lunedì 26 dicembre 2016

Week 51-52/16


  • Radio - Dark Horses (Black music, 2012) Non riuscivo a capire cosa ci facesse quest'album nella pila dei cd da ascoltare: ho pensato di averlo comprato a qualche live dimenticato, di averlo acquistato confondendo Dark Horses con Dirty Beaches, Black Keys o, che ne so, Black Sabbath, Black Francis... poi, quando le tracce hanno cominciato a scorrere, e in particolare è iniziata questa Radio, cosi' ipnotica, cosi' sensualmente già sentita, ho capito che non aveva importanza che capissi. Grazie a eventi che non ricordo sono in possesso di quest'album, ed è da qualche giorno che me lo godo, questo è il punto.
  • American valhalla - Iggy Pop (Post pop depression, 2016) Un'altra cosa che non capisco in questa fine anno è che intenzioni aveva Iggy Pop quando ha scritto e registrato questo suo ennesimo album che, fra l'altro, secondo molti, è il migliore del 2016. Lo ascolto da settimane e traccia dopo traccia ci risento solo cose già trite e ritrite. Ci sento gli Smiths, ci sento Lou Reed, ci sento perfino quei Franz Ferdinand all'interno dei quali ci si sentiva già altra roba trita e ritrita. Ah, e poi ci sento anche lui stesso e l'immancabile David Bowie, come in questa American Valhalla che sembra una out take da The Idiot. E in più, in quesi pochi momenti in cui non sento niente di trito e ritrito, sento solo noia, noia mortale, noia trita e ritrita, trita e ritrita...
  • Bartali - Paolo Conte (Un gelato al limone, 1979) Colgo l'occasione per comunicare al mondo intero che ieri mattina, durante una passeggiata rurale fra Casavells e Matajudaica, Giulietta ha ripudiato Azzurro come sua canzone preferita, eleggendo al suo posto Bartali, sempre di Conte. Prendendone atto ho a stento trattenuto la rabbia e la sorpresa, non essendo questo il mio Paolo Conte preferito, ma ho voluto vedere questo momento come una presa di posizione, una dichiarazione di personalità da parte di questa bambina che solo ieri non riusciva a stare in piedi da sola e che oggi, a tre anni, non appena la contraddico, con l'indice e il mignolo allungati verso di me e le altre dita chiuse verso il palmo, mi guarda negli occhi e mi fa "cunnutu".

domenica 18 dicembre 2016

Week 50/16


  • La fine dei vent'anni - Motta (La fine dei vent'anni, 2016) Secondo alcune classifiche, voci, indiscrezioni, stime e sondaggi quest'esordio dei Motta di Francesco Motta è il miglior album italiano del 2016. Beh, non è che sia proprio il genere di pop che mi faccia impazzire, e poi è un po' vero che questi trentenni che parlano di come è difficile essere trentenni e come era fico essere ventenni ai quasi quarantenni come me fa un po' cagare... pero'... le due frasi iniziali di questa litania... neanche ve le riporto qui, ascoltatevele da voi! Che verità assoluta!
  • Creep - Radiohead (Pablo honey, 1993) Ah, pero' quello stronzo di Francesco Motta mi ha trascinato a forza nei ricordi dei miei vent'anni e, anche se nel 1993, anno di uscita di questa Creep, di anni ne avevo solo 15, è proprio a quel periodo che mi fa pensare... a quando si scaricavano i nervi il venerdì sera al Modi' o si girava in macchina in silenzio solo per sprecare benzina. A quando dai cd presi illegalmente in affitto si facevano le cassettine per colpire qualcuno o qualcuna o ci si trascinava il lunedì a lavoro con lo stomaco al posto del cervello. Insomma, anche se non amo guardarmi alle spalle, se proprio devo, ecco cosa vedo. Chissà invece cosa vede Francesco Motta?
  • Night and day - U2 (Red, hot & blue, 1990) Va beh, una volta che quello stronzo di Francesco Motta ha fatto il danno, tanti vale sguazzarci... attraverso lo squarcio sul muro, ecco un'altra perla dei miei vent'anni, per quanto anch'essa concepita registrata e pubblicata molto tempo prima. Gli U2 - se permettete - al loro meglio, in una cover di Cole Porter. Sicuramente il synth e la produzione di Brian Eno fanno la differenza, ma che gran figli di puttana erano gli U2 allora... cristosanto, altro che fine dei vent'anni, qui si rotola verso i quaranta, verso i cinquanta! E questa si, caro Motta, che è una tragedia!

venerdì 9 dicembre 2016

Week 48-49/16


  • Your collection - Fufanu (Few more days to go, 2015) Le ultime settimane sono state caratterizzate dal tanto folgorante quanto casuale incontro con questo duo + due islandese il cui cantante assomiglia al fratello cattivo di Micheal Cera, mentre il vero fratello del cantante, che del duo + due è il chitarrista, non assomiglia a nessuno. Ora, quello che ho capito è che il duo abbia cominciato facendo techno e poi, dopo essersi rotto le palle di fare techno, abbia chiesto aiuto agli altri due e tutti insieme abbiano cominciato a fare qualcosa che assomiglia al rock ma con grosse tracce di techno. Ok, niente di originale, vero, ma secondo me sono molto bravi, e live spaccano di brutto. Ah, e poi, cosa che non fa male, fanno dei video fichissimi.
  • Another dimension - TOY (Clear shot, 2016) Non era l'album che mi aspettavo dai TOY, lo ammetto, ma adesso che posso goderne in vinile in santa pace - dato che mi è arrivata la nuova copia perfettamente funzionante e gratuitamente sostituita (vedere post precedente) - posso, voglio e devo dire che è un lavoro straordinario, pieno zeppo di canzoni bellissime che, come d'abitudine, ammiccano non poco alla psichedelia di qualsiasi decennio ma, al contempo, contengono un inconfondibile marchio di fabbrica. Insomma, secondo me, i TOY, a livello musicale le danno a tutti. Peccato per l'imbarazzante video che accompagna questa Another dimension. Forse per il futuro i TOY potrebbero, vorrebbero e dovrebbero chiedere aiuto a qualcuno. Magari proprio ai sopra citati Fufanu?
  • The suburbs - Arcade Fire (Arcade Fire, 2010) Prima o poi faro' una cassettina per gli amici che intitolerò' Mellon Collie Pop e il cui concept sarà, indovinate un po', le suggestioni malinconiche di cui sono piene alcune fra le mie canzoni preferite. Dopo aver già identificato Slowdive, Smashing Pumpkins, King Krule e altri, ecco l'ultima arrivata nella lista. Un gruppo che non amo molto ma che quando vuole sa farmi venire i brividi, piazzata come terza o quarta traccia della cessettina, signore e signori, amiche e amici, Arcade Fire con la malinconica The suburbs. Buona depressione!