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domenica 7 aprile 2019

Week 14/2019

  • Jeremy Parker - Swirlies (Blonder tongue audio baton, 1992) Ecco chi altro c'è ancora in playlist dopo mesi e mesi... questa canzone, sparata a volume adeguato, è sufficiente come spiegazione del mio amore verso il rumore più sontuoso, nonché per l'etichetta appiccicata agli Swirlies come miglior gruppo noise dopo i Sonic Youth (etichetta che comunque io non sono sicuro di condividere). Comunque, in questo maestoso brano c'è tutto, c'è la chitarra dei Ride, c'è la voce di Bilinda, c'è il silenzio carico di tensione di Moore & Ranaldo, ma soprattutto c'è la bislacca sensazione che non siano stati gli Swirlies a prendere tutto ciò dai suddetti artisti, ma i suddetti artisti a prendere tutto ciò da questa immensa canzone.
  • Fascinator - HTRK (Marry me tonight, 2009) Sempre dalla mia playlist cristallizzata nel tempo, ecco un'altra perla che mi impedisce di buttarmi alle spalle l'album d'esordio degli HTRK. Indubbiamente è la voce di lei che si insinua sotto pelle, stanca, trascinata, altrove, così come la chitarra conforta ricordando roba già nota, anche se inedintificabile, ma è il basso, soprattutto se avete un Marantz accoppiato a delle Opal da 110w e 93 db, che vi sconvolge lo stomaco e il cervello. Quindi, il consgilio, prima di suonare questo brano, è compratevi un bel Marantz e delle casse Opal da 110w e 93db. Non offendeteli con altro.
  • In un palmo di mano - La Governante (Italian beauty, 2019) Questo invece è appena entrato in playlist e non è che ci abbia ancora preso molta confidenza. Ma questa canzone è proprio bella, con il solito sapore siciliano sparso qua e la, ma con aspirazioni internazionali e, perché no, da classifica. E con una chitarra isterica che spunta qua e la quando meno ce lo si aspetta, che è difficile da sottovalutare e da dimenticare. E con quella coda preregistrata che non so da dove venga ne come ci entri nel contesto, ma che non può non far sorridere. Ah, e poi, senza nulla togliere alla canzone in oggetto, ogni volta che l'ascolto su YouTube, non avendo ancora l'album fisico, subito dopo parte Corinne dei Metronomy. E questa associazione, per lei, per la canzone, è una gran botta di culo...

giovedì 5 aprile 2018

Week 11-12-13-14/2018


  • Catene - Zen Circus (Il fuoco in una stanza, 2018) Vi giuro che ho avuto i miei buoni motivi per sparire cosi per quattro settimane: estrazione di cinque denti del giudizio, vagabondaggio per le streets di Londra con Andrea, Pandabell che mi ha lasciato a piedi complicandomi la vita; ma vi giuro che ho altrettanti buoni motivi per tornare oggi come se niente fosse: questa canzone dei Zen Circus signori! Questa canzone dei Zen Circus e il suo bellissimo video!
  • Hypnotised - Undertones (Hypnotised, 1980) Ecco un altro buon motivo per tornare fra queste pagine. Nonostante in qualche post precedente lo abbia paragonato a cose già sentite, facendo anche intendere di snobbarlo un po`, devo ammettere che quest'album degli Undertones è veramente una spanna più in alto rispetto alla roba a cui io stesso lo avevo già paragonato: Wire, Xtc, New York Dolls anche, Stranglers. Certo però, il discorso non vale se lo paragoniamo alle cose dei Kinks, Who e Pretty Things, per esempio. Quindi mi sto un attimo cazzoconfondendo, lo ammetto. Facciamo cosi. Diciamo che le cose degli Undertones stanno in mezzo alle cose di tutti questi elencati, ecco. Si, diciamo proprio che stanno in mezzo a tutti questi, si...
  • Fear - Drive Blind (Be a vegetable, 1996) C'è stato un momento, un paio di estati fa, che a causa di questa canzone mi stavo per svenare, lanciandomi nell'acquisto di una ristampa deluxe di questo album ca-po-la-vo-ro del rock français che sarebbe Be a vegetable... meno male che non l'ho fatto! Fear infatti è un faux ami, uno specchietto per le allodole, una vera e propria mossa Kansas City! Messa li in prima fila fa credere all'ascoltatore di trovarsi al cospetto di un album noise di ottima fattura ma, lasciando posto alle tracce successive, scopriamo che l'ottima fattura resta, ok, ma i propizi segnali rumoristici si addomesticano subito subito in un noiosissimo grunge fotocopia dei grungisti più noiosi americani. Che noia! Per fortuna ai tempi, chissà per quale motivo poi, non feci l'incauto acquisto delegando a Spotify, solo recentemente, il compito di colmare questa lacuna. Beh, direi una trentina di euro risparmiati e la figura da nerd intellettuale post punk con la puzza sotto al naso assicurata! Ah, c'est la vie!

domenica 9 aprile 2017

Week 14/2017


  • Waterloo Sunset - Ty Segall (Something else - A tribute to the Kinks, 2017) Andrea diceva che se non fosse esistito "Mai dire Grande Fratello", non avrebbe avuto senso guardare "il Grande Fratello". Mio cugino dice che se non ci fossero i commenti su YouTube, non avrebbe senso navigare su YouTube. Hanno entrambi ragione. Mi sono imbattuto in questo pezzo per puro caso, mentre cercavo le tre canzoni con cui annoiarvi saccentemente oggi, ma vi giuro che, perso nella lettura dei fantastici commenti da professorini diplomati in musica pop, ho dovuto ascoltarla una decina di volte prima di capirci qualcosa. Che ne penso? Che importanza ha, ciò che penso io, rispetto a quello che ne pensano favolosamente tutti gli altri...??
  • Never - Jennylee (Right on!) Dovevate vedere la faccia sconsolata che ho fatto quando ho scoperto che alla cdteca del Comité d'entreprise mi avevano procurato solo questo fra tutti i cd richiesti negli ultimi mesi (che non sto qui a elencarvi anche perché non me li ricordo): labbra all'ingiù, occhi lucidi, mento sfuggente verso l'orizzonte. Ci sono rimasto cosi male che mi sono anche chiesto perché lo avessi ordinato. Quando ho visto poi il video dell'unica vera canzone bella dell'album, questa neworderina Never, e ho scoperto che Jennylee sfoggia con piacere i suoi neri peli ascellari, beh, ho capito che l'errore era ancora più madornale di quello che pensavo. Non è colpa di Jennylee, ne del Comité d'entreprise. E' proprio che io, i peli sotto le ascelle, non li sopporto proprio.

domenica 10 aprile 2016

Week 13-14/2016 - una tripletta per due settimane, senza scuse e vagamente nostalgica

  • Stranizza d'amuri - Franco Battiato (L'era del cinghiale bianco, 1979) Ingannevole è la nostalgia: ti fa credere che sia una questione di dove, e invece è una questione di quando. E se la nostalgia è per un quando che non si è mai vissuto, mai conosciuto, beh allora questa nostalgia è pura arte.
  • Amore assurdo - Morgan (Da A ad A, 2007) A vederlo oggi, non ci si punterebbe una lira, non ci si presterebbe orecchio neanche per un secondo, non ci si andrebbe probabilmente a cena, neanche se fosse lui a offrire. Ma c'era un tempo in cui, Morgan, era capace di scrivere canzoni come questa. Forse qualcuno sa cos'è successo poi.
  • I melt with you - Modern English (After the snow, 1982) E ciò che più odio della nostalgia è che mi catapulta in tempi in cui per una canzone come questa, o meglio, grazie a una canzone come questa, io saltavo ubriaco fra le sporche ruelle di Catania, mi abbracciavo a eterni sconosciuti in impeti di amore universale, mi dichiaravo folle di passione a donne appena appena conosciute. In realtà, ciò che più odio della nostalgia è che fa apparire bello tutto ciò che abbiamo lasciato alle spalle.

martedì 24 marzo 2015

Week 10-11-12-13-14-15/2015

Questo blog prende una pausa forzata causa sovraccarico sensoriale dei titolari.
Meeeerci!
Io & mio cugino.

domenica 6 aprile 2014

Week 14/14


  • Jack And Gill - 東京酒吐座 (Tokyo Shoegazer) (Turnaround, 2013) Non c'è dubbio ormai - e d'altronde non poteva che essere così - che siano stati gli amici nipponici a traghettare lo shoegaze da una semplice attitudine musicale ad un vero e proprio genere rock. Su, ne abbiamo già parlato: l'immenso contrasto fra l'etereo approccio dream e il metallico caos controllato che ricorda il contrasto fra il Giappone sospeso nel tempo delle città antiche e quello frenetico ma preciso della megalopoli Tokio. Il dubbio però che mi rimane è: com'è che dopo mesi a studiare questo fenomeno shoegaze tutto giallo l'unico pezzo che mi pare veramente bello è questo Jack and Gill che di shoegaze, permettetemi, non ha proprio una minima minchia?
  • It's about time - Beach Boys (Sunflower, 1970) Ma guarda, e dire che io ero convinto che si fossero sciolti drammaticamente nel 1967. E invece cosa viene fuori? Che i Beach Boys, i miei amati Beach Boys!, non solo hanno prodotto una tonnellata di musica fino praticamente a ieri sera, ma spesso, come testimonia questo soleggiato blues scritto da Dannis, anche di ottima qualità. Ma guarda!
  • Jane - Popstrangers (Antipodes, 2013) La storia corta è: Giulietta, la mamma Frankie, la zia Mari ed io, un pomeriggio al Mr. Hyde, a fare quattro chiacchiere con questi rumorosissimi e loschi figuri provenienti dalla lontanissima Nuova Zelanda. Niente concerto, per me, quella sera, ma un vinile, gli autografi e un gran bel ricordo. La storia lunga è: Giulietta, la mamma Frankie, la zia Mari ed io, un pomeriggio al Mr. Hyde, a fare quattro chiacchiere con questi rumorosissimi e loschi figuri provenienti dalla lontanissima Nuova Zelanda. Niente concerto, per me, quella sera, ma un vinile, gli autografi e un gran bel ricordo. La differenza fra le due storie è che, nella seconda, ci sono anche io che vi guardo dall'alto verso il basso mentre ve la racconto.