martedì 12 gennaio 2016

We love you, Ziggy Stardust!

L'eleganza e la midriasi, le amicizie e le cadute, i personaggi e la strafottenza ma, soprattutto, le canzoni. Le sue canzoni.
  • Little wonder (Earthling, 1997) Little wonder, un brano minore, se non addirittura uno dei meno riusciti, nella produzione di Bowie. Eppure Bowie io l'ho conosciuto proprio con questa canzone durante un ozioso pomeriggio trascorso a guardare Help! Era il 1997 e prima di allora di Bowie avevo solo sentito parlare, senza mai ricollegarlo a Rebel rebel, Heroes, Space oddity e Life on Mars. Sono grato a questa canzone, e adesso mi piace. -- Massimo Vinci --
  • Five years (The rise and fall of Ziggy Stardust and the spiders form Mars) Cosa succede quando la tua canzone preferita di un artista va a trovarsi proprio dentro il tuo album preferito di quello stesso artista, e per di più in apertura? Una serendipity, un'affinità elettiva, qualcosa di molto simile all'innamoramento. Five years parla della fine del mondo. Onirica, distopica, struggente dal primo all'ultimo accordo. E l'ironia vuole che oggi ci si senta proprio come se quel giorno fosse arrivato davvero, quel giorno che tutti - le madri singhiozzanti e i grassimagri e gli altibassi e i signor nessuno e la ragazza col gelato in mano - temevano: oggi è un pò la fine del mondo [what a surprise], del mondo come lo conosciamo [my brian hurts a lot]. -- Alessia Amenta --
  • Life on Mars (Hunky dory, 1971) Qual è la mia canzone preferita di David Bowie?, mi sono chiesta e mi è stato chiesto proprio oggi. Life on Mars, mi sono risposta e ho risposto. Perchè? Perchè anche se non ho i capelli color topo, quella ragazza potrei essere benissimo io. Ogni giorno mi sveglio e assisto e prendo parte anche io a quel freakiest show che Bowie ci ha raccontato più di una volta ma, soprattutto, in questa canzone. -- Noemi Scifo --
  • Space oddity (Space oddity, 1969) La canzone che mi ha fatto conoscere il Duca Bianco è Space oddity. Ebbene si, scusate la banalità, proprio una delle più conosciute, ma con un fascino immenso. Nessun altro avrebbe saputo immaginare e descrivere così liricamente la solitudine e l'incomunicabilità, parafrasi di un dialogo tra le stelle. -- Claudio Condorelli --
  • Space oddity (Space oddity, 1969) Nella solitudine dell'universo, la consapevole umanità del Maggiore Tom. Sembrano molto diverse le stelle stasera. -- Cristina Campagnolo --
  • Ziggy Stardust (From the motion picture Ziggy Stardust, 1983) Quando l'ho scoperta avevo appena iniziato la strana vita dello studente fuorisede e, tra le migliaia di persone che frequentavo, una amava Bowie e il cinema. Fra le cose che mi propinò, una scena rimarrà nella mia memoria: un tizio sulla prua di una nave che suona con la chitarra Ziggy Stardust. Dopo 12 anni io e questa persona siamo ancora amiche, abbiamo due splendide figlie che sono amiche fra loro e lei continua ad amare Bowie. E quel misterioso film. -- Daniela Frasca --
  • Heroes (Heroes, 1977) Un eroe, David Bowie, non un semplice musicista. Uno che, fra le altre cose, ha saputo piegare ai suoi scopi, alle sue idee, ai suoi deliri le magie di Brian Eno e le seghe elettriche di Robert Fripp. Non è autobiografica in senso stretto, questa canzone, ma lo è in senso storico, umano, leggendario, artistico. Ogni uomo può essere un eroe, just for one day. -- Angelo Pulichino --
  • Life on Mars (Hunky dory, 1971) Succede ogni volta. Sono impegnato a fare qualcosa e inaspettatamente - mannaggia alla modalità shuffle - inizia: "It's a good awful small affair...". Alzo un attimo la testa, poi mi convinco a continuare quello che stavo facendo. Ma dura solo trentacinque secondi: "But the film is saddening bore...". E sono lì a battere il tempo con il piede o picchiettando le dita sul tavolo. Devo concentrarmi, forse dovrei abbassare il volume o spegnere proprio. Ma senza avere neanche il tempo di rendermene conto, sono già in piedi sulla sedia, con la penna al posto del microfono, mentre canto insieme a David: "He's in the best selling show? Is there life on Mars? Ogni volta, succede proprio così. -- Alberto Conti -- 
  • The man who sold the world (The man who sold the world, 1970) Il culo, avrei dovuto rompergli, a quel coglioncello che spiegava ai suoi sciocchi amici quanto era importante che un artista più anziano come Bowie avesse omaggiato un gruppo più recente come i Nirvana, riconoscendone così il valore artistico e sociale. Il culo, avrei dovuto rompergli, a calci di punta e di tacco. Ma non ce n'è stato bisogno: i suoi stessi amici sono scoppiati a ridere all'unisono e, all'unisono ancora, gli hanno gridato: coglione! -- Mio Cugino -- 

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