sabato 21 settembre 2013

Week 38/13 - una tripletta nostalgica III


  • Skopje - Teatro degli Orrori (Il mondo nuovo, 2012) "Striscia fuori dal grembo del mare un piccolo granchio. Si sotterra e si addormenta nella sabbia di fango e detersivi, stanco morto. Sulla faccia il sudore del lavoro, che percorre l'autostrada a piedi, che si accanisce sul brandy del discount, e che si strappa i capelli bianchi. I semafori in fondo al viale sono bottoni di camicia spalancata sul petto. Il Rivolta questa notte romba musica cupa e discontinua. Mi fiorisce in petto un pianoforte sul quale suonano gli amori degli uomini del mondo. Non posso fare a meno di voi, amori degli uomini del mondo, non posso fare a meno di voi". Questa è pura letteratura. Ma voi continuate ad idolatrare Capossela, e le sue porcherie cha-cha-cha...
  • Expressway to your skull - Sonic Youth (Evol, 1986) L'apice del post-post-punk. I Sonic Youth mettono al muro Clash, Beach Boys, James Brown, Elvis Presley e Madonna, uno dopo l'altro e chiarendo per ciascuno di loro le motivazioni della condanna a morte. Poi, al minuto 2.06, aprono il fuoco. Le chitarre di Lee e Thurston, il basso di Kim e i maltrattamenti ai tamburi di Steve sono delle pietrate sonore letali che non lasciano in piedi nessuno, e il rumore bianco che si snoda in una coda infinita (in vinile va in loop) è la tabula rasa per ricominciare, tutto, da capo. La missione è compiuta, indubbiamente, ma andrà ripetuta ad intervalli regolari.
  • Poptones - Public Image Limited (Metal box, 1979) Ora, daccordo che quei tre anni fra il 1978 e il 1980 sono stati fra i più sconvolgenti in fatto di suoni, argomenti, performance e, in generale, attitudine musicale, ma immaginare cosa possa essere successo nel mondo della vecchietta post-vittoriana mentre beve il te con il mignolo alzato davanti alla tivvu proprio quando i Pil erano a Top of the pops - con un brano che ha un basso che sembra un jingle di natale, una chitarra che pare pioggia acida su una città industriale, una batteria che non si capisce se cade a destra o a sinistra e un testo urlato a denti e culo stretti che racconta di uno stupro nel mezzo dei boschi di cui la vittima ricorda solo i poptones che venivano fuori dall'autoradio del maniaco - è troppo difficile per me, che sono cresciuto con la faccetta dolce di Bono Vox e Bruce Springsteen perennemente in classifica. Ma, volendo azzardare, direi che è morta soffocata dal suo te zuccherato nel momento in cui ha realizzato che il mondo a cui era abituata era ormai frantumato in milioni di pezzi e, per di più, pezzi fatti di sostanza dichiaratamente molto simile alla gloriosa merda dei peggiori quartieri londinesi.

Nessun commento:

Posta un commento