domenica 23 luglio 2017

Week 29/2017


  • Cleveland - Algiers (The underside of power, 2017) Mi vanto di essere un fan della prima ora degli Algiers, c'ho persino l'adesivo attaccato sul sedile di Giulietta montato nella mia bici. Ma non per questo posso far finta che i miei timori non erano fondati riguardo l'album appena uscito, sotto ascolto proprio in questi giorni. Secondo la stampa è l'album definitivo, il lavoro che aspettavamo da anni, il miglior lp del decennio. Io non lo trovo brutto, per niente, ma come appunto temevo, lo trovo una copia estremizzata del precedente. Più politicizzato, più patinato, più appariscente, più finto. Non posso farci niente. Sicuramente Franklin James Fisher avrà il suo diritto di gridare quanto il mondo faccia schifo (e di farci i soldi) ma anche io avrò il mio di  sussurrare quanto gli Algiers comincino a sembrarmi finti (e senza farci una lira).
  • Adult diversion - Alvvays (Alvvays, 2014) Loro non saranno politicizzati ne patinati ne definitivi, ma il loro primo album ha una cosa in comune con il secondo degli Algiers: si sono ritrovati entrambi, in formato cd, nella mia cassetta delle lettere per diverse ore, cioè da quando il postino li ha infilati li dentro una una calda mattinata di qualche giorno fa fino a quando io li ho tirati fuori nell'afoso pomeriggio dello stesso giorno. Mai come ora mi pare di poter dire Il Sole e La Luna confrontando questi due album che il Destino ha voluto mettere insieme. Non sarà un capolavoro, non passerà alla storia, non sarà l'album rock definitivo ma questo esordio è quanto di più godibile giri in questo momento a casa mia dopo l'archiviazione dell'amica Fazerdaze. Un acquisto impulsivo che ha scavalcato liste di cd e priorità di ascolto, ma che alla fine mi sta dando estive soddisfazioni. A volte, ma solo a volte, non fa poi male seguire il proprio romantico istinto. Yeah!
  • Ballin' the jack - Big Sexy Noise (Trust the witch, 2011) E a proposito di liste di cd e priorità d'ascolto, sono in ritardo clamoroso, dovrei andare un po' di fretta, rinunciare a qualche ascolto di qualche album che mi pare più deboluccio, eppure non ce la faccio. La prova? Questo album di Lydia Lunch & co. Non posso negare che sentirlo suonare dal vivo, per ben due volte, mi abbia completamente sconvolto, ma in versione studio mi annoia un po'. Non che sia brutto, tutt'altro, solo che è un po' anacronistico. Dovrei avere il coraggio di ringraziarlo, salutarlo e metterlo da parte, che nella fattispecie significherebbe cancellarlo dalla chiavetta usb e declassarlo nella playlist di iTunes. Eppure non ce la faccio, continuo ad ascoltarlo pensando, sperando!, che prima o poi arrivi il colpo di fulmine, la scossa definitiva. E' inutile, sono proprio un romantico senza speranza. Non troverò mai il coraggio di mandare Lydia Lunch all'ospizio.

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