domenica 6 aprile 2014

Week 14/14


  • Jack And Gill - 東京酒吐座 (Tokyo Shoegazer) (Turnaround, 2013) Non c'è dubbio ormai - e d'altronde non poteva che essere così - che siano stati gli amici nipponici a traghettare lo shoegaze da una semplice attitudine musicale ad un vero e proprio genere rock. Su, ne abbiamo già parlato: l'immenso contrasto fra l'etereo approccio dream e il metallico caos controllato che ricorda il contrasto fra il Giappone sospeso nel tempo delle città antiche e quello frenetico ma preciso della megalopoli Tokio. Il dubbio però che mi rimane è: com'è che dopo mesi a studiare questo fenomeno shoegaze tutto giallo l'unico pezzo che mi pare veramente bello è questo Jack and Gill che di shoegaze, permettetemi, non ha proprio una minima minchia?
  • It's about time - Beach Boys (Sunflower, 1970) Ma guarda, e dire che io ero convinto che si fossero sciolti drammaticamente nel 1967. E invece cosa viene fuori? Che i Beach Boys, i miei amati Beach Boys!, non solo hanno prodotto una tonnellata di musica fino praticamente a ieri sera, ma spesso, come testimonia questo soleggiato blues scritto da Dannis, anche di ottima qualità. Ma guarda!
  • Jane - Popstrangers (Antipodes, 2013) La storia corta è: Giulietta, la mamma Frankie, la zia Mari ed io, un pomeriggio al Mr. Hyde, a fare quattro chiacchiere con questi rumorosissimi e loschi figuri provenienti dalla lontanissima Nuova Zelanda. Niente concerto, per me, quella sera, ma un vinile, gli autografi e un gran bel ricordo. La storia lunga è: Giulietta, la mamma Frankie, la zia Mari ed io, un pomeriggio al Mr. Hyde, a fare quattro chiacchiere con questi rumorosissimi e loschi figuri provenienti dalla lontanissima Nuova Zelanda. Niente concerto, per me, quella sera, ma un vinile, gli autografi e un gran bel ricordo. La differenza fra le due storie è che, nella seconda, ci sono anche io che vi guardo dall'alto verso il basso mentre ve la racconto.

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