domenica 8 maggio 2016

Week 17-18/2016

  • Mr Self destruction - Nine Inch Nails (The downward spiral, 1994) Una della cose che più mi stressa del vivere in Provenza è quel maledetto limite di velocità in uscita da Palette, sulla nazionale, in direzione Rousset: 30 km/h con tanto di autovelox, che qui chiamano radar. Ogni mattina, dunque, appena superato il naif Relais Bleu e la tipica boulangerie rossa, quasi del tutto immerso oramai nell'amena atmosfera provenzale, ecco che inizia la tragedia: subito dopo il semaforo scalo in seconda, spesso di botto, quindi comincio ad accarezzare col piedo destro il maledetto pedale dell'acceleratore sapendo che, se ci vado leggero, la macchina impica, se ci vado pesante, la macchina schizza a 50 come minimo. Nel frattempo gli occhi abbandonano definitivamente la strada fissandosi sul tachimetro - sulla lancetta del tachimetro - controllando avidamente che rimanga fissa su quella dannata tacca fra il 20 e il 40. Il punto poi è che, giusto per aumentare il coefficiente di difficoltà, in queste ultime mattinate tendo ad affrontare questa prova ascoltanto Mr Self destruction, la prima traccia di The downward spiral. Dico, finora è andato tutto bene, niente multe e niente pedoni ammazzati, ma se per caso vi doveste trovare a passare da Palette, Provenza, Francia, diciamo alle otto del mattino, e una Panda rossa dovesse sbucare in lontananza, beh, state lontani dalle striscie pedonali e dalla strada in generale, che non si sa mai.
  • Nightwine - Rev Rev Rev (Des fleurs magiques bourdonnaient, 2016) L'unico stress, invece, legato al nuovo album dei miei Rev Rev Rev è doversi alzare dal divano ogni venti minuti per girare lato del vinile. Per il resto, è uno degli ascolti migliori da quando è iniziato l'anno: suoni nuovi, ritmi meno serrati e solo di tanto in tanto, molto meno rispetto al passato, una sensazione del tutto scusabile di già sentito.
  • Burn the witch - Radiohead (A moon shaped pool, 2016) A proposito di stress: ora dovrò sfondarmi il cervello, perdere parte dei capelli e rodermi il residuo di fegato per capire quale sarà il giusto atteggiamento da adottare nei confronti dell'ennesimo, strambo album dei Radiohead. Lo difenderò come un capolavoro o lo snobberò come una cagata? Lo proclamerò un esperimento in parte riuscito o lo bollerò come un classico inutile? Vedremo. Nel frattempo, mentre mi chiedo se questo primo singolo mi piaccia o no, dichiaro e proclamo che il video mi piace assai. Anche se non sono sicuro di averlo capito.