 1992) Avevo 13 anni nel 1992, e se mi fosse piaciuta questa canzone non ci sarebbe stato davvero niente di male. Ma scoprire i NIN a 34 quasi 35 anni e strapparsi i capelli dalla testa per questa accozzaglia industrial pseudo rumoristica un pò metal e con un cantato romatico-dannato da far impazzire le adolescenti, è cos'imperdonabile che per forza mi dovevo sputtanare e venirvelo a raccontare. Ecco, ho scoperto i NIN e mi piacciono pure. Mi perdonate?
  • Hero Worship - B-52's (The B-52's, 1979) Sfondo giallo canarino e, in alto verso l'angolo, scritta in corsivo rosso "the B-52's". Poi, da sinistra verso destra, uno dopo l'altro: un tizio alto più degli altri, con un completo blu elettrico e gli occhi spalancati tipo civetta; un altro tizio di nero vestito e gli occhiali da cieco a coprire una faccia da Matt Damon dei poveri; un'imbarazzante fontana di capelli castani che esplodono sulla testolina e sugli occhietti deliziosi di una donna travestita da Star Treck; un altro uomo che sembra il più normale di tutti se non fosse per l'inquietante somiglianza con Richie Canningam e Max Pezzali e per gli accoppiamenti di colori dei suoi indumenti; e per finire un'altra donna, quella minacciosa a causa delle dita smaltate rivolte proprio verso di noi e per quel tornado di bianco e nero che l'avvolge ovunque, con quell'indimenticabile cofana bianca ficcata come un cactus sopra la testa. Ecco, così si presentavano visivamente al mondo i B-52's nel 1979 e ancora più sguaiati, più indecifrabili e più eccentrici si presentavano sonoramente. Basta ascoltare questa canzone, e poi magari l'intero album, per rendersene conto, e per rendersi conto che questi erano completamente, chi un pò di più, chi un pò di meno, completamente, pazzi!
  • Heather angel - Sonic Youth (A thousand leaves, 1998) Secondo me, che la canzone migliore di quest'album (e di questo particolare periodo dei SY) sia la terza e ultima parte dell'ultima traccia, vorrà pur dire qualcosa, soprattutto considerando che è totalmente diversa da ciò che si è ascoltato nella precedente ora... ma per onore del mio amico Andrea Alba, per onore dei miei magnifici SY e di conseguenza per onore di me stesso, eviterò di chiedermi cosa. Me l'ascolto a tutto volume e vado avanti! Che tanto la cosa bella di un disco è che quando finisce lo puoi rimettere subito da capo e aspettare con ansia l'ultima parte dell'ultima traccia!