mercoledì 17 settembre 2014

Week 38/14 - una tripletta nostalgica VI


  • Rest my chemistry - Interpol (Our love to admire, 2007) Avevo un gomito fratturato in tre punti diversi, dolori lancinanti in tutto il braccio e la notte non dormivo per il caldo. Non potevo infilarmi una maglietta o rullarmi una sigaretta da solo, non potevo guardarmi allo specchio senza sentirmi male per quei 40 punti di sutura che mi tagliavano in due il braccio come il Tamigi taglia in due Londra, e non stavo mai da solo. C'era gente che mi veniva a trovare, che mi portava a mare, che mi preparava da mangiare e a cui io dovevo sempre sorridere e dire grazie. C'era gente che sapeva come mi sentivo e gente che non lo sapeva, ma diceva lo stesso che lo sapeva. C'era gente che mi diceva meglio il braccio che la gamba, meglio il sinistro che il destro e scuoteva la testa per sottolineare la propria esperienza. E io rispondevo eh già, eh già!, che poi significava fanculo. Per svoltare tutto, mi affidavo spesso a Rest my chemestry, che di quel periodo fu una delle colonne sonore. Mi facevo rullare uno spinello, mettevo su YouTube la canzone, e l'ascoltavo ripetutamente. E non dico che tutto spariva, no. Ma di certo si allontanava, per una decina di minuti o una mezzoretta scarsa.
  • The last good day of the year - Cousteau (Cousteau, 1999) Il mio primo download, fatto con Napster. Un pò come farsi il primo spinello all'oratorio, o perdere la verginità sul letto dei propri genitori. Una delusione o un'estasi, qualsiasi cosa, ma, sicuramente, un evento indimenticabile.
  • Fingerprints - Black Heart Procession (Amore del tropico, 2002) Impazzivo per questa canzone e per i BHP. Impazzivo per il loro stile noir, per la loro paranoia, per l'uso di strumenti non convenzionali. Ma una sera d'estate del 2003 ho barattato tutto questo impazzire con uno spinello a casa di alcuni ragazzi più grandi di me a cui volevo piacere, proprio mentre, dall'altra parte della città, questi californiani di San Diego facevano impazzire altri molto, ma molto più furbi di me.

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