martedì 22 ottobre 2013

Le tripletta di - udite, udite! - Daniele Zito

Non è perchè il suo blog Sei Cose ispira e commuove ogni giorno milioni di blogger in tutto il mondo (fra cui me), nè tanto meno perchè il suo romanzo-capolavoro La solitudine di un riporto verrà presto citato in tutti i manuali alla voce decostruzione. Non è neanche per i suoi baffi eleganti, nè per la laurea in informatica specializzazioni occulte, nè per il sorriso sornione e oppiaceo. E' perchè gli ho chiesto di fare la sua tripletta e lui, gentilmente, l'ha fatta. Signore e signori, le tre canzoni di Daniele Zito!

  • Hoist that rag - Tom Waits (Real gone, 2004) Io, ogni volta che la gente parla di musica, mi domando sempre se abbia realmente senso perdere tempo a discutere di canzoni, generi, stili e tutta quella roba lì se poi, quando meno te lo aspetti, dal fondo di un bar sbuca fuori un signore di Pomona capace di prendere in mano un microfono e soffiarci dentro con questa voce qui. Mica la puoi raccontare o classificare una voce così, figurati se puoi capirla. Puoi soltanto ascoltarla. Meglio se in silenzio.
  • Non importa - Wolfango (Wolfango, 1997) C'era ancora il Consorzio Produttori Indipendenti, allora. Forse per questo l'idea di mettere assieme un basso, una batteria e due voci stonate, oltre che dei sonagli, non sembrava tanto folle. In tutto i Wolfango sono riusciti a far uscire due dischi, Wolfango e Stagnola, due piccoli capolavori, poi più niente, troppo sgangherati per riuscire a resistere oltre. Chissà che fanno adesso. Mi piace pensare che prima o poi torneranno a creare altri giocattoli mostruosi.
  • J.S.Bach's Partita #2 - Glenn Gould (The art of piano) Cos'è un artista? E' uno che si mette al piano a provare e riprovare sempre le stesse cose fino a diventare perfette, e pazienza se non gli riesce, - se ogni tanto impazzisce attorno qualche passaggio, se le dita non vogliono saperne di seguire la partitura - lui comunque resta al piano, e se proprio non ce la fa più a battere sui tasti, prima si alza, poi borbotta, poi ancora guarda perplesso fuori dalla finestra domandandosi Cos'è che non va? Porca puttana, cos'è che non va?, e trenta secondi dopo è di nuovo al piano a provare e riprovare.

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