domenica 26 novembre 2017

Week 46-47/2017 - prima o poi questo blog dovrò pur farlo fuori...

  • Beautyproof - Madrugada (Industrial silence, 1999) Qualche anno fa, su consiglio del buon Ciccio Venti, feci l'incontro con questi Norvegesi Madrugada e il loro eccezionale, davvero, eccezionale secondo album The Nightly Desease del 2000. Lo amai così tanto che poi ebbi un blocco e, pur avendo cercato e trovato i loro altri album, non riuscii mai a decidermi di ascoltarli. Questo coraggio, chissà perché, l'ho trovato in questi freddi giorni di fine novembre. Così ho caricato su iTunes e sulla chiavetta che uso in macchina il loro album d'esordio, Industrial silence del 1999, e me lo sto godendo in lungo e in largo. Beh, stranissimo... come non succede spesso, ascoltandolo sembra la copia insicura di quello che sarebbe arrivato l'anno successivo. Come se i Madrugada stessero facendo gli esercizi, come se stessero prendendo le misure e cercando di aggiustare il tiro. E questo, signori miei, significa solo una cosa: avere una cazzo di visione artistica e perseguirla. Per questo adorerò per sempre questi magnifici e glaciali Madrugada. Perché avevano un vero e proprio progetto. Per questo, ma anche perché sono depressivi quasi quanto i Cure, è ovvio...
  • Marseille, bouche de viellie - Leda Atomica (Bizarre, 1990) Da quando sono caduto in amore con Marsiglia uno dei compiti che mi sono prefissato, oltre a conoscerne ogni anfratto e ogni euro di storia, è di scoprirne il rock più o meno sotterraneo in modo da creare un asse Provenza - Sicilia su cui fare leva per proclamare la prima repubblica del rock (va beh, questa me la potevo risparmiare). Uno dei progetti più fuori di testa in cui mi sia imbattuto finora è questo Leda Atomica, dalla ragione sociale daliana, il cui leader, Phil Spectrum, è morto proprio qualche mese fa. Non ci capisco un cazzo dei testi e la musica non è che sia invecchiata benissimo, però... come dire?, si fanno ascoltare e si fanno capire. E si fanno amare. Insomma, come al solito, vi terrò informati.
  • Pot kettle back - Wilco (Yankee Hotel Foxtrot, 2002) Questo cd l'ho avuto in omaggio, insieme a una cinquantina di altri, dal Comité d'entreprise, grazie a un fantastico quanto provvidenziale svuota-tutto-per-far-post-ad-altro. Ecco, secondo la critica questo disco, che dei Wilco è il quarto lavoro, è uno degli album più belli di sempre, addirittura fra i primi venti in tutte le classifiche degli addetti ai lavori. A me, non dice proprio niente. A me, mi pare proprio una cagata. Lo ascolto solo perché è soft e non disturba troppo le orecchie di Giulietta. Insomma, lo considero come musica da salotto. E forse sarà per questo, che io, non sono e non sarò mai un addetto ai lavori?

sabato 11 novembre 2017

Week 44-45/2017

  • Bianca - Afterhours festa. Carmen Consoli (Bianca single, 2017) Non so perché, ma continuo a dare fiducia a Manuel Agnelli e non appena ho saputo che, a distanza di vent'anni quasi, era uscita questa nuova versione di Bianca, con il contributo della mia conterranea Carmen Consoli, mi ci sono fiondato subito. E dopo averla ascoltata, ancora non so perché continuo a dare fiducia a Manuel Agnelli. La canzone è quasi del tutto uguale alla versione originale, eppure sono riusciti a farla più bruttina. Il modo di cantare di Manuel è da dimenticare. Ho come l'impressione che quel giorno non stesse troppo bene. O che si sia preso troppo sul serio. Gli archi inseriti qua e la fanno troppo vogliamo fare qualcosa di nuovo ma non sperimentare e allora buttiamoci sul classico e inseriamo gli archi che da l'impressione di sperimentare. E vi prego di non confonderli con lo splendido violino che spuntava fuori qua e la nella prima versione. Poi, l'apporto di Carmen Consoli è quasi nullo, e comunque mi viene il dubbio che sia lo stesso Manuel a imitarla esasperando il falsetto. Hanno tolto quei meravigliosi innesti elettronici di Xavier (credo) per mantenere la canzone piatta e monotona. La cosa peggiore però non è la sensazione che la canzone sia bruttina. È la certezza che sia del tutto inutile.
  • Sevens - Dark Horses (Hail lucid state, 2014) Essendo io un fan dei Dark Horses, non solo iscritto al loro canale youTube e seguace del loro profilo Instagram ma anche presente nella loro mailing list, così retrò come concetto ma che rende l'idea di quanto gli sia affezionato, ho avuto la possibilità di ascoltare in anteprima su Sound Cloud il loro nuovo singolo XIII. Non solo la fortuna dunque di averlo ascoltato in anteprima, ma anche solo di averlo ascoltato, dato che la permanenza sulla piattaforma digitale era limitata nel tempo. Insomma, essendo un fan sfegatato, affezionato eccome a questi altissimi rocker londinesi, io l'ho ascoltata e voi no. Ah! Per cui, godetevi semplicemente questa meravigliosa Sevens dal loro secondo album e sperate, sperate che prima o poi XIII spunti fuori da qualche altra parte...
  • Avalyn 1 - Slowdive (Blue day, 1992) Incredibile, ma ci sono cose degli Slowdive che non conosco ancora. Fra queste, gemma assoluta di Blue day,  raccolta degli EP pubblicati qua e la prima, dopo e durante gli album, uscita qualche tempo fa in edizione limitata per il Record Store Day e che io, si, io posseggo in vinile!, l'eterea, violenta, dissonante, viscerale Avalyn 1. Ah, gli Slowdi... oh cazzo, su youTube è partita la splendida versione live di When the sun hits, ci vediamo dopooooo!!!!