domenica 27 novembre 2016

Week 47/16


  • Clear shot - TOY (Clear shot, 2016) Gli ascolti di quest'album appena appena arrivato sono stati finora viziati, e di conseguenza limitati, dalla puntina che salta in continuazione, per tutta la lunghezza del lavoro, su ogni traccia del vinile. Un vero stress, a cui comunque i tizi di Recordstore UK hanno già brillantemente rimediato con l'invio (del tutto gratuito) di una nuova copia, anch'essa autografata. Ma comunque non è questo di cui vi volevo parlare. In effetti, cio' che volevo dire è che, anche se ancora non mi sono fatto un'idea del terzo lavoro dei TOY (per i motivi sopra citati) devo ammettere che inizia proprio col botto: a introdurre questa Clear shot, che dell'album è appunto la prima traccia, ci sono delle magnifiche chitarre a vuoto, che a isolarle sembrano quelle dei Sonic Youth della No Wave. Poi inizia una cantilena  anestetizzante, eseguita con malizia da Tom Dougall e soci, quindi la prima esplosione, quella blanda, e infine la seconda devastante esplosione, quella carica di acido puro, quella che trasforma definitivamente una docile pioggerella in un diluvio elettrificato . Nel giro di sei minuti si passa dallo scuotere curiosi la testa a sgambettare furiosi su tutte le zampe. Si passa da occhi sognanti e socchiusi ad avidi bulbi schizzati fuori dall'adrenalina. Sudore, ammiccamenti, sorrisi e piacere. E il repeat, come sempre nel caso dei TOY, è già stato azionato.
  • Una giornata al sole - Teatro degli Orrori (Il Teatro degli Orrori, 2015) Oddio, ma quant'è incazzato Pier Paolo Capovilla? Ma quanto? Manco mio cugino è cosi incazzato, manco io lo sono mai stato. E dico, non è che è un ragazzino... che sia una fase di incazzatura sociale tardiva, un po' come la mia crisi di mezz'età prematura? Può essere, ma di fatto l'album ultimo de il Teatro degli Orrori, a causa di questi toni apocalittici, risulta a me inascoltabile: fabbriche, sinistra e destra, guerra e sindacati, mitra, antidepressivi. E poi, quando Capovilla non è incazzato, che poi in realtà lo è lo stesso, se ne esce fuori con frasi tipo "quando ti togli la camicia gli uccelli cantano, e lasci scendere la gonna i fiori sbocciano", che ho capito che sono parole dei suoi personaggi-operai ma perché lui se ne va in giro a citare Majakovskij mentre tutti gli altri parlano come dei perfetti imbecilli?
  • 1987 - Flyying Colours (Mindfullness, 2016) Questa canzone è bellissima, impossibile da non amare, da non schiaffare in loop, ed è benissimo calata nella scaletta di quest'album dei Flyying Colours. Il problema è che è un po' troppo gaia e amena. In effetti, nell'esordio su album, questi ragazzi australiani hanno optato per un suono più tranquillo, innocuo e solare rispetto a quello dei primi EP, che erano senza dubbio più acidi e psichedelici. Ed è un peccato, almeno per me. Magari pero' è solo questione di coraggio. Magari solo di fiducia. Magari, considerando i comunque buoni riscontri di quest'album, troveranno il coraggio e la fiducia di tirare fuori le palle che hanno già fatto intravedere. Basta solo aspettare e godere nel frattempo di quest'ottimo lavoro.

domenica 20 novembre 2016

Week 46/16


  • Everybody knew - Andre Williams (Silky, 1997) Chissà perché, nel momento esatto in cui sono arrivato al centro oggi pomeriggio e ho visto tutto il cours Mirabeau intasato di giostre di natale, bancarelle di natale, dolci di natale, decorazioni di natale, canzoni di natale, espressioni facciali di natale, mi è venuta in mente questa canzone. Era tutto cosi perfetto, cosi ameno, cosi' armonioso in quel quadro natalizio che ho pensato che per forza doveva esserci qualcosa che tutti sapevano, tutti, tranne me.
  • Look back in anger - David Bowie (Lodger, 1979) Proprio stamattina stavo per archiviare Lodger di Bowie, in ascolto da qualche mese ormai, sempre con piacere ma sempre senza troppi sussulti, quando all'improvviso mi è saltata davvero all'orecchio questa canzone, che mi è risultata essere un buon equilibrio fra ciò che più mi piace in Bowie, ossia il lato rebel rock, e ciò che più lui tratta in questo e altri album, ossia un aspetto un po' World, un po modaiolo, fra l'altro sempre con un po di ritardo, del pop rock. Da qui, due domande sono sorte: la prima, quante volte è giusto ascoltare un album, prima di archiviarlo con una alzata di spalle che ne decreta la mediocrità o per lo meno la non affinità con i nostri gusti? Seconda domanda: ma si può già parlare male di Bowie o dobbiamo aspettare per lo meno il primo anniversario della morte?
  • Bunker busted - Viet Cong (Viet Cong, 2014) Se fosse per la loro musica, un misto di Arcade Fire, Cure, Interpol e TV on the Radio, probabilmente i Viet Cong sarebbero solo un ennesimo buon gruppo in circolazione da un paio di anni. Invece hanno avuto la fortuna di essere vittime di un clamoroso boicottaggio ai festival di mezzo mondo a causa della loro Ragione Sociale. Nelle ultime settimane ho letto interviste, comunicati, commenti e articoli sulla questione ma giuro di non averci capito niente. Boh, ancora non so perché il nome Viet Cong risulti sconveniente o offensivo, ma so che ora il gruppo si chiama Preoccupations, che tutta questa storia  gli ha comunque procurato parecchia pubblicità, che a me non dispiace per niente e che ieri sera, porca troia, ha diviso il palco con i miei Girl Band a Parigi mentre io, come un deficiente, ero ficcato a casa   a perdere tempo con David Bowie.

domenica 13 novembre 2016

Week 45/16

  • New bear - Ultra Panda (The new bear, 2016) Mi scuso per la qualità audio del video linkato, ma non ho trovato di meglio. Per cui, ancora una volta, vi chiedo di darmi fiducia. Mi rendo conto di quanto la Ragione Sociale di questo gruppo lionese sia orribile, ma sanno creare e gestire un gran bel rumore, ed è per questo che sono finiti fra le mie grazie. Se vi dovessero incuriosire, andate sul loro account Bandcamp e scaricate gratuitamente questo EP appena uscito. Ora, vi chiedo un altro favore: non fraintendermi che davvero non voglio fare paragoni idioti. Eppure, vi giuro, Lyon sta alla Francia come New York sta agli Stati Uniti, e Ultra Panda sta al noise francese esattamente come i Sonic Youth stanno a quello americano. Non fraintendetemi, davvero, vi chiedo forse troppo?
  • Message the History - Sonic Youth (The Eternal, 2009) E a proposito di Sonic Youth, non riesco proprio a togliere dalla rotazione The Eternal, sorprendente album pieno di meravigliose melodie spalmate su duri ritmi noir e inframezzate da improvvise stilettate rumoristiche, furiose dissonanze gelide, atroci violenze strumentali. E' un peccato, davvero un peccato aver perso il miglior gruppo noise mai esistito semplicemente per una più giovane...
  • Pain - LVL UP (Return to love, 2016) Mi sono imbattuto in questa canzone per caso, come spesso succede con la riproduzione automatica di YouTube... il fatto è che ero convinto di ascoltare ancora i Rolling Blackout C.F. ma mi parevano un po' diversi, più rumorosi e un po' più malinconici questi... insomma, per farla breve, questa fantastica Pain è scritta, eseguita e registrata da un gruppo che si chiama LVL UP, americano e accasato con la Sub Pop, che leggendo i commenti sotto il video sembra essere un altro di quei gruppi fondamentali di cui io e solo io sconoscevo l'esistenza. Dio, devo essere sincero, ho tanti di quesi dischi ancora nella pila da ascoltare, ci sono ancora tanti di quegli album relegati nella wishlist e ci sono ancora tanti di quei lavori che ogni giorno escono o di cui solo scopro l'esistenza che dio, davvero, dio, sto cominciando a pensare di levarci mano...

domenica 6 novembre 2016

Week 44/16


  • Boys don't cry - Scarlett Johnsson (non trovo nessuna indicazione di album o singolo) Il messaggio con il link a YouTube diceva semplicemente: figa a dir poco... beh, abbiamo rivisto questo video decine di volte da ieri pomeriggio e vi giuro che ancora non abbiamo capito se, l'amica Giusi, col suo commento, si riferisse alla canzone o alla cantante. Beh, io direi alla canzone, ma mio cugino, non c'era da dubitarne, non si è neanche accorto che c'era, una canzone...
  • I don't want to let you down - Flyying Colours (EPX2, 2015) Oddio, credo di essermi preso una cotta per questi qui. Il problema è che, per le mie finanze, non era il caso di prendermi una cotta in questo momento, per di più' per un gruppo australiano che, se non ho capito male, in Europa non è stato ancora stampato, e quindi di difficile reperibilità. Ma tant'è, al cuore non si comanda, e sto stalkinando un tizio inglese su eBay che sembra abbia una copia da sbolognare a costo di sangue del loro primo lavoro. Vi terrò aggiornati, ve lo prometto, e può darsi anche vi chieda di fare una colletta!
  • Julie's place - Rolling Blackout Coastal Fever (Julie's place, 2017) Qui non arriverei a parlare di cotta, ma mi piace da morire questa Julie's place dei (australiani anch'essi) Rolling Blackout C.F. So che sembrerà una minchiata ma io ci sento dentro praticamente tutto ciò che amo degli ultimi 50 anni di pop e rock: chitarre nervose in sottofondo, feeling che resta sempre pop, ritmo serrato, coretti alla Beach Boys e voce da mi sono appena svegliato dopo una notte di bagordi ma devo correre in ufficio anche se è estate e vorrei andare al mare. Insomma, gli album li ascolterei proprio volentieri, anche se non posso parlare di cotta, anche se non arriverei a chiedervi di fare una colletta!