lunedì 26 dicembre 2016

Week 51-52/16


  • Radio - Dark Horses (Black music, 2012) Non riuscivo a capire cosa ci facesse quest'album nella pila dei cd da ascoltare: ho pensato di averlo comprato a qualche live dimenticato, di averlo acquistato confondendo Dark Horses con Dirty Beaches, Black Keys o, che ne so, Black Sabbath, Black Francis... poi, quando le tracce hanno cominciato a scorrere, e in particolare è iniziata questa Radio, cosi' ipnotica, cosi' sensualmente già sentita, ho capito che non aveva importanza che capissi. Grazie a eventi che non ricordo sono in possesso di quest'album, ed è da qualche giorno che me lo godo, questo è il punto.
  • American valhalla - Iggy Pop (Post pop depression, 2016) Un'altra cosa che non capisco in questa fine anno è che intenzioni aveva Iggy Pop quando ha scritto e registrato questo suo ennesimo album che, fra l'altro, secondo molti, è il migliore del 2016. Lo ascolto da settimane e traccia dopo traccia ci risento solo cose già trite e ritrite. Ci sento gli Smiths, ci sento Lou Reed, ci sento perfino quei Franz Ferdinand all'interno dei quali ci si sentiva già altra roba trita e ritrita. Ah, e poi ci sento anche lui stesso e l'immancabile David Bowie, come in questa American Valhalla che sembra una out take da The Idiot. E in più, in quesi pochi momenti in cui non sento niente di trito e ritrito, sento solo noia, noia mortale, noia trita e ritrita, trita e ritrita...
  • Bartali - Paolo Conte (Un gelato al limone, 1979) Colgo l'occasione per comunicare al mondo intero che ieri mattina, durante una passeggiata rurale fra Casavells e Matajudaica, Giulietta ha ripudiato Azzurro come sua canzone preferita, eleggendo al suo posto Bartali, sempre di Conte. Prendendone atto ho a stento trattenuto la rabbia e la sorpresa, non essendo questo il mio Paolo Conte preferito, ma ho voluto vedere questo momento come una presa di posizione, una dichiarazione di personalità da parte di questa bambina che solo ieri non riusciva a stare in piedi da sola e che oggi, a tre anni, non appena la contraddico, con l'indice e il mignolo allungati verso di me e le altre dita chiuse verso il palmo, mi guarda negli occhi e mi fa "cunnutu".

domenica 18 dicembre 2016

Week 50/16


  • La fine dei vent'anni - Motta (La fine dei vent'anni, 2016) Secondo alcune classifiche, voci, indiscrezioni, stime e sondaggi quest'esordio dei Motta di Francesco Motta è il miglior album italiano del 2016. Beh, non è che sia proprio il genere di pop che mi faccia impazzire, e poi è un po' vero che questi trentenni che parlano di come è difficile essere trentenni e come era fico essere ventenni ai quasi quarantenni come me fa un po' cagare... pero'... le due frasi iniziali di questa litania... neanche ve le riporto qui, ascoltatevele da voi! Che verità assoluta!
  • Creep - Radiohead (Pablo honey, 1993) Ah, pero' quello stronzo di Francesco Motta mi ha trascinato a forza nei ricordi dei miei vent'anni e, anche se nel 1993, anno di uscita di questa Creep, di anni ne avevo solo 15, è proprio a quel periodo che mi fa pensare... a quando si scaricavano i nervi il venerdì sera al Modi' o si girava in macchina in silenzio solo per sprecare benzina. A quando dai cd presi illegalmente in affitto si facevano le cassettine per colpire qualcuno o qualcuna o ci si trascinava il lunedì a lavoro con lo stomaco al posto del cervello. Insomma, anche se non amo guardarmi alle spalle, se proprio devo, ecco cosa vedo. Chissà invece cosa vede Francesco Motta?
  • Night and day - U2 (Red, hot & blue, 1990) Va beh, una volta che quello stronzo di Francesco Motta ha fatto il danno, tanti vale sguazzarci... attraverso lo squarcio sul muro, ecco un'altra perla dei miei vent'anni, per quanto anch'essa concepita registrata e pubblicata molto tempo prima. Gli U2 - se permettete - al loro meglio, in una cover di Cole Porter. Sicuramente il synth e la produzione di Brian Eno fanno la differenza, ma che gran figli di puttana erano gli U2 allora... cristosanto, altro che fine dei vent'anni, qui si rotola verso i quaranta, verso i cinquanta! E questa si, caro Motta, che è una tragedia!

venerdì 9 dicembre 2016

Week 48-49/16


  • Your collection - Fufanu (Few more days to go, 2015) Le ultime settimane sono state caratterizzate dal tanto folgorante quanto casuale incontro con questo duo + due islandese il cui cantante assomiglia al fratello cattivo di Micheal Cera, mentre il vero fratello del cantante, che del duo + due è il chitarrista, non assomiglia a nessuno. Ora, quello che ho capito è che il duo abbia cominciato facendo techno e poi, dopo essersi rotto le palle di fare techno, abbia chiesto aiuto agli altri due e tutti insieme abbiano cominciato a fare qualcosa che assomiglia al rock ma con grosse tracce di techno. Ok, niente di originale, vero, ma secondo me sono molto bravi, e live spaccano di brutto. Ah, e poi, cosa che non fa male, fanno dei video fichissimi.
  • Another dimension - TOY (Clear shot, 2016) Non era l'album che mi aspettavo dai TOY, lo ammetto, ma adesso che posso goderne in vinile in santa pace - dato che mi è arrivata la nuova copia perfettamente funzionante e gratuitamente sostituita (vedere post precedente) - posso, voglio e devo dire che è un lavoro straordinario, pieno zeppo di canzoni bellissime che, come d'abitudine, ammiccano non poco alla psichedelia di qualsiasi decennio ma, al contempo, contengono un inconfondibile marchio di fabbrica. Insomma, secondo me, i TOY, a livello musicale le danno a tutti. Peccato per l'imbarazzante video che accompagna questa Another dimension. Forse per il futuro i TOY potrebbero, vorrebbero e dovrebbero chiedere aiuto a qualcuno. Magari proprio ai sopra citati Fufanu?
  • The suburbs - Arcade Fire (Arcade Fire, 2010) Prima o poi faro' una cassettina per gli amici che intitolerò' Mellon Collie Pop e il cui concept sarà, indovinate un po', le suggestioni malinconiche di cui sono piene alcune fra le mie canzoni preferite. Dopo aver già identificato Slowdive, Smashing Pumpkins, King Krule e altri, ecco l'ultima arrivata nella lista. Un gruppo che non amo molto ma che quando vuole sa farmi venire i brividi, piazzata come terza o quarta traccia della cessettina, signore e signori, amiche e amici, Arcade Fire con la malinconica The suburbs. Buona depressione!

domenica 27 novembre 2016

Week 47/16


  • Clear shot - TOY (Clear shot, 2016) Gli ascolti di quest'album appena appena arrivato sono stati finora viziati, e di conseguenza limitati, dalla puntina che salta in continuazione, per tutta la lunghezza del lavoro, su ogni traccia del vinile. Un vero stress, a cui comunque i tizi di Recordstore UK hanno già brillantemente rimediato con l'invio (del tutto gratuito) di una nuova copia, anch'essa autografata. Ma comunque non è questo di cui vi volevo parlare. In effetti, cio' che volevo dire è che, anche se ancora non mi sono fatto un'idea del terzo lavoro dei TOY (per i motivi sopra citati) devo ammettere che inizia proprio col botto: a introdurre questa Clear shot, che dell'album è appunto la prima traccia, ci sono delle magnifiche chitarre a vuoto, che a isolarle sembrano quelle dei Sonic Youth della No Wave. Poi inizia una cantilena  anestetizzante, eseguita con malizia da Tom Dougall e soci, quindi la prima esplosione, quella blanda, e infine la seconda devastante esplosione, quella carica di acido puro, quella che trasforma definitivamente una docile pioggerella in un diluvio elettrificato . Nel giro di sei minuti si passa dallo scuotere curiosi la testa a sgambettare furiosi su tutte le zampe. Si passa da occhi sognanti e socchiusi ad avidi bulbi schizzati fuori dall'adrenalina. Sudore, ammiccamenti, sorrisi e piacere. E il repeat, come sempre nel caso dei TOY, è già stato azionato.
  • Una giornata al sole - Teatro degli Orrori (Il Teatro degli Orrori, 2015) Oddio, ma quant'è incazzato Pier Paolo Capovilla? Ma quanto? Manco mio cugino è cosi incazzato, manco io lo sono mai stato. E dico, non è che è un ragazzino... che sia una fase di incazzatura sociale tardiva, un po' come la mia crisi di mezz'età prematura? Può essere, ma di fatto l'album ultimo de il Teatro degli Orrori, a causa di questi toni apocalittici, risulta a me inascoltabile: fabbriche, sinistra e destra, guerra e sindacati, mitra, antidepressivi. E poi, quando Capovilla non è incazzato, che poi in realtà lo è lo stesso, se ne esce fuori con frasi tipo "quando ti togli la camicia gli uccelli cantano, e lasci scendere la gonna i fiori sbocciano", che ho capito che sono parole dei suoi personaggi-operai ma perché lui se ne va in giro a citare Majakovskij mentre tutti gli altri parlano come dei perfetti imbecilli?
  • 1987 - Flyying Colours (Mindfullness, 2016) Questa canzone è bellissima, impossibile da non amare, da non schiaffare in loop, ed è benissimo calata nella scaletta di quest'album dei Flyying Colours. Il problema è che è un po' troppo gaia e amena. In effetti, nell'esordio su album, questi ragazzi australiani hanno optato per un suono più tranquillo, innocuo e solare rispetto a quello dei primi EP, che erano senza dubbio più acidi e psichedelici. Ed è un peccato, almeno per me. Magari pero' è solo questione di coraggio. Magari solo di fiducia. Magari, considerando i comunque buoni riscontri di quest'album, troveranno il coraggio e la fiducia di tirare fuori le palle che hanno già fatto intravedere. Basta solo aspettare e godere nel frattempo di quest'ottimo lavoro.

domenica 20 novembre 2016

Week 46/16


  • Everybody knew - Andre Williams (Silky, 1997) Chissà perché, nel momento esatto in cui sono arrivato al centro oggi pomeriggio e ho visto tutto il cours Mirabeau intasato di giostre di natale, bancarelle di natale, dolci di natale, decorazioni di natale, canzoni di natale, espressioni facciali di natale, mi è venuta in mente questa canzone. Era tutto cosi perfetto, cosi ameno, cosi' armonioso in quel quadro natalizio che ho pensato che per forza doveva esserci qualcosa che tutti sapevano, tutti, tranne me.
  • Look back in anger - David Bowie (Lodger, 1979) Proprio stamattina stavo per archiviare Lodger di Bowie, in ascolto da qualche mese ormai, sempre con piacere ma sempre senza troppi sussulti, quando all'improvviso mi è saltata davvero all'orecchio questa canzone, che mi è risultata essere un buon equilibrio fra ciò che più mi piace in Bowie, ossia il lato rebel rock, e ciò che più lui tratta in questo e altri album, ossia un aspetto un po' World, un po modaiolo, fra l'altro sempre con un po di ritardo, del pop rock. Da qui, due domande sono sorte: la prima, quante volte è giusto ascoltare un album, prima di archiviarlo con una alzata di spalle che ne decreta la mediocrità o per lo meno la non affinità con i nostri gusti? Seconda domanda: ma si può già parlare male di Bowie o dobbiamo aspettare per lo meno il primo anniversario della morte?
  • Bunker busted - Viet Cong (Viet Cong, 2014) Se fosse per la loro musica, un misto di Arcade Fire, Cure, Interpol e TV on the Radio, probabilmente i Viet Cong sarebbero solo un ennesimo buon gruppo in circolazione da un paio di anni. Invece hanno avuto la fortuna di essere vittime di un clamoroso boicottaggio ai festival di mezzo mondo a causa della loro Ragione Sociale. Nelle ultime settimane ho letto interviste, comunicati, commenti e articoli sulla questione ma giuro di non averci capito niente. Boh, ancora non so perché il nome Viet Cong risulti sconveniente o offensivo, ma so che ora il gruppo si chiama Preoccupations, che tutta questa storia  gli ha comunque procurato parecchia pubblicità, che a me non dispiace per niente e che ieri sera, porca troia, ha diviso il palco con i miei Girl Band a Parigi mentre io, come un deficiente, ero ficcato a casa   a perdere tempo con David Bowie.

domenica 13 novembre 2016

Week 45/16

  • New bear - Ultra Panda (The new bear, 2016) Mi scuso per la qualità audio del video linkato, ma non ho trovato di meglio. Per cui, ancora una volta, vi chiedo di darmi fiducia. Mi rendo conto di quanto la Ragione Sociale di questo gruppo lionese sia orribile, ma sanno creare e gestire un gran bel rumore, ed è per questo che sono finiti fra le mie grazie. Se vi dovessero incuriosire, andate sul loro account Bandcamp e scaricate gratuitamente questo EP appena uscito. Ora, vi chiedo un altro favore: non fraintendermi che davvero non voglio fare paragoni idioti. Eppure, vi giuro, Lyon sta alla Francia come New York sta agli Stati Uniti, e Ultra Panda sta al noise francese esattamente come i Sonic Youth stanno a quello americano. Non fraintendetemi, davvero, vi chiedo forse troppo?
  • Message the History - Sonic Youth (The Eternal, 2009) E a proposito di Sonic Youth, non riesco proprio a togliere dalla rotazione The Eternal, sorprendente album pieno di meravigliose melodie spalmate su duri ritmi noir e inframezzate da improvvise stilettate rumoristiche, furiose dissonanze gelide, atroci violenze strumentali. E' un peccato, davvero un peccato aver perso il miglior gruppo noise mai esistito semplicemente per una più giovane...
  • Pain - LVL UP (Return to love, 2016) Mi sono imbattuto in questa canzone per caso, come spesso succede con la riproduzione automatica di YouTube... il fatto è che ero convinto di ascoltare ancora i Rolling Blackout C.F. ma mi parevano un po' diversi, più rumorosi e un po' più malinconici questi... insomma, per farla breve, questa fantastica Pain è scritta, eseguita e registrata da un gruppo che si chiama LVL UP, americano e accasato con la Sub Pop, che leggendo i commenti sotto il video sembra essere un altro di quei gruppi fondamentali di cui io e solo io sconoscevo l'esistenza. Dio, devo essere sincero, ho tanti di quesi dischi ancora nella pila da ascoltare, ci sono ancora tanti di quegli album relegati nella wishlist e ci sono ancora tanti di quei lavori che ogni giorno escono o di cui solo scopro l'esistenza che dio, davvero, dio, sto cominciando a pensare di levarci mano...

domenica 6 novembre 2016

Week 44/16


  • Boys don't cry - Scarlett Johnsson (non trovo nessuna indicazione di album o singolo) Il messaggio con il link a YouTube diceva semplicemente: figa a dir poco... beh, abbiamo rivisto questo video decine di volte da ieri pomeriggio e vi giuro che ancora non abbiamo capito se, l'amica Giusi, col suo commento, si riferisse alla canzone o alla cantante. Beh, io direi alla canzone, ma mio cugino, non c'era da dubitarne, non si è neanche accorto che c'era, una canzone...
  • I don't want to let you down - Flyying Colours (EPX2, 2015) Oddio, credo di essermi preso una cotta per questi qui. Il problema è che, per le mie finanze, non era il caso di prendermi una cotta in questo momento, per di più' per un gruppo australiano che, se non ho capito male, in Europa non è stato ancora stampato, e quindi di difficile reperibilità. Ma tant'è, al cuore non si comanda, e sto stalkinando un tizio inglese su eBay che sembra abbia una copia da sbolognare a costo di sangue del loro primo lavoro. Vi terrò aggiornati, ve lo prometto, e può darsi anche vi chieda di fare una colletta!
  • Julie's place - Rolling Blackout Coastal Fever (Julie's place, 2017) Qui non arriverei a parlare di cotta, ma mi piace da morire questa Julie's place dei (australiani anch'essi) Rolling Blackout C.F. So che sembrerà una minchiata ma io ci sento dentro praticamente tutto ciò che amo degli ultimi 50 anni di pop e rock: chitarre nervose in sottofondo, feeling che resta sempre pop, ritmo serrato, coretti alla Beach Boys e voce da mi sono appena svegliato dopo una notte di bagordi ma devo correre in ufficio anche se è estate e vorrei andare al mare. Insomma, gli album li ascolterei proprio volentieri, anche se non posso parlare di cotta, anche se non arriverei a chiedervi di fare una colletta!

domenica 30 ottobre 2016

Week 43/16


  • Sunshine smile - Adorable (Sunshine smile single, 1992) Ho mandato circa 20 messaggi ai miei affidabili punti di riferimento sparsi per tutto il globo ma sembra che nessuno, per lo meno fra chi si è degnato di rispondermi, si ricordi di questi inglesi Adorable, che pubblicarono un paio di album con la Creation a inizio anni '90. Manco a dirlo, reverbero a palla, scintillanti melodie pop, ciuffi figli dei fratelli Reid. Leggendo qua e la sembrerebbe che siano stati fra i più' grandi esponenti di quel non genere chiamato shoegaze a cui io, nonostante i miei tentativi di affrancarmene, nonostante i miei flirt con generi distantissimi, addirittura a volte senza neanche un filo di chitarra, ritorno sempre, quasi fosse il mio vero grande amore. Che vorrà dire ciò? Boh, magari solo che devo cotonarmi i capelli come il qui cantante e frontman degli Adorable Piotr Fijalkowski. Oppure che c'è tanta di quella roba (ingiustamente) sommersa che ho voglia ancora di cercare e studiare!
  • It's tomorrow now - Flyying Colours (Mindfullness, 2016) Sembra che senza volerlo questa settimana mi sia dedicato a rintracciare nuovi e vecchi gruppi dediti al frastuono più atroce o, per lo meno, ai reverberi da sindrome da pedaliera convulsa detta anche shoegaze. Questi qui, per esempio, dal nome geniale, me li ha fatti scoprire il mio amico Danzog. Direttamente dall'Australia, cosi' come l'amico Danzog, i Flyying Colours. Cos'hanno di più rispetto a tutti i miliardi di altri gruppi che negli ultimi trent'anni hanno fatto musica guardandosi le scarpe? Beh, avete per caso mai sentito un solo di chitarra cosi cattivo in una scintillante canzone shoegaze, come quello che chiude It's tomorrow now? No? Beh, ecco allora cos'è.
  • Waiting there - 93MillionMilesFromTheSun (Northern sky, 2011) Eccoli, anche loro, shoegazisti del terzo millennio, scoperti grazie all'amico Danzog e al suo fantastico account Instagram. A questo punto, cio' che mi chiedo è: chi è che fa conoscere la musica a chi fa conoscere la musica a quelli come me che vogliono far conoscere la musica?

domenica 23 ottobre 2016

Week 42/16


  • Antenna - Sonic Youth (The Eternal, 2009) Questa canzone mi fa pensare a Dario Fo, appena appena morto, di cui il figlio Jacopo ha più o meno detto che, fino alle fine, era stato grandioso. Beh, ascoltando Antenna, dall'ultimo album dei Sonic Youth, mi viene da pensare la stessa identica cosa. Fino alla fine sono stati unici, duri, pop. Fino alla fine sono stati grandiosi.
  • Dragged out - Chelsea Wolfe (Abyss, 2015) Odio parlare della musica per accostamento, ma queste canzoni di Abyss mi sanno cosi' di già sentito che non posso proprio fare a meno di pensare ad altro, mentre le ascolto. Certo, la Wolfe c'ha proprio una gran bella voce, anche se assomiglia un po' alla Calvi, c'ha degli ottimi rumoristi alle spalle, anche se mi fanno pensare a Reznor, e la composizione è sufficientemente oscura, anche se esistono già i Black Sabbath. Non me la sento di bocciarla, ma non è tutto sto gran fenomeno di cui nei mesi scorsi si è parlato.
  • DJ - David Bowie (Lodger, 1979) Appena finisco di scrivere queste quattro stronzate dovrò attaccare il ferro e fare quella che qui chiamano la repasse. Insomma, dovrò tirare fuori tutte le camicie e tutti i pantaloni che da giorni mi guardano sospetti dal mobile delle cose pulite e dovrò stirarle una per una, a meno che domani non voglia andare in ufficio come un barbone stile American Psycho, non so se lo avete mi letto ma dovreste, o almeno guardare il film con Nolan tratto dal libro. Barboni, puttane, sangue, yuppies, sesso e cibo, e cibo e ristoranti, e ristoranti e conti stratosferici, e vestiti Armani, Trussardi, e Boss... insomma, è un casino, perché già i miei colleghi non mi vedono bene, e che sono italiano, e che sono schizzato, e che quando parlo in francese devo proprio sembrare un impedito totale, peggio di Apu dei Simpson, insomma altro che American Psycho... ma dicevo, non so cosa dicevo, ma il punto è, secondo voi, uno come David Bowie, coi soldi che ha, con il lifestyle che gli attribuivamo, David Bowie, da vivo, pantaloni e camicie, se li stirava da solo?

domenica 16 ottobre 2016

Week 41/16

  • The Universal - Blur (The great escape, 1995) Allora, fra meno di due settimane Giulietta dovrà operarsi di tonsille e adenoidi. Un intervento ad anestesia totale, per quanto leggera, a neanche tre anni. Ho voglia di provare ad aggiustarmi umore e giornata con questa canzone. Ho voglia di sentirmi leggero come mi sentivo 21 anni fa. La verità è che ho una figlia, che si deve operare, che mi piaccia o no. La verità è che mai più mi sentirò leggero come 21 anni fa. E allora, manco lo sapevo di viaggiare cosi leggero.
  • Be my baby - Ronettes (Presenting the fabulous Ronettes featuring Veronica, 1964) Quando torneremo dall'ospedale, Giulietta avrà il suo triciclo nuovo, rosso o blu, forse lei lo preferisce blu, con disegnato Minnie o Topolino, vedremo, che l'aspetterà a casa. Poi verranno quindici giorni di degenza e semi-quarantena, con pasti a base di gelato e coccole e cartoni, aspettando e temendo la complicazione, quella riapertura delle piccoli cicatrici di cui tutti parlano. E per quel che mi riguarda, altro che triciclo rosso o blu con Minnie o Topolino. In quei quindici giorni un sorriso non me lo strapperete neanche se mi portate una Cadillac rosa con sopra - non stampate, ma in carne e ossa - tutte le Ronettes, compresa Veronica e Phil Spector.
  • These boots are made for walkin' - Nancy Sinatra (These boots are made for walking', 1966) E poi la vita ricomincerà a scorrere via, fra abbracci, litigi, dispetti reciprochi, giochi pericolosi, pop corn davanti la TV, twist improvvisati in salotto e cose del genere. Insomma, non saremo la famiglia Vianello, e manco i Simpson, pero', tonsille o meno, adenoidi o meno, stivali a punta o ciabatte da casa, non ci annoiamo mica noi...

domenica 9 ottobre 2016

Week 40/16


  • Ti cambia il sapore - Afterhours (Folfiri o Folfox, 2016) Alle 4 di notte, fra giovedì e venerdì, vomitavo l'anima mischiata a pezzi di entrecôte e di pomme de terre, a litri di vino rosso e di birra chiara, affacciato, aggrappato al cesso da 400 euro di un'asettica stanza di un asettico albergo del centro di Grenoble. Più vomitavo, più il mal di testa calmava, ma più vomitavo, più i pensieri mi si facevano confusi: potrò fare colazione con i pancake domani mattina? Sarò in grado di andare in ufficio col tram? Devo chiamare qualcuno? Riuscirò a rivedere Giulietta prima di morire? Non è che i miei colleghi di Grenoble mi hanno avvelenato? Avrei dovuto dare la mancia al portiere di notte che alle 5 mi ha portato un Dolipran quando non avrebbe potuto darmi nessun farmaco? E mentre nella mia testa succedeva tutto questo, mentre facevo entra e esci dal cesso, mi sdraiavo nel letto, mi rialzavo, poi schizzavo di nuovo verso il cesso, mentre pensavo di morire, mi salivano i conati, maledicevo Grenoble, i miei colleghi, l'entrecôte avvelenata, questa canzone degli Afetrhours continuava a ripetersi in loop nel mio cervello, a dispetto della mia volontà. Ti cambia il sapore, colonna sonora involontaria di uno dei peggiori incubi a occhi aperti in cui finora mi sia capitato di trovarmi.
  • Halleluia - Negrita (Reset, 1999) Poi sono riuscito ad andare in ufficio, in tram, e prima ho anche fatto la doccia in una doccia inutilmente ricca, snob, moderna che non mi è piaciuta per niente. Pero' niente pancake, che avevo ancora la nausea. E una mattinata di meeting infernali in cui facevo solo presenza. Alle 12  non ce la facevo più. Non riuscivo a tenere gli occhi aperti. Allora ho domandato a una collega di accompagnarmi in infermeria dove una signora molto gentile mi ha fatto i complimenti per il mio francese, e poi mi ha fatto coricare in un lettino. Con una coperta. Con un aggeggio per accendere e spegnere la luce a mio piacimento. Con un altro aggeggio per chiamarla in caso di bisogno. Ho dormito come un pascià, e anche se al mio risveglio avevo una fame cane che sapevo non sarei riuscito a colmare, non avevo più mal di testa, la nausea era ridotte al minimo e, soprattuto, non avevo più gli Afterhours in loop in testa. Mi sono alzato dal lettino, ho riposto la coperta e i due aggeggi e spalancato un sorriso. Poi, in loop, ha cominciato ad andare Halleluia!
  • Bigger wheels - I am Kloot (Natural History, 2001) E dopo un lungo viaggio per rientrare a Aix, a stomaco vuoto e con ancora sonno da smaltire, ho fatto un giorno di cautela, ieri, sabato, e poi oggi, come sempre mi capita dopo che ho pensato di morire,  ho voluto strafare, contento di essere ancora vivo, convinto che quella vomitata in bagno alle 4 del mattino mi avrebbe potuto uccidere: prima piscina, senza colonna sonora, che in vasca penso solo ai fatti miei, poi ho portato le mie donne a pranzo al Relais Blue, dove abbiamo ben mangiato e poco pagato, e poi abbiamo fatto una lunga passeggiata in macchina sulla Sainte Victoire, sotto un caldo sole autunnale, fra migliaia di persone che facevano pic nic, sport bizzarri, escursioni a piedi o in bici. Colonna sonora? I am Kloot, che piace a tutti, e il cui album d'esordio è cosi solare e spensierato che è l'ideale per chi, in una fredda notte grenoblina, ha rischiato di morire soffocato e solo aggrappato a un costosissimo cesso di un asettico albergo del centro.

domenica 2 ottobre 2016

Week 39/16


  • Protobodhisattva - I Cani (Aurora, 2016) So di averlo snobbato appena uscito, ma invece non è per niente male Aurora de I Cani. Non mi strappo i capelli, è ovvio, in fin dei conti è una deludente delusione da parte di uno che mi aveva elettrizzato e fatto ben sperare per il post punk italiano, ma sempre meglio degli altri italiani che fanno musica leggera italiana per niente post punk (o forse si??) tipo, che ne so, il secondo Marco Masini (che il primo invece lo adoro!) o Claudio Baglioni di cui forse avrete sentito parlare qualche volta. Insomma, Contessa questo si è messo a fare al momento, pero', come al solito, lo fa sempre meglio degli altri.
  • Barrel of a gun - Depeche Mode (Ultra, 1997) Fino a un certo punto puoi ignorarli e perdere tempo a parlare di Aurora de I Cani ma, prima o poi, coi fantasmi devi farci i conti. Ed è allora come un fusibile, che una volta che si brucia non si può più ripristinare. Diventa un fiume in piena, i nodi si incagliano nel pettine e i ricordi tornano a galleggiare, proprio come la merda, nei liquidi vitali fra cervello e cuore. So di aver smesso gia da tempo di crescere per cominciare a invecchiare, ma nessuno mi aveva mai detto che assomigliasse cosi tanto a morire.
  • La crisi - Bluvertigo (Zero - ovvero la famosa nevicata del '85, 1999) E come ormai il mio cervello è inondato da questa merda, anche gli ascolti ne risentono, e alcune canzoni riprendono il loro posto, acquistano significato a distanza di decenni: "Molto spesso una crisi è tutt'altro che folle, è un eccesso di lucidità". La musica non ti salverà, ma almeno ti fa sentire meno solo.

martedì 20 settembre 2016

Week 37-38/16


  • African night flight - David Bowie (Lodger, 1979) Scoprire Lodger di Bowie a 37 anni quasi 38 è un po come vivere a Aix en Provence e non essere ancora saliti sulla Sainte Victoire: non è mai troppo tardi, ok, ma solo fino al momento in cui davvero sarà troppo tardi.
  • Wow - Beck (Wow, 2016) Signore e signori, ecco uno che riesce spesso a lasciarmi paralizzato, stupefatto, innamorato, incredulo, esaltato e felice. E sapete come mi sono sentito la prima volta che ho ascoltato questo suo nuovo singolo? Paralizzato, stupefatto, innamorato, incredulo, esaltato e felice. In una sola parola: wow...
  • Murdered out - Kim Gordon (Murdered out, 2016) Stracontento e strafelice che dopo 30 e passa anni di carriera Kim Gordon se ne esca finalmente con un lavoro a proprio nome, pero' non riesco a far finta che mi piaccia granché questo singolo. Troppo anni '90, troppo pop post industriale alle NIN. C'è del grunge, c'è la presenza di Billy Corgan, perfino quella degli U2 batmaniani. Insomma, non è male questo pezzo, ma è un compendio un po' scontato di un rock in cui lei ha gia abbondantemente sguazzato e che io, per quanto ami, ho da tempo rinchiuso nel reparto classic rock. Ma Kim è sempre Kim, con i suoi capelli dorati, i suoi occhi da felino e il suo basso ipnotico. E se ci dovesse essere un album dietro l'angolo, io ci scommetto che sarà un gran capolavoro. 

mercoledì 14 settembre 2016

Week 36/16

  • I need you - Nick Cave and the Bad Seeds (Skeleton Tree, 2016) Da 20 anni Nick Cave e i vari Bad Seeds mi accompagnano ovunque io vada, elettrici o riflessivi, rumorosi o sfacciati. Ma stasera, guardando il video che accompagna il nuovo devastante singolo I need you ho pensato, Dio che pugno di vecchi sono diventati. E allora mi domando, cosa potro' mai pensare di me stesso, domani mattina, guardandomi allo specchio?
  • Azzurro - Adriano Celentano (Azzurro, 1968) So che non era mai successo di riproporre una canzone nella stessa medesima versione, ma ora che Giulietta è più grande, e le spunta il sorriso sulle labbra ogni volta che la sente, e che la canticchia mischiando parole di due lingue diverse, e che ha vissuto più tempo in Francia che in Italia, Azzurro assume un significato tutto particolare per me: la punta dell'iceberg della cultura popolare italiana di cui io sono pieno, ma di cui invece lei non coglierà che qualche lontana eco priva di significato.
  • Sex - Negrita (XXX, 1997) E a proposito di passaggi di cultura: come spiegare a un francese doc, nella miseria di una breve pausa pranzo, che cos'è il rock italiano? Come tramandare, in 45 minuti, ad un francese pieno di ascolti di rock francese, cinquant'anni di rock italiano? Come descrivere ad un francese, per quanto piena di buona volontà, venticinque anni di ascolti, di concerti, di autografi, trasferte, stadi stracolmi, scantinati bui, pianoforti scordati, chitarre modificate, urla, sudore, soldi spesi in cd, vinili e cassette tutto Targato Italia? Non si può, a parole. Ma gli si può inviare, al francese ancora curioso, il link a questo meraviglioso e classico pezzo di rock azzurro (o tricolore, fate voi).  E sono sicuro che capirà.

domenica 4 settembre 2016

Week 35/16


  • Modern dancing - TRAAMS (Modern dancing, 2016) Da un paio di mesi ormai mi trastullavo allegramente con questo esordio dei TRAAMS, e per tutto questo tempo mi sono chiesto: ma perché, cosi poco originali in fondo, questi ragazzetti mi piacciono cosi assai? E finalmente stamattina, stravaccato sul divano accarezzando i capelli di Giulietta, sono arrivato ad una risposta: assomigliano vaccamente ai miei Wire, come si evince benissimo da questa bellissima canzone. Quindi, risposta convincente, sicuro, ma anche spiazzante. E ora, che si fa? Si continua ad amare i TRAAMS anche se ci sono gia i Wire? (Risposta: si).
  • Oggi - Afterhours (Folfiri o folfox, 2016) In che difficoltà enormi mi sta mettendo questo nuovo lavoro degli Afterhours! Dopo una decina di ascolti sono ancora completamente confuso, comunque più propenso a bocciarlo che a promuoverlo. Ho adocchiato pero questa Oggi che mi sembra cosi bella da farmi sperare in un cambio di idea. Non ci sono soluzioni spettacolari come nelle altre canzoni, non ci sono quelle irritanti chitarre angolari di Iriondo (penso) ne le grida preistoriche Di Manuel al posto del canto. E' una canzone onesta, trasparente, bellissima come ho sempre avuto il diritto di aspettarmi dai miei, e sottolineo miei, Afterhours. Con formazione spettacolare o senza.
  • We must learn to rise - Fat White Family (Songs for our mothers, 2016) Ascoltare questo brano live aggiunge ulteriore angoscia all'ascolto della registrazione su disco. Angoscia, claustrofobia, rabbia, decadenza. E mentre penso a tutto questa depressione, Francesca si affaccia dalla porta e mi fa: "E non ti dimenticare di pagare le tasse!".

domenica 28 agosto 2016

Week 34/16


  • Tutti i miei sbagli - Subsonica (Microchip emozionale riedizione, 2000) Ricordo ancora le facce e le parole stravolte di tutti, critici e pubblico, quando, all'indomani della partecipazione dei Subsonica al festival di San Scemo nel 2000, si resero conto che qualcosa stava succedendo nel panorama musicale italiano. Anomalia Subsonica, la chiamarono, riferendosi onestamente più che al gruppo a loro stessi, ai critici e al pubblico, essendo i Subsonica i primi da secoli ad averli messi d'accordo. Stamattina la riascoltavo, questa Tutti i miei sbagli, e, ancora una volta, oltre ad essermi esaltato, non sono riuscito a capire come abbia potuto avere io la fortuna di vedere tutto questo fragore scoppiare proprio sotto i mei occhi (e orecchie).
  • Moonflowers - Motel Connection (Give me a good reason to wake up, 2002) La nostalgia per un luogo è niente in confronto allo strazio che si può provare affrontandone una per un tempo, un mood o uno stile di vita. Lo spazio non è più incolmabile come una volta, ma il tempo, dio, il tempo si che è proprio un bastardo.
  • Long Distance - Turin Brakes (Ether song, 2003) Forse con la distanza del tempo le canzoni acquistano uno splendore proprio, oppure sono proprio speciali e basta. Comunque sia, non ha importanza. Ciò che ha importanza è che io, quando ascolto Long Distance, provo un batticuore che non è facile da spiegare. Provo una gamma di sentimenti che va dalla rabbia atroce alla gioia infinita. E potreste torturarmi col fuoco vivo o strappandomi una per una le unghia dalle dita: non saprei dire una sola parola di più oltre ciò che vi ho appena detto.

lunedì 22 agosto 2016

Week 33/16


  • San Miguel - Afterhours (Folfiri o folfox, 2016) Profondamente imbarazzato nell'ascoltare i miei Afterhours che non solo hanno concepito questa specie di cagata cosmica, ma l'hanno per giunta inserita nell'album appena uscito. E dato che si tratta di un cd doppio, con ben diciotto canzoni, dubito che gli sia servita per riempire. Evidentemente gli piace proprio.
  • The sidewinder sleeps tonight - REM (Automatic for the people, 1992) Per un gruppo che mi delude, un altro che non amo, non ho mai amato e mai amerò ma che, con questa canzone, mi ricorda un bellissimo periodo... un'estate di quasi venticinque anni fa, calda, caldissima, sotto il sole della Risacca di giorno, e attaccato alla Radio (Delfino) di notte... il problema di non essere più' giovani, è che non lo saremo mai più.
  • Stop it - Pylon (Gyrate, 1980) Altra canzone, altra estate, altri ricordi. No, non che mi ricordi l'estate 1980 questa, ma l'estate del 2000, quando un amico più grande e più erudito di me mi fece scoprire questi folli folletti americani. Altra estate caldissima, fra la riserva dello zingaro, un amico che non ho più rivisto e un'insoddisfazione che cominciava a montare. Come dicevo prima, il problema di non essere più giovani è che lo si capisce troppo tardi. E, generalmente, in estate.

sabato 13 agosto 2016

Week 32/16


  • Il mio dovere - Smegma Bovary (Coppa del Nonno, 2016) Se qualcuno si prendesse il disturbo di chiedermi perché tengo un blog di musica pop quando di musica pop, è evidente, non ne capisco molto, io risponderei: perché ho un ego quanto una casa, perché sono frustrato dallo squallore della mia vita quotidiana, per ricevere anteprime musicali. Ora, se per i primi due punti lo sfogo del blog non funziona granché, per il terzo invece sembri che funzioni eccome. Per esempio, qualcuno alla Black Pois Promotion ha pensato che fosse il caso di farmi ascoltare in anteprima il nuovo album dei miei consanguinei Smegma Bovary, nel caso potesse interessarmi proprio per questo spazio. Beh, devo ammettere che - a  parte che io gli Smegma Bovary, sin dai tempi del primo album e delle improbabili interviste in radio ad Emiliano Cinquerrui che del gruppo ne è l'anima (credo) e il fondatore satanista, li ho sempre sostenuti e amati e divulgati - questo interesse verso di me e il mio blog mi ha mandato del tutto in deliquio, accarezzando leggermente anche il mio ego e rischiarando per un attimo la mia squallida vita quotidiana. Quindi, nell'incitarvi ad ascoltare e amare gli Smegma Bovary, a partire da questa prima traccia del nuovo lavoro che uscirà a breve, vi dico che funziona! Avere un blog funziona eccome!
  • A lizard state - King Krule (6 feet beneath the moon, 2013) Attenzione, perché qui le cose si complicano un po'. Per lo meno, nella mia vita. A forza di aspettare che su eBay spuntasse fuori un vinile, anche usato, non ha importanza, ma comunque approcciabile dal punto di vista economico di questo primo album di King Krule, di cui ho amato i primi due singoli e altre canzoni qua e la che pescavo su YouTube, ho finito per perdere tutto il resto, tutto il genio che si cela dietro questo debutto del 2013. Questa incredibile A blizzard state e il suo altrettanto incredibile video, per esempio, mi era completamente sfuggita. Se penso che a questo punto sarebbero potuti essere ben tre anni di ascolti, e invece ancora persevero nel non avere e non conoscere dunque questo album, beh... lo vedete anche voi, la mia vita quotidiana è proprio di uno squallore inesprimibile...
  • Vincent - Car Seat Headrest (Teens of Denial, 2016) Qui le cose si afflosciano di brutto invece, e sanciscono che io, in effetti è vero, di musica pop non ne capisco granché. Secondo il mio nuovo giornale preferito (e lui ha sempre ragione, altrimenti non potrei giustificare la spesa di 8 euro e 80 a bimestre) questo Will Toledo che si nasconde dietro la sigla Car Seat Headrest, questo Will Toledo autodidatta e col fisico alla Lou Barlow, sarebbe una specie di genio pop e la prossima big thing. E perché le cose si afflosciano? Perché a me sta canzone uscita come singolo dell'album, cosi come tutte le altre che ho ascoltato da Teens of Denial, non solo non mi dice niente, ma mi sa di sentito, risentito, trito e ritrito. E dunque, è evidente, non ne capisco proprio niente di musica pop.

sabato 6 agosto 2016

Week 31/16

  • Tomorrow never knows - Beatles (Revolver, 1966) Va bene, lo so, una scelta scontata questa canzone nel cinquantesimo anniversario della pubblicazione, ma vi invito a leggerne la relativa pagina Wikipedia. Per me, la cosa più sorprendente della genesi di questa canzone non è dove John abbia trovato il titolo ne da dove abbia tratto ispirazione per il testo. Non è immaginare la faccia sconvolta di Ringo al riascolto della sua batteria trattata con pezzi di stoffa (la tecnologia del momento!) ne Paul e i due George che trafficano con non ho capito quanti registratori a nastro per ottenere le sovraincisioni assurde che si possono sentire nel brano (altra avanguardia tecnologica del momento!). No, quello che mi sorprende di più è che lo stesso John, a cui ufficiosamente è attribuita la canzone, alla fine di tutte le sessione non era soddisfatto: secondo lui, avrebbero dovuto inserire un coro di monaci tibetani. E io ci credo se si dice che lo avevano anche già registrato.
  • Gimme gimme gimme gimme (love) - TRAAMS (Modern dance, 2015) Questa Gimme gimme gimme gimme (love) sembra una canzone scritta dai Ramones (e questo va bene, ok) per gli odiosissimi Metz. Metz che pero' cercano di fare i Thee Oh Sees (e questo non lo so se va bene o male). Questa Gimme gimme gimme gimme (love) è il neo in un album veramente veramente bello, ma la cosa non mi disturba. Probabilmente perché, come dicevano gli antichi, la bellezza di quest'album è resa ancora più autentica proprio dalla presenza di quest'unico difetto.
  • Babel - Arbor Labor Union (I hear you, 2016) Ho finalmente sciolto il dubbio sugli Arbor Labor Union e sul loro album I hear you. E' proprio un'immersione totale, una lunga apnea di 52 minuti da cui si riemerge, ora si, dopo diversi discorsi e tanta fiducia datagli, con la voglia di ri-immergersi e ricominciare. Dunque, dato che ormai la mia integrità e la mia serietà sono perse per strade tutte loro, non mi faccio problemi e chiedo scusa anche a loro. (Sorriso sornione e strizzata d'occhio).

domenica 31 luglio 2016

Week 30/2106


  • Three imaginary boys - Cure (Three imaginary boys, 1979) Chissà perché succedono le cose, e chissà perché succedono cosi'. Quel libro di Brizzi ha preso polvere sui miei ripiani per quasi 20 anni, e ancora non so spiegarmene il perché. Avevo amato Bastogne, il suo secondo romanzo, pieno di Billy Idol e, sopratutto, Public Image. Mi era piaciuto il suo primo, J.Frusciante è uscito dal gruppo, con quel suo richiamo ai Red Hot, anche se sospetto tuttora di non averlo proprio capito capito. Eppure, il suo terzo lavoro, intrigante fin dal titolo, Tre ragazzi immaginari, l'ho lasciato li a prendere polvere per quasi vent'anni, probabilmente per saltare su un'altra stella cadente al momento più attraente o forse solo più di moda. L'ho ripreso ieri, nella disperazione della sindrome del non ho libri nuovi da leggere, e oggi l'ho finito. Ora, non dico che questo libro sia un capolavoro, ma posso dire che Enrico Brizzi è enorme. Ha un talento straordinario, e in questo romanzo lo mette tutto in tavola. Sa far ridere e sa far piangere, sa inventare e sa reciclare. Insomma, sa raccontare. E poi, ormai è ovvio, Brizzi ha clamorosamente contribuito alla definizione dei miei gusti musicali, e dato che amo molto quest'aspetto della mia vita, direi che per ciò gli sarò per sempre grato.
  • Mr. Birdsong - Arbor Labor Union (I hear you, 2016) Lo ammetto, sono un po' confuso: ho sempre sostenuto il concetto tutto banganiano dell'immersione totale dentro l'esperienza sonora, preferendo di gran lunga agli album variopinti e eterogenei, quelli più compatti e omogenei, fino a sfiorare l'idolatria per i concept: dal Sgt Peppers a Mellon Collie, da Tommy ad Acthung baby. Ma il punto è: quand'è che l'immersione totale dentro un'atmosfera, dentro un concetto, dentro un'idea da sviluppare per bene, diventa una monotona canzone che dura un'ora, e di cui non si può' neanche distinguere l'inizio e la fine? Il punto è che me lo chiedo di continuo ascoltando questo album, attesissimo, che si sta rivelando di una monotonia sconfortante. Dopo due canzoni viene solo voglia di levarlo. Figuratevi se viene voglia di metterlo in loop.
  • U secunnu - Flor de Mal (ReVisioni, 1992) Per tornare a Brizzi, e all'impagabile torto fattogli trascurandolo, ignorandolo e impolverandolo sugli scaffali, leggevo oggi nella sua pagina wikipedia, non ricordo a che proposito, il nome dei miei amati e consanguinei Flor de Mal. Che dire? Se dopo esserci lasciati, col buon Brizzi, abbiamo anche solo in parte percorso le stesse non scontate tappe significa solo che lui ha seminato bene, e che io ho raccolto bene. Dunque, bella Enrico!

martedì 26 luglio 2016

Week 29/16


  • Mortise and Tenon - Suuns (Hold/Still, 2016) Ammetto di essermi approcciato un po' preoccupato a questo nuovo album dei Suuns, forse a causa dei singoli cosi' bizzarri o forse solamente perché quando si ama un gruppo, un artista, ci si preoccupa che ogni nuovo passo possa essere una cagata, l'inizio della parabola discendente. Ammetto anche che i primi ascolti hanno confermato la preoccupazione, gettandomi quasi nella disperazione. Ma devo anche ammettere di aver provato un gran sollievo quando, proprio da questa canzone, ho cominciato a rivalutarlo, ad apprezzarlo e, infine, ad innamorarmene. Tre album incredibili uno dopo l'altro e in mezzo un altro capolavoro con Jerusalem in my heart. Con queste carte in tavola, devo ammettere che è sempre più probabile che il prossimo passo sia quello che dia inizio alla parabola discendente. Nel frattempo, Mortise and Tenon mi fa sorridere e godere ancora...
  • NNYYY - Skip Skip Ben Ben (Sacrifice Mountain Hills, 2012) Bravi sono bravi, gli Skip Skip Ben Ben, ma l'impatto quasi devastante che hanno dal vivo non riescono a replicarlo su disco, e mi dispiace. Forse il loro non é un problema di produzione, di persone in studio o di soldi. E' forse che, di suonare sanno suonare, ma con la scrittura mi sa che sono un po' in mezzo alla strada...
  • End come too soon - Wild Beast (Smother, 2011) Colonna sonora di un prezioso momento di quiete estivo. Io e Andrea, ognuno sul suo divano, ognuno sul suo social network, senza bisogno di parlare, di comunicare per forza, di rovinare con le parole una fresca serata di luglio...

venerdì 15 luglio 2016

Week 28/2016


  • Volume peaks - Arbor Labor Union (I hear you, 2016) Non voglio far finta di niente, che questo blog non sia mancato per ben dieci settimane e che non ci sia quindi un buco di ben 30 canzoni, ma preferisco non perdere altro tempo e andare subito al dunque, al presente e al futuro: e nel presente e nel futuro ci sono di sicuro questi tizi, le chitarre acide di questi tizi, la voce beffarda di questi tizi, il riproporre in loop niente di nuovo ma con estrema convinzione di questi tizi. Mi rendo conto che faccia un pò strano parlare di presente e futuro con una canzone che attinge un pò troppo dal passato, ma nella cultura pop funziona così. Il presente è solo un attimo fuggente, la linea inutile con cui i mediocri cercano di separare passato e futuro.
  • Away from the bar - Bantam Lyons (Melatonin spree, 2016) Anche ascoltare questa canzone dei francesi Bantam Lyons è come ascoltare un riassunto della migliore new wave britannica: Josef K., Joy Division e tutti, ma proprio tutti gli altri. Eppure anche qui, come nel caso dei Arbor Labor Union, invece di annoiare a morte il mio cervello nevrotico o di esaltare il mio cuore nostalgico, questo pezzo mi incuriosisce, mi fa venire voglia di ascoltare il resto dell'album. Forse, dopo aver rivalutato Savages e Interpol, devo arrendermi all'idea che il passato sia il nuovo futuro?
  • Why they hide their bodies under my garage? - Girl Band (Why they hide their bodies under my garage?, 2015) E ora lasciatemi parlare del passato, per così dire: nel mio delirio ossessivo verso Girl Band di cui sono stato vittima a inizio anno, ho incredibilmente trascurato questo brano. Per sbatterci di faccia, e farmici male, prima ancora di vederne il video, ho dovuto ascoltarla suonata dal vivo al TINALS di Nîmes: la ciliegina sulla torta di un concerto indimenticabile, preceduto e seguito da chiacchiere con i quattro dublinesi e regali vari, fra cui il plettro di Adam e le bacchette della batteria. Otto nove minuti di delirio rumoristico, ipnotico e danzereccio, che testimonia, ancora una volta, come se ce ne fosse davvero bisogno, che Girl Band è più di un gruppo da tenere d'occhio oggi: Girl Band è il gruppo che attinge al passato per rimodellare il futuro.

giovedì 14 luglio 2016

Week 19 - 20 - 21 - 22 - 23 - 24 - 25 - 26 - 27 /16

Dubito che qualcuno, a parte mio cugino, forse Francesca e Giulietta e il mio smisurato ego possa aver sentito la mancanza di questo blog, anzi è addirittura improbabile che qualcuno, a parte mio cugino, forse Francesca e Giulietta e il mio smisurato ego possa essersi accorto dell'assenza per ben dieci settimane del regolare post e delle sue tre canzoni. 
Lo capiamo.
Ma nel caso a qualcuno, che non sia mio cugino, Francesca e Giulietta e il mio smisurato ego possa interessare perchè questo blog sia stato inattivo per questo tempo, sappiate che ci si è strafottuto il computer. E ci rompeva il cazzo usarne un altro. Ora, non che il computer sia stato sostituito o riparato, ma era giusto far sapere a quel qualcuno interessato cosa cavolo stesse succedendo. 
Io e mio cugino torneremo presto, promesso, anche se non vi promettiamo novità o stravolgimenti: sarà sempre il solito e noioso sproloquio di un ego smisurato (il mio) e di un orso barbone e misantropo (mio cugino).

A presto!

Mio cugino & io.

domenica 8 maggio 2016

Week 17-18/2016

  • Mr Self destruction - Nine Inch Nails (The downward spiral, 1994) Una della cose che più mi stressa del vivere in Provenza è quel maledetto limite di velocità in uscita da Palette, sulla nazionale, in direzione Rousset: 30 km/h con tanto di autovelox, che qui chiamano radar. Ogni mattina, dunque, appena superato il naif Relais Bleu e la tipica boulangerie rossa, quasi del tutto immerso oramai nell'amena atmosfera provenzale, ecco che inizia la tragedia: subito dopo il semaforo scalo in seconda, spesso di botto, quindi comincio ad accarezzare col piedo destro il maledetto pedale dell'acceleratore sapendo che, se ci vado leggero, la macchina impica, se ci vado pesante, la macchina schizza a 50 come minimo. Nel frattempo gli occhi abbandonano definitivamente la strada fissandosi sul tachimetro - sulla lancetta del tachimetro - controllando avidamente che rimanga fissa su quella dannata tacca fra il 20 e il 40. Il punto poi è che, giusto per aumentare il coefficiente di difficoltà, in queste ultime mattinate tendo ad affrontare questa prova ascoltanto Mr Self destruction, la prima traccia di The downward spiral. Dico, finora è andato tutto bene, niente multe e niente pedoni ammazzati, ma se per caso vi doveste trovare a passare da Palette, Provenza, Francia, diciamo alle otto del mattino, e una Panda rossa dovesse sbucare in lontananza, beh, state lontani dalle striscie pedonali e dalla strada in generale, che non si sa mai.
  • Nightwine - Rev Rev Rev (Des fleurs magiques bourdonnaient, 2016) L'unico stress, invece, legato al nuovo album dei miei Rev Rev Rev è doversi alzare dal divano ogni venti minuti per girare lato del vinile. Per il resto, è uno degli ascolti migliori da quando è iniziato l'anno: suoni nuovi, ritmi meno serrati e solo di tanto in tanto, molto meno rispetto al passato, una sensazione del tutto scusabile di già sentito.
  • Burn the witch - Radiohead (A moon shaped pool, 2016) A proposito di stress: ora dovrò sfondarmi il cervello, perdere parte dei capelli e rodermi il residuo di fegato per capire quale sarà il giusto atteggiamento da adottare nei confronti dell'ennesimo, strambo album dei Radiohead. Lo difenderò come un capolavoro o lo snobberò come una cagata? Lo proclamerò un esperimento in parte riuscito o lo bollerò come un classico inutile? Vedremo. Nel frattempo, mentre mi chiedo se questo primo singolo mi piaccia o no, dichiaro e proclamo che il video mi piace assai. Anche se non sono sicuro di averlo capito.

domenica 24 aprile 2016

Week 15-16/2016

Premessa: si, è vero, anche questo post vale per due settimane, ma non mi passa neanche per l'anticamera del cervello di scusarmi, figuriamoci di raddioppiare le canzoni per coprire quattordici giorni. Tre canzoni solamente, così è, se vi piace.

  • Spit it out - Metz (Metz II, 2015) Ultimamente dormo malissimo, fondamentalmente perchè divido il letto con due femmine una più rompipalle dell'altra: una mi accusa di russare anche quando sono sveglio, e l'altra mi colpisce fegato e milza a intervalli regolari con quelli che, per la legge del tutti finocchi col culo degli altri, chiunque non dorme con lei definisce piedini. La mattina quindi altro che caffè! Ho bisogno di uno schock. Per questo mi sono affidato all'ultimo album dei Metz: ritmi serrati, energia pura, suoni devastanti, proprio quello che ci vuole. Invece, un errore clamoroso. Mi dispiace per questi ragazzini di cui tre anni fa, per colpa di un bicchiere di vino, mi persi il live a Castelbuono ma che dovrei vedere fra pochi mesi a Nimes, ma nonostante una gran produzione, un grande marchio stampato sull'album e tanta buona volontà, senza grandi canzoni non si va da nessuna parte. Non riuscite neanche a tenermi sveglio lungo le placide strade provenzali...
  • The focus - Failure (The heart is a monster, 2015) Quindi, per non addormentarmi al volante e rischiare di sfondare qualche ameno muro color pastello provenzale, skippo di album e di traccia, e metto a tutto volume questa The focus... so che avevo maltrattato i Failure, in un recente post, e non è che cambio idea. Ma a volte il già sentito, soprattutto se così '90s, è così motivante per stare al volante...
  • Sir Duke - Stevie Wonder (Songs in the key of life, 1976) Quindi, non mi schianto al volante (grazie ai Failure), sopravvivo a nove ore in un ufficio (grazie al mio piglio di puttana) e quando torno a casa, desideroso di ascoltare del sano e atroce frastuono di mio gradimento, ecco quello che trovo: canzoni per bambini, orribili, monotone, da pentirsi di non essersi schiantati contro il muro provenzale. Dunque, data l'urgenza di trovare un compromesso in famiglia, ecco con cosa ci trastulliamo in questi giorni: Stevie Wonder. Dunque, come per ogni compromesso, nessuno a casa è veramente felice. Ma nessuno lo ammette, quindi va bene così.

domenica 10 aprile 2016

Week 13-14/2016 - una tripletta per due settimane, senza scuse e vagamente nostalgica

  • Stranizza d'amuri - Franco Battiato (L'era del cinghiale bianco, 1979) Ingannevole è la nostalgia: ti fa credere che sia una questione di dove, e invece è una questione di quando. E se la nostalgia è per un quando che non si è mai vissuto, mai conosciuto, beh allora questa nostalgia è pura arte.
  • Amore assurdo - Morgan (Da A ad A, 2007) A vederlo oggi, non ci si punterebbe una lira, non ci si presterebbe orecchio neanche per un secondo, non ci si andrebbe probabilmente a cena, neanche se fosse lui a offrire. Ma c'era un tempo in cui, Morgan, era capace di scrivere canzoni come questa. Forse qualcuno sa cos'è successo poi.
  • I melt with you - Modern English (After the snow, 1982) E ciò che più odio della nostalgia è che mi catapulta in tempi in cui per una canzone come questa, o meglio, grazie a una canzone come questa, io saltavo ubriaco fra le sporche ruelle di Catania, mi abbracciavo a eterni sconosciuti in impeti di amore universale, mi dichiaravo folle di passione a donne appena appena conosciute. In realtà, ciò che più odio della nostalgia è che fa apparire bello tutto ciò che abbiamo lasciato alle spalle.

domenica 27 marzo 2016

Week 12/16


  • Stay - Landshapes (Heyonn, 2015) Oddio, non so proprio come iniziare questo post. L'ho scritto, cancellato, riscritto e ricancellato decine di volte. Allora sappiate che questa Stay apre l'album Heyoon dei Landshapes, che una recensione di New Noise ne ha definito le chitarre ingannevoli, e che a me piace molto. Del resto, siete maturi abbastanza per farvene un'idea da soli.
  • Ellen - Protomartyr (The agent intellect, 2015) Non cambio idea, per il momento, sull'album dei Protomartyr, ma devo ammettere che questa canzone ha qualche cosa di speciale. Magari non in questa imbarazzante versione live, ma su disco si (che non ho trovato in rete). Non saprei dire di cosa si tratta, ma c'è, la percepisco, mi entra nell'orecchie, nel cervello, nelle vene. Ci penserò, e forse vi farò sapere.
  • Whitest boy on the beach - Fat White Family (Songs for our mothers, 2016) Questi invece mi sconvolgono troppo per quanto facciano schifo, per quanto siano stonati, brutti, grotteschi e indefinibili. Eppure, non vedo l'ora di correre a comprare quest'album assurdo e di metterlo in heavy rotation a casa, in macchina, nel cervello. E anche in questo caso, forse vi farò sapere.

sabato 19 marzo 2016

Week 11/16


  • Pontiac 87 - Protomartyr (The agent intellect, 2015) Frustrante, frustrantissimo che, in un album acclamato, acclamatissimo da critica e pubblico, io riesca a trovare una sola canzone che riesca a malapena a solleticare il mio gusto. Frustrante, frustrantissimo. O arrogante, arrogantissimo?
  • Mulholland drive - Failure (The heart is a monster, 2015) Già che mentre ascoltavo quest'album mi chiedevo perchè lo stessi facendo, per quale errore mio o recensione fraudolenta avessi scelto di richiederlo al CE, per poi prenderlo in prestito, per poi dedicarci il mio tempo, quando all'improvviso, nel bel mezzo di una scaletta abbastanza grunge fuori tempo, parte questa canzone che mi ha catapultato a metà degli anni '90, quando tutti i gruppi più o meno acidi, a un certo punto, tiravano fuori, per contratto o solo per ammiccamento (di certo non, come ho sentito dire più volte da qualche giornalista minchione, per dare voce anche al lato tenero che ogni metallaro in fondo ha), una ballata che niente aveva a che fare con il proprio repertorio. Dio! Ricordo che durante un concerto dei Bo Ningen in cui mi stavo divertendo da morire un amico un pò sbruffone, che di li a poco sarebbe andato a vedere i Rolling Stones dal vivo, pagando una cifra spropositata, mi ha detto, alzando le spalle, chiudendo lentissimamente gli occhi e piegando testa e labbra una di lato e le altre verso l'alto: Angelo, gli anni '90 sono finiti... cristo, allora che dire di questi Failure? Continuano a fare Grunge e per giunta ci mettono in mezzo la ballata che manco i Guns n' roses con Since I don't have you mi hanno mai fatto calare il latte così! Ok, va bene, non ho niente di personale contro i Failure, ma dovevo eliminare qualche sassolino dalla scarpa...
  • Fear machine - Coral (The distance inbetween, 2016) E a proposito di sassolini da eliminare dalla scarpa... eccone un altro dritto in faccia a Tame Impala. Anche qui, niente di personale, è giusto che ognuno faccia la sua cosa... infatti, mi sa che, più che verso TI, questo sassolino è verso i suoi fanz e i critici cecati... 

domenica 13 marzo 2016

Week 10/16


  • Mindless child of motherhood - Kinks (Drivin' 7", 1969) Non è che non ci siano autori pop di alto, altissimo livello che siano venuti fuori negli ultimi trent'anni ma è innegabile che, quando penso ad autori pop di alto, altissimo livello, i primi a venirmi in mente sono vecchi dinosauri in giro da ormai cinquant'anni. Il più grande secondo me? Non lo so, non lo saprei dire, sarebbe un pò come sciegliere fra sesso, droga e rock 'n roll. Ma sicuro per Day Ravies, l'autore principale dei Kinks, ho sempre avuto un debole particolare. Sarà perchè assomiglia a Manuel Agnelli, o perchè ha di fatto inventato almeno due tre sotto-generi rock, o perchè è uno che, al contrario di Brian Wilson, John Lennon e Paul MacCarthy non ha mai avuto il giusto spazio, la giusta riconoscenza, i giusti tributi. Non che si possa definire un perdente, uno che comunque ha venduto milioni di copie, ha stravolto diverse volte il rock e ha scritto la prima opera rock della storia, ma ho sempre pensato che fosse fico avere per mito pop uno di cui tutti conoscono le musiche ma in pochi ne ricordano il nome.
  • White rabbit - Jefferson Airplane (Surrealistic pillows, 1967) E a proposito di miti... vi giuro che non è per partito preso che non ho mai amato alcune cantanti femminili che hanno girato negli ultimi venti trent'anni nel mondo del pop. E' solo che negli anni sessanta e settanta c'era in giro una che si chiama Grace Slick, e credo fortemente che ancora oggi sia del tutto insuperata. Se ci si è mai avvicinata qualcuna potrebbe essere Sherley Manson, o Anna Calvi, o Elizabeth Fraser, persino Giovanna Cacciola ma di sicuro nessuna, nessuna delle sciacquette a cui state pensando voi in questo momento.
  • Connector - Coral (Distance inbetween, 2016) Ma per tornare con la testa al presente, ai miti contemporanei e ai grandi autori, dopo cinque anni di silenzio, a parte lo strano caso di The course of love, ecco finalmente il nuovo album dei miei Coral. Bellissimo. Nuovo. A volte cattivo. Una goduria. Non potrei vivere senza di loro. Devo necessariamente vederli dal vivo prima di morire. Forse me li voglio pure portare a casa. Dio, a volte mi pare di avere 80 anni, a volte di non arrivare neanche ai 12. Forse dovrei fare una media?

domenica 6 marzo 2016

Week 09/16


  • You don't care about us - Placebo (Without you I'm nothing, 1998) Ci sono di quelle settimane in cui il futuro e il presente sono difficili da affrontare. Ci sono di quelle settimane in cui viene difficile anche alzarsi dal letto, o fare un sorriso, o fare finta che sia tutto a posto. Ci sono quelle settimane in cui la cosa migliore da fare è cercare rifugio nel passato, così confortevole, così sicuro, così difficile che te la metta nel culo anche lui.
  • Paralyzer - Suuns (Hold/still, 2016) E meno male che qualche ragione per affrontare con fiducia settimane come questa si trova sempre. In questo caso è il nuovo e cattivo singolo dei Suuns. Devo ammettere che ricorda troppo i Massive Attack di quasi vent'anni fa, ma sapete come sono fatto io, faccio finta di niente, alzo le spalle e vado avanti come un mulo.

domenica 28 febbraio 2016

Week 08/16


  • If you're a wizard then why do you wear glasses? - Liars (They were wrong, so we drowned, 2004) Sono così confuso ultimamente nei miei ascolti che non so neanche come sono finito ad ascoltare quest'album, che non era certo una priorità per me, che di certo non sono uscito di casa per andarlo a comprare. Eppure, eccomi qui ad ascoltarlo, da settimane, senza capirci granchè. Sembra sia una specie di concept, e i suoni in fondo non sono neanche male, ma non mi piace molto. La domanda interessante però è: se non mi interessa ascoltarlo, perchè non riesco a metterlo da parte e andare avanti?
  • One trip/one noise - Noir Dèsir (Tostaky, 1992) Qua la cosa cambia leggermente. So perchè ascolto da settimane quest'album: 1) per conoscere meglio il rock francese; 2) per non obbligare le mie coinquiline a vivere immerse nel frastuono più atroce. Però il punto è sempre lo stesso. Ore e ore buttate ad ascoltare qualcosa che, seppur non mi faccia schifo,  non si possa dire mi piaccia del tutto. Me ne pentirò.
  • The answer - Savages (Adore life, 2016) Mah, sapete che vi dico? Anzi, sapete che vi diciamo io e mio cugino? Anzi, sapete che cosa mi ha detto di dirvi mio cugino? Forse che forse quest'album non è poi tutto sto granchè... sembrava meglio, ai primi ascolti. Più ripetitivo di quello che pareva, meno ben scritto di quello che potrebbe e dovrebbe essere. Boh, non saprei. Però la stima che riponiamo (io e mio cugino) su queste quattro donne ci impone, senza indugio, di dar loro e al loro album ancora diverse chance. E in ogni caso, non ce ne pentiremo.

domenica 21 febbraio 2016

Week 07/16


  • La paura - Il Teatro degli Orrori (Il teatro degli orrori, 2015) Dopo quattro album, forse cominciano ad essere un pò monotoni, nei suoni e nei temi, e il modo di cantare di Capovilla mi pare adesso un pò ridicolo. Però non è male questo singolo e, non appena mi ritroverò in territorio italico, comprerò l'album nuovo con piacere. Alla faccia de I Cani. Alla faccia de I Cani.
  • Mr Mistake - Nevermen (Nevermen, 2016) Sarò sincero, è stata così sfiancante questa settimana, fra idraulico, otite di Giulietta, laringite mia e la fattoria di Pinocchio, che quando ho sentito che era uscito un album in cui collaborano Mike Patton e Tunde Adebimpe (assieme ad un altro tizio per me sconosciuto) mi ci sono fiondato al volo per usarlo come droga naturale, ricostituente, insfusione di fiducia nella vita futura. Effetto? Terribile. Quest'album fa cagare.
  • AnB - TRAAMS (Modern dancing, 2015) Il problema di quelli come me che danno una possibilità a tutti (anche se ultimamente qualcuno mi ha accusato di essere poco curioso e di perdermi delle grosse occasioni), è che poi passano dei periodi, delle ere, in cui ascoltano merda pura. Figuratevi che io, in questi giorni, sto ascoltando Morcheeba, Tame Impala e Liars, quando invece potrei crogiolarmi con Girl band & co. Dunque, ecco l'unica cosa decente veramente nuova che sto ascoltando in questa settimana: TRAAMS. Mi pare siano francesi. Non mi pare sia originalissimi. Mi pare si sappiano difendere. Promossi.

domenica 14 febbraio 2016

Week 06/16


  • Boom boom - Jennylee (Right on, 2016) Non so neanche se questa canzone sia bella o no, non è questo il punto. Il punto è che mi sono preso una cotta per Jennylee, e non nel senso di bassista musicista artista, ma nel senso che me la sposerei proprio.
  • Baloo - Girl band (Holding hands with Jamie, 2015) Nel caso dei Girl band invece, più che di cotta, parlerei di ossessione, tanto che questa canzone la scelgo per la tripletta di oggi solo per vedere i dublinesi salire di posizione nella classifica dei gruppi di cui abbiamo già parlato.
  • Tall ships - Swirlies (What to do about them, 1995) Che poi notavo che sono così ossessionato dai Girl Band che persino i miei un tempo adorati Swirlies, ormai, a loro confronto, mi sembrano solo ragazzini che giocano a fari sgrusciu.

domenica 7 febbraio 2016

Week 05/16


  • T.I.W.Y.G - Savages (Adore life, 2016) L'album nuovo delle Savages è: 1) una fotocopia del primo album; 2) un ennesimo tributo al post-punk più classico anni '80.  Quello che mi fotte il cervello è: come far coesistere nel mio meschino universo queste due realtà con il fatto che quest'album è anche 3) molto bello?
  • Feels like we only go backwards - Tame Impala (Lonerism, 2012) Quest'album invece, come il precedente Innerspeakers, è un omaggio al rock psichedelico un pò sixities un pò seventies. Quindi divertente e godereccio quanto inutile... Che Mr. Tame Impala faccia la sua cosa, è sacrosanto e giusto, così come è giusto che il pubblico e la critica lo adorino. Ma la psichedelia, negli ultimi quaranta anni, non ha cessato di esistere, si è evoluta, spostata, ha cambiato pelle ed è diventata un'altra cosa. Per questo ci tengo tanto che, quando si parli del musicista australiano, si sottolinei che il suo è un tributo a un tipo di musica che, per un certo periodo, in un certo periodo, ha suonato così. Sennò dovremmo dare ragione a chi sostiene che il rock è morto, o che il vero blues è quello dei neri con la chitarra acustica, o che la musica si ascoltra solo in vinile. E io, sinceramente, non ho la minima intenzione di farlo.
  • Lawman - Girl band (Lawman, 2014) E poi ci sono così tanti territori sonori ancora da esplorare che trovo davvero inutile e stupido stare li, come i vecchietti, a guardarsi indietro.

giovedì 28 gennaio 2016

Week 04/16


  • Traslate - Suuns (Hold/still, 2016) Qual è il problema di questo nuovo singolo dei Suuns? Innanzi tutto, che è uscito quasi tre mesi prima dell'album, previsto per metà aprile. Poi, che è troppo, troppo bello per poter resistere altri tre mesi...
  • Non finirà mai - I Cani (Aurora, 2016) Domani esce il nuovo album de I Cani ma questo singolo, così come l'altro di cui non ricordo il nome, è così brutto, così offensivo, così peggio di Enrico Ruggiero post Decibell e Neffa post Sangue Misto che non provo nessuna curiosità, nessun entusiamo all'idea di ascoltarlo. E meno male che, a dispetto del titolo, la canzone finisce, e tutto sommato anche abbastanza in fretta.
  • Second one - Girl band (France 98, 2012) I 5 minuti e 39 secondi in cui i Girl band compiono la propria metamorfosi, dal magnifico ma ancora inquadrabile post-punk dei primi EP, a quel delirio di destrutturazione che sono oggi, eseguendo in mezzo la lezione imparata da Sonic Youth e My Bloody Valentine. Dio, se tutti i gruppi fossero capaci di evolversi così! Sarebbero un sacco di soldi da spendere in vinili e concerti, ma almeno non avremmo il problema Enrico Ruggieri e Neffa!

sabato 23 gennaio 2016

Week 03/16


  • Adore - Savages (Adore life, 2016) Il 2016, per la mia collezione, è cominciato così, con il nuovo album delle Savages, appena appena uscito e appena appena comprato, il cui vinile ho ascoltato per due volte questo pomeriggio, stravaccato sul divano con Giuly, mentre la mamma cucinava cotolette e noodles. Non ne abbiamo ancora parlato, ne io con Giuly, ne Giuly con la mamma, ne la mamma con me, però direi che c'è piaciuto, e non poco. Eppure è strano, visto che, questo singolo che lo ha anticipato di qualche settimana, non ci era sembrato proprio niente di che, ne a Giuly, ne a me, ne alla mamma.
  • Miss Fortune - Coral (The disance inbetween, 2016) Questo singolo anticipa invece di un paio di mesi il nuovo disco dei (miei) Coral. La buona notizia è che, dopo un paio di album carini ma un pò anonimi e ripetitivi, finalmente hanno fatto una bella virata, come avevano fatto per ciascuno dei primi quattro album. La cattiva notizia è che sembra si siano un pò buttati a pesce nel calderone dell'ennesimo revival psichedelico, per intenderci quello che, ironia, loro stessi avevano inaugurato più di dieci anni fa prima di lasciare tutti di stucco con il primo dei loro imprevedibili cambi di pelle. Boh, vedremo, io mi sono sempre fidato ciecamente di loro, Billy Ryder-Jones o meno, prevedibili o meno, psichedelici o meno.
  • Polar bear - Rev Rev Rev (Leave them all behind - A tribute to Ride, 2015) Ecco un altro ritorno attesissimo per questo 2016. I (miei) Rev Rev Rev. Aspettando che arrivi l'album nuovo, previsto fra qualche settimana e già prenotato in tiratura limitata di cui non chiedetemi i dettagli perchè non me li ricordo, ho scovato questa chicca che mi ero completamente persa. I Ride, già rumorosi di loro, coverizzati dalla band più rumorosa in giro per l'Italia. Beh, capolavoro? (Si).

domenica 17 gennaio 2016

Week 02/16

Causa essermi ridotto all'ultimo minuto, causa mal di testa lancinante, causa Giulietta che mi ha sfiancato levandomi dieci anni di vita in una settimana, mi gioco un bonus, vi chiedo scusa, e per questi sette giorni vi propino solo una canzone: You're a dog - Girl Band (France 98, 2012). E domani è lunedi, porca puttana, mica il week end... 

martedì 12 gennaio 2016

We love you, Ziggy Stardust!

L'eleganza e la midriasi, le amicizie e le cadute, i personaggi e la strafottenza ma, soprattutto, le canzoni. Le sue canzoni.
  • Little wonder (Earthling, 1997) Little wonder, un brano minore, se non addirittura uno dei meno riusciti, nella produzione di Bowie. Eppure Bowie io l'ho conosciuto proprio con questa canzone durante un ozioso pomeriggio trascorso a guardare Help! Era il 1997 e prima di allora di Bowie avevo solo sentito parlare, senza mai ricollegarlo a Rebel rebel, Heroes, Space oddity e Life on Mars. Sono grato a questa canzone, e adesso mi piace. -- Massimo Vinci --
  • Five years (The rise and fall of Ziggy Stardust and the spiders form Mars) Cosa succede quando la tua canzone preferita di un artista va a trovarsi proprio dentro il tuo album preferito di quello stesso artista, e per di più in apertura? Una serendipity, un'affinità elettiva, qualcosa di molto simile all'innamoramento. Five years parla della fine del mondo. Onirica, distopica, struggente dal primo all'ultimo accordo. E l'ironia vuole che oggi ci si senta proprio come se quel giorno fosse arrivato davvero, quel giorno che tutti - le madri singhiozzanti e i grassimagri e gli altibassi e i signor nessuno e la ragazza col gelato in mano - temevano: oggi è un pò la fine del mondo [what a surprise], del mondo come lo conosciamo [my brian hurts a lot]. -- Alessia Amenta --
  • Life on Mars (Hunky dory, 1971) Qual è la mia canzone preferita di David Bowie?, mi sono chiesta e mi è stato chiesto proprio oggi. Life on Mars, mi sono risposta e ho risposto. Perchè? Perchè anche se non ho i capelli color topo, quella ragazza potrei essere benissimo io. Ogni giorno mi sveglio e assisto e prendo parte anche io a quel freakiest show che Bowie ci ha raccontato più di una volta ma, soprattutto, in questa canzone. -- Noemi Scifo --
  • Space oddity (Space oddity, 1969) La canzone che mi ha fatto conoscere il Duca Bianco è Space oddity. Ebbene si, scusate la banalità, proprio una delle più conosciute, ma con un fascino immenso. Nessun altro avrebbe saputo immaginare e descrivere così liricamente la solitudine e l'incomunicabilità, parafrasi di un dialogo tra le stelle. -- Claudio Condorelli --
  • Space oddity (Space oddity, 1969) Nella solitudine dell'universo, la consapevole umanità del Maggiore Tom. Sembrano molto diverse le stelle stasera. -- Cristina Campagnolo --
  • Ziggy Stardust (From the motion picture Ziggy Stardust, 1983) Quando l'ho scoperta avevo appena iniziato la strana vita dello studente fuorisede e, tra le migliaia di persone che frequentavo, una amava Bowie e il cinema. Fra le cose che mi propinò, una scena rimarrà nella mia memoria: un tizio sulla prua di una nave che suona con la chitarra Ziggy Stardust. Dopo 12 anni io e questa persona siamo ancora amiche, abbiamo due splendide figlie che sono amiche fra loro e lei continua ad amare Bowie. E quel misterioso film. -- Daniela Frasca --
  • Heroes (Heroes, 1977) Un eroe, David Bowie, non un semplice musicista. Uno che, fra le altre cose, ha saputo piegare ai suoi scopi, alle sue idee, ai suoi deliri le magie di Brian Eno e le seghe elettriche di Robert Fripp. Non è autobiografica in senso stretto, questa canzone, ma lo è in senso storico, umano, leggendario, artistico. Ogni uomo può essere un eroe, just for one day. -- Angelo Pulichino --
  • Life on Mars (Hunky dory, 1971) Succede ogni volta. Sono impegnato a fare qualcosa e inaspettatamente - mannaggia alla modalità shuffle - inizia: "It's a good awful small affair...". Alzo un attimo la testa, poi mi convinco a continuare quello che stavo facendo. Ma dura solo trentacinque secondi: "But the film is saddening bore...". E sono lì a battere il tempo con il piede o picchiettando le dita sul tavolo. Devo concentrarmi, forse dovrei abbassare il volume o spegnere proprio. Ma senza avere neanche il tempo di rendermene conto, sono già in piedi sulla sedia, con la penna al posto del microfono, mentre canto insieme a David: "He's in the best selling show? Is there life on Mars? Ogni volta, succede proprio così. -- Alberto Conti -- 
  • The man who sold the world (The man who sold the world, 1970) Il culo, avrei dovuto rompergli, a quel coglioncello che spiegava ai suoi sciocchi amici quanto era importante che un artista più anziano come Bowie avesse omaggiato un gruppo più recente come i Nirvana, riconoscendone così il valore artistico e sociale. Il culo, avrei dovuto rompergli, a calci di punta e di tacco. Ma non ce n'è stato bisogno: i suoi stessi amici sono scoppiati a ridere all'unisono e, all'unisono ancora, gli hanno gridato: coglione! -- Mio Cugino -- 

domenica 10 gennaio 2016

Week 01/16 - I love you Sugar Kane...


  • Umbongo - Girl Band (Holding hands with Jamie, 2015) Ci sono cose davvero inconcialibili fra loro, passioni che stanno agli antipodi e non potranno mai e poi mai incontrasi nonostante gli sforzi, i tentativi, la pazienza. Avere un debole per il frastuono più atroce di matrice art-rock e un altro per una nanetta di poco più di due anni, sbarazzina come una canna da zucchero e con una prelidizione per gli animali della giungla, è più che inconcialibile, è assurdamente impossibile. E se le mie orecchie sono ormai marcie per il feedback, le distorsioni e le violenze sonore di diverso genere, non sarò forse ancora in tempo per salvare le sue?
  • When you sleep - My Bloody Valentine (Loveless, 1991) Che poi, a volerla dire tutta, quando la piccola nanazza era già, a nostra insaputa, nella pancia della mamma, siamo andati allegramente a sentire i My Bloody Valentine a Londra, ad uno di quei concerti in cui ti davano i tappi per le orecchie assieme ai biglietti. Dico, se gli astri influenzano i nostri caratteri e le voglie da gravidanza ti fanno incontrare i tuoi musicisti preferiti, perchè mai non dovrei pensare che il frastuono più atroce ascoltato attraverso pelle carne e placenta non possa essere stato per Giuly una specie di battesimo sonoro che la guiderà, come un faro, nelle sue scelte musicali future?
  • (Sittin'on) the dock of the bay - Otis Redding (Dock of the bay, 1968) Anche se devo ammettere, - e ammetto anche che comunque così, con Otis Redding, è fin troppo facile e fuorviante, visto che questa canzone piace a tutti, marziani, pietre, serial killer - dicevo, devo ammettere che, come la vedo assorta e innamorata quando ascolta (Sittin'on) the dock of the bay, la mia piccola canna da zucchero, Girl Band, Kevin Shields e compagnia bella, beh, se lo possono sognare proprio...

sabato 2 gennaio 2016

Week 53/15 - eh si, perchè sembra che questa sia la wk 53 del 2015...


  • Pears for lunch - Girl Band (Holding hands with Jamie, 2015) Non ho bisogno di ascoltare tutti gli album usciti nel 2015 per decretare che questo dei Girl Band sia il migliore di tutti. In effetti, basta ascoltare questa canzone a volume spropositato per rendersi conto che non ci può essere confronto alcuno. Adoro Paul, e il suo narcotico video, ma questa Pears for lunch è un chiodo che si conficca nel cervello, è una sega elettrica che trancia di netto le sinapsi, è un alien che si strappa di dosso la vecchia pelle per mostrare al mondo il nuovo inquietante aspetto del frastuono più atroce. Pears for lunch sposta così tanto in avanti la linea esplorativa del rumore che le possibilità che ci sia stato quest'anno un album più importante e bello sono davvero, davvero nulle.
  • Dreams burn down - Ride (Nowhere, 1990) Per poter stare in linea con tutto ciò che sarà il post Girl band, la prima cosa da fare dovrebbe essere tagliare di netto col passato. Ma quando ti ricordi all'improvviso di una canzone come Dreams burn down, con quell'andare avanti così dream e quegli intermezzi rumoristici che fanno quasi tenerezza confrontati con quello che sta succedendo ora, come si può non provare una forte tenerezza e un desiderio di proteggere e preservare il passato?
  • Wild roses - Billy Ryder-Jones (West Kirby County Primary, 2015) Assodato che tutto ciò che ho scritto fin'ora in questo post è solo un cumulo di cagate tipo posa da duro, la domanda con cui chiudo il 2015, anche se sto scrivendo che siamo già nel 2016, è: ma perchè cazzo, porcaputtana, Billy Ryder-Jones ha lasciato così presto i Coral, se tutto ciò che doveva fare era iniziare una squallidissima carriera di Paul McCartney del nuovo millennio?