venerdì 15 novembre 2013

Week 46/13

  • When you sleep - Shonen Knife (Yellow Loveless, 2013) Deve necessariamente esserci un filo conduttore fra i My Bloody Valentine e il paese del sol levante, oltre Sofia Coppola e il suo Lost in Translation ovviamente, altrimenti non si spiegherebbe come mai, un pugno di illustri musicisti giapponesi, provenienti per lo più dall'area noise-shoegaze, abbia deciso di omaggiare il favoloso Loveless replicandone, ognuno a modo proprio, l'intera scaletta. Ok, non è che l'operazione in se sia del tutto esaltante - un album tributo è quasi sempre una vera e propria cacata - ma ascoltare con un sorriso sulle labbra questa fumettistica cover di When you sleep mi ha fatto chiedere davvero: ma non è che forse è meglio dell'originale? E mi ha fatto rispondere: no, col cazzo, ovviamente no che non lo è. Ma è troppo forte!
  • We're sinking - Mark Sultan aka BBQ (The Sultanic Verses, 2007) Paffuto e sudaticcio nel suo sari viola, Mark Sultan se ne stava da solo in un angolo, ingobbito su chissà quali malinconici pensieri. Aveva appena finito di intrattenerci cantando, suonando la sua chitarra consunta, pestando la minuscola batteria, ma sembrava già un'altra persona rispetto a prima. Se ne stava li da solo, a bere birra e a guardarsi i piedi, quando senza volerlo sono inciampato sulla sua solitudine. O forse lui è inciampato nella mia. Non so chi dei due si è avvicinato per primo, ma fatto sta che neanche ci siamo stretti la mano che lui aveva già la penna sulla locandina che gli avevo allungato, e disegnava cornicchi, cicatrici e occhiali proprio sulla sua stessa sorprendente faccia. Come si fa sui santini delle elezioni... poi ha scarabocchiato un GRAZI! da una parte e un MARK S. dall'altra, un cuore, un pac-man e un aeroplanino di carta in mezzo, mi ha restituito la locandina e mi ha fatto un inchino. Mi ha chiesto se poteva tenersi la penna e io gli ho detto di si. Sono tornato a casa, mi sono sdraiato sul divano,  e ho ripensato al malinconico Mark. Che cazzo, mi sono detto poi, allora anche i musicisti garage possono essere malinconici... 
  • Swallowtail - Lemon's chair (I hate? I hope?, 2010) E' stato ascoltando questi Lemon's chair che ho capito qual è il legame fra i My Bloody Valentine e il Giappone, ed è così semplice che quasi mi vergogno a spiegarlo. Il fatto è che la musica di Kevin Shields e soci mette assieme rumore industriale e melodie dream, creando un suono palpabile ma sospeso a mezz'aria, e il Giappone che conosciamo noi mette assieme frenesia sociale e la quiete antica di una cultura che molto coltiva l'anima, creando un mondo concreto ma sospeso nella innervsion. In Giappone, insomma, il terreno era fertile perchè le radici dello shoegaze potessero attecchire solidamente, nonostante le origini europee. Un pò come il blues in America, il walzer in Austria e la tarantella in Sicilia...

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