domenica 2 novembre 2014

Week 44/14 - una tripletta nostalgica VII

  • From a motel 6 - Yo La Tengo (Painful, 1992) 1) mi ricorda quel fantastico periodo in cui Giulietta non c'era ancora anche se c'era già; 2) quella specie di sega elettrica con cui si trastulla Ira Kaplan mi esalta come poche altre cose al mondo; 3) mi è sempre sembrata la When you sleep dei Yo La Tengo; 4) è di una bellezza unica; 5) suonata a volume adeguato si sentono cose che non avete idea. Ecco, queste sono le cinque ragioni per cui amo questa canzone così tanto da giustificare l'acquisto di una costosissima prima stampa tedesca (in buone ma non ottime condizioni) di Painful dei Yo La Tengo arrivata a casa proprio in questi giorni.
  • Ad occhi chiusi - Luciferme (Luciferme, 1996) Era un giovedì notte, un giovedì notte freddissimo, e Andrea mi venne a prendere in moto fino a casa per trascinarmi all'ormai defunto Taxi Driver, dove avrebbe suonato un gruppo a me sconosciuto che lo faceva impazzire. A metà serata avevo le palle gonfie perchè li dentro c'era una puzza infernale di alcol e fumo, perchè a mezzanotte ancora non se ne parlava di suonare, perchè la musica in diffusione era troppo strana e a volume troppo alto, perchè il locale era vuoto e io avevo paura che qualcuno si accorgesse che esistessi e che non ero mai stato ad un concerto rock. Poi i Luciferme hanno cominciato a suonare e, all'improvviso, tutte le ragioni per cui per due ore avevo avuto le palle gonfie, sono diventate incredibilmente tutte le mie ragioni di vita da quel momento in avanti.
  • Yard of blonde girls - Jeff Buckley (Sketches for My sweetheart the drunk, 1997) C'era una volta una che mi piaceva. Un giorno, come si usava ai tempi, le feci una cassettina dedicandole, a causa di quel very sexy ripetuto prima dei ritornelli, questa canzone in particolare. Quando lei vide la dedica fece una faccia strana, quasi schifata. Lo sai chi è Lola?, mi chiese. No, risposi io. Lei sbuffò e scosse la testa. Lo sai cos'è la yard of blonde girls?, chiese ancora. No, ancora io. Allora lei sbuffò di nuovo e abbassò gli occhi a terra. Quindi non sai neanche di che parla la canzone? Insistette infine. Nooooo, sbuffai questa volta io, spazientito. Sei un cretino, disse lei. Si alzò, e non la vidi più. In seguito, capì il suo punto di vista. Ma nonostante questo, per me, quel che contava, era quel very sexy ripetuto prima dei ritornelli.

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