domenica 9 ottobre 2016

Week 40/16


  • Ti cambia il sapore - Afterhours (Folfiri o Folfox, 2016) Alle 4 di notte, fra giovedì e venerdì, vomitavo l'anima mischiata a pezzi di entrecôte e di pomme de terre, a litri di vino rosso e di birra chiara, affacciato, aggrappato al cesso da 400 euro di un'asettica stanza di un asettico albergo del centro di Grenoble. Più vomitavo, più il mal di testa calmava, ma più vomitavo, più i pensieri mi si facevano confusi: potrò fare colazione con i pancake domani mattina? Sarò in grado di andare in ufficio col tram? Devo chiamare qualcuno? Riuscirò a rivedere Giulietta prima di morire? Non è che i miei colleghi di Grenoble mi hanno avvelenato? Avrei dovuto dare la mancia al portiere di notte che alle 5 mi ha portato un Dolipran quando non avrebbe potuto darmi nessun farmaco? E mentre nella mia testa succedeva tutto questo, mentre facevo entra e esci dal cesso, mi sdraiavo nel letto, mi rialzavo, poi schizzavo di nuovo verso il cesso, mentre pensavo di morire, mi salivano i conati, maledicevo Grenoble, i miei colleghi, l'entrecôte avvelenata, questa canzone degli Afetrhours continuava a ripetersi in loop nel mio cervello, a dispetto della mia volontà. Ti cambia il sapore, colonna sonora involontaria di uno dei peggiori incubi a occhi aperti in cui finora mi sia capitato di trovarmi.
  • Halleluia - Negrita (Reset, 1999) Poi sono riuscito ad andare in ufficio, in tram, e prima ho anche fatto la doccia in una doccia inutilmente ricca, snob, moderna che non mi è piaciuta per niente. Pero' niente pancake, che avevo ancora la nausea. E una mattinata di meeting infernali in cui facevo solo presenza. Alle 12  non ce la facevo più. Non riuscivo a tenere gli occhi aperti. Allora ho domandato a una collega di accompagnarmi in infermeria dove una signora molto gentile mi ha fatto i complimenti per il mio francese, e poi mi ha fatto coricare in un lettino. Con una coperta. Con un aggeggio per accendere e spegnere la luce a mio piacimento. Con un altro aggeggio per chiamarla in caso di bisogno. Ho dormito come un pascià, e anche se al mio risveglio avevo una fame cane che sapevo non sarei riuscito a colmare, non avevo più mal di testa, la nausea era ridotte al minimo e, soprattuto, non avevo più gli Afterhours in loop in testa. Mi sono alzato dal lettino, ho riposto la coperta e i due aggeggi e spalancato un sorriso. Poi, in loop, ha cominciato ad andare Halleluia!
  • Bigger wheels - I am Kloot (Natural History, 2001) E dopo un lungo viaggio per rientrare a Aix, a stomaco vuoto e con ancora sonno da smaltire, ho fatto un giorno di cautela, ieri, sabato, e poi oggi, come sempre mi capita dopo che ho pensato di morire,  ho voluto strafare, contento di essere ancora vivo, convinto che quella vomitata in bagno alle 4 del mattino mi avrebbe potuto uccidere: prima piscina, senza colonna sonora, che in vasca penso solo ai fatti miei, poi ho portato le mie donne a pranzo al Relais Blue, dove abbiamo ben mangiato e poco pagato, e poi abbiamo fatto una lunga passeggiata in macchina sulla Sainte Victoire, sotto un caldo sole autunnale, fra migliaia di persone che facevano pic nic, sport bizzarri, escursioni a piedi o in bici. Colonna sonora? I am Kloot, che piace a tutti, e il cui album d'esordio è cosi solare e spensierato che è l'ideale per chi, in una fredda notte grenoblina, ha rischiato di morire soffocato e solo aggrappato a un costosissimo cesso di un asettico albergo del centro.

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