domenica 31 luglio 2016

Week 30/2106


  • Three imaginary boys - Cure (Three imaginary boys, 1979) Chissà perché succedono le cose, e chissà perché succedono cosi'. Quel libro di Brizzi ha preso polvere sui miei ripiani per quasi 20 anni, e ancora non so spiegarmene il perché. Avevo amato Bastogne, il suo secondo romanzo, pieno di Billy Idol e, sopratutto, Public Image. Mi era piaciuto il suo primo, J.Frusciante è uscito dal gruppo, con quel suo richiamo ai Red Hot, anche se sospetto tuttora di non averlo proprio capito capito. Eppure, il suo terzo lavoro, intrigante fin dal titolo, Tre ragazzi immaginari, l'ho lasciato li a prendere polvere per quasi vent'anni, probabilmente per saltare su un'altra stella cadente al momento più attraente o forse solo più di moda. L'ho ripreso ieri, nella disperazione della sindrome del non ho libri nuovi da leggere, e oggi l'ho finito. Ora, non dico che questo libro sia un capolavoro, ma posso dire che Enrico Brizzi è enorme. Ha un talento straordinario, e in questo romanzo lo mette tutto in tavola. Sa far ridere e sa far piangere, sa inventare e sa reciclare. Insomma, sa raccontare. E poi, ormai è ovvio, Brizzi ha clamorosamente contribuito alla definizione dei miei gusti musicali, e dato che amo molto quest'aspetto della mia vita, direi che per ciò gli sarò per sempre grato.
  • Mr. Birdsong - Arbor Labor Union (I hear you, 2016) Lo ammetto, sono un po' confuso: ho sempre sostenuto il concetto tutto banganiano dell'immersione totale dentro l'esperienza sonora, preferendo di gran lunga agli album variopinti e eterogenei, quelli più compatti e omogenei, fino a sfiorare l'idolatria per i concept: dal Sgt Peppers a Mellon Collie, da Tommy ad Acthung baby. Ma il punto è: quand'è che l'immersione totale dentro un'atmosfera, dentro un concetto, dentro un'idea da sviluppare per bene, diventa una monotona canzone che dura un'ora, e di cui non si può' neanche distinguere l'inizio e la fine? Il punto è che me lo chiedo di continuo ascoltando questo album, attesissimo, che si sta rivelando di una monotonia sconfortante. Dopo due canzoni viene solo voglia di levarlo. Figuratevi se viene voglia di metterlo in loop.
  • U secunnu - Flor de Mal (ReVisioni, 1992) Per tornare a Brizzi, e all'impagabile torto fattogli trascurandolo, ignorandolo e impolverandolo sugli scaffali, leggevo oggi nella sua pagina wikipedia, non ricordo a che proposito, il nome dei miei amati e consanguinei Flor de Mal. Che dire? Se dopo esserci lasciati, col buon Brizzi, abbiamo anche solo in parte percorso le stesse non scontate tappe significa solo che lui ha seminato bene, e che io ho raccolto bene. Dunque, bella Enrico!

martedì 26 luglio 2016

Week 29/16


  • Mortise and Tenon - Suuns (Hold/Still, 2016) Ammetto di essermi approcciato un po' preoccupato a questo nuovo album dei Suuns, forse a causa dei singoli cosi' bizzarri o forse solamente perché quando si ama un gruppo, un artista, ci si preoccupa che ogni nuovo passo possa essere una cagata, l'inizio della parabola discendente. Ammetto anche che i primi ascolti hanno confermato la preoccupazione, gettandomi quasi nella disperazione. Ma devo anche ammettere di aver provato un gran sollievo quando, proprio da questa canzone, ho cominciato a rivalutarlo, ad apprezzarlo e, infine, ad innamorarmene. Tre album incredibili uno dopo l'altro e in mezzo un altro capolavoro con Jerusalem in my heart. Con queste carte in tavola, devo ammettere che è sempre più probabile che il prossimo passo sia quello che dia inizio alla parabola discendente. Nel frattempo, Mortise and Tenon mi fa sorridere e godere ancora...
  • NNYYY - Skip Skip Ben Ben (Sacrifice Mountain Hills, 2012) Bravi sono bravi, gli Skip Skip Ben Ben, ma l'impatto quasi devastante che hanno dal vivo non riescono a replicarlo su disco, e mi dispiace. Forse il loro non é un problema di produzione, di persone in studio o di soldi. E' forse che, di suonare sanno suonare, ma con la scrittura mi sa che sono un po' in mezzo alla strada...
  • End come too soon - Wild Beast (Smother, 2011) Colonna sonora di un prezioso momento di quiete estivo. Io e Andrea, ognuno sul suo divano, ognuno sul suo social network, senza bisogno di parlare, di comunicare per forza, di rovinare con le parole una fresca serata di luglio...

venerdì 15 luglio 2016

Week 28/2016


  • Volume peaks - Arbor Labor Union (I hear you, 2016) Non voglio far finta di niente, che questo blog non sia mancato per ben dieci settimane e che non ci sia quindi un buco di ben 30 canzoni, ma preferisco non perdere altro tempo e andare subito al dunque, al presente e al futuro: e nel presente e nel futuro ci sono di sicuro questi tizi, le chitarre acide di questi tizi, la voce beffarda di questi tizi, il riproporre in loop niente di nuovo ma con estrema convinzione di questi tizi. Mi rendo conto che faccia un pò strano parlare di presente e futuro con una canzone che attinge un pò troppo dal passato, ma nella cultura pop funziona così. Il presente è solo un attimo fuggente, la linea inutile con cui i mediocri cercano di separare passato e futuro.
  • Away from the bar - Bantam Lyons (Melatonin spree, 2016) Anche ascoltare questa canzone dei francesi Bantam Lyons è come ascoltare un riassunto della migliore new wave britannica: Josef K., Joy Division e tutti, ma proprio tutti gli altri. Eppure anche qui, come nel caso dei Arbor Labor Union, invece di annoiare a morte il mio cervello nevrotico o di esaltare il mio cuore nostalgico, questo pezzo mi incuriosisce, mi fa venire voglia di ascoltare il resto dell'album. Forse, dopo aver rivalutato Savages e Interpol, devo arrendermi all'idea che il passato sia il nuovo futuro?
  • Why they hide their bodies under my garage? - Girl Band (Why they hide their bodies under my garage?, 2015) E ora lasciatemi parlare del passato, per così dire: nel mio delirio ossessivo verso Girl Band di cui sono stato vittima a inizio anno, ho incredibilmente trascurato questo brano. Per sbatterci di faccia, e farmici male, prima ancora di vederne il video, ho dovuto ascoltarla suonata dal vivo al TINALS di Nîmes: la ciliegina sulla torta di un concerto indimenticabile, preceduto e seguito da chiacchiere con i quattro dublinesi e regali vari, fra cui il plettro di Adam e le bacchette della batteria. Otto nove minuti di delirio rumoristico, ipnotico e danzereccio, che testimonia, ancora una volta, come se ce ne fosse davvero bisogno, che Girl Band è più di un gruppo da tenere d'occhio oggi: Girl Band è il gruppo che attinge al passato per rimodellare il futuro.

giovedì 14 luglio 2016

Week 19 - 20 - 21 - 22 - 23 - 24 - 25 - 26 - 27 /16

Dubito che qualcuno, a parte mio cugino, forse Francesca e Giulietta e il mio smisurato ego possa aver sentito la mancanza di questo blog, anzi è addirittura improbabile che qualcuno, a parte mio cugino, forse Francesca e Giulietta e il mio smisurato ego possa essersi accorto dell'assenza per ben dieci settimane del regolare post e delle sue tre canzoni. 
Lo capiamo.
Ma nel caso a qualcuno, che non sia mio cugino, Francesca e Giulietta e il mio smisurato ego possa interessare perchè questo blog sia stato inattivo per questo tempo, sappiate che ci si è strafottuto il computer. E ci rompeva il cazzo usarne un altro. Ora, non che il computer sia stato sostituito o riparato, ma era giusto far sapere a quel qualcuno interessato cosa cavolo stesse succedendo. 
Io e mio cugino torneremo presto, promesso, anche se non vi promettiamo novità o stravolgimenti: sarà sempre il solito e noioso sproloquio di un ego smisurato (il mio) e di un orso barbone e misantropo (mio cugino).

A presto!

Mio cugino & io.