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venerdì 24 aprile 2020

Week 17/20

  • Confessions nocturnes - Arthur H (Adieu tristesse, 2005) Io, io lo so perché la vita è cosi bella. Lo è per tutte le passioni che bruciano l'anima, per i bei sogni, per i viaggi in Giappone o in Mexico, per una gita al mare nel paese dei limoni, per una violazione dei protocolli, per tornare ragazzi di tanto in tanto, per i ricordi che si costruiscono a uno a uno, per una porta che si apre all'improvviso in una hall buia che sa di passione, per i pistacchi che sanno di sole, per il sole che è bello come la luna e la luna che è bella come nient'altro, per un messaggio d'amore alle quattro del mattino, per una poesia, per i fulmini che cadono dove e quando vogliono, dove e quando non si può prevedere, per le belle storie, per un'alzata di spalle che è solo il primo passo verso la ricerca della felicità, per tutte le confessioni notturne di questo e di qualsiasi altro mondo, di questo e di qualsiasi altro quando.
  • Camminante - Vinicio Capossela (Camera a sud, 1994) La ventana, il cielo distante della Patagonia, gli uccelli, la fatica di averti, la promessa e i baci rubati, i sogni e il mare aperto, c'è tutto in questa canzone per essere felici, persino la sicurezza lacerante che non si può perdere qualcosa che non si ha mai avuto, che non si può perdere niente se in fondo niente si è mai avuto...
  • Out of time - Blur (Think tank, 2003) È assolutamente incredibile che questa canzone sia rimasta fino a oggi esclusa da queste inutili pagine... ma sappiate che c'è sempre stata, che è una delle mie preferite di sempre, che ce l'ho proprio nel sangue, come Michelle dei Beatles per intenderci... è questione di chimica, di flavor per intenderci ulteriormente... ah, non avete capito? Bon, cazzi vostri...

domenica 5 maggio 2019

Week 16-17-18/2019

  • Gotta get up - Harry Nilsson (Nilsson Schmilsson, 1971) Allora, vado dritto al punto: durante la fase di discesa in aereo su Marsiglia, di ritorno da una spensierata fuga a Porto, è successo qualcosa al mio orecchio: prima un dolore lancinante, poi come un tappo poggiato sulle orecchie, infine una sensazione di chiusura, occlusione, movimento, spostamento e altro. E, a distanza di dieci giorni, è tutto ancora così, accompagnato però da mal di testa, nausea e, sopratutto, un interminabile fischio. Ogni volta che deglutisco sento cose muoversi a partire dalla gola fin su al cervello, e ogni volta che soffio il naso è come se qualcuno mi infilasse due dita nelle orecchie, una per lato. Ma la cosa peggiore non è questo, of course. La cosa peggiore è che a causa dell'acufene non riesco più a dormire, a parlare, ascoltare musica, leggere, scrivere e tutto ciò che comporti un minimo di concentrazione. Nell'attesa che tutto passi, che sia con dei farmaci, un colpo di karate o con un cappio auto-infilato attorno al collo, l'unica cosa che posso fare per rilassarmi è vedere stupide serie tv che al contempo coprono il fischio e mi intrattengono. Ecco, ora sapete come stanno le cose. Ed ecco, questa canzone fa da colonna sonora al bello, ma non bellissimo, Russian doll. 
  • I'm gonna be (500 miles) - The Proclaimers (Sunshine on leith, 1988) Che poi, a dirla tutta, è già da tre anni che convivo con l'acufene. Mi trovavo in vacanza nel maggio 2016 e appena sveglio dopo una dormita di un paio d'ore, che doveva essere l'anticamera di un rilassato pomeriggio catanese, ecco l'inizio dell'incubo. Questo ronzio che provo prima a identificare, viene da fuori la finestra, viene dai tibi nel muro, viene dall'armadio, dio santo si, forse viene dall'armadio. E invece no, veniva dalla mia testa. E ricordo che mi sono alzato, immagino bianco come un fantasma, e sono andato da Francesca. L'ho guardata, probabilmente aveva Lilli in braccio, e le ho detto: ma io ho troppo un fischio nell'orecchio. Così, con quel ma all'inizio che non c'entrava niente e quella costruzione sghemba. How I met your mother lo vedevo quando ero giovane e spensierato, ma ci sono troppe puntate e troppe serie per averlo visto tutto. Per cui, ecco un'altra serie che mi sta facendo compagnia ultimamente.
  • The seduction of Kansas - Priest (The seduction of Kansas, 2019) Da li è iniziato il calvario. Visite mediche, medici supericiali (è normale, alla tua età, disse il primo. A futtiri!, disse il secondo), cure con medicinali, sophrologa, chi diceva la sua, chi diceva quello che leggeva, applicazioni sul telefonino per coprire, almeno la notte, quell'orchestra che avevo nelle orecchie, mi sono anche fatto scippare i denti del giudizio. Non è servito a niente. Per cui, poi, alla fine, è successo che mi ci sono abituato. Come ci si abitua a tutto. Ma questo che sto vivendo ora, è diverso. Questo, è un delirio. Ma lo supererò, ne sono sicuro. Fosse solo per Francesca e per Giulietta, ma anche per tutta la musica stupenda che dovrò ancora ascoltare fino a quando non schiatterò. Tipo questa.

domenica 29 aprile 2018

Week 17/2018


  • Altrove - Virginiana Miller (Gelaterie sconsacrate, 1995) Non me n'ero accorto finora, ma questo esordio di ben 23 anni fa dei Virginiana Miller mi fa pensare, nei suoni (sopratutto delle chitarre) e nell'atmosfere a due pezzi grossi del rock siciliano dello stesso periodo: i Flor (del terzo album soprattuto) e Kaballà (degli esordi). Questa canzone in particolare, poi, mi sembra proprio che abbia delle similitudini fortissime. Forse è l'aggettivo tirreniche, oppure la parola treni, non lo so, forse il titolo che rimanda a distanze inconcepibili che non sono solo di spazio ma anche, e soprattuto, di stati d'animo e mentale ma insomma, sta canzone, ecco, mi fa pensare alla Sicilia, tutto qui...
  • Make it real - Suuns (Felt, 2018) Se dicessi che il percorso in studio dei Suuns è una delle cose più elettrizzanti della mia vita, chiunque oggi potrebbe dire che sia bugia. 
  • Translate - Suuns (Hold/still, 2016) Ma se dicessi che il percorso live dei Suuns è una delle cose più elettrizzanti della mia vita, beh, allora, nessuno, ne oggi ne mai, potrebbe dire che sia una bugia.

sabato 29 aprile 2017

Week 16-17/2017

  • Reel - Fazerdaze (Fazerdaze, 2014) Mi sono innamorato di lei al primo sguardo e al primo ascolto e, dopo essermi procurato un contatto, le ho scritto qualche messaggio: Adoro la tua musica, Dove posso trovare il tuo album?, Quando vieni a suonare in Europa?. Le sue risposte sono state gentili, accompagnate persino da qualche emoticon a forma di fiore e di cuore:  Grazie mille, Il cinque maggio esce in Europa, a giorni parto per un tour in Inghilterra. Quindi, come si suol dire, fino a qui tutto bene. Poi pero' ho voluto strafare, non vi dico come, e Amelia non mi ha riposto più. Allora mi sono scusato, e Amelia mi ha risposto di nuovo, ma senza emoticon a forma di fiore e di cuore. Poi ho fatto passare qualche giorno, e ho fatto finta di niente, e allora sono ricomparsi fiori e cuori. Ora, lo so, eccome se lo so, che la vita di un artista non dev'essere per niente facile, sopratutto all'inizio, ma credetemi, non è che quella del fan innamorato sia poi molto più facile!
  • Sick bug - Rolling Blackout Coastal Fever (The french press, 2017) Anche con loro, qualche mese fa, fu amore a primo ascolto ma, adesso che finalmente li vedo in faccia, grazie a questo nuovo video che accompagna la traccia che chiude il primo lato del loro splendido EP The french press, non posso certo dire che sia anche amore a prima vista. Non perché siano tutti maschietti o perché il cantante sia pilu russu, ne tantomeno perché il bassista assomiglia a Peppe Mantella, giuro. E' che secondo me di essere bravi sono bravi, anzi bravissimi, ma gli manca proprio il physique du rôle. No? E va beh, allora dev'essere proprio perché sono tutti maschietti, perché il cantante è pilu russu e perché il bassista assomiglia a Peppe Mantella...
  • Sugar for the pill - Slowdive (Sugar for the pill, 2017) La novità legata a questa canzone non è che anticipa un album in uscita fra pochi giorni, il 5 maggio 2017, a più di vent'anni dal loro ultimo lavoro Pygmalion. La novità è che questi cinque dei suoneranno, in ottima compagnia aggiungo, il 9 luglio a l'île de Gaou, a poche decine di chilometri da chez moi. GRATUITAMENTE. E, in questo caso, non aggiungo altro.

domenica 8 maggio 2016

Week 17-18/2016

  • Mr Self destruction - Nine Inch Nails (The downward spiral, 1994) Una della cose che più mi stressa del vivere in Provenza è quel maledetto limite di velocità in uscita da Palette, sulla nazionale, in direzione Rousset: 30 km/h con tanto di autovelox, che qui chiamano radar. Ogni mattina, dunque, appena superato il naif Relais Bleu e la tipica boulangerie rossa, quasi del tutto immerso oramai nell'amena atmosfera provenzale, ecco che inizia la tragedia: subito dopo il semaforo scalo in seconda, spesso di botto, quindi comincio ad accarezzare col piedo destro il maledetto pedale dell'acceleratore sapendo che, se ci vado leggero, la macchina impica, se ci vado pesante, la macchina schizza a 50 come minimo. Nel frattempo gli occhi abbandonano definitivamente la strada fissandosi sul tachimetro - sulla lancetta del tachimetro - controllando avidamente che rimanga fissa su quella dannata tacca fra il 20 e il 40. Il punto poi è che, giusto per aumentare il coefficiente di difficoltà, in queste ultime mattinate tendo ad affrontare questa prova ascoltanto Mr Self destruction, la prima traccia di The downward spiral. Dico, finora è andato tutto bene, niente multe e niente pedoni ammazzati, ma se per caso vi doveste trovare a passare da Palette, Provenza, Francia, diciamo alle otto del mattino, e una Panda rossa dovesse sbucare in lontananza, beh, state lontani dalle striscie pedonali e dalla strada in generale, che non si sa mai.
  • Nightwine - Rev Rev Rev (Des fleurs magiques bourdonnaient, 2016) L'unico stress, invece, legato al nuovo album dei miei Rev Rev Rev è doversi alzare dal divano ogni venti minuti per girare lato del vinile. Per il resto, è uno degli ascolti migliori da quando è iniziato l'anno: suoni nuovi, ritmi meno serrati e solo di tanto in tanto, molto meno rispetto al passato, una sensazione del tutto scusabile di già sentito.
  • Burn the witch - Radiohead (A moon shaped pool, 2016) A proposito di stress: ora dovrò sfondarmi il cervello, perdere parte dei capelli e rodermi il residuo di fegato per capire quale sarà il giusto atteggiamento da adottare nei confronti dell'ennesimo, strambo album dei Radiohead. Lo difenderò come un capolavoro o lo snobberò come una cagata? Lo proclamerò un esperimento in parte riuscito o lo bollerò come un classico inutile? Vedremo. Nel frattempo, mentre mi chiedo se questo primo singolo mi piaccia o no, dichiaro e proclamo che il video mi piace assai. Anche se non sono sicuro di averlo capito.

domenica 26 aprile 2015

Week 17/15


  • New moon - Sambassadeur (Sambassadeur, 2005) Devo essere io il problema visto che, secondo tutti i siti musicali del pianeta, questo esordio svedese di dieci anni fa sembra essere un capolavoro fra dream, shoegaze e canzone d'autore francese (francese???), mentre a me non piace proprio. E devo essere io il problema visto anche che, appena metto questo cd nel lettore, cd comprato infilato in un blocco di cinque cd fichissimi, e parte questa New moon che apre le danze, Giulietta comincia a sgambettare felice, Francesca fischietta allegramente e mio cugino non lascia la stanza sbuffando. Si, è ovvio, il problema devo essere io. Come al solito, dopotutto.
  • Jealous sun - The Horrors (Luminous, 2014) L'anno scorso guardavo agli Horrors con occhio di riguardo, coccolandoli nel mio cervello dopo l'uscita dei primi singoli dell'album Luminous. Poi, per una serie di ragioni, l'album ho potuto riprenderlo solo ora. Sapete che vi dico? Nel nuovo stile musicale che hanno adottato risultano essere solo una brutta copia dei miei Toy, e questa canzone, che forse è l'unica veramente bella dell'album, sembra solo una track scartata dall'ipotetico nuovo album di Tame Impala. Mi dispiace, cari miei. Già avete un look per niente originale, già vi dedicate ad un genere che davanti ha un sacco di New, nu, alt e altro, e se almeno non lo fate bene beh, è chiaro che siete solo una delle tante cose super sopravvalutate.
  • Blu notte - Paolo Conte (Aguaplano, 1990) Non rientrava nei piani questa canzone di Paolo Conte ma stamattina, mentre lavavo i piatti, mi è capitato di riascoltarla. E come ogni volta, come ogni maledetta volta, ho avuto serie difficiltà a trattenere le lacrime.

domenica 27 aprile 2014

Week 17/14 - Una tripletta post Record Store Day

Immaginate il panico che mi prende, a metà di questa fatidica mattinata del Record Store Day, quando mi rendo conto che, fra le meraviglie che mi sono già accaparrato, non c'è nessun 7". Forse, all'inizio, lo ammetto, sono stato un pò snob, ma poi, come sempre accade quando ormai è troppo tardi, il panico! Uscire dal negozio di dischi il giorno del RSD senza nessun 7" sotto braccio vuol dire rischiare la figura del collezionistucolo di provincia, quello che non sa che una vera e pregiata collezione di vinili si fa con i 45 giri. Nel giro di pochi minuti il panico aumenta, come la polvere negli scaffali fra i quali mi aggiro ora come un fantasma demotivato, e non so proprio che fare. Poi, decido: rischio tutto. O la va, o la spacca. Allora tossisco, riprendo il controllo, finisco il mio giro fra i dischi accentuando di tanto in tanto l'aria schifata per quei titoli poco attraenti. Poi, con simulata spigliatezza da musicologo navigato, tiro fuori a sorpresa dalla pila degli orribili rimasugli quel piccolo e unico quadrato nero, quello senza nessuna scritta a parte la misteriosa side by side - ?, che tutti incuriosisce ma che nessuno prende sul serio. Lo tiro fuori, quindi, assicurandomi che tutti gli altri musicologhi navigati della città abbiano ben visto, e lo porto alla cassa, ostentando sicurezza nel porgere la tessera bancomat. Quindi pago, poi scappo via, infilandomi dritto filato nel cesso del mio rifugio, il caffè Opera. L'adrenalina per quel rischio che sto correndo unito alla fatica per lo sforzo di recitare davanti a tutti mi devasta quasi nel fisico. La mente invece è provata dalla certezza che tutta la mia credibilità nei confronti dei musicologhi navigati della mia città, così come il personaggio che dovrò interpretare pubblicamente per i prossimi dodici mesi, dipendono da cosa è registrato su questo piccolo pezzo di plastica da 7". O vivo, o muoio, non ci sono mezze misure. Quindi tiro un respiro e un pò rassegnato mi concentro sul disco.  E' chiaro che comunque non ho le mani che tremano, perchè le aspettative sono basse. Non ho il cuore in gola, non ho l'eccitazione in corpo. Sono quasi rassegnato a ritrovarmi fra le mani un side by side metal, blues, peggio!, hip hop. Non ho davvero molte aspettative. Sapevo e so ancora che il rischio che corro è davvero troppo alto. Quindi, con calma, tiro via il foglio di plastica e lo conservo in tasca, per recuperare poi gli adesivi. Infilo le dita dentro il cartone nero, con delicatezza che male che vada mi rivendo questa porcheria su eBay, e comincio a tirare via il disco, avvolto ancora nella carta bianca, quella più leggera che protegge il vinile. Forse sto già pensando ad altro. A cosa mangerò a pranzo, a cosa prenderò al bar una volta uscito dal cesso, a cosa staranno dicendo di me gli spigliati e navigati musicologhi della città. Poi è un attimo: le mani cominciano a tremare, il cuore sale in gola, l'eccitazione mi pervade il corpo. Sotto i miei occhi allibiti, arrossati, stupefatti, commossi, negli stessi psichedelici e familiari caratteri di 47 anni fa, leggo 7 and 7 is - Love (Da capo, 1967), e dall'altro lato, lo stesso titolo di canzone, ovviamente, ma il gruppo è Rush (Feedback, 2004). Quindi schizzo via dal bagno, saluto tutti senza neanche prendere un caffè, e corro a casa. Do un bacio a Francesca, preparo il disco sul piatto, prendo la mia piccola Giulietta e me la metto seduta sulle gambe, sorridendole sornione. Poi alzo il bracetto e appoggio la puntina sul mio ex - side by side misterioso. Bisogna aspettare solo un attimo, fino a quando la chiatarra di Arthur Lee non riempie tutta, ma proprio tutta la stanza. Allora chiudo gli occhi e penso agli sguardi maliziosi dei musicologhi spigliati e navigati della mia città. Lo so, lo so che è stata solo una botta di culo, lo so. Ma per quest'anno, lasciatemelo dire, lo spigliato e navigato musicologo della città, sono io.
PS: Visto che queste pagine prevedono tre canzoni, e visto che questo post ha un formato anomalo, la terza canzone che vi propongo è Goodbye butterfly - Brian Jonestown massacre dal (un pò) deludente split con i Magic Castles.