domenica 27 dicembre 2015

Week 52/15


  • Paul - Girl Band (Holding hands with Jamie, 2015) Non so da dove cominciare, di conseguenza non so neanche come finire. Ma in mezzo, fra questi due momenti carichi di angoscia, attesa, frustrazione e stupore, ci sono una canzone di una violenza quasi senza precedenti, un video che vale una vita intera a chiacchierare con Freud (lo psicologo, non il pittore), sei minuti di intensa claustrofobia studiata al millimetro, al micro secondo. Ogni volta che ascolto questa canzone, quello che ero prima, non ha mai niente a che vedere con quello che sono dopo.
  • Polar Bear - Ride (Nowhere, 1990) Ed è per questo, mi sa, che ho ripescato dal reparto musica classica l'esordio dei Ride del '90, e lo ascolto spesso a palla e spensierato. E' proprio per allontanare quanto più possibile da me, tornando alle mie origini rock, la violenza perpetuatami dalla masochistica esperienza GB.
  • So - Built To Spill (Unthetered Moon, 2015) Anche se poi, tutto questo stravolgimento, dura poco in fin dei conti. Conforta, a volte, il passato, è più facile, più sicuro, ma io non riesco a trastullarmici dentro a lungo, e anche se spesso la mia ricerca sonora rock è rivolta alla musica del passato, per me è comunque come fosse nuova, per me è come andare avanti: non guardo mai indietro, io, forse a volte per prendere la rincorsa. Quindi, dopo essermi violentato per giorni con GB ed essermi poi rassicurato con Ride, ecco che sono finito, capitolato, atterrato su quest'album dei Built to Spill, tanto bello quanto distante dai miei usuali gusti e dai suoni dei sopracitati GB e Ride. Ne so poco e niente, tranne che sono bravissimi e che questa canzone sfoggia delle chitarre da brividi che mi trascineranno, magari senza sfiancanti sussulti, fino all'inizio dell'anno nuovo. Magari.

domenica 20 dicembre 2015

Week 51/15


  • Withered hand - Thee Oh Sees (Mutilator defeated at last, 2015) C'era un amico, a Catania, famoso per le magliette bagnate di sudore sotto le ascelle, per i denti macchiati di marrone a causa del tabacco e per i dj set psycho-billy con cui, purtroppo non troppo spesso, accendeva le serate di alcuni locali. In più, era anche famoso perchè, se gli facevi una richiesta, alla anni '80 per intenderci, ti mandava a fare in culo. Io non ho mai avuto problemi a farmi mandare a fare in culo da lui: alla fine, complessato come sono, facevo le richieste per farmi notare, per fargli capire hey, fratello, conosco anche io qualche gruppo blues sporchissimo pubblicato dalla In The Red. Beh, ecco, se oggi fossi a una di quelle serate, e sotto Natale, con le vacanze e tutti il resto, era sempre un piacere andare a quelle serate, mi avvicinerei alla consolle e gli richiederei questa canzone dei Thee oh Sees. Mi prenderei una mandata a fare in culo, ok, lo so, ma questa canzone è troppo fica, e sono sicuro che il mio amico dalle ascelle sudate e i denti marroni non arriverebbe mai e poi mai al punto di eliminarla dalla scaletta solo per farmi dispetto!
  • Superstar - Sonic Youth (Superstar 7", 1994) E invece, quest'anno, niente locali catanesi per me, niente serate danzerecce psyco-billy, niente mandate a fare in culo per insulse insicurezze mascherate da richieste stile anni '80. Quest'anno vacanze di Natale provenzali, con qualche passeggiata qua e la e qualche film sdraiato sul divano sotto il plaid e col riscaldamento al massimo. E magari, se Giulietta è sufficientemente indulgente, il film in questione potrebbe anche non essere un cartone animato con qualche protagonista rottinculo anche se, la Juno dell'omonimo film, che chissa perchè ho rivisto proprio ieri, non è poi meno rottinculo di Nemo, Biancaneve o il Gatto con gli stivali. Sentite qua: la sedicenne e saccente Juno, dopo aver fatto finta di apprezzare questa cover dei Carpenters eseguita dai miei Sonic Youth, manda a fare in culo (eccone un'altra...) il tizio trentenne arreso e inguinzagliato dalla moglie che glieli fa ascoltare e urla, proprio urla, che li ha ascoltati i Sonic Youth, e le fanno schifo! Beh, se non è rottincula Juno...
  • The man who sold the world - David Bowie (The man who sold the world, 1970) All'improvviso, mentre ieri ascoltavo un pò a sorpresa questa canzone, seduto in una boulangerie con un'amica, ho capito perchè la amo da morire (la canzone, non l'amica): non è il testo criptico, o la chitarra di Ronson, e neanche lo scricchiolio tipo temperino che si sente in continuazione... è il finale, apocalittico, ancestrale, ossessivo. E' il finale, così inusuale, che per anni mi ha spinto a rimetterla da capo di nuovo, e di nuovo e di nuovo, per poter attendere quel finale, per poi rimetterla da capo di nuovo e di nuovo e di nuovo...

domenica 13 dicembre 2015

Week 50/15


  • She will - Savages (Silence yourself, 2013) A Catania, io che sfreccio sulla mia Panda rossa al metano con qualcosa di rumoroso e pop sparato dallo stereo, era ormai uno stereotipo. Ma qui, in Provenza, è ancora un campo tutto da esplorare. Ci ho provato diverse volte, negli scorsi mesi, con Decibel, Marylin Manson e Algiers, ma la prima volta che mi è venuto proprio bene, diciamo ai livelli catanesi, è stato solo l'altro giorno: felice come un bambino, occhiali da sole calati sul viso e molliche di pain au chocolat sparse ovunque, sfrecciavo alle undici del mattino sulla provenzale sorniona mentre dallo stereo, per la sesta volta consecutiva, ruggiva She will delle Savages. 
  • The curse of love part. II - Coral (The curse of love, 2014) Questa canzone è bella, dall'inizio alla fine, non c'è niente da dire. Ma ciò che la rende più che bella, stupenda direi, quasi geniale, è la chitarra acida di Billy Ryder-Jones. Ti entra in testa, ti elettrizza, e poi scivola via come se niente fosse accaduto. Come dire, la cosa brutta della canzoni, è che finiscono.
  • Where are you? - Public Image Limited (This is what you want, this is what you get, 1984) Dopo l'ultimo post su PIL mi sono sentito per giorni diviso fra una forte sensazione di sollievo e una, ancora più profonda, di colpa. Forse ero stato troppo cattivo, e per giunta gratuitamente? Forse che qualcuno mi ha obbligato a colmare per intero, compresi gli album minori, la lacuna PIL? E forse che poi, nel caso di quest'album del 1984, si può davvero parlare di un album minore solo perchè un pò irregolare e alcune cose sono obbiettivamente già sentite? Non lo so, non ho una sola risposta ad una sola di questa domande. Ciò che so però è che Where are you?, per quanto appunto già sentita, per quanto un pò stereotipata, ascoltata ad un volume adeguato, e senza moglie e figlia in giro per casa, provoca un'esperienza di ascolto davvero superiore alla media. E già, solo per questo, vale la pena continuare a dare fiducia e appoggio a uno dei gruppi maggiori del post-punk anglofono.

domenica 6 dicembre 2015

Week 49/15


  • Husbands - Savages (Silence yourself, 2013) Nonostante sia tutt'altro che un patito di revival, di generi neo e nu e, in generale, di chi si ostina a vivere nel e riproporre il passato, non avevo snobbato quest'album e lo avevo comprato fiducioso e contento. Poi, qualche mese fa, ho cominciato ad ascoltarlo e ha cominciato a piacermi, e tanto per giunta, nonostante gli evidenti prestiti da una miriade di gruppi più o meno dark e più o meno post punk dei primi anni '80. Poi, un giorno, ero in macchina fermo ad un semaforo sulla provenzale e balbettavo a ripetizione un asbnd rabbioso, mi è salito il sangue al cervello, mi è venuto il freddo e la pelle d'oca, mi sono venuti pensieri insicuri, e ho dovuto chiedermi, buttando nel cesso tutti i miei credi, tutti i miei principi sulla ricerca sonora art: possibile che questo spirito retromaniaco, non sia poi sbagliato condannarlo in toto e senza appello?
  • As we turn - Toy (Join the dots, 2013) Sentite quella tastiera delicata che sostiene tutto il brano riempiendo quando deve riempire e sparendo quando deve sparire? Bene, dimenticatevela, non la sentire più in un album dei TOY:  quella stronza di Alejandra Diez ha lasciato il gruppo.
  • With my own two hands - Ben Harper (Diamonds on the inside, 2003) Mi piaceva Ben Harper, un tempo, soprattutto quando suonava proprio con gli Innocent Criminals. Eppure ieri pomeriggio, mentre pranzavo al centro con degli amici, quando è partita in diffusione questa canzone ho sentito letteralmente le palle cadermi per terra e rotolare sotto al tavolo, sotto le sedie, via fino a infilarsi in un polversoso e introvabile angolo di quello squallido ristorante in cui mi trovavo, tutto sommato felice, e tutto sommato abbastanza alticcio.