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domenica 8 settembre 2019

Week 36/2019

  • Braindrops - Tunder Fuck Storm (Braindrops, 2019) Questa canzone è zaurda come quelle degli Sleaford Mods, però è molto più cool di qualsiasi altra cosa gli Sleaford Mods abbiano mai fatto. E poi 'sti Tunder Fuck Storm sono asutraliani e quindi, anche se il tizio è più zaurdo di ognuno degli Sleaford Mods, sono per questioni storiche e modaiole molto meno zaurdi degli inglesi Sleaford Mods. Chiaro, no?
  • Fringe runner - Fat White Family (Serfs up!, 2019) Torniamo in Inghilterra, torniamo dalle parti di Londra. Non ho più dubbi su quanto sia noioso l'album dei Fat White Family. Ogni volta che mi decido a metterlo su, a casa o su Pandabell, mi esalto da morire con le prime due tracce e poi cado nella depressione con tutte le restanti. Tutto noioso, già sentito. Ho giusto due sussulti, uno verso la fine con la già trattata Rock Fishes, e l'altro con questo a metà scaletta. Il resto, davvero, lasciamo perdere...
  • Tainted love - Boppin' Kids (Prefisso interattivo 095, 1986) Oggi ho deciso che era il caso di cominciare a dare anche una sfoltatina ai vinili che sto accumulando. Così, pescato quasi a caso dal mucchio in attesa che comprende, per la cronaca, roba di Killing Joke e XTC, Pere Ubu, ho messo sul piatto questa compilation di 33 anni fa che doveva, immagino, celebrare, spingere, promuovere, immortalare il fermento rock della Catania dell'epoca. Devo ammettere che delle undici tracce e degli undici artisti in scaletta, questa era l'unica canzone che conoscevo, dell'unico gruppo che conoscevo. Loro, dice la leggenda, erano perennemente in tour per il mondo, sud America e Giappone compreso, a sciorinare le loro perle garage psycho rock, e alla chitarra voce e scrittura sfoggiavano niente di meno che Brando... no, non Marlon Brando, ma il nostro Brando, quello che poi fece dischi carini da solo e poi ancora si mise alla produzione della Soleluna di Lorenzo Cherubini. Insomma, qua si va su roba seria, e magari ne parleremo un'altra volta... nel frattempo, godetevi questa splendida cover dei Soft Cells! 

domenica 9 settembre 2018

Week 36/2018

  • Reaching out for a friend - Coral (Move through the dawn, 2018) È inutile, non potrò mai (più) essere obiettivo con i Coral. Si sono guadagnati il mio amore sedici anni fa, il mio rispetto tredici anni fa e la mia fiducia poco dopo. E, album dopo album, continuano ad alimentarla con gemme come questa. Merci.
  • Acumulación - Borja Flames (Nacer blanco, 2016) Ecco, ieri sera mi sono ritrovato sul più bel tetto di Marsiglia col tramonto che infuocava il mare, cosi vicino che sembrava partecipasse alla festa, birra in mano e questi signori che facevano la loro cosa (come si suol dire) sul palco. C'era qualcosa di perfetto, in quel momento, qualcosa di perfetto, di malinconico e grandioso. Quando qualcuno mi ha chiesto, non ricordo chi e perché, cosa desiderassi di più, io ho risposto pronto: che si cristallizzasse il tempo. Che si cristallizzasse il tempo...

domenica 10 settembre 2017

Week 36/2017


  • Restarts - Fufanu (Sports, 2017) Un paio di vite fa avevo un amico francese che aveva qualche lecita difficoltà con l'italiano. In particolare, una cosa che ricordo sempre con affetto, era l'impossibilità di scegliere la giusta parola fra bello, buono e bene a seconda dei vari contesti. Questo gelato è bello. Il lavoro va buono. Il film era bene. Ma non per questo nessuno lo prendeva mai in giro. Adesso che mi ritrovo a essere un italiano con qualche (lecita?) difficoltà con il francese, mi ritrovo un mercoledì mattina a sfrecciare sulla provenzale con l'album dei Fufanu in sottofondo a commentare che questa Restarts è buona. Il problema non è che mi sia sbagliato in francese. Il problema è che l'ho detto proprio in italiano.
  • The underside of the power - Algiers (The underside of the power, 2017) Non capita spesso in queste insulse righe di riproporre una canzone una seconda volta, ma a volte è giusto farlo, sacrosanto, onesto e chissà quanto altro. Se il mercoledì mattina ero alle prese con i Fufanu e i miei problemi di lingua, giovedì è toccato agli Algiers fammi compagnia nel monotono tragitto casa lavoro. Ed ecco cos'è successo: quando è iniziata questa canzone, che in precedenza avevo snobbato (e con essa l'intero secondo album di Franklin & co.), ho istintivamente alzato a manetta il volume, cominciando a colpire a ritmo col pugno il tettuccio della mia povera panda. Non ho proprio provato vergogna ma subito dopo mi sono sentito confuso, questo si. E per il si e per il no, ho promesso che quella storia no, non l'avrei raccontata mai a nessuno.
  • Saturn returns - Dark Horses (Hail lucid state, 2014) Ad ascoltarla sembra una bellissima canzone un pò motorik alla TOY, ma leggendo la presentazione ufficiale del video su youTube sorgono diversi dubbi: "SATURN RETURNS taken from the album HAIL LUCID STATE produced by Richard Fearless. The Saturn Returns film is a ritual broadcast reminiscent of the TOPY home videos of the 1980's and the Kenneth Anger films of the 1960's and '70’s. It is an interference transmission from Dark Horses with the aim of destroying the negative aspects of the influence of Saturn which represent restriction and death. The film also contains strong themes of anti establishment and rebirth with many rich, symbolic, esoteric and qabalistic correspondences". Boh, io non ci ho capito niente. In ogni caso, per me resta una bellissima canzone un pò motorik alla TOY. Et c'est tout!

mercoledì 14 settembre 2016

Week 36/16

  • I need you - Nick Cave and the Bad Seeds (Skeleton Tree, 2016) Da 20 anni Nick Cave e i vari Bad Seeds mi accompagnano ovunque io vada, elettrici o riflessivi, rumorosi o sfacciati. Ma stasera, guardando il video che accompagna il nuovo devastante singolo I need you ho pensato, Dio che pugno di vecchi sono diventati. E allora mi domando, cosa potro' mai pensare di me stesso, domani mattina, guardandomi allo specchio?
  • Azzurro - Adriano Celentano (Azzurro, 1968) So che non era mai successo di riproporre una canzone nella stessa medesima versione, ma ora che Giulietta è più grande, e le spunta il sorriso sulle labbra ogni volta che la sente, e che la canticchia mischiando parole di due lingue diverse, e che ha vissuto più tempo in Francia che in Italia, Azzurro assume un significato tutto particolare per me: la punta dell'iceberg della cultura popolare italiana di cui io sono pieno, ma di cui invece lei non coglierà che qualche lontana eco priva di significato.
  • Sex - Negrita (XXX, 1997) E a proposito di passaggi di cultura: come spiegare a un francese doc, nella miseria di una breve pausa pranzo, che cos'è il rock italiano? Come tramandare, in 45 minuti, ad un francese pieno di ascolti di rock francese, cinquant'anni di rock italiano? Come descrivere ad un francese, per quanto piena di buona volontà, venticinque anni di ascolti, di concerti, di autografi, trasferte, stadi stracolmi, scantinati bui, pianoforti scordati, chitarre modificate, urla, sudore, soldi spesi in cd, vinili e cassette tutto Targato Italia? Non si può, a parole. Ma gli si può inviare, al francese ancora curioso, il link a questo meraviglioso e classico pezzo di rock azzurro (o tricolore, fate voi).  E sono sicuro che capirà.

domenica 6 settembre 2015

Week 36/15


  • Ultraviolet (Light my way) - U2 (Achtung baby, 1991) Due tre cose che so su questa canzone: è in assoluto la mia canzone preferita degli U2; è in assoluto la mia canzone preferita che parla d'amore; dal punto di vista prettamente letterario ha uno dei testi migliori mai sentiti, praticamente perfetto; sempre dal punto di vista letterario la scelta, la collocazione e il significato della parola opera, all'interno della terza strofa, è praticamente altrettanto perfetto; è chiaramente udibile, al minuto 3:09, Larry Mullen perdere una delle bacchette per recuperarla solo dopo cinque secondi, al minuto 3:14. Dopo varie discussioni gli U2 decidono di non registrare nuovamente la canzone poichè quel piccolo neo, in una take altrimenti perfetta, non fa altro che sottolinearne la potenza estetica del brano (potenza estetica è un'espressione da me scelta); non sempre, ma spesso, quando ascolto questa canzone mi scappa una lacrimuccia.
  • Please, please, please let me get what I want - The Smiths (William it was really nothing, 1984) Ero seduto ieri mattina su una panchina del Cours Mirabeau, godendomi il sole tardo estivo e decidendo come perdere il resto di quell'ora di attesa che dovevo perdere, quando mi si è seduta accanto una ragazzetta, un pò sformata e che non odorava di niente, che sfoggiava sulla spalla sinistra un tatuaggio così: la faccia stilizzata di Morrisey (riconoscibile solo dal ciuffo), sotto di essa la scritta The Smiths e sopra di essa la scritta Let me get what I want. Mentre osservavo incuriosito ragazza e tatuaggio, lei ha tirato fuori il telefonino, ha messo su gli auricolari rossi, ha selzionato una playlist (The Smiths?), mi ha lanciato un sorriso complice e colpevole e poi è andata via. E io, che ancora non ho capito se ero sveglio o se stavo sognando, ricordo di aver sistemato gli occhiali da sole sul naso, spingendoli indietro con un dito, accennato a mia volta un sorrisino complice e colpevole rivolto a chiunque lo volesse cogliere, cominciato a fischiettare una canzone a cui non pensavo da anni, anni, anni...
  • Hipsteria - I Cani (Il sorprendente album d'esordio de I Cani, 2011) Questa è pura nostalgia precoce, o preoccupazione largamente anticipata. Quando Giulietta avrà i suoi diciannove anni, cioè fra diciassette anni, non starà di certo curva su un Mac Book Pro, non andrà al parco a leggere David Foster Wallace, non vorrà scappare a New York. Probabilmente avrà un altro modo per scrivere i suoi racconti, un altro autore cult con cui identificarsi, un'altra città mito dove voler vomitare tutta la sua insoddisfazione. Ma quando tutto ciò succederà, io mi ricorderò senz'altro di Caterina, dei suoi leggins fluorescenti e dei suoi post su Facebook alle quattro del mattino. E come detto prima, proverò di sicuro tanta nostalgia per un momento in cui queste preoccupazioni mi sembravano così tanto lontane da poterci scrivere un nostalgico post finto preoccupato.

sabato 6 settembre 2014

Week 36/14

  • Fell off the floor man - dEUS (In a bar, under the sea, 1996) Non è perchè ogni canzone dei dEUS somiglia troppo a quella di qualcun altro, ma è perchè ogni loro album somiglia troppo ad un greatest hits piuttosto che a un vero e proprio album. Prendiamo questa Fell off the floor man, per esempio, dal loro secondo lavoro: la struttura della canzone e il riffone di chitarra sono molto simili a quelli di Wish dei Nine Inch Nails, rendendo così le due canzoni molto simili fra loro pur appartenendo a generi completamente diversi. Solo che li dove Wish si cala perfettamente in un mood, in una ricerca artistica ben precisa, la canzone dei dEUS non significa invece un cazzo, perchè già alla traccia successiva lo stile è diverso, l'approccio è diverso, e si è perso di conseguenza l'obbiettivo artistico. E non è che questo c'entri con quale canzone sia più bella delle due, o con quale genere piaccia di più. C'entra col fatto che non è così che si fa musica.
  • Guarda che bello - Flor (Flor, 2014) Se Marcello Cunsolo facesse un album pieno di rutti e scoreggi, io lo esalterei come un maestro dadaista dei 2000. Se Marcello Cunsolo facesse un album pieno di niente, di vuoto, io lo esalterei come un genio del rumore bianco al pari e più di Lee Ranaldo. Ma se Marcello Cunsolo mi fa canzoni come queste, che forse non saranno al livello di quelle altre che conosciamo, ma che sono pur sempre canzoni belle, io lo bacio sulla bocca appena lo incontro per strada. E gli dico: grazie Marcè!
  • Gravedweller - Wytches (Gravedweller EP, 2014) Conosco qualcuno che per questa robba si strapperebbe i capelli e si lancerebbe dentro un oceano di lodi e complimenti. A me questo suono non fa ne caldo ne freddo, non mi piace e non mi dispiace. Però, visto che l'EP era in free download, me lo sono acchiappato al volo, e me lo ascolto pure, che non si sa mai, magari scopro un mondo nuovo.

sabato 7 settembre 2013

Week 36/13 - tre canzoni per tre film

  • Goin'out west - Tom Waits (Fight club, 1999) Tom Waits è indubbiamente sporco di suo, ma per entrare nella corte di Tyler Durden, quella sera, ha dovuto sporcarsi ancora di più. Poi, una volta uscito fuori da quello scantinato, lo abbiamo sentito ancora alcolizzato, funambolico e più perdente che mai. Ma, dopo quella sera al Fight club, Tom Waits, così sporco e rumoroso, no, non lo abbiamo sentito suonare mai più.
  • More than this - Roxy Music (Lost in translation, 2003) Non potrò mai essere obiettivo con questa canzone. Forse i Roxy Music, dopo l'abbandono di Eno, erano daverro belli e finiti, e forse questa canzone è solo una smielata e inutile canzone pop di media qualità. Ma il punto è: cosa ci può essere più di Bob e Charlotte - lui con la camicia hawaiana nel bel mezzo di una crisi di mezz'età, lei in caschetto rosa alle prese con un matrimonio troppo frettoloso - e il loro romanticissimo karaoke luccicante dalle finestre del millesimo piano di un grattacielo di Tokyo? Cosa ci può essere più di questo? Niente. Non ci può essere proprio niente...
  • How soon is now? - Smiths (Closer, 2004) C'è una scena da panico, in questo film, ed è esattamente quando quel figlio di puttana di Larry, buttandole i soldi in faccia, cerca di mettere in crisi Alice con le sue domande, mentre lei, per tutta risposta, raccoglie i soldi da terra, sposta le mutandine di lato e, sorridendo, mente, mente all'infinito. E come se non bastassero poi le faccie stravolte dei due, come se non bastassero i dialoghi serrati, le inquadrature sbilenche e l'ambientazione soffocante, a sottolineare l'urgenza di questa scena c'è una delle canzoni più claustrofobiche degli Smiths. Un lungo, ipnotico vibrato e un ritornello di sole nove parole per riassumere tutto ciò che succede in questo cazzo di film. Clive Owen, Natalie Portaman, una parrucca rosa e gli Smiths, per una perfetta scena da panico.