giovedì 30 maggio 2019

Week 22/2019 - niente TINALS per me, tre versioni live per voi...

  • Texas Instruments + youTube Sartre - Priest (The seduction of Kansas, 2019) Oggi inizia il TINALS, e io sono qui... oggi inizia il TINALS e io non sono la... ecco, oggi doveva iniziare una tre giorni di maximum rock & roll e invece, niente, inizia una tre giorni di altro... ma per fortuna esiste iutubbe, e allora, anche se i Priest non mi pare fossero in scaletta al TINALS, posso almeno godermeli live facendo finta che... mmm, facendo finta che?
  • Feet + Touch of leather - Fat White Family  (Serfs up!, 2019) Ecco, invece loro mi pare che suonavano proprio stasera... Feet è una delle mie canzoni preferite dall'album nuovo, ma mi sa che, anche stavolta, potrò godermela live solo così...
  • L'estate è finita - Virginiana Miller (Gelaterie sconsacrate, 1997) Ecco, loro non erano certo in scaletta al TINALS ma non è per questo che non li vedrò mai dal vivo... anche se poi, guardandoli bene bene in faccia, forse è meglio così...

domenica 26 maggio 2019

Week 21/2019

  • On my chest - Froth (Bleak, 2016) Sono in trepidante attesa del nuovo album dei Froth, che dovrebbe uscire a settimane, ma nel frattempo, eBay sia lodato, ho recuperato questo loro secondo lavoro praticamente irreperibile in Europa. Beh, che dire? Come testimoniato da questa canzone, lo sfracello emotivo di Outside (briefly) non è stato per niente un caso. Questi sono proprio bravi, rumorosi, viscerali. Non saranno unici ma sono diversi. Bene, bene, davvero bene.
  • La ditta - Virginiana Miller (Italiamobile, 1999) Non ho capito ancora di cosa parli questa canzone, ma ho capito che lo capirò e, soprattutto, che mi piace. Quello che non ho capito è com'è possibile che quando ho ribattuto Ah, Virginiana Miller al tizio appena conosciuto che aveva risposto Livorno al mio Ah, di dove sei?, lui non abbia fatto nessuna musione. Forse avrei dovuto dire Ah, Piero Ciampi oppure Ah, Amedeo Modigliani, oppure ancora Ah, Piergiorgio Cocchini, ma temo, davvero, che la reazione sarebbe stata la stessa. Ah, avrei allora dovuto dire, non ve li meritate i Virginiana Miller...
  • Carol - Priest (The seduction of Kansas, 2019) Ammetto di essermi un po' troppo entusiasmato per questi Priest, però si, mi piacciono. The seduction of Kansas forse non sarà l'album dell'anno, ma dentro ci sono parecchie canzoni belle. Una delle mie preferite è questa Carol, che va veloce, sempre in tensione ma senza esplodere mai, con quel cantarci sopra sbarazzino di Katie (credo, credo sia lei a cantare) che a poco a poco sto affiancando ad altre nella recente rivalutazione delle voci femminili nel rock. Il dubbio a questo punto è solo se quest'album merita o no di essere comprato su supporto fisico. Voi che dite?

domenica 19 maggio 2019

Week 20/2019

  • Blue skied an' clear - Slowdive (Pygmalion, 1995) Ora, non è che un artista non abbia il diritto di sbagliare un colpo, ma ecco, a volte è meglio tacere, soprassedere, sorvolare, sorridere, alzare le spalle e far finta di niente piuttosto che arrancare appresso a un album come questo cercando di rivalutarlo dopo 25 anni, sguazzando nel tentativo inutile di dimostrare che, per esempio, i Sigur Ros non sarebbero mai esistiti senza o che i Beach House non ne sono altro che una copia dilatata. Trovo Pygmalion un album abbastanza inutile, noioso per cui fastidioso, e l'unica ragione per cui non l'ho ancora eliminato dalla playlist è questa Blue skied an' clear che è bella, molto bella. Molto più bella del resto della scaletta messo insieme. Che ci volete fare, succede.
  • Suck - Priest (Nothing feels natural, 2017) Non è che faccia proprio bene alla mia acufene, ma non ne posso fare a meno. Scoperti da poco e balzati in playlist con un sorpasso che ha del clamoroso, questa Suck è in effetti contenuta in Nothing feels natural, album precedente al The seduction of Kansas sotto ascolto, che però adesso mi pare un po' più bello perché, mi pare, meno rock e più danzereccio... bestemmia, bestemmia, lo so, lo so, ma che ci volete fare? Forse sarà la vecchiaia, forse sarà un effetto collaterale dell'acufene, forse sarà cosi e basta...
  • I believe in something better - Fat White Family (Serfs up!, 2019) Quando è uscito il nuovo album dei FWF tutto mi sarei aspettato tranne questo. Non è solo bellissimo, è morboso. È attaente, ammiccante, è apocalittico. Ascoltate questa canzone, che non mi pare sia uscita come singolo ma che è fra le mie preferite. Innegabile la costante irriverenza che è il loro marchio di fabbrica, ma si mischia ai nuovi trip glam di Saul più, si sente alla fine, una morbosa discesa in suoni industrial che davvero, tutto mi sarei aspettato, anche un featuring hip hop, tranne questo. E la stessa atmosfera, rimane poi per tutto quest'album, indecifrabile, nuovo, senza tempo. Una sorpresa. Questi maledetti Fat White Family sono davvero inincasellabili. Ed è questa la cosa che più mi irrita in loro. Maledetti.

domenica 12 maggio 2019

Week 19/2019

  • Canta che ti passa - Zen Circus (Canta che ti passa single, 2019) Sempre lo stesso dilemma con i Zen Circus... se Appino avesse vent'anni anni invece che quaranta, non sarebbe meglio per tutti?
  • Gran Rico - La Governante (Italian beauty, 2019) Sempre lo stesso dilemma anche con La Governante... ma dato che sono amici miei, non ve lo dico...
  • Laurel - Froth (Duress, 2019) Con i Froth invece non ci sono dilemmi. Mi piace tutto quello che fanno. Questo è il primo singolo dall'album di prossima uscita e mi piace assai, anche se è completamente diverso da tutto ciò che hanno fatto finora. Anche se o, forse, proprio perché?

domenica 5 maggio 2019

Week 16-17-18/2019

  • Gotta get up - Harry Nilsson (Nilsson Schmilsson, 1971) Allora, vado dritto al punto: durante la fase di discesa in aereo su Marsiglia, di ritorno da una spensierata fuga a Porto, è successo qualcosa al mio orecchio: prima un dolore lancinante, poi come un tappo poggiato sulle orecchie, infine una sensazione di chiusura, occlusione, movimento, spostamento e altro. E, a distanza di dieci giorni, è tutto ancora così, accompagnato però da mal di testa, nausea e, sopratutto, un interminabile fischio. Ogni volta che deglutisco sento cose muoversi a partire dalla gola fin su al cervello, e ogni volta che soffio il naso è come se qualcuno mi infilasse due dita nelle orecchie, una per lato. Ma la cosa peggiore non è questo, of course. La cosa peggiore è che a causa dell'acufene non riesco più a dormire, a parlare, ascoltare musica, leggere, scrivere e tutto ciò che comporti un minimo di concentrazione. Nell'attesa che tutto passi, che sia con dei farmaci, un colpo di karate o con un cappio auto-infilato attorno al collo, l'unica cosa che posso fare per rilassarmi è vedere stupide serie tv che al contempo coprono il fischio e mi intrattengono. Ecco, ora sapete come stanno le cose. Ed ecco, questa canzone fa da colonna sonora al bello, ma non bellissimo, Russian doll. 
  • I'm gonna be (500 miles) - The Proclaimers (Sunshine on leith, 1988) Che poi, a dirla tutta, è già da tre anni che convivo con l'acufene. Mi trovavo in vacanza nel maggio 2016 e appena sveglio dopo una dormita di un paio d'ore, che doveva essere l'anticamera di un rilassato pomeriggio catanese, ecco l'inizio dell'incubo. Questo ronzio che provo prima a identificare, viene da fuori la finestra, viene dai tibi nel muro, viene dall'armadio, dio santo si, forse viene dall'armadio. E invece no, veniva dalla mia testa. E ricordo che mi sono alzato, immagino bianco come un fantasma, e sono andato da Francesca. L'ho guardata, probabilmente aveva Lilli in braccio, e le ho detto: ma io ho troppo un fischio nell'orecchio. Così, con quel ma all'inizio che non c'entrava niente e quella costruzione sghemba. How I met your mother lo vedevo quando ero giovane e spensierato, ma ci sono troppe puntate e troppe serie per averlo visto tutto. Per cui, ecco un'altra serie che mi sta facendo compagnia ultimamente.
  • The seduction of Kansas - Priest (The seduction of Kansas, 2019) Da li è iniziato il calvario. Visite mediche, medici supericiali (è normale, alla tua età, disse il primo. A futtiri!, disse il secondo), cure con medicinali, sophrologa, chi diceva la sua, chi diceva quello che leggeva, applicazioni sul telefonino per coprire, almeno la notte, quell'orchestra che avevo nelle orecchie, mi sono anche fatto scippare i denti del giudizio. Non è servito a niente. Per cui, poi, alla fine, è successo che mi ci sono abituato. Come ci si abitua a tutto. Ma questo che sto vivendo ora, è diverso. Questo, è un delirio. Ma lo supererò, ne sono sicuro. Fosse solo per Francesca e per Giulietta, ma anche per tutta la musica stupenda che dovrò ancora ascoltare fino a quando non schiatterò. Tipo questa.