domenica 28 dicembre 2014

Week 52/14 - tre canzoni, tre città, tre aggettivi

  • In bianco e nero - Carmen Consoli (Stato di necessità, 2000) Ogni città ha un aggettivo che la descrive perfettamente, o così dovrebbe essere. Ho cominciato a pensarlo leggendo Sostiene Pereira nel quale, secondo Tabucchi, Lisbona scintillava, letteralmente scintillava. Questa cosa mi è piaciuta così tanto che 1) sono dovuto andare a Lisbona per controllare se era vero (ed era vero!); 2) mi sono messo a cercare l'aggettivo perfetto per Catania. Non è stato difficile trovarlo, anche se non ricordo come sia successo, visto che la cara Carmen non era più, all'epoca, fra le mie preferite, ma fatto sta che trovai, in questa In bianco e nero, un accenno ad un nitido scorcio degli anni sessanta di una raggiante Catania. Uh, fantastico, davvero, fantastico. Ma ancora più fantastico è che, per tanto tempo, ci abbia anche creduto, che Catania potesse essere raggiante, così come Lisbona era scintillante. Ci ho creduto davvero.
  • Zooropa - U2 (Zooropa, 1993) Beh, qui la faccenda si complica, a proposito di città e aggettivi. Qui la faccenda si complica perchè la città in questione è Berlino, l'aggettivo è l'intraducibile overground, e la canzone da cui è tratto l'accostamento è una delle più incredibili mai scritte da Bono & co, Zooropa. Il muro è da poco caduto e la giovane ragazza berlinese non ha bussola e una mappa con cui orientarsi, ma non ha neanche ragioni per tornare indietro. La ragazza berlinese non ha religione, non sa cos'è cosa e non sa qual è il limite di ciò che loro, lei e i giovani berlinesi, hanno. La giovane berlinese sa che si stavano nascondendo, ma comincia a non essere più sicura di ricordare da cosa. E allora basta preoccuparsi, la giovane berlinese non ha più bisogno più di andare con la subway. Ora, tutto ciò che prima a Berlino scorreva undeground, può invadere la città intera, da est a ovest, può inondare la Germania laboriosa, può coprire tutta l'Europa, e finalmente, può farlo scorrendo overground. All'improvviso, all'inizio degli anni '90, Berlino diventa la capitale europera della cultura, e adesso, nel fango berlinese, ci sono solo fiori.
  • Strade di Francia - Daniele Silvestri (Il dado, 1996) Beh, scelta scontata, Parigi, immensa, Parigi immensa, tramite Daniele Silvestri, ma non poteva essere che così. Parigi è immensa, così immensa da lasciare senza parole...

domenica 21 dicembre 2014

Week 51/14 - Rush finale per un anno brillante ma sfiancante!


  • Storia di un impiegato - I Cani (Glamour, 2013) Da un pò di tempo questa canzone mi fa sorridere. Prima mi faceva piangere, ora mi fa sorridere: mai come in questo periodo sono stato così contento di essere un semplice, diligente e affidabile lavoratore impiegato, per di più metalmeccanico. Ma il fatto è che, chi va piano, va sano e va lontano!
  • Extraterrestre - Eugenio Finardi (La forza dell'amore, 1990) Questo tizio stasera suona sotto casa mia. Non nel senso di vicino, o nei paraggi, o in un locale dalle mie parti, no: proprio sotto casa mia, in un palchetto allestito sulle strisce blu, davanti i cassonetti della spazzatura. Beh, niente di male, davvero, anzi si sa che Eugenio Finardi è un autore colto, indipendente, fuori dagli schemi. Ma il fatto che l'ultimo ad essersi esibito sotto casa mia, in un palchetto improvvisato sulle strisce blu, davanti i cassonetti della spazzatura, sia stato un idolo di San Cristoforo chiamato Matteo, 12 anni e neomelodico, vorrà pure dire qualcosa, o no?
  • Could you - TV on the Radio (Seeds, 2014) Ah chissà, magari se vivessi a Brooklyn sotto casa, in un palchetto improvvisato sulle strisce blu, davanti i cassonetti della spazzatura, invece di suonare Matteo o Finardi, potrebbero suonare i TVOTR. Magari. Ma purtroppo non sto a Brooklyn, NY, sto a San Cristoforo, CT e per vedere suonare i TVOTR ho due alternative: o mi faccio i chilometri, oppure paziento per qualche decennio e aspettare che diventano bacucchi abbastanza per farli suonare a San Cristoforo, sotto casa, in un palchetto improvvisato sulle strisce blu, davanti i cassonetti.

domenica 14 dicembre 2014

Week 50/14

  • First we kiss - Anna Calvi (Anna Calvi, 2011) Non è che questa sia stata proprio una delle migliori settimane della mia vita. Anzi, diciamo che ha fatto proprio schifo, così come la precedente e quella prima ancora. Poi, come se non bastassero tutti i casini in cui, sembrerebbe, io mi sia ficcato, ecco che il capo chiede anche gli straordinari al lavoro. Che stress. Però sabato, mentre ero nel bel mezzo del mio lavoro straordinario, rimuginando quindi su tutti i casini di cui sopra, ecco che Anna Calvi mi sorprende con questa First we kiss che mi era completamente sfuggita. Ecco, non è che mi sia rilassato del tutto e abbia dimenticato i miei guai, però un sorriso tranquillo credo proprio che mi sia scappato.
  • Twice as hard - Interpol (El pintor, 2014) Sempre sabato poi, dopo gli straordinari, mi sono infilato in macchina e ho fatto strada lunga la odiatissima Catania - Gela per andare a recuperare Giulietta e Mamma e riportarmele a casa. Dopo i miei TV on the Radio, ho messo su, per la prima volta, El Pintor, degli Interpol. Quando è finito, dopo manco quaranta minuti, con questa canzone mezza ballata e mezza cacata, ho pensato: non male tutto sommato, va bene, ma quand'è che inizia l'album e finiscono le bonus track tratte dalle out take di Turn on the bright light?
  • Single town - Andre (Oz do it better, 2014) Invece questa l'ascoltavo l'altra sera, sul divano e con le luci spente, dopo aver fatto una cosa prettamente da maschio single pieno di guai: mangiato la pizza davanti al televisore acceso sulla partita (mi pare che fosse la Roma...). Questa canzone apre la compilation Oz do it better pubblicata esclusivamente in Cassetta (in numero limitato e già esaurita) e in Digitale dalla fantastica e francese Beko Disques: sono tutti artisti australiani, sono tutti più o meno sconosciuti in Europa, sono tutti fantastici. E io li sponsorizzo!

sabato 6 dicembre 2014

Week 49/14


  • Naufragio sull'isola del tesoro - Afterhours (I milanesi ammazzano il sabato, 2008) Oltre mio cugino, nella mia tentacolare famiglia, c'è un altro cugino, che ha molto in comune con mio cugino: ama la musica, come mio cugino, ha certe velleità artistiche, come mio cugino, ed è un pò tozzetto e spelacchiato, proprio come mio cugino. Però, a differenza di lui, mio cugino, non me l'avrebbe mai, e poi mai, messa allegramente nel culo.
  • Lazerray - TV on the Radio (Seeds, 2014) Finalmente arrivò, l'album più atteso dell'anno! E col cazzo che l'ho messo in coda alle trecentomila cose che sono in attesa da cento anni! Ha scavalcato tutti e me lo sto spolpando da due giorni, a casa, in macchina, anche mentre dormo. Lazerray è forse la canzone meno rappresentativa di Seeds, ma ricorda molto i primi TVOTR, quelli che amo di più in fin dei conti, e per questo, anche se è impossibile non farsi travolgere dai ritmi più danzerecci della scaletta, è anche il mio brano preferito dell'album. Almeno, fino ad ora.
  • Untogether - Lush (Spooky, 1992) Mi sono completamente innamorato di questa canzone, di questo album, di questo gruppo che, vergognosamente, avevo sempre un pò (ehm, del tutto) trascurato. E' inutile, sono un figlio, fottuto, ma felice, degli anni '90. 

domenica 30 novembre 2014

Week 48/14 - una tripletta al silenzio


  • Nothing natural - Lush (Spooky, 1992) Dovete sapere che non mi trovo nelle condizioni esattamente indicate per scrivere un blog di musica pop: intanto sono stanco per un evento drammatico che chiameremo, in codice, Battesimo della Bambina. Poi, il mio divano è occupato da un'ospite, in codice La Suocera, che sta guardando nel mio televisore, solitamente spento in queste occasioni a favore dello stereo acceso, un programma che chiameremo, sempre in codice, Insulso. E' evidente: non sono proprio nelle migliori condizioni per scrivere. Per cui, questo post, sarà basato molto sulla fiducia. In particolare, per esempio, questa Nothing natural non l'ho proprio mai ascoltata, ma è presente nell'album dei Lush che comincerò a mettere sul piatto da domani.
  • This side of the fence - Day Ravies (This side of the fence, 2013) Ho appena trovato una nota secondo la quale questa canzone è la prima release dei Day Ravies dai tempi di Tussle, e precede un 7" in uscita per la Beko Disques in questi giorni. Ovviamente, non posso ascoltarla, per le ragioni sopra riportate. Ma ciò nonostante, non solo è presente in questa tripletta, ma appena finirò di scriverla volerò sul sito della label francese per pagare il mio obolo e avere questa - sicura - perla nella mia discoteca!
  • Tropical - Paolo Conte (Snob, 2014) Mi dicono che questo nuovo singolo di Paolo Conte è molto bello. Ovviamente, sempre per i motivi sopra riportati, posso vedere il video ma non ascoltare la musica e le parole. Ma mi fido, mi fido. Nel frattempo, La Suocera parla al telefono e continua a guardare il programma Insulso. Il Battesimo della Bambina è ormai acqua passata. Io mi ritiro con eleganza nelle mie stanze, e domani potrò finalmente ascoltare le canzoni di oggi...

domenica 23 novembre 2014

Week 47/14


  • I'll be your man - Anna Calvi (Anna Calvi, 2011) Questa settimana sono così stanco, ma così stanco, che non riesco neanche a capire se questa canzone mi piace o no. Diciamo di si, ma senza strapparmi troppo i capelli dalla testa.
  • Everyday robots - Damon Albarn (Everyday robots, 2014) Vi giuro che le cose sono andate così: sono entrato in negozio, ho sfogliato svogliatamente i vinili e ho scelto questo, invece che gli Interpol. Poi sono andato alla cassa, ho pagato 24 euro e 99 e sono uscito. Poi ho percorso un metro scarso, di sicuro sono diventato tutto rosso in faccia e mi sono detto: Damon Albarn? Ma che cazzo ho fatto?
  • Fuck That - Skrillex (Recess, 2014) Il mio amico Fabio, nonostante i suoi 34 anni, sta evidentemente attraversando una crisi di mezza età. Non si spiegherebbe altrimenti come, dopo avermi frullato le palle per anni con Soft Machine, Robert Wyatt e Gentle Giant, sia arrivato ad ascoltare questa roba che non so neanche come definire! E diosanto, sono così sconvolto che non so neanche come conludere questo cazzo di post!

domenica 16 novembre 2014

Week 46/14 - una tripletta se mi devo fare tre ore di macchina e mi ritrovo solo con vecchi cd


  • Radio Varsavia - Franco Battiato (L'arca di Noè, 1982) E' un quadro dipinto a parole, di cui mi sfugge il significato generale, ma di cui amo ogni singola scena: i volontari laici che scendono le scale in pigiama, i cittadini attoniti che fingono di non capire niente, i commercianti punici che arrivano in Abissinia, l'orgoglio delle fantastiche operaie cinesi e le biciclette di Shangai, e quel ultimo appello di radio Varsavia, chissà perchè da dimenticare. C'era un tempo in cui Battiato mi emozionava molto, anche se spesso non capivo assolutamente ciò di cui parlava. 
  • Le verità che ricordavo - Afterhours ((non è per sempre), 1999) Invece, i testi di Manuel Agnelli, capisco sempre di cosa parlano: parlano di me! Non so come sia possibile, magari delle cimici in casa, o forse qualche amico in comune con la lingua troppo lunga, ma è così. Sentite qui: il sole sale sopra il continente del male sopra il quale sto crescendo, migliorando e dove fingo di non essermene accorto che non sto vivendo, sono morto. Ora, senza dovervi spiegare tutto, che non siete mica scemi e ci arrivate da soli, non è chiaro che stia parlando proprio di me?
  • Albascura - Subsonica (Amorematico, 2002) Canzone notturna, ma anche canzone da pogo sotto il palco, da volume a manetta, canzone da corsa sul lungo mare in ottobre, canzone di rabbia, canzone di frustrazione, ma anche canzone da macchina. Affornti le curve durante le strofe, e poi aspetti il ritornello e il rettilineo, per poter accelerare, accelerare, accelerare, e lasciare andare tutto il tuo dolore contro questo muro.

domenica 9 novembre 2014

Week 45/14

  • Methodrone - The Brian Jonestown Massacre (Methodrone, 1995) Che la canzone migliore di un album sia la "Bonus Track" inserita nelle ristampe vorrà pur significare qualcosa. E secondo me, sappiamo tutti anche cosa.
  • The best day - Thurston Moore (The Best Day, 2014) Che io stia aspettando come un pazzo l'uscita del primo album di Thurston Moore post Sonic Youth vorrà pur significare qualcosa. E secondo me, anche in questo caso, sappiamo tutti anche cosa.
  • I - Perfect Pussy (I have lost all desire for feeling, 2014) Che io abbia scelto questa canzone per la tripletta di questa settimana solo a causa del nome del gruppo vorrà pur significare qualcosa. E secondo me, stavolta almeno, sappiamo davvero tutti anche cosa.

domenica 2 novembre 2014

Week 44/14 - una tripletta nostalgica VII

  • From a motel 6 - Yo La Tengo (Painful, 1992) 1) mi ricorda quel fantastico periodo in cui Giulietta non c'era ancora anche se c'era già; 2) quella specie di sega elettrica con cui si trastulla Ira Kaplan mi esalta come poche altre cose al mondo; 3) mi è sempre sembrata la When you sleep dei Yo La Tengo; 4) è di una bellezza unica; 5) suonata a volume adeguato si sentono cose che non avete idea. Ecco, queste sono le cinque ragioni per cui amo questa canzone così tanto da giustificare l'acquisto di una costosissima prima stampa tedesca (in buone ma non ottime condizioni) di Painful dei Yo La Tengo arrivata a casa proprio in questi giorni.
  • Ad occhi chiusi - Luciferme (Luciferme, 1996) Era un giovedì notte, un giovedì notte freddissimo, e Andrea mi venne a prendere in moto fino a casa per trascinarmi all'ormai defunto Taxi Driver, dove avrebbe suonato un gruppo a me sconosciuto che lo faceva impazzire. A metà serata avevo le palle gonfie perchè li dentro c'era una puzza infernale di alcol e fumo, perchè a mezzanotte ancora non se ne parlava di suonare, perchè la musica in diffusione era troppo strana e a volume troppo alto, perchè il locale era vuoto e io avevo paura che qualcuno si accorgesse che esistessi e che non ero mai stato ad un concerto rock. Poi i Luciferme hanno cominciato a suonare e, all'improvviso, tutte le ragioni per cui per due ore avevo avuto le palle gonfie, sono diventate incredibilmente tutte le mie ragioni di vita da quel momento in avanti.
  • Yard of blonde girls - Jeff Buckley (Sketches for My sweetheart the drunk, 1997) C'era una volta una che mi piaceva. Un giorno, come si usava ai tempi, le feci una cassettina dedicandole, a causa di quel very sexy ripetuto prima dei ritornelli, questa canzone in particolare. Quando lei vide la dedica fece una faccia strana, quasi schifata. Lo sai chi è Lola?, mi chiese. No, risposi io. Lei sbuffò e scosse la testa. Lo sai cos'è la yard of blonde girls?, chiese ancora. No, ancora io. Allora lei sbuffò di nuovo e abbassò gli occhi a terra. Quindi non sai neanche di che parla la canzone? Insistette infine. Nooooo, sbuffai questa volta io, spazientito. Sei un cretino, disse lei. Si alzò, e non la vidi più. In seguito, capì il suo punto di vista. Ma nonostante questo, per me, quel che contava, era quel very sexy ripetuto prima dei ritornelli.

domenica 26 ottobre 2014

Week 43/14

Questa settimana niente post perchè questa settimana sono triste. Anzi no, questa settimana c'ho i cazzi miei (cit.).
Pardon.

sabato 18 ottobre 2014

Week 42/14 - una tripletta sulle vie misteriose attraverso le quali giungere alla verità rock


  • Summer sun - Koop (Waltz for Koop, 2001) Avete presente quella fantastica e misteriosa canzone che canticchiate da una vita, senza saperne neanche le parole, figuriamo il titolo o l'autore? Dai, tutti ne abbiamo una. Per me era questa. L'avevo sentita da qualche parte, questo era ovvio, ma dove? E di chi era? E come si chiamava? Per anni ho provato a chiedere in giro, niente. Poi ho provato, più volte!, a canticchiarla a Soundhound, niente. Ero certo esistesse, ma ormai, dopo anni e anni, cominciavo a pensarla come chi mi diceva che non esisteva, che me l'ero inventata per attirare l'attenzione. Stavo diventando pazzo. Poteva essere una canzone maledetta che aveva lo scopo di uccidermi o farmi esplodere il cervello? O che fosse una specie di richiamo mortale con chissà quale messaggio che potevo recepire solo io? Poteva essere. Tutto poteva essere. Stavo proprio diventando pazzo. Poi, l'altro giorno, accendo la radio e lo speaker l'annuncia. Annuncia questa canzone. Si chiama Summer Sun, è degli svedesi Koop, è del 2001. Niente melodia fantasma, niente voci che mi canticchiano nella testa. Bene, non sono pazzo allora, bella notizia. Però ora, io, che scopo ho nella vita?
  • She walks - A Modern Way To Die (Pulse & treatment, 2014) Guardavo il cd che avevo fra le mani e continuavo a chiedermi può lo sbattere d'ali di una minchia di farfalla in Cile provocare un cazzo di tornado in Giappone? Dovevo avere una faccia molto perplessa, perchè si è avvicinato mio cugino, si è seduto accanto a me, e mi ha chiesto che problemi hai? Poi ha notato il cd e mi ha chiesto che minchia è? Allora io l'ho guardato ancora più perplesso, ma anche angosciato e scettico e intimorito e allora gli ho chiesto secondo te, com'è che un tetto che perde quando piove ha fatto si che io avessi gratis il nuovo album di questo oscurissimo gruppo dark post punk? Mi aspettavo rispondesse col solito coglione! e invece anche lui si è piegato sotto il peso di ciò che non si può sapere mistero, caro cugino, mi ha quindi risposto, con lo sguardo fisso sulla copertina grigia del cd mistero. Le vie di San Cristoforo sono tortuose e oscure. Mistero. Mistero...
  • NYC - Interpol (Turn on the bright lights, 2002) Avevo una certa avversione per gli Interpol, alimentata dalla recente uscita del nuovo singolo e del nuovo album, fino alla settimana scorsa. Avevo ripescato, proprio per queste pagine, l'unica loro canzone che mi piacesse davvero, Rest my chemistry, e subito dopo, non so perchè, ho voluto tirare fuori quest'album dalla pila dei cd ricordando che, quando uscì, nel 2002, lo avevo si ascoltato con tanto interesse, ma lo avevo poi bocciato ed ero passato agli Strokes. Mi vien da ridere, ma adesso non riesco a toglierlo dal lettore. Non riesco a capire come faceva a non piacermi allora. Non riesco a pensare ad altro album (recente) più classico e d'atmosfera. E allora è un altro mistero. E' un mistero che l'abbia bocciato dodici anni fa, ed è un mistero che, per puro caso, l'abbia ripescato e me lo stia godendo ora. E' proprio un cazzo di mistero. Un altro mistero. Amen.

sabato 11 ottobre 2014

Week 41/14

  • Dry the rain - Beta Band (the three EPs, 1998) Secondo molti questa è la canzone migliore di uno dei gruppi migliori degli anni '90 (che poi, secondo molti, sono gli anni migliori per la musica migliore). Ora, non è che non mi piaccia, è anche carina con quella slide guitar, l'aria sonnolenta, il cantato scazzato e le trombe latine, ma è di una pochezza sconcertante. Dico, ripeto, non è che non mi piaccia, davvero, ma se secondo molti questa è la canzone migliore di uno dei gruppi migliori degli anni '90, e se davvero a costoro piace questo approccio alla musica, beh, allora mi permetto di consigliar loro di perdere parte del loro tempo migliore e ascoltare certi signorotti dai nomi buffi come Beck e Beastie Boys. E credo che alla fine cambieranno un pochino idea, e su Dry the rain, e sulla Beta band.
  • Banging the door - Public Image Limited (Flowers of romance, 1981) Il groove di Banging the door non è seplicemente malato: è esso stesso la malattia. Anzi, è il virus della malattia. Quel virus altamente contagioso che dai Velvet Underground, passando per i PIL, si è insinuato poi nella musica di chiunque: Depeche Mode, Mercury Rev, Tricky, Massive Attack, Einsturzende Neubaten, Aphex Twin ed altri, ed altri, ed altri ancora. E ora, ora che si è insinuato anche nel mio cervello, ora, ora che è troppo tardi per cercare un vaccino, come faccio a guarire da questa malattia senza lasciare troppi segni evidenti sul mio già martoriato corpo? Just banging the door?
  • Mitiche idee - Flor (Flor, 2014) Ecco la risposta. Ascoltando una solare, sincera, semplice e sana canzone dei miei Flor! Duppi duppi du, duppi duppi du...

sabato 4 ottobre 2014

Week 40/14

  • Daphnia - Yo La Tengo (I am not afraid of you and I will beat your ass, 2006) All'inizio storci il naso, non capisci cosa sta succedendo. E' l'introduzione del brano, così lontana e discreta, che ti sembra proprio shoegaze giapponese, con quel suo profumo silenzioso di foglie gialle e marroni. Poi noti che il disco scricchiola, più di quanto dovrebbe, ma presto capisci che non sono scricchiolii, quelli, sono passi discreti nella pioggia, che vanno, che vengono, e che poi spariscono, senza che tu te ne accorga. Poi le orecchie ti si fissano su un pianoforte che non sai quando è arrivato, che forse c'è sempre stato, sin dal primo secondo, ed eri tu che eri distratto dai passi nella pioggia e non l'hai sentito. Provi allora ad inseguirlo, sembri riuscirci, ma poi incespichi, cadi, ed è qui che rimani senza fiato, e non sai neanche per quanto tempo. Il piano si allontana, nella spirale distorta di una chitarra che si lamenta, e non riesci ad acchiapparlo. Il piano ora è un'arpa, o tale sembra. Il piano ora è silenzio. Il piano ora è una coda che si spegne senza troppo disturbo. Tu ora non storci più il naso, mentre la canzone finisce, ora hai capito cosa è successo. Ora sai che i tuoi Yo La Tengo sanno farti anche questo.
  • Happy togheter - Turtles (Happy togheter, 1967) E' inutile, ci sono cose che abbiamo scolpite nel DNA, scritte nella ROM del nostro cervello ancora prima di essere concepiti, quando siamo solo girini impazziti che aspettano la loro chance, che sono il nostro bagaglio culturale atavico: chi si ricorda la prima volta che ha sentito Michelle dei Beatles, o Born in the USA di Springsteen? Io no. Eppure, anche se sono canzoni che, razionalmente, non mi fanno neanche impazzire, appena mi capita di sentirle, soprattutto se inaspettatamente, mi mettono su un frullato di sensazioni difficile da spiegare: orgoglio, serenità, sicurezza, altro ancora. Questo vale anche per Happy togheter dei Turtles: che salti fuori nel bel mezzo de Il ladro di orchidee, o che buchi la radio la mattina quando mi trascino in bagno pieno zeppo di sonno, riesce sempre a riappacificarmi col mondo. E, ancora più importante, con me stesso.
  • Like a rolling stones - Bob Dylan (Highway 61 revisited, 1965) In questi giorni ho letto un libro di Nick Hornby, Come diventare buoni, che insegna come rimanere pezzi di merda senza sentirsi in colpa facendo leva sul fatto che, chi più chi meno, siamo tutti pezzi di merda ipocriti. Ecco, io non lo so se sono pezzo di merda più o meno degli altri, ma ora, grazie a Nick Hornby, posso gridare a tutto il mondo, senza sentirmi in colpa, che non solo Bob Dylan mi fa schifo, ma anche che questa canzone è solo una noiosissima litania con un testo banale e buono, troppo buono, a prescindere delle cazzate di cui parla, che mi fa venire la nausea ogni volta che l'ascolto o che qualcuno la cita. Oh! Grazie Nick, grazie! Mi hai reso un pezzo di merda migliore!

giovedì 25 settembre 2014

Week 39/14

  • The deserter - Kissogram (Rubber & Meat, 2009) Qualunque ratatatà canzone passata, presente e futura porti con se un ritornello così ratatatà geniale, avrà sempre un posto ratatatà speciale nel mio cuore ratatatà. Ratatatà!

mercoledì 17 settembre 2014

Week 38/14 - una tripletta nostalgica VI


  • Rest my chemistry - Interpol (Our love to admire, 2007) Avevo un gomito fratturato in tre punti diversi, dolori lancinanti in tutto il braccio e la notte non dormivo per il caldo. Non potevo infilarmi una maglietta o rullarmi una sigaretta da solo, non potevo guardarmi allo specchio senza sentirmi male per quei 40 punti di sutura che mi tagliavano in due il braccio come il Tamigi taglia in due Londra, e non stavo mai da solo. C'era gente che mi veniva a trovare, che mi portava a mare, che mi preparava da mangiare e a cui io dovevo sempre sorridere e dire grazie. C'era gente che sapeva come mi sentivo e gente che non lo sapeva, ma diceva lo stesso che lo sapeva. C'era gente che mi diceva meglio il braccio che la gamba, meglio il sinistro che il destro e scuoteva la testa per sottolineare la propria esperienza. E io rispondevo eh già, eh già!, che poi significava fanculo. Per svoltare tutto, mi affidavo spesso a Rest my chemestry, che di quel periodo fu una delle colonne sonore. Mi facevo rullare uno spinello, mettevo su YouTube la canzone, e l'ascoltavo ripetutamente. E non dico che tutto spariva, no. Ma di certo si allontanava, per una decina di minuti o una mezzoretta scarsa.
  • The last good day of the year - Cousteau (Cousteau, 1999) Il mio primo download, fatto con Napster. Un pò come farsi il primo spinello all'oratorio, o perdere la verginità sul letto dei propri genitori. Una delusione o un'estasi, qualsiasi cosa, ma, sicuramente, un evento indimenticabile.
  • Fingerprints - Black Heart Procession (Amore del tropico, 2002) Impazzivo per questa canzone e per i BHP. Impazzivo per il loro stile noir, per la loro paranoia, per l'uso di strumenti non convenzionali. Ma una sera d'estate del 2003 ho barattato tutto questo impazzire con uno spinello a casa di alcuni ragazzi più grandi di me a cui volevo piacere, proprio mentre, dall'altra parte della città, questi californiani di San Diego facevano impazzire altri molto, ma molto più furbi di me.

martedì 9 settembre 2014

Week 37/14 - una tripletta di fretta


  • Challenger - Stevens (A History of hygiene, 2013) Bella canzone, ma l'ho scelta a caso fra quelle a cui ho promesso di prestare attenzione.

sabato 6 settembre 2014

Week 36/14

  • Fell off the floor man - dEUS (In a bar, under the sea, 1996) Non è perchè ogni canzone dei dEUS somiglia troppo a quella di qualcun altro, ma è perchè ogni loro album somiglia troppo ad un greatest hits piuttosto che a un vero e proprio album. Prendiamo questa Fell off the floor man, per esempio, dal loro secondo lavoro: la struttura della canzone e il riffone di chitarra sono molto simili a quelli di Wish dei Nine Inch Nails, rendendo così le due canzoni molto simili fra loro pur appartenendo a generi completamente diversi. Solo che li dove Wish si cala perfettamente in un mood, in una ricerca artistica ben precisa, la canzone dei dEUS non significa invece un cazzo, perchè già alla traccia successiva lo stile è diverso, l'approccio è diverso, e si è perso di conseguenza l'obbiettivo artistico. E non è che questo c'entri con quale canzone sia più bella delle due, o con quale genere piaccia di più. C'entra col fatto che non è così che si fa musica.
  • Guarda che bello - Flor (Flor, 2014) Se Marcello Cunsolo facesse un album pieno di rutti e scoreggi, io lo esalterei come un maestro dadaista dei 2000. Se Marcello Cunsolo facesse un album pieno di niente, di vuoto, io lo esalterei come un genio del rumore bianco al pari e più di Lee Ranaldo. Ma se Marcello Cunsolo mi fa canzoni come queste, che forse non saranno al livello di quelle altre che conosciamo, ma che sono pur sempre canzoni belle, io lo bacio sulla bocca appena lo incontro per strada. E gli dico: grazie Marcè!
  • Gravedweller - Wytches (Gravedweller EP, 2014) Conosco qualcuno che per questa robba si strapperebbe i capelli e si lancerebbe dentro un oceano di lodi e complimenti. A me questo suono non fa ne caldo ne freddo, non mi piace e non mi dispiace. Però, visto che l'EP era in free download, me lo sono acchiappato al volo, e me lo ascolto pure, che non si sa mai, magari scopro un mondo nuovo.

domenica 31 agosto 2014

Week 35/14

  • Map ref. 41N 93W - My Bloody Valentine (Map ref. 41N 93W, 1996) Quando pochi giorni fa ho scoperto questa canzone, ho pensato sul momento che una cover di una delle mie canzoni preferite di uno dei miei gruppi preferiti da parte di un altro dei miei gruppi preferiti non poteva che essere una cacata. E invece no, invece è fantastica! E' fantastica perchè Kevin & co. non strafanno nel tentativo narcisistico di dimostrare che siano meglio dei Wire, e che la loro Ref Map sia meglio di quella dei Wire. E' fantastica perchè inizia allo stesso modo della versione originale, ma poi, secondo dopo secondo, diventa a tutti gli effetti una canzone dei My Bloody Valentine. E' fantastica perchè, quando una canzone è scritta bene, è scritta bene, e se viene suonata con rispetto, non importa se dal grande gruppo che l'ha scritta o da un altro grande gruppo che l'ammira, allora possiamo esserne tutti contenti. E basta. Oh!
  • Every other Freckle - Alt-J (This is all yours, 2014) E' difficile per un ascoltatore approcciarsi al secondo album di un artista, soprattutto se il primo ti è piaciuto molto. E in effetti, immagino, sia difficile anche per l'artista stesso: che faccio, sperimento, o ripeto la stessa formula? Perdo ascoltatori ma ne acquisto altri o mi tengo quelli vecchi? Trovo una via di mezzo? Il punto è che gli album pari dovrebbero sempre essere presi con le pinze, sia dagli ascoltatori, sia dall'artista. Perchè, se l'artista è un vero artista, difficilmente potrà restare fermo su se stesso, ma è anche vero che, se l'artista è un vero artista, avrà bisogno di un pò di tempo per trovare la giusta nuova strada. Per questo, se l'ascoltatore è un vero ascoltatore, allora dovrebbe sempre essere cauto con gli album pari: perchè solitamente sono quelli di transizione, quelli in cui si sentono ancora i vecchi approcci ma se ne colgono anche migliaia di altri nuovi, magari solo timidamente abbozzati, fra cui, probabilmente, l'artista, coglierà poi quello che deciderà il prossimo album dispari e quindi la strada artistica da proseguire, lasciando decidere all'ascoltatore se continuare a seguire l'artista o meno. E così, siamo alla fine della tiritera, in questa canzone, che è il singolo che anticipa il nuovo e secondo album degli Alt-J, si sente un ottimo riassunto degli Alt-J passati, e una grande anteprima di quelli che si spera siano gli Alt-J futuri. Poi, se loro con un colpo di coda sorprenderanno tutti gli ascolatatori, andando compleatamente in un'altra direzione, allora magari ne riparleremo.
  • ◌ (Circle) - Boredoms (Vision creation newsun, 1999) Ho sempre avuto un occhio di riguardo per la scena rumorista giapponese, e per questo sono sempre stato preso per il culo da mio cugino. Figuriamoci poi da quando ha scoperto che, questa scena, ha anche un nome, cioè Japanoise. Dice che sono solo dei tappetti che si dimenano sul palco come se avessero il ballo di san Vito, che non sanno suonare, che sono ridicoli. Io, volendo, gli posso anche dare ragione. Ma i Boredoms non me li deve toccare nessuno, neanche lui. Loro non hanno niente da spartire con tutti gli altri Japanoiser. Basta ascoltare questo incredibile Vision creation newsun e questa incredibile ◌ (Circle) che lo apre: shoegaze, ambient, new age, space rock, classic. Un delirio. Però è chiaro, io i Boredoms non li vedrò mai dal vivo: vorrei evitare di scoprire che anche loro altro non sono che tappetti che si dimenano sul palco come avessero il ballo di san Vito, e che non sanno suonare, e che sono ridicoli. Fosse così, come potrei ancora difenderli a spada tratta contro quel bastardo di mio cugino, anche se hanno fatto un album come questo?

lunedì 25 agosto 2014

Una tripletta inattesa, una tripletta sofferta: le tre canzoni di Massimo Zanetti

L'amicizia con quest'uomo bolognese è iniziata male, malissimo, ma è proseguita peggio: prima mi si è infilato a casa, da perfetto sconosciuto, per quasi due settimane, costandomi l'inferno in droghe varie (pistacchi, pizze, arancini etc..). Poi ha avuto la brillante idea di inguaiarmi, tramite processo battesimale, nell'evoluzione spirituale (almeno sulla carta dice che questo è il ruolo del patrino...) di quel capolavoro di sua figlia Anita. Infine, lo stronzo, mi ha fatto un sottile ma continuo lavaggio del cervello, per anni, con l'obiettivo di spingermi a fare un benedetto passo attorno al quale - lo ammetto, ok - da anni rigiravo come un cretino. Per cui, questa tripletta, arrivata con sommo ritardo rispetto alla legittima richiesta, è più che la benvenuta: è necessaria, è ineluttabile, è fondamentale per la continuazione delle presenti pagine e della mia stessa vita. Per cui, gentili tutti, ecco a voi la tripletta inattesa e sofferta di un uomo esplosivo. Ecco a voi la tripletta di Massimo Zanetti!
  • Futura - Lucio Dalla (Dalla, 1980) Si può mettere in musica l'atto di fare l'amore e trasformarlo in poesia? Lucio Dalla l'ha fatto. Questo basta per rendere unica questa canzone. Metteteci pure che è la canzone che mi è venuta istantaneamente in mente quando ho saputo di aspettare una figlia, ed ecco perchè è nella mia tripletta, al primo posto.
  • Walk on the wild side - Lou Reed (Transformer, 1972) Non la metto in lista perchè è una canzone bellissima e immortale. O perchè è famosa. O per il suo testo controverso. La metto in lista perchè mi ricorda un momento cruciale della mia vita. Un pomeriggio piovoso e universitario, sdraiato sul letto, con la testa che mi scoppia di formule. Metto su la cassetta (si, la cassetta...) e ascolto Lou Reed. Mi rilasso, anche troppo forse, ma poi, finalmente, nella mia testa si fa ordine e trovo i collegamenti mancanti. Chiamo Max e Alessandro e gli spiego dov'è che stiamo sbagliando. Poi mi ri-sdraio nel letto e rimetto la cassetta da capo. Anche per oggi, il lavoro, è fatto.
  • Get back - Beatles (Let it be, 1970) La prima volta che ascoltai questa canzone rimasi sconvolto: non c'entrava niente con la visione stereotipata che avevo dei Beatles. E non c'entrava neanche niente con il resto delle canzoni (comunque tutte stupende) contenute nel resto di Let it be. "Che ci fa un pezzo così qua in mezzo? Ma non erano i Rolling Stones quelli cattivi e rock?". E quella pausa al minuto 2.34? Fantastica! Ho ascoltato Get back milioni di volte, e ancora mi sorprende.

giovedì 21 agosto 2014

Week 34/14


  • It's a rainy day, sunshine girl - Faust (So far, 1972) Non so esattamente perchè lo faccia, ma continuo a dare fiducia ai Faust, e per un attimo, grazie a questa canzone che apre So far, mi è anche sembrato di aver fatto bene: ritmo ossessivo, chitarrina country, innesti psichedelici vagamente indiani che ti trascinano in un vortice di delirio e di armonica a bocca e di ritornelli ripetitivi. Davvero fantastico! Peccato duri solo 7 minuti e 27 secondi. Poi purtroppo comincia un'altra canzone, e loro tornano ad essere i soliti noiosi Faust.
  • In the flat field - Bauhaus (Press the eject and give me the tape, 1982) Sto ascoltando spesso questo live, in questi giorni, soprattutto in macchina. E la domanda che mi si forma spontanea nel cervello ogni volta che scoppiettano le prime note di In the flat field è: ma quanto erano eleganti i Bauhaus, quanto, quanto?
  • A serious of snake - Wire (Snakedrill, 1986) La traccia pregiata di questo EP, con cui i Wire nel 1986 tornarono sulla scena dopo quattro anni di silenzio, è senza dubbio la martellante Drill, di cui vi ho già parlato in un altro post, ma siccome l'altro giorno un tedesco un pò, come dire?, superficiale? sbrigativo?, farlucco?, non lo so, mi direte voi, mi ha praticamente regalato per cinque euro questo pregiatissimo 12", non potevo omettere di sceglierne una canzone. Per cui, ecco a voi, signore e signori, i miei fantastici e pregiatissimi ed economicissimi Wire 2.0!

giovedì 14 agosto 2014

Week 33/14 - un post post Ypsigrock


  • Koroshitai Kimochi - Bo Ningen (Koroshitai Kimochi, 2009) Anche se in giro non ho potuto dirlo, questi Bo Ningen, assurdi e grotteschi e teatranti giapponesi europeizzati, dediti ad un frastuono abbastanza atroce, che parono usciti dal più oscuro dei film di Miyazaki, sono stati la cosa più bella vista sui palchi dell'Ypsigrock 2014. Una vera boccata d'aria: posa, follia, scena, un pizzico di brillantina e tanto spettacolo. Insomma, vero glam! Arigato, Bo Ningen, arigato!
  • A simple beautiful truth - Wild Beasts (Present tense, 2014) Non ho capito se durante il concerto all'Ypsig i Wild Beasts abbiano suonato o meno questa A simple beautiful truth, tanto era impossibile distinguere le canzoni l'una dall'altra, ma non è certo questo l'atroce dubbio rigurado i Wild Beasts che mi perseguiterà a vita, no. Il vero dubbio riguardo i Wild Beasts che mi perseguiterà a vita è: ma come può un gruppo scegliere di chiamarsi Wild Beasts e poi suonare musica che neanche un chierichetto castrato la domenica mattina riesce ad ascoltare prima di andare a messa? Non era meglio allora chiamarsi, chessò, Flaccid Beasts? No, eh, proprio Wild Beasts...
  • Stomp - Uzeda (Different section wires, 1998) Ho visto giovani di neanche vent'anni restare a bocca spalancata mentre Agostino squarciava le loro evidentemente vergini orecchie con indicibili muri sonori chitarristici. Ho visto altri giovani di sesso femminile strabuzzare gli occhi increduli per quella splendida Giovanna che poteva venirgli mamma ma che aveva un'energia che loro neanche potevano sognarsi la notte. Ho visto giovani di entrambi i sessi scossi nel corpo e nel cervello dal basso pulsante di Raffaele e dalle precise stilettate batteristiche di Davide. E ho visto mio cugino osservare compiaciuto tutto questo e immaginare quello che stava pensando: coglioni, stupidi, giovani, e ignoranti, coglioni!

mercoledì 6 agosto 2014

Week 32/14

  • Night - M83 (M83, 2001) Mi piace o non mi piace, mi piace o non mi piace, mi piace o non mi piace? E mentre da giorni mi trastullo con questo e su questo allegro quesito, il contatore di iTunes ha già segnalato 31 ascolti - addirittura 33 per questa Night - dell'album d'esordio dei francesi M83. E quindi, come dicevano gli antichi, mi sa che se, dopo tutti questi ascolti, ancora c'è dubbio, allora, in realtà, è evidente che non c'è dubbio...
  • Memory of - Vodkafish (Vodkafish, 2013) E a proposito di dubbi, non ho neanche capito bene bene se quest'altro esordio più contemporaneo e vicino geograficamente a me sia un gioiellino wave o una cagata rumorosa... ma visto che, a differenza degli M83, per il vinile di quest'album c'ho speso i suoi 13 euro, io faccio il tifo per gioiellino wave! Vi dirò!
  • Last light - Skip Skip Ben Ben (Maybe Mars, 2012) Nessun dubbio invece su questi taiwanesi Skip Skip Ben Ben. Senza dubbio sono stati la più bella sorpresa - graditissima e rumorosissima sorpresa - di Zanne 2014: un live fantastico, un album (Sacrifice Mountain Hill) fantastico e in più il merito di essere stati l'unico gruppo i cui membri hanno gironzolato e gozzovigliato in mezzo al pubblico per tutti e tre i giorni del festival invece di rintanarsi nel backstage a fare le star consumate. Bravi! Senza dubbio bravi!

mercoledì 30 luglio 2014

Week 31/14 - una tripletta abbronzata


  • The wait - Killing Joke (Killing Joke, 1980) Perchè il caldo gioca brutti scherzi. E così, mentre mi trascinavo stanco fra una sdraio e l'altra, mentre meditavo al rallentatore fra una bracciata in piscina e un castello di sabbia tirato su per la mia principessina, ecco che arriva prima il dubbio, e poi la certezza (fantastici smart-phone!), di aver commesso il primo errore (noto) su queste pagine. Era ovvio, sono sicuro che l'avevate capito già tutti da soli, ma è giusto che io faccia la mia piccola parte di merda camuffata da errata corrige: la canzone di cui parlava il precedente post sui Killing Joke era questa serrata The wait, e non Bloodsport! Pardon, il caldo fu!
  • Incenerate - Sonic Youth (Rather ripped, 2006) Perchè anche la vecchiaia gioca i suoi brutti scherzi. A tre quarti di questa canzone, Thurston Moore suona un coso stonato che non ho mai saputo definire, e per giunta sfoggiando nel video un incredibile (INCREDIBILE) caschetto biondo. Beh, che dire? Oggi, con la vecchiaia dei miei 36 anni, non solo amo quel coso stonato e indefinibile, ma amo anche e sopratutto quel sempre verde caschetto biondo! Pardon, la vecchiaia fu!
  • To a death unknown - Toy (Join the dots, 2013) E questa è dedicata a coloro che credono nel diritto e nel dovere di avere un'opinione su tutto. Ve lo spiego: l'omogeneità, in un album come in un live, è un pregio, non un difetto. Ora che lo sapete, andate in pace. Pensateci bene e fatevi una nuova idea su questo. Amen.

lunedì 21 luglio 2014

Week 27, 28, 29, 30 /14

Per ragioni totalmente dipendenti dalla mia volontà, questo sito rimarrà oscurato, trascurato, abbronzato per un bel po'...
Bye bye...
Io & mio cugino

domenica 29 giugno 2014

Week 26/14


  • Bloodsport - Killing Joke (Killing Joke, 1980) Se il 2013 è stato l'anno di Bauhaus e New York Dolls, come vergognose lacune più o meno colmate, questo 2014 potrebbe essere quello dei Killing Joke. Quando due giorni fa ho ascoltato per la prima, vergognosa volta questa Bloodsport ho pensato ad un sacco di cose funky, metal, industrial e post-punk in generale, ma nessuna di queste era antecedente al 1980. Quindi mi sono vergognato ancora di più.
  • Red song - Suuns (Bambi b/w Red song, 2011) Ho scritto e riscritto queste poche righe su Red song almeno dieci volte, cercando di mantenere una concentrazione zen, cercando di ignorare il sudore che mi scende lungo la schiena, la fame che mi attanaglia lo stomaco, le urla di Giulietta che vuole mangiare, dormire e giocare tutto contemporaneamente. Ho scritto e riscritto queste poche righe decine di volte ma, alla fine, che cosa ho in mano? Niente. Solo sudore, fame atavica e una figlia multitasking che prima o poi mi ucciderà per questo uso smodato che faccio di lei nei post che mi mettono in crisi. Ah, si, c'ho anche un 12" dei Suuns nel cui lato B c'è questa fantastica e inedita Red song che, vi giuro, baratterei volentieri con un condizionatore, un pezzo di pane e due ore di sonno di Giulietta continui e senza lamenti! Qualcuno si fa avanti?
  • Stay - Birdland (Sleep with me, 1990) Entrare in un posto assurdo dove un sacco di gente vuole venderti roba, scansare venditori a destra e sinistra, driblare offerte speciali, 3X2, blocchi a prezzi straciati per poi trovare un ragazzo più simpatico degli altri, o forse solo meglio camuffato, e lasciarsi convincere ad acquistare, a scatola chiusa, un EP, al prezzo ridicolo di quattro euro, di un gruppo sconosciuto, o dimenticato, la cui unica informazione è che ha publicato per la Lazy. Tutto questo, ed esserne alla fine estremamente soddisfatti. Eh si, capita anche questo.

domenica 22 giugno 2014

Week 25/14 - una tripletta sull'amore finito (o sulle coppie scoppiate)


  • Tutto domani - Afterhours (I milanesi ammazzano il sabato, 2008) Combattevo con una frattura tripla ai tempi in cui ascoltavo quest'album e questa canzone che quasi lo conclude. Combattevo con una frattura tripla al braccio e, di conseguenza, avevo il pianto facile. E siccome a farmi da infermiera, cuoca, accompagnatrice, avvocato, dama di compagnia, fisioterapista part-time e tanto altro c'era in pratica solo Francesca, combattevo anche con il terrore che mi cominciasse ad odiare e mi mandasse a fare in culo da un momento all'altro. Così non è stato, per fortuna, e per fortuna alla fine ho avuto io la meglio sulla mia frattura tripla. Ma ancora oggi, ogni volta che ascolto questa canzone, mannaggia a Manuel Agnelli, mi risale su tutto l'avatico terrore di restare solo con un cane e col braccio rotto e, alla fine, non dico sempre sempre, ma spesso un pianterello liberatorio me lo faccio eccome...
  • Abitudine - Subsonica (Terrestre, 2005) Quando Samuel canta ho solo voglia di morire come in fondo sto facendo già da un pò, a mio parere, è pura letteratura. Triste, cupa, angosciante, scura e malinconica, dolorosa, ottocentesca ed eterna, pura letteratura.
  • Love will tear us apart - Joy Division (Love will tear us apart again, 1980) Just that something so good just can't function no more. E i pianti... ma i pianti... e poi ancora i pianti...

domenica 15 giugno 2014

Week 24/14 - una tripletta casuale secondo i gusti di iTunes...


  • Arabian sand - Coral (The invisible invasion, 2005) Sembra un'altra citazione di Albert Camus, il testo di questa Arabian sand, ma non credo che lo sia. Eppure, una citazione all'interno di questa canzone, l'ho comunque colta. Eccome se l'ho colta: nascosto nella coda, improvviso, lo stesso identico vortice chitarristico che impreziosisce, a metà circa, Last of the steam-powered trains dei Kinks. Citare, cari miei, velatamente, educatamente, rispettosamente citare. 
  • Cristiana - Marta sui Tubi (Carne con gli occhi, 2011) Questa canzone mi piace per svariati motivi, il più speciale dei quali, è che piace tanto a Francesca. E anche se non le ho mai scritto certe cose per cantargliele all'orecchio, sono stato io ad aver trovato la strofa per il suo meraviglioso ritornello.
  • Tremarella - Persiana Jones (Puerto Hurraco, 1999) Nel giugno del 1999 avevo già percorso in lungo e in largo la strada psichedelica, compresa di una fantastica deviazione garagistica qualche anno prima, e ormai, un pò annoiato, stavo per imboccare quella che, seppur non del tutto convinto, mi sembrava la logica nuova strada da esplorare: quella del rock progressivo. Appena un attimo prima di inguiaiarmi nel più noioso genere musicale mai partorito da mente umana comprando un album dei King Crimson, un certo Giuseppe V., speaker di radio Delfino, decise di trasmettere nell'etere Tremarella, il nuovo singolo dei Persiana Jones. Guarda caso, io, quel giorno, quel pomeriggio, avevo la radio accesa proprio sui 90.4 FM. Ebbene si, me ne innamorai subito. Inutile dire che non diventai esattamente un fan sfegatato della band torinese né dello ska-punk in generale, ma, all'improvviso, capii qual era la strada giusta da seguire nelle mie espolrazioni sonore. Non tanto, è ovvio ormai, quella progressiva verso cui stavo inesorabilmente andando, ma quella garagistica a cui mi ero già affacciato per un attimo tempo prima, che mi aveva anche entusiasmato, ma che avevo dovuto abbandonare troppo presto per tornare e completare quella maestra psichedelica. E' stata Tremarella dunque, in un pomeriggio estivo, a farmi dono di quell'attitudine che da quel momento in poi avrei sempre cercato in qualsiasi cosa: musica, cinema, libri, amicizia, lavoro. L'attitudine punk. L'energia punk. La leggerezza punk. Grazie!

domenica 8 giugno 2014

Week 23/14


  • Pink steam - Sonic Youth (Rather ripped, 2006) Ascoltai Rather ripped per la prima volta assieme ad un'amica nel luglio del 2006, e quando arrivammo a questa canzone sentimmo il bisogno di guardarci in faccia e dire qualcosa. Allora, un pò imbarazzati senza neanche sapere perchè, ci dicemmo a vicenda: beh, dai, è chiaro che sono nella parabola discendente, però questo pezzo è bello. In realtà, questo pezzo, non è bello. Questo pezzo è magnifico. Come magnifico è l'intero album. Come magnifico è, più o meno, tutto ciò che i Sonic Youth hanno scritto e pubblicato nella loro cosidetta e snobbata quarta fase, ovvero quella che va da Washing machine in poi. Solo che ci abbiamo messo otto anni per capirlo. E per capire che, ciò che quel pomeriggio d'estate provocò imbarazzo a me e alla mia amica, fu constatare che i Sonic Youth avessero smesso di scrivere e suonare cazzatine come Sugar Kane, Goo e Waist. Com'era logico che fosse per dei cinquantenni newyorkesi devoti all'avanguardia, e contemporaneamente devastante per due ventisettenni di provincia devoti allo sballo.
  • Join the dots - Toy (Join the dots, 2013) Mi odierete, e mi odio anche io, perchè non mi piace sbandierare al mondo le mie debolezze, ma ormai di gruppi così ne escono fuori meno di uno all'anno, ed è meglio goderseli fino in fondo, anche perchè poi, generalmente, nel giro di quello stesso anno, tendono a perdersi, o a sparire, o a perdersi per poi sparire. E quindi, cari miei, aspettando di vederli live a Zanne 2014, con ancora il sapore in bocca del loro meraviglioso e vagamente psichedelico esordio, mi approccio con fiducia al loro (di sicuro) meraviglioso e vagamente kraut secondo album. Poi, vi giuro, vi farò sapere su queste pagine.
  • I see you - Horros (Luminous, 2014) No, perchè poi, i prossimi, secondo la logica, dovrebbero essere questi Horrors, che in fin dei conti, dei Toy, sono come dei fratelli maggiori. Forse più '80s che '60s (anche se secondo me loro non lo sanno), ma l'idea musicale è quella. Quindi, se vogliamo ricapitolare, i Toy hanno spodestato i Day Ravies che, per spodestare i Suuns, se l'erano vista con gli Swirlies e Julie Ruins. Ora gli Horrors, che, lo dico chiaramente, se la dovranno rivedere con gli Swirlies, spodesteranno i Toy o verranno sopraffatti da Popstrangers e dagli stessi Julie Ruins? Dio, è inutile che lo nego: non solo sono un cazzo confuso, ma sono anche un'entusiasta bandieruola al vento!

mercoledì 4 giugno 2014

La tripletta di un uomo d'onore. La tripletta di Marco Vitale

E' stato il primo a promettermela, la tripletta, e anche se non è stato il primo a fornirmela, chi se ne frega? E' un onore per me ospitare in queste sgualcite pagine le tre canzoni di un uomo la cui esperienza di vita e di musica non potrei eguagliare, io, neanche in tre vite. Un uomo che ha masticato pessima new wave, atroce rumore, esasperante elettronica minimalista. Un uomo che ha girato, errato, vagato e che poi, a sorpresa, è tornato al nido. Signore e signori, con grande affetto, la tripletta di Marco Vitale!
  • Dead souls - Joy Division (Still, 1980) Una gita scolastica e un libro con una copertina nera. Chissà dov'è finito ora. Le mie prime traduzioni dall'inglese e questo pezzo fatto di alternanze di malinconia e disperazione, rumore e cadenzata eleganza. Da queste parti, si pongono le basi di futuri decenni di inquietudini in musica.
  • Svefn-g-englar - Sigur Ros (Agaetis Byrjun, 1999) Datemi una stanza con una terrazza. Da li posso ammirare un paesaggio sterminato, solitario, illuminato da una gelida luce. Ma l'aria è tersa, mi viene voglia di uscire, camminare fino a perdermi sulla linea dell'orizzonte, verso il silenzio.
  • Il veliero - Lucio Battisti (La chitarra, il contrabbasso, la batteria eccetera, 1976) Hanno detto che questo è un prototipo di house music. Hanno anche detto che Flea l'ascoltava ripetutamente durante le sedute di Blood Sugar Sex Magic. Non so se queste cose siano vere, ma di certo perdersi nella sezione ritmica, qui, è puro piacere. Della serie: se Battisti fosse nato ad altre latitudini...

domenica 1 giugno 2014

Week 22/14


  • Bright white shimmering sun - Toy (BBC sessions, 2012) Avete presente quando, nell'ultimo post dedicato ai Toy, quello datato week 13/14, prima mi lamentavo di non aver potuto vederli dal vivo a Bologna e poi dichiaravo che sicuro sicuro quest'estate li avremmo visti proprio da queste parti? Beh... non prendete nessun impegno per il 18 luglio e non lasciate la città!
  • I wish I was someone better - Blood Red Shoes (Box of secrets, 2008) Non c'è niente di peggio di quando un gruppo ti sta sulle palle e non sai spiegare perchè! Anzi, no, fermi tutti, c'è di peggio: quando un gruppo ti sta sulle palle, non sai spiegare perchè e, appena un attimo prima di massacrarlo senza motivo nel tuo piccolo e umile spazio sul web, scopri che, non solo alla chitarra c'è una donna, ma che per giunta è una fica della madonna! I love you, Laura - Mary Carter! I love you Blood Red Shoes!
  • Wolf like me - TV on the Radio (Return to Cookie Mountain, 2006) Ho fatto un sogno fantastico: qualcuno mi intervista in quanto autore del più importante blog musicale del mondo intero e, ad un tratto, mi chiede quali sono i miei gruppi preferiti dei 2000. Allora io, avvolto nel mio scialle di seta, faccio finta di pensarci su, e poi rispondo che, fra gli altri, amo molto i TV on the Radio. Quindi, il pover uomo, colmo di imbarazzo a causa del mio carisma, continua l'intervista chiedendomi perchè, perchè proprio i TOTR. Allora io, con aria stupita, quasi offesa, non rispondo niente, alzo solo un sopraciglio. Poi tossisco, batto le mani due volte e mio cugino, fino a quel momento addormentato ai piedi del mio umile trono, si alza di scatto, corre verso lo stereo e preme play. Dalle casse viene fuori il nervosissimo ritmo tribale di Wolf like me, la voce nasale di Tunda, i cori alla Beach Boys. La stanza si riempie di elettronica invisibile su tappeti rock. E mentre mio cugino torna ad accucciarsi ai miei piedi, io guardo il pover uomo, ancora grondante sudore ma inevitabilmente innamorato di me, e con aria affabbile, amorevole, calda gli chiedo se, adesso, gli è tutto chiaro.

domenica 25 maggio 2014

Week 21/14 - una tripletta nostalgica V

  • Useless - Depeche Mode (Ultra, 1997) Non che abbia intenzione di schiattare oggi, l'ho già detto e ridetto proprio su queste pagine. Però è arrivato il momento di pensarci, ed io ho bisogno di essere sicuro di una cosa: che quando sarà il momento, fra un giorno, un mese o cento anni, ci sarà qualcuno che si prenderà la briga di fare una colletta per pagare al buon Dave Ghan il viaggio in aereo e una notte in b&b, in modo da poter essere presente al mio funerale e cantare a cappella la mia Useless, mentre tutti i presenti piangeranno e si strapperanno i capelli. Poi dovrebbe aggiungere qualche parola su quanto ero fico, sensibile e amato dal popolo catanese tutto, stringere qualche mano, sorridere e piangere un pò, se possibile. Una trentina di euro dovrebbero bastare. Ok? Grazie...
  • Beetlebum - Blur (Blur, 1997) So che farò irritare molte persone, ma mio cugino la pensa come me, e quindi mi sento molto sicuro: prima di quest'album, non è che i Blur avessero fatto chissà che cosa: alcune splendide canzoni, si, veri e propri colpi di genio e sgambettanti singoli per bruciare i neuroni nel cervello, ok. Ma non è che avevano mai esattamente scritto un albumone. Poi, all'improvviso, sale in cattedra di prepotenza il freak Graham Coxon, e tutto cambia. I Blur cambiano. I suoni cambiano. Demon Albarn, soprattutto, cambia. I nuovi Blur, che si annunciano con Beetlebum, sono come amici delle elementari che rivedi solo dopo vent'anni: li riconosci, ti fanno sentire a casa, certo, ma sono inevitabilmente e giustamente cambiati per diventare, finalmente, splendidi uomini e splendide donne.
  • Gone - U2 (Pop, 1997) Io ho sempre detto: Gone è l'ultima grande canzone degli U2. Mio cugino ha sempre risposto: U2 chi?

domenica 18 maggio 2014

Week 20/14


  • Columbia - Oasis (Definitely maybe, 1994) Questa canzone non è male, davvero, ma certo non brilla per originalità o personalità. Eppure sembrerebbe che, lei da sola, nel lontano 1994, riuscì a trascinare l'album da cui era estratta fino a vendere più di 2 milioni di copie in pochi mesi, rendendolo così l'album d'esordio di una band inglese più venduto nel minor tempo di sempre (ma che cazzo vuol dire?). Ad oggi, ha superato le 10 milioni di copie. Inoltre, sembrerebbe che, di conseguenza a queste vendite inaspettate quanto inappropriate, fu proprio Definitely Maybe a tappare l'enorme buco lasciato dai My Bloody Valentine nelle finanze della Creation a causa delle registrazioni infinite del loro Loveless del 1991. E ad essere sinceri, ora che ci penso, questo è l'unico motivo per cui questa canzone sciatta e già sentita compare oggi in queste pagine.
  • What else could they do - Popstrangers (Antipodes, 2013) Anche questa canzone non è che sia proprio originale, però è piena zeppa di personalità, dall'inizio alla fine. Inoltre, l'album da cui è estratta, non ha venduto milioni di copie, e di conseguenza non ha offeso il buon gusto di nessuno (nella fattispecie, me!). Motivo per cui la sua presenza su queste pagine, oggi, è più che giustificata e ben accetta!
  • E' solo febbre - Afterhours (I milanesi ammazzano al sabato, 2008) E mentre tutti cominciano a spalmarsi nudi sulle spiagge, a tenere addosso gli occhiali da sole fino a tardi e a sorseggiare Martini on the rocks facendo finta che l'orario di cena non debba arrivare mai e che la vita sia solo un lungo lungo lungo aperitivo sospeso nel tempo... io sto a casa con la febbre a scrivere triplette del cazzo, sperando che non spari troppe cazzate! A maggio, la febbre! Ma che cazzo...

giovedì 8 maggio 2014

Week 19/14 - una tripletta per una vita a sud


  • 'U pizzu - Flor (Aria, 1995) "..e nun parrari cu nuddu picchì, picchì tantu nun cancia, tantu 'ni runi, tantu 'na dari, tantu 'ni runi, tantu 'na dari, tantu 'ni runi, tantu 'na dari, tantu 'ni runi, tantu 'na dari, tantu 'ni runi, tantu 'na dari, tantu 'ni runi, tantu 'na dari e cecchi 'pavari...".
  • Dimmi addio - Teatro degli Orrori (Il mondo nuovo, 2012) "Dimmi addio, dimmi che non sono più io, mi sono allontanato dal tuo cuore e tu non hai saputo far nient'altro che... che dirmi addio e mi vien da ridere mentre mi sento morire, ma quanto è vero iddio, voglio vivere ogni giorno tutta la mia vita".
  • Camera a sud - Vinicio Capossela (Camera a sud, 1994) "Mescimi il vino più forte più nero, talamo d'affanno, occhio del mistero, olio di giara, grilli, torre saracena nell'incendio della sera, e uscire di lampare lentamente nel mare, bussare alle persiane di visioni, e di passi d'anziani".

sabato 3 maggio 2014

Week 18/14

  • Finchè puoi tu balla - La Governante (La nouvelle stupefiante, 2014) Lo so che mi entusiasmo facilmente, eccome se lo so. E so anche che io, in fin dei conti, sono sempre di parte. Vi racconto questa: la settimana scorsa ho incontrato Kiodo e Barabba. Mi hanno raccontato, avvolti nei loro soliti sorrisi sornioni, che tre quinti dei meravigliosi Alchera (cioè loro due e Sergiolino) sono adesso tre quarti dei nuovissimi La Governante. Mi hanno spiegato che hanno un sound diverso, un nuovo cantante e tante novità. Poi mi hanno parlato dei lavori nuovi, dei live, dell'album che è in lavorazione. E proprio a tal proposito poi, conoscendomi bene gli stronzi, hanno cominciato a sventolarmi sotto al naso l'mp3 del singolo Finchè puoi tu balla. Beh, lo ammetto, ho cominciato a saltellare e a scodinzolare e a sbavare tutto intorno come un cagnolino. Sempre il solito entusiasta, ho pensato, sempre il solito di parte. Tornando a casa, ero quasi irritato con me stesso. Quando però, dopo aver caricato il brano su iTunes, l'ho suonato a tutto volume anche se erano le tre del mattino, ecco cosa è successo: non solo mi sono emozionato, ma ho cominciato proprio ad ululare. E per quanto io possa essere facile all'entusiasmo, per quanto possa sempre essere clamorosamente di parte, vi giuro che questo non mi era mai, mai successo proprio con nessuno!
  • Ox scapula - Polvo (Cor-crane secret, 1992) Non so bene perchè mi ostini a professarmi amante del math rock. Ammetto che la dimensione live è tutta un'altra cosa, ma i dischi math mi annoiano a morte. E' da mesi che ascolto Cor-crane secret e l'unico motivo per cui potrei, con grande sforzo, apprezzare questa Ox scapula, è che nessuno ci canta sopra. Ma forse, anche perchè dura solo un minuto e quarantuno secondi...
  • To here knows when - Rachel Zeffira (The deserters, 2012) ...zzz... ...zzz... ma dico... zzz... zzz... ma ce n'era proprio bisogno... zzz... ma davvero, davvero?... ...zzz... ma perchè?... zzz...

domenica 27 aprile 2014

Week 17/14 - Una tripletta post Record Store Day

Immaginate il panico che mi prende, a metà di questa fatidica mattinata del Record Store Day, quando mi rendo conto che, fra le meraviglie che mi sono già accaparrato, non c'è nessun 7". Forse, all'inizio, lo ammetto, sono stato un pò snob, ma poi, come sempre accade quando ormai è troppo tardi, il panico! Uscire dal negozio di dischi il giorno del RSD senza nessun 7" sotto braccio vuol dire rischiare la figura del collezionistucolo di provincia, quello che non sa che una vera e pregiata collezione di vinili si fa con i 45 giri. Nel giro di pochi minuti il panico aumenta, come la polvere negli scaffali fra i quali mi aggiro ora come un fantasma demotivato, e non so proprio che fare. Poi, decido: rischio tutto. O la va, o la spacca. Allora tossisco, riprendo il controllo, finisco il mio giro fra i dischi accentuando di tanto in tanto l'aria schifata per quei titoli poco attraenti. Poi, con simulata spigliatezza da musicologo navigato, tiro fuori a sorpresa dalla pila degli orribili rimasugli quel piccolo e unico quadrato nero, quello senza nessuna scritta a parte la misteriosa side by side - ?, che tutti incuriosisce ma che nessuno prende sul serio. Lo tiro fuori, quindi, assicurandomi che tutti gli altri musicologhi navigati della città abbiano ben visto, e lo porto alla cassa, ostentando sicurezza nel porgere la tessera bancomat. Quindi pago, poi scappo via, infilandomi dritto filato nel cesso del mio rifugio, il caffè Opera. L'adrenalina per quel rischio che sto correndo unito alla fatica per lo sforzo di recitare davanti a tutti mi devasta quasi nel fisico. La mente invece è provata dalla certezza che tutta la mia credibilità nei confronti dei musicologhi navigati della mia città, così come il personaggio che dovrò interpretare pubblicamente per i prossimi dodici mesi, dipendono da cosa è registrato su questo piccolo pezzo di plastica da 7". O vivo, o muoio, non ci sono mezze misure. Quindi tiro un respiro e un pò rassegnato mi concentro sul disco.  E' chiaro che comunque non ho le mani che tremano, perchè le aspettative sono basse. Non ho il cuore in gola, non ho l'eccitazione in corpo. Sono quasi rassegnato a ritrovarmi fra le mani un side by side metal, blues, peggio!, hip hop. Non ho davvero molte aspettative. Sapevo e so ancora che il rischio che corro è davvero troppo alto. Quindi, con calma, tiro via il foglio di plastica e lo conservo in tasca, per recuperare poi gli adesivi. Infilo le dita dentro il cartone nero, con delicatezza che male che vada mi rivendo questa porcheria su eBay, e comincio a tirare via il disco, avvolto ancora nella carta bianca, quella più leggera che protegge il vinile. Forse sto già pensando ad altro. A cosa mangerò a pranzo, a cosa prenderò al bar una volta uscito dal cesso, a cosa staranno dicendo di me gli spigliati e navigati musicologhi della città. Poi è un attimo: le mani cominciano a tremare, il cuore sale in gola, l'eccitazione mi pervade il corpo. Sotto i miei occhi allibiti, arrossati, stupefatti, commossi, negli stessi psichedelici e familiari caratteri di 47 anni fa, leggo 7 and 7 is - Love (Da capo, 1967), e dall'altro lato, lo stesso titolo di canzone, ovviamente, ma il gruppo è Rush (Feedback, 2004). Quindi schizzo via dal bagno, saluto tutti senza neanche prendere un caffè, e corro a casa. Do un bacio a Francesca, preparo il disco sul piatto, prendo la mia piccola Giulietta e me la metto seduta sulle gambe, sorridendole sornione. Poi alzo il bracetto e appoggio la puntina sul mio ex - side by side misterioso. Bisogna aspettare solo un attimo, fino a quando la chiatarra di Arthur Lee non riempie tutta, ma proprio tutta la stanza. Allora chiudo gli occhi e penso agli sguardi maliziosi dei musicologhi spigliati e navigati della mia città. Lo so, lo so che è stata solo una botta di culo, lo so. Ma per quest'anno, lasciatemelo dire, lo spigliato e navigato musicologo della città, sono io.
PS: Visto che queste pagine prevedono tre canzoni, e visto che questo post ha un formato anomalo, la terza canzone che vi propongo è Goodbye butterfly - Brian Jonestown massacre dal (un pò) deludente split con i Magic Castles.

sabato 19 aprile 2014

Week 16/14

  • Il disegno - Nicolò Carnesi (Ho una galassia nell'armadio, 2014) Ecco ciò che invidio a Nicolò Carnesi: il mazzo di capelli che ha in testa; quel 1987 indicato nelle sue note biografiche come data di nascita; che alle sette di sera, telefonandogli per un'intervista radiofonica, mi abbia risposto con la voce impastata di chi se la sta bellamente dormendo; che è in tournè nazionale; che ha già pubblicato due album; che suona il basso come e meglio di Peter Hook. Fanculo, mi pare sufficiente.
  • Kid Dynamo - Buggles (The age of plastic, 1980) Il miglior investimento della mia vita, e per giunta senza saperlo: solo 50 centesimi al mercatino delle pulci per il polverosissimo 7" la cui bside sarà l'arma con cui seppellirò definitivamente gli amanti di Franz Ferdinand e squallidissima compagnia bella: Kid Dynamo, Buggles, 1980: come vedete, ciò che amate, è una copia, di una copia, di una copia...
  • Surrounded - Uzeda (4, 1995) Quello che sfugge agli organi di controllo del bilancio Pulichino è che esistevano almeno un paio di a meno che al fioretto - che certo ammetto di aver fatto - niente spese folli in vinile per almeno tre mesi. Uno di questi riguardava proprio l'EP degli Uzeda 4 e così, senza sensi di colpa, l'altra notte mi aggiudico un'asta su eBay, pago con PayPal una cifra più che ragionevole e dopo due giorni ho fra le mani questo pregiato 12". Senza sensi di colpa, davvero. Che abbia nascosto il disco in mezzo a quelli più vecchi e che abbia distrutto in mille pezzi il cartone con cui era imballato, beh, giuro, dev'essere stato proprio un caso...

giovedì 10 aprile 2014

Week 15/14 - una tripletta in attesa del Record Store Day

  • Just like heaven - Cure (Kiss me kiss me kiss me, 1987) Fra tutte le meraviglie del Record Store Day, le mie preferite sono le pubblicazione della serie side by side: una canzone famosa, sul lato A, e una sua famosa cover, sul lato B. Questa Just like heaven, nella originaria versione dei Cure del 1987, è sul lato A del 7" che sto cercando disperatamente di accaparrarmi...
  • Just like heaven - Dinosaur jr. (Just like heaven, 1989) ...mentre questa cover dei Dinosaur jr. di due anni successiva, si trova immortalata sul lato B. Ora, raramente i miei occhi hanno luccicato così davanti ad un vinile, soprattutto un 45 giri. E se per un qualsiasi motivo non dovessi riuscire ad accaparrarmelo, giuro che ne farò una tragedia.
  • Starship - Spacemen 3 (The perfect prescription, 1987 - Translucent flashbacks, 1995) Questo invece me lo sono già accaparrato, e dato che mi è costato molto più che uno sproposito, faccio sciopero, e non ci scrivo su proprio niente.

domenica 6 aprile 2014

Week 14/14


  • Jack And Gill - 東京酒吐座 (Tokyo Shoegazer) (Turnaround, 2013) Non c'è dubbio ormai - e d'altronde non poteva che essere così - che siano stati gli amici nipponici a traghettare lo shoegaze da una semplice attitudine musicale ad un vero e proprio genere rock. Su, ne abbiamo già parlato: l'immenso contrasto fra l'etereo approccio dream e il metallico caos controllato che ricorda il contrasto fra il Giappone sospeso nel tempo delle città antiche e quello frenetico ma preciso della megalopoli Tokio. Il dubbio però che mi rimane è: com'è che dopo mesi a studiare questo fenomeno shoegaze tutto giallo l'unico pezzo che mi pare veramente bello è questo Jack and Gill che di shoegaze, permettetemi, non ha proprio una minima minchia?
  • It's about time - Beach Boys (Sunflower, 1970) Ma guarda, e dire che io ero convinto che si fossero sciolti drammaticamente nel 1967. E invece cosa viene fuori? Che i Beach Boys, i miei amati Beach Boys!, non solo hanno prodotto una tonnellata di musica fino praticamente a ieri sera, ma spesso, come testimonia questo soleggiato blues scritto da Dannis, anche di ottima qualità. Ma guarda!
  • Jane - Popstrangers (Antipodes, 2013) La storia corta è: Giulietta, la mamma Frankie, la zia Mari ed io, un pomeriggio al Mr. Hyde, a fare quattro chiacchiere con questi rumorosissimi e loschi figuri provenienti dalla lontanissima Nuova Zelanda. Niente concerto, per me, quella sera, ma un vinile, gli autografi e un gran bel ricordo. La storia lunga è: Giulietta, la mamma Frankie, la zia Mari ed io, un pomeriggio al Mr. Hyde, a fare quattro chiacchiere con questi rumorosissimi e loschi figuri provenienti dalla lontanissima Nuova Zelanda. Niente concerto, per me, quella sera, ma un vinile, gli autografi e un gran bel ricordo. La differenza fra le due storie è che, nella seconda, ci sono anche io che vi guardo dall'alto verso il basso mentre ve la racconto.

domenica 30 marzo 2014

Week 13/14


  • Colours running out - Toy (Toy, 2012) E' inutile che ci giri attorno, o che faccia finta di niente: ci sono rimasto così sotto con questi Toy che è da due giorni che ho una funcia quanto una casa perchè mi sono perso il concerto a Bologna di questo venerdì. Sbuffo, sospiro, guardo i video su YouTube e riascolto il loro primo album. Ma tutto sommato sono tranquillo: non vorrei fare una figuraccia, e quindi lo sussurro: c'è una vocina nella mia testa che è convinta che li rivedremo quest'estate, e proprio da queste parti.
  • 1.9.9.6. - Afterhours ft. Edoardo Bennato (Hai paura del buio? Reloaded, 2014) A parte che non sono riuscito a trovare un video in tutta la rete, a parte che ho pagato ben 21 euro un album di cover che a mio parere doveva essere regalato, a parte che nonostante gli voglia un sacco di bene ultimamente gli Afterhours mi stanno facendo storcere un pò il naso, a parte tutto ciò, la sensazione che il testo di questa 1.9.9.6. rivisitata sia stato modificato solo per eliminare la bestemmia con cui si apriva l'originale (e che spediva così l'album intero verso le stelle) e non per disorientare artisiticamente il pubblico proiettando le canzoni verso un futuro in cui la commistione fra ruok e popolar sarà inevitabile e bellissima, mi fa veramente, veramente venire una gran voglia di bestemmiare ovunque.
  • Fede - Fine Before You Came (S F O R T U N A, 2009) Credo che in qualche maniera dovrei vergognarmi del fatto che mi piaccia questa canzone, che mi piaccia questo album e che proprio mi piacciano i FBYC. Credo che sia legato agli stereotipi del rock: al rumorista non piacciono gli hippy, i punk ucciderebbero i guitar heroes, i new romantics scappano davanti ai punk. E di conseguenza, i trentacinquenni non ascoltano gli emo-core. Ma se consideriamo che nella mia viniliteca c'è spazio per 883, Fargetta & Molella, e qualchecosina pure di Marco Masini, è poi così scandaloso che ci sia anche uno scaffaletto per i Fine Before You Came?

domenica 23 marzo 2014

Week 12/14

  • House of pancake - Swirlies (Brokedick car, 1993) C'è un'espressione esatta per definire ciò che mi è successo con questa canzone, cioè che mentre mi trastullavo con i Julie Ruin (vedi post precedente), convinto che fossero loro la mia personalissima next big thing, gli stessi suggerimenti di YouTube mi hanno spinto su questo malato groove che solo a poco a poco si è rivelato per quello che è, ovvero ipnotico rumore '90s, definendo così questi sconosciuti, a me, Swirlies la mia inevitabile next big thing, alla faccia dei Julie Ruin. E quindi, dicevo, c'è un'espressione esatta per definire tutto questo, ed è: una, incredibile, botta, di culo!
  • Sunny sundae smile - My Bloody Valentine (Sunny sundae smile, 1987) Immaginate di aver passato un venerdì nero, ma davvero nero, e che a un certo punto della notte vi arrivi un messaggio dal vostro personalissimo spacciatore di vinili in cui vi comunica, quasi sapesse che è stato per voi un venerdì nero, ma devvero nero, che vi lascia quel vinile rarissimo con cui state facendo l'amore da sei mesi per un prezzo che è circa il 50% di quello iniziale. Ora, non che quel venerdì nero si aggiusti di botto, ok, ma venerdì nero per venerdì nero, non è forse meglio un venerdì nero con in tasca il vinile pregiatissimo del tuo gruppo preferito con cui stai facendo l'amore da sei mesi?
  • Why don't you eat carrots? - Faust (Faust, 1971) Ho aspettato il momento giusto per anni e poi, quando finalmente trovo il coraggio per affacciarmi nel mondo Faust, ecco cosa mi ritrovo: una scopiazzatura, per giunta fatta male, di ciò che era già successo in Inghilterra e in America quattro cinque anni prima. E allora, secondo me, la risposta alla domanda è: non mangiamo carote per lanciarvele in faccia quando vi vediamo (e sono stato pulito).

domenica 16 marzo 2014

Week 11/14

  • Motoring - Toy (Toy, 2012) Avrò dodici anni, sarò troppo cretino, tutto quello che volete, ma a me, questa canzone, mi fa impazzire fino a farmi ballare! Uh!
  • Hare Krisna - Husker Du (Zen Arcade, 1984) Husker Du, Husker Du, Husker Du, tutti mi dicevano, devi ascoltare gli Husker Du, devi comprare gli Husker Du, vedrai amerai gli Husker Du!, e io sempre a dire no!, per venti anni e passa, no!, non mi piace l'hardcore!, lasciatemi in pace! Poi, un giorno, mio cugino si è mosso a pietà. Mi ha ficcato le sue pregiatissime cuffie da 299 euro nelle orecchie, ha messo play su questa canzone e si è seduto proprio di fronte a me. Poi, con voce stranamente gentile, mentre a poco a poco alzava il livello del volume, mi ha detto: vedi, questo degli Husker Du, è hardcore. Ma vedi, questo degli Husker Du, non è, esattamente, hardcore.
  • Run fast - The Julie Ruin (Run fast, 2013) C'è una tizia, su Instagram, che si chiama Rebecca, anche se si fa chiamare Vinyl Freak Scene, che per me è meglio di Rockerilla, Mucchio Selvaggio, Bandcamp, YouTube e Antonio Vetrano tutti messi insieme: basta che lei metta una foto di un disco, con anche solo un minimo commento sotto, ed io so già qual è la mia next big thing. Non lo so, sarà alchimia, sarà affinità elettiva, sarà che non si esce vivi dagli anni '90, ma ci prende sempre. Ed ecco, cari miei, la mia next big thing: The Julie Ruin!

venerdì 7 marzo 2014

Week 10/14 - una tripletta... strana ed ermetica.


  • Dead & gone - Toy (Toy, 2012) Non mi scomoderò neanche a spiegarvi perchè questa Dead & gone è il prototipo della perfetta canzone pop, ma un indizio ve lo voglio dare: inglesi, sono, questi giovinissimi Toy, inglesi. Ah, non lo so, ditemelo voi se significa qualcosa...
  • Teardrop - Massive Attack (Mezzanine, 1998) Fino a poco fa pensavo che la cosa più incredibile di Teardrop fosse la voce meravigliosa, no, paradisiaca di Elizabeth Fraser. Poi ho visto il video, e sono rimasto senza più parole da scrivere.
  • Good vibrations - Beach Boys (Good vibrations, 1967) Fra il 3 aprile e il 19 maggio 1940, nel bel mezzo della seconda guerra mondiale, i soldati sovietici uccisero 21.857 fra civili e militari polacchi. Il tutto fu organizzato così: i polacchi venivano condotti in una stanza ad uno ad uno, legati mani e piedi e bendati, e gli veniva velocemente sparato un colpo di pistola in testa. Si trascriveva il nome su un documento ufficiale, il cadavere veniva caricato su un camion, e quando quest'ultimo era pieno veniva svuotato nelle fosse comuni. Tutto questo andò avanti, ininterrottamente, per 46 giorni, tipo catena di montaggio, senza soluzione di continuità, eccezion fatta, ovviamente, per il primo maggio, giorno in cui i soldati russi non lavorano. Né massacrano. Che c'entra tutto questo con i Beach Boys? Niente. Solo ascoltavo Good vibrations mentre leggevo casualmente questo articolo su wikipedia. Ed è stato peggio di un metodo Ludovico. E dato che non potrò mai più ascoltare questa canzone senza provare nausea e disgusto, è giusto trascinare anche voi in questo mio inferno privato.

sabato 1 marzo 2014

Week 09/14

  • Massimo Pezzali - Smegma Bovary (Smegma Bovary, 2014) Avete presente quando qualcuno, dalle pagine di una fanzine o da i bit di un blog, starnazza forte forte che era ora che qualcuno dicesse una particolare verità su qualcuno o qualcosa, e poi alla fine è ovvio che quel qualcuno altro non era che lui medesimo? Ecco, vorrei tanto oggi potermi auto-spompinare in si maniera,  ma purtroppo non sono io la fichissima voce che ha avuto il coraggio di urlare al mondo intero quanto è stata fondamentale per tutti noi quasi quarantenni l'avventura sonica di Max Pezzali e dei suoi repettiani solidali. No, non sono stato io, purtroppo. E' stato il magnifico e arraffone Smegma Bovary.
  • Azzurro - Adriano Celentano (Azzurro, 1968) Lasciamo perdere, oppure no, che nel 1968 in Inghilterra avevano in classifica i Pretty Things e noi avevamo Adriano Celentano. Lasciamo perdere, oppure no, che Adriano Celentano a circa cento anni è ancora li, sorridente, a sbucare dagli schermi domestici perennemente accesi delle case italiane. E lasciamo pure perdere, oppure no, che fra finzione cinematografica e vita reale lo scimmiesco Adriano Celentano si sia incredibilmente sbaciucchiato tutte le bellezze italiane. Lasciamo perdere tutto questo, daccordo, ma nonostante tutti gli sforzi per autoconvincermi, resta la sconsolante delusione di dover cantare Azzurro, in stile karaoke o lip dub, anche venti volte in un'ora solo per far calmare la mia piccola Giulietta. E quando sarà grande, poi, chi glielo spiegherà? Lasciamo perdere, va...
  • Canapa - Punkreas (Falso, 2002) Che poi, ogni tanto, provo a cantarle anche questa e altre canzoni simili, magari più vicine al mio stile di vita e alla mia storia, ma ogni volta il mio cervello si inceppa poco dopo le prime strofe e non riesco più ad andare avanti. Ed è in questi momenti che realizzo, rabbrividendo, quanto impegnativo sarà educare la mia piccola Giulietta: un continuo e sfiancante slalom fra le ipocrisie e le contraddizioni del mio stile di vita da borghesuccio isterico, nella speranza che fra quindici - sedici anni possa non essere per lei soltanto quel cretino e giurassico di mio padre...

domenica 23 febbraio 2014

Week 08/14 - una tripletta crisi di identità.


  • Do you remember Walter? - Kinks (The Kinks are the village green preservation society, 1968) Se cambi, perchè cambi, se non cambi, perchè non cambi, e se incontri un amico per strada dopo vent'anni che non lo vedi e lui, compiaciuto, ti dice che sei sempre lo stesso! questo, è un bene, o è un male?
  • We won't get fooled again - Who (Who's next, 1971) Che poi ci metti tutta la buona volontà del mondo, ringrazi il cielo per essere arrivato dove sei arrivato senza troppe cicatrici addosso e giuri, giuri che d'ora in avanti righerai sempre dritto, che sarai una persona nuova, tranquilla e senza velleità, che manterrai un profilo basso, molto basso e che apprezzerai ciò che la vita ti ha dato, amici, famiglia, figli, lavoro e rate del mutuo. E giuri che mai, mai più capiterà di impazzire nuovamente. Anche se sai che è praticamente impossibile che questo accada.
  • Dirty day - U2 (Zooropa, 1993) Perchè poi ci sono quei giorni davvero difficili da svoltare senza impazzire nuovamente. Quei giorni ingiusti in cui perdi amici, autostima, fede. Quei giorni in cui senti il peso delle scelte, degli amici, della famiglia, dei figli e delle rate del mutuo, quei giorni che sembrano buchi neri che tutto risucchiano. Ci sono quei giorni davvero sporchi nella vita, ma per fortuna, oggi, non è uno di quelli.

sabato 15 febbraio 2014

Week 07/14 - Una tripletta su chi ha detto cosa su chi o cosa

  • Theme - Public Image Limited (First issue, 1978) "E siccome il basso di Wobble si accollava la melodia, la chitarra di Keith Levene aveva licenza di sconvolgere" (Simon Reynolds).
  • Girls & Boys - Blur (Parklife, 1994) "Vorrei tanto, ma tanto essere stato io scrivere Girls & Boys" (Thome Yorke).
  • Dasher - Day Ravies (Tussle, 2013) "I migliori album anni '90 sono usciti nel 2013" (Mio Cugino).

venerdì 7 febbraio 2014

Week 06/14


  • Porno - Arcade Fire (Reflektor, 2013) Ma dai ma davvero Reflektor, questo Reflektor, è l'originalissimo sound grazie al quale nel 2014 gli Arcade Fire occuperanno indiscutibilmente la vetta del mondo da tutti i musicisti ambita? Ma dai, ma davvero?
  • Baron Saturday - Pretty Things (S.F.Sorrow, 1968) No perchè dico, ma allora, su quale vetta furono spediti i Pretty Things, nel dicembre del 1968, dal suono distorto del loro immenso S.F.Sorrow appena pubblicato? Su quella dell'intero sistema solare?
  • Penny lane - Beatles (Penny lane/Strawberry fields forever, 1967) E giusto per concludere e per essere certi di esserci capiti: tutte le innovazioni sonore di produzione e post produzione, e la qualità della scrittura, e la cura dei particolari, e l'uso di non so quanti musicisti di formazione classica per le orchestrazioni, e il continuo destrutturare la forma canzone, quindi, tutte queste cose, dov'è esattamente che hanno spedito i Beatles nella lontanissma e rudimentale primavera pre-computer del 1967? Ah, ecco...

giovedì 30 gennaio 2014

Week 05/14


  • Warm eyelids - Motorama (Alps, 2010) L'unica cosa che ha salvato il mio soffice culo da un futuro che avrebbe somigliato senz'altro al più terribile degli inferni - con me insultato, ricattato, seviziato, offeso, umiliato e torturato in eterno e con mio cugino a insultarmi, ricattarmi, seviziarmi, offendermi, umiliarmi e torturarmi in eterno - è stato il vocione russo di Vadislav Parshin. Se non fosse stato per lui, infatti, non avrei saputo come altro giustificare la mia passione per le troppo sdolcinate melodie alla Smiths dei Motorama. E questa volta lo sapevo, eccome, che se qualcosa fosse andato storto non me ne sarei uscito mai e poi mai con una semplice sfilza di Coglione!
  • Ricordati di Chesnutt - Massimo Volume (Aspettando i barbari, 2013) Massimo rispetto per i Massimo Volume. Massimo rispetto, massimo affetto, massimo riguardo. Ma questa canzone, analizzata con massimo distacco critico, fa veramente schifo.
  • Baby Lee - Black Eyed Dog (Early morning dislexia, 2013) Come giustificare invece l'antipatia che provo per un gruppo che ha scritto una canzone come questa che, oltre ad essere stupenda, mi fa anche scuotere a lungo il sopracitato mio soffice culo ogni qualvolta che la fanno dal vivo? Come giustificare? Sarà per i capelli dorati di Anna, per i tatuaggi magnifici di Alessandro, per l'invidiabile presenza scenica di Fabio o semplicemente per la mia invidia e arroganza? Eh? Cosa sarà mai?

domenica 26 gennaio 2014

Week 04/14 - una tripletta nostalgica IV


  • Di vino - Marta sui Tubi (Carne con gli occhi, 2011) Mi sono sempre chiesto: può una canzone essere così bella da eclissare completamente il resto dell'album, seppur quest'ultimo indubbiamente più che ottimo?
  • The lung - Dinosaur jr. (You're living all over me, 1987) Teoricamente giurerei su qualsiasi cosa che, più di una volta negli ultimi quindici anni, ho percorso l'intero tragitto casa - lavoro (o viceversa) nell'intervallo di tempo che va dalla chitarra grattugiata fino alla chitarra schizzata, chitarre che indicano l'inizio e la fine di questa canzone. Ma poi, ricordando che la durata complessiva di questa mini-opera è di 3 minuti e 54 secondi dico: no, non posso davvero giurarci. E' ovvio che non può essere vero che percorro 15 km in 3 minuti e 54 secondi. O no?
  • Fascination street - Cure (Disintegration, 1989) Quando una vita fa ho sentito i Cure suonare Fascination street calati nel buio decadente e malinconico del teatro greco di Taormina, con sullo sfondo il caos muto della mia Catania e il gonfiore mollo del mio mare, la sagoma maestosa di mamma Etna e poi tutte quelle luci, lontane, luci delle stelle, dei pescherecci, dei porti, delle strade, delle piazze, stanze, palestre, anfratti, luci di ogni dove, dicevo, quando ho sentito i Cure suonare Fascination street, io... io... ma che ve lo dico a fare...

sabato 18 gennaio 2014

Week 03/14


  • Jasmine - Day Ravies (Tussle, 2013) Dopo aver acquistato il vinile di Tussle praticamente a scatola chiusa e direttamente dalla lontanissima Australia (che chissà poi quando arriverà); dopo aver scambiato con loro deliranti mail in cui li pregavo (prima, poi sono passato alle minacce) di allegare assolutamente al disco i loro autografi specificando che fossero For Giulietta; dopo aver ascoltato questa canzone e, ancora di più, dopo averne visto il video confermo che si, Day Ravies, senz'altro, miglior esordio chitarristico del 2013!
  • Wave goodbye - Ty Segall Band (Slaughterhouse, 2012) Non me ne voglia il mio capo radiofonico, apprezzo eccome il rumore in FM a cui mi sta introducendo, moderno, ballabile e com-ple-ta-men-te senza barriere stilistiche. Ma da sempre il mio cuore pulsa grazie all'elettricità garage figlia del blues più sporco, i miei polmoni respirano meglio il catrame gassoso dei quartieracci di Detroit, i miei occhi brillano di più al cospetto di spacconi virtuosisti della chitarra elettrica. Non voglio certo eleggere Ty Segall mio eroe degli anni '10, ma dico, caro il mio capo radiofonico, quando senti sto ragazzotto biondo e sudato di appena 26 anni cantare Bye Bye con la sua vociastra ruspante, non ti si smuove dentro proprio niente niente? Ma dai...
  • Haze Maze - Fuzz (Fuzz, 2013) Immaginate che mi sia addormentato stanco morto ad una certa ora notturna, e immaginate che io dorma beato, sul divano, avvolto in confortanti plaid pieni di polvere e di cose rassicuranti. Immaginate anche che io stia sognando, magari di essere al concerto dei miei sogni. Immaginate poi che al divano si avvicini una furia in piagiama e vestaglia, con una bambina piangente in braccio e i capelli all'aria, urlandomi contro cose selvagge fra cui, la chicca, che sarebbero anche potute essere morte ed io non me ne sarei mai accorto. Immaginate che io salti in aria, buttando via i plaid e le cose rassicuranti, e cominci a urlare di puro terrore, spostando gli occhi di continuo fra la furia in pigiama e la bambina piangente. Ecco, immaginate tutto questo, e poi metteteci come come colonna sonora gli ultimi due minuti di questo folle blues. Secondo voi, è più una scena da Natural Born Killers o da Fantozzi contro tutti?