- Department head - Froth (Duress, 2019) Qualche settimana fa mi è arrivata un'allarmante mail di Spotify in cui mi faceva notare che non era solo l'anno a volgere a termine, ma l'intera decade. All'inizio ho provato a ignorarla, ma poi l'ansia è diventata insopportabile e, all'improvviso e nel giro di pochi minuti, ho buttato giù la lista dei miei album preferiti 2010 - 2019. I Froth, assieme a Girl band e a Dark Horses, sono gli unici presenti con più di un album. Il loro Outside (briefly) poi è addirittura nella top ten. Dico, non è che ci vuole molto a capire perché sti giovanissimi californiani hanno così tanto credito presso di me, basta ascoltare questa ipnotica Department head, le sue isterie chitarristiche e la sua indolenza elettronica. Ma è vero che, essendo una scoperte relativamente recente, diciamo proprio 2019, è un po' strano pensarli come caratterizzanti della mia decade musicale. Che ne dite, forse dovrei fare una seconda lista degli album che mi hanno proprio caratterizzato la decade e differirla da quella più fredda degli album preferiti, e poi magari farne un'altra degli album che hanno contribuito a rafforzare un artista nella mia testa oppure forse un'altra...
- 77 rmx - Froth/Suuns (Duress, 2019) Questa vi giuro che non era proprio prevista. Ci colpa la riproduzione automatica di youTube. E poi, io, manco lo sapevo che i Suuns (il cui album Images du futur spicca in vetta alla classifica degli album della decade) avevano remixato la traccia più deviata di Duress. Quindi, bella sorpresa e sorriso sulle labbra!
- Pin - Yeah Yeah Yeahs (Fever to tell, 2003) Ecco, fra le promesse che mi ero fatto a inizio anno, c'era quella di dare finalmente la giusta attenzione a i newyorkesi Yeah Yeah Yeahs, che ho sempre amato ma mai approfondito. Ovviamente ho cominciato dal loro primo ambum, disponibile su Spotify, ma che vi devo dire? Non è che sia un album brutto, o sopravvalutato o che altro. È che è un album di quasi DUE DECADI fa! Cioè, preistorico! Cioè, tipo coevo di Beatles, Who, Pixies, Shellac, Uzeda, Interpol, Nirvana, Dinosaur jr... proprio, preistoria!
- A2 - Froth (Duress, 2019) Questo post era stato scritto tre settimane fa, ma per varie ragioni non è stato pubblicato. E ora, ora che mi accingo a riprenderlo, reciclarlo e riutilizzarlo, mi rendo conto che in tre settimane tutto è cambiato. Per cui lo cancello, e lo riscrivo. Rispetto a tre settimane fa il mio umore è a pezzi, i miei stimoli sono al minimo, la mia vitalità sfiora la tragedia. Tutta colpa dell'acufene, che all'improvviso, dall'oggi al domani, ha deciso di esplodere senza nessuna ragione e di rovinarmi definitivamente la vita. Non bastano più i rumori ambientali per coprirla, non bastano più le continue chiacchiere delle mie donne, non basta più la sera starmene sparapanzato sul divano con un libro e un disco in sottofondo per starmene un po' in pace. Perché è questo il punto: con l'acufene, non si sta mai in pace. Una tragedia. Ma ciò nonostante i Froth, i miei amati Froth, continuano a girare vorticosamente ovunque, a casa, su Pandbell e nel mio cervello. Sono uno dei miei rimedi all'acufene, al dolore e allo sconforto. Quindi, Froth vs Acufene. Alla lunga vincerà l'acufene, è ovvio, ma per ora sono in vantaggio i miei Froth. Facciamolo durare a lungo.
- The bay - Metronomy (The english riviera, 2011) A volte, seppur raramente, mi capita di prendere la macchina di Francesca al posto di Pandabell, e sempre dimentico di prendere la mia chiavetta e dovermi di conseguenza accontentare di quello che c'è nella sua. E in questo periodo, non so perché, non sono mica responsabile della programmazione musicale di mia moglie, dentro la sua chiavetta c'è uno dei miei album feticcio, ovvero The english riviera dei Metronomy. Ora, acufene o non acufene, Pandabell o non Pandabell, quando parte The bay, è sempre un flash. Il volume si alza e la strada si snoda a passo di basso. Ogni volta, per un attimo, tutto diventa di nuovo una festa nella mia testa, e il desiderio di scavarmi il timpano con un ferro da maglia si riduce fino a sparire. Tutto bene, allora. Qual è il problema? Che dopo quattro minuti e cinquanta secondi tutto finisce, e quel maledetto fischio è di nuovo li. Chiamatemi pure Bella addormentata nel bosco, ma quando gira The bay, tenete lontano da me quei maledetti fusi per fare la maglia. Prima che tutto volga al peggio.
- Venus in Leo - HTRK (Venus in Leo, 2019) Ecco quello che so della mia acufene: che non è dovuta ad anomalie nel cervello, essendo la risonanza magnetica ok; che non è dovuta ai miei cinque (si, cinque) denti del giudizio, avendoli scippati l'anno scorso senza che niente cambiasse; che non è legata alla cervicale, essendomi fatto manipolare da un'osteopata senza miglioramento alcuno. E poi so che aumenta in caso di raffreddore e che proprio esplode in caso di raffreddore in aereo. So che non basta più il rumore esterno dell'ufficio o di un film per mascherarla. E so anche che dovrò imparare a conviverci sperando che non peggiori ancora o che non si abbassi troppo l'udito con la vecchiaia, essendo l'udito funzionante l'unica cosa che può aiutare a coprirla. So che dovrò iniziare un robbosissimo percorso di meditazione, protocolli si gestione dell'ansia e della concentrazione, magari diventerò tutto new age e smetterò per sempre di essere sesso e droga e rock and roll, comincerò ad ammirare la bellezza delle montagne invece di quella di un vicolo lercio di un quartiere di città. So anche che uno dei modi migliori di addormentarmi è con della musica di sottofondo, anche se questo mi obbliga ad addormentarmi nel divano. E dovendo scegliere della musica di sottofondo, quest'album appena uscito degli HTRK cade a pennello. Meno rock del precedente, più etereo e notturno. Insomma, l'ideale per cadere nel sonno imbottito di valeriana, lacrime in qualche caso e tanti, tanti pensieri brutti.
- Prefab Castle - Girl Band (The talkies, 2019) Forse non sono stato molto chiaro, per cui cercherò di spiegarmi meglio. L'altro giorno con Pandabell incappo in un cantiere, la cui coda di attesa è lunga, parecchio lunga. C'è un semaforo che alterna il vai e vieni per cui si sta cinque minuti fermi immobili e poi si cammina per trenta secondi. Si sta immobili per cinque minuti e poi si cammina per trenta secondi. Io penso, poco male, c'ho Girl Band da ascoltare per bene. Che me ne frega. E così skippo all'album dei miei beneamini, alzo il volume adeguatamente, e schiaccio play. Poi, quello che è successo, non è chiaro neanche a me. So solo che quei quaranta minuti di coda che ho fatto sono passati troppo velocemente, e troppo bene. Ne avrei fatti altri quaranta. E questo va bene, ci può stare, tutto per non andare al lavoro. Ma il punto è che quando questa tentacolare Prefab Castle ha cominciato a svilupparsi, a insinuarsi!, lungo tutta la sua durata, avviluppandomi e violentandomi il cervello, io ho avuto come un'illuminazione, facile, d'accordo, essendo solo una conferma a sospetti già noti: Girl Band, lo testimonia quest'album, lo testimonia questo brano!, è il più grande gruppo d'avanguardia noise mai esistito. Ha superato tutti. Compresi My Bloody Valentine e Sonic Youth. E questo è quanto. Spero ora sia chiaro.
- UFOF - Big Thief (UFOF, 2019) Zzzz... che volete... zzzz... ogni tanto ancora zzzz ci casco... zzz...
- Speaker's corner - Uzeda (Quocumque jeceris stabit, 2019) Per fortuna, poi, ci sono loro a tirarmi fuori dai guai. Tredici anni per uscire fuori un album ma alla fine, è sempre una botta. Sembrano sempre uguali ma basta ascoltare questo brano per capire che sono legegrmente diversi. Meno nervosi, più ragionati, quasi quasi melodici. E sempre magnifici. Che dire? Merci!
- Endless blue - The Horrors (Skying, 2011) Avevo deciso di abbandonare il blog ma poi, per noia e arroganza, ho deciso di rimetterlo in vita. Si, ok, per noia e arroganza ma anche per urgenza lo ammetto. Perché, comunque, cosa te ne fai di una canzone spettacolare appena scoperta quando non puoi condividerla col mondo? Ecco, questa è la verità. E di canzoni spettacolari appena scoperte, ultimamente, ce ne sono state parecchie. Cominciamo da questa Endless blue che, al contrario di quello che dice, sembra capace di sbarazzarsi eccome della tristezza iniziale in cui sembra immersa. Per me già andava bene la parte iniziale, un blue appunto dolcissimo in cui perdersi, fra fiati psicgedelici e voli leggeri, ma non contenti gli Horrors al centesimo secondo esatto cambiano registro e si sbarazzano del blue tirando fuori un riff ipnotico quanto acido, un continuo saltellare al posto di volare... bella storia questa degli Horrors, davvero. Un ottimo motivo per tornare.
- Xvanos - Froth (Duress, 2019) Duress non è il capolavoro che speravo, ma è un bellissimo album in cui lo stile inconsueto dei Froth si sponge in direzioni diverse come a voler esplorare il (loro) futuro sonoro. In ogni caso, anche se non solidissomo, Duress è pieno di canzoni stupende e senza troppi paradigmi. Questa Xvanos per esempio è fra le mie preferite. Uno sghembo avanzare su una sezione ritmica come al solito di pietra, niente riff di chitarra ma una serie di fraseggi e micro assoli, la voce sorniona di Joo Joo e una spolverata di elettronica qua e la. E, ovviamente, il solito background crepuscolare che dei Froth è il marchio di fabbrica. Love!
- Salmon of knowledge - Girl Band (The talkies, 2019) E ora veniamo a noi, alle cose un po' più serie. Lo sapete meglio di me, quando esce il nuovo album di uno dei gruppi migliori mai comparsi sulla terra, o per lo meno sulla propria play-list, l'universo viene sconvolto: non si dorme più la notte, ci si approccia con ansia a ogni nuovo ascolto, si leggono le recensioni on line per capire dove sta il baricentro. Quindi, immaginate me quando è finalmente arrivato a casa sto benedetto vinile atteso per ben quattro anni. Innanzi tutto, ho dovuto mandare fuori casa le orecchie sensibili di madre e figlia. Poi ho calato con accortezza la puntina sul disco e infine mi sono sparapanzato sul divano, perfettamente al centro e di conseguenza perfettamente al centro fra le due casse, con le orecchie bene aperte e il telecomando in mano. Di tutto il resto, è anche inutile parlarne...
- Braindrops - Tunder Fuck Storm (Braindrops, 2019) Questa canzone è zaurda come quelle degli Sleaford Mods, però è molto più cool di qualsiasi altra cosa gli Sleaford Mods abbiano mai fatto. E poi 'sti Tunder Fuck Storm sono asutraliani e quindi, anche se il tizio è più zaurdo di ognuno degli Sleaford Mods, sono per questioni storiche e modaiole molto meno zaurdi degli inglesi Sleaford Mods. Chiaro, no?
- Fringe runner - Fat White Family (Serfs up!, 2019) Torniamo in Inghilterra, torniamo dalle parti di Londra. Non ho più dubbi su quanto sia noioso l'album dei Fat White Family. Ogni volta che mi decido a metterlo su, a casa o su Pandabell, mi esalto da morire con le prime due tracce e poi cado nella depressione con tutte le restanti. Tutto noioso, già sentito. Ho giusto due sussulti, uno verso la fine con la già trattata Rock Fishes, e l'altro con questo a metà scaletta. Il resto, davvero, lasciamo perdere...
- Tainted love - Boppin' Kids (Prefisso interattivo 095, 1986) Oggi ho deciso che era il caso di cominciare a dare anche una sfoltatina ai vinili che sto accumulando. Così, pescato quasi a caso dal mucchio in attesa che comprende, per la cronaca, roba di Killing Joke e XTC, Pere Ubu, ho messo sul piatto questa compilation di 33 anni fa che doveva, immagino, celebrare, spingere, promuovere, immortalare il fermento rock della Catania dell'epoca. Devo ammettere che delle undici tracce e degli undici artisti in scaletta, questa era l'unica canzone che conoscevo, dell'unico gruppo che conoscevo. Loro, dice la leggenda, erano perennemente in tour per il mondo, sud America e Giappone compreso, a sciorinare le loro perle garage psycho rock, e alla chitarra voce e scrittura sfoggiavano niente di meno che Brando... no, non Marlon Brando, ma il nostro Brando, quello che poi fece dischi carini da solo e poi ancora si mise alla produzione della Soleluna di Lorenzo Cherubini. Insomma, qua si va su roba seria, e magari ne parleremo un'altra volta... nel frattempo, godetevi questa splendida cover dei Soft Cells!
- Cheated hearts - Yeah Yeah Yeahs (Show your bones, 2006) Un problema ricorrente, per me, gli Yeah Yeah Yeahs, un problema ricorrente che, nella speranza di essere prima o poi affrontato e risolto, ricorre come è ricorso casualmente questo pomeriggio. Che poi, sono solo io a trovare Karen O stupenda?
- Life we know - Django Django (Born under saturn, 2015) Carina sta canzone, se non fosse che è del tutto simile a qualsiasi altra canzone non solo di quest'album, ma anche di quello precedente... ma la buona notizia è che ci siamo, finalmente sono riuscito ad archiviarlo!
- Estrangers - No Vacation (Estrangers, 2019) Ieri è uscito queso single. Al primo ascolto, ho storto un po' il naso. Al millesimo, ho continuato a storcerlo. Ma solo perché, come al solito, non riuscirò mai ad averne una copia fisica.
- Rock Fishes - Fat White Family (Serfs up!, 2019) Quest'album è da poco entrato in heavy rotation dalle mie parti e se devo darne un giudizio, a parte quello entusiasta che diedi tempo fa senza averlo ovviamente ascoltato, è che non ci si capisce un cazzo. E questo non è un bene. A me pare che i pezzi siano tutti belli, come questa bizzarra Rock Fishes che mi ricorda tante cose belle dei tempi che furono, ma credo che sia proprio questo il problema. Ogni pezzo sembra se ne vada per i cazzi suoi, ognuno in una direzione diversa, a volte contraddittorie l'una con l'altra, a volte vagamente convergenti, ma comunque tutte rivolte al passato... come ci si può dunque realmente pensare di affezionarcisi a un album del genere?
- Marbles - Dead Vibrations (Dead Vibrations, 2019) Questa canzone invece l'ho pescata a casaccio dall'album d'esordio dei Dead Vibrations... a casaccio perchè tanto, ne prendevo una, o ne prendevo un'altra, non è che facesse molta differenza...
- Vibrations - Django Django (Born under saturn, 2015) Parliamoci chiaro, sono stato in vacanza. E ogni vacanza ha la sua colonna sonora. Che dipende da diversi fattori. Compagnia. Luogo. Durata. Ma con me queste regole non valgono. Solitamente la colonna sonora è scelta a casaccio o, meglio, è autoscelta a casaccio. In questa vacanza estiva 2019 in compagnia delle mie due donne, a mollo nel più meridionale mare siciliano, per una settimana, questo noioso disco dei Django Django si è autoselezionato e imposto all'ascolto. Oh, ma va bene, c'è di peggio, soprattutto se si è nel mare siciliano, con due donne, per una settimana. C'è sempre di peggio...
- Mistekan for strangers - The National (The boxer, 2007) Per esempio, c'è questo disco dei The National che si è autoimposto come quello dei Django Django... che già a me i gruppi che si chiamano "The" e qualcosa non solo mi stanno sulle palle ma mi parono pure tutti gli stessi, ma poi se sono così noiosi, se si prendono così sul serio con sto vocione alla Stuart Staples senza essere Stuart Staples e sti suoni alla Arcade Fire senza essere gli Arcade Fire (manco i secondi o i terzi Arcade Fire, quelli scadenti insomma), beh, ecco, è tutto un casino. Ma tant'è, esattamente come Django Django, ci siamo assuppati anche The National. E stavolta però, non so come poteva andare peggio...
- Going Norway - Girl Band (The talkies, 2019) E infatti non è andata peggio. Poteva solo migliorare e il fato, o meglio, le strategie di marketing, ha trovato questo modo per tirarmi fuori d'impiccio. Una mattina, mentre mi sbrodolavo sulla spiaggia, ecco che arriva una mail che mi invita a vedere in anteprima il nuovo video del nuovo singolo dei Girl Band. È un attimo, e tutto, magicamente, torna al proprio posto. Ogni dubbio è sciolto, ogni buco sonoro è riempito. In loop, in compagnia di chiunque, in ogni centimetro di spiaggia. Girlbandforever. Yeah!
- Angie - Shame (Song of praise, 2018) Ci vuole furbizia a piazzare come ultima canone della tracklist la migliore dell'album. Perchè così dopo un'ora di noia o quasi ti svegli di soprassalto e pensi che forse, si, forse sei stato un po' superficiale, frettoloso e ingiusto. Ci sono caduto persino io. Però alla fine a me non mi fregate, cari miei Shame. Live sarete delle bestie, come dice la cara Alessia, e sarete anche giovani e di belle speranze. Ma questa Angie è l'unica canzone davvero bella dell'album, mi sa...
- Millennial trash blues - Jo Passed (Their prime, 2018) Guardando al futuro, nella speranza di eliminare presto dalla playlist cose inutili come gli Shame, ecco un esempio di ciò che mi piacerebbe approfondire... lo so che sto pezzo non è proprio originale, ma è sufficientemente rumoroso per farmi guardare con l'acquolina in bocca all'album. Va beh, sapete che vi dico? L'ho appena aggiunto alla playlist di Spotify...
- Shoulderblades - Girl Band (The talkies, 2019) In attesa che arrivi a casa il 7" del secondo singolo estratto da The talkies, che mi pare si chiami Going Norway, sono costretto sempre più spesso, come fosse una droga, a riascoltare col volume a palla il vinile del primo singolo, Shoulderblades. Ecco, l'altro giorno, proprio mentre ne godevo in pieno, esattamente alla prima sezione basso e batteria, ho ricordato che tre anni fa, quando incontrai il bassista del gruppo Daniel Fox, gli dissi che non erano troppo lontani da My Bloody Valentine, Sonic Youth & co., non tanto, è ovvio, dal punto di vista estetico ma quanto dal punto di vista del progetto, dell'ideale. Lui si schernì umilmente, ma chissà se se la rideva sotto i baffi... beh, comunque, mentre poi subito dopo ascoltavo la seconda sezione basso e batteria, ho realizzato che se sto pezzo rappresenta ciò che si trova dentro l'album, il sorpasso può considerarsi bello e realizzato. Perché sto pezzo, come tutti gli altri finora registrati, è completamente oltre il già sentito. E secondo me, questo Daniel Fox, così come tutti gli altri, lo sanno eccome. Eccome se lo sanno.
- La festa - Zen Circus (Vivi si muore, 2019) La cosa più strana che ho imparato in quattro stupendi giorni di campeggio solo con Giulietta alla presqu'ile de Giens, è che lei conosce a memoria tutte le canzoni in italiano che girano a casa. Tutte. E quando dico che le conosce, intendo dire che le conosce: a memoria!
- Soldiers on leave - Virginiana Miller (The unreal Mccoy, 2019) Sono per la libertà assoluta da parte degli artisti di esplorare il mondo che vogliono, come vogliono e quanto vogliono per poi ripensarci, tornare indietro e prendere un'altra strada, oppure riprendere la stessa di prima e ricominciare da capo. Io capisco il bisogno dei Virginiana Miller di assecondare questo loro desiderio di omaggiare l'America del rock, sudata e sporca, ok, e devo dire che le canzoni sono ben scritte, i suoni interessanti e gli arrangiamenti come al solito vanno oltre al già sentito. Però, porca puttana, è possibile che Simone Lenzi non si sia mai reso conto che il suo modo di cantare in inglese è pessimo? Possibile che non abbia riascoltato, per esempio, questa sua straziante prova canore che è Soldiers in leave e non si sia quindi mai accorto di avere un inglese terrificante? Allé, Simò, lo sai che ti adoro e lo sai che fino a che ci inserisci una frase qua e la, in inglese o in francese, ci può anche stare. Ma un album intero, davvero, no, cazzo, dovevi risparmiarmelo!
- Turn it off - Froth (Bleak, 2016) Invece i Froth, quando cantano in inglese, spaccano le basi, come si diceva un tempo dalle mie parti, ma la battuta è stupida quindi lasciamo perdere. Ma non lasciamo perdere i Froth. Durante il viaggio di andata dalla presqu'ile de Giens, così come durante quello di ritorno in effetti, Giuli si è addormentata lasciandomi solo con i miei amati Froth versione '90s von riferimenti ai '60s. Beh, questa canzone l'ho dovuto mettere in loop un paio di volte, per quanto è sorprendente. Io chitarre così non ne sento spessissimo in giro, e anche se tendo a immelanconirmi con i suoni '90s e '60s, qua mi pare che si vada ben oltre le coordinate spazio-temporali. Insomma, per farla breve, oltre a cantare benissimo in inglese, i Froth scrivono canzoni fantastiche. Chissà se scriverebbero mai un album dedicato alla musica rock italiana, e in italiano?
- On the motorway - Metronomy (Nights out, 2008) Quando ho ascoltato quest'album per la prima volta ho avuto difficoltà ad accettare che fossero davvero i miei Metronomy, o meglio, i Metronomy prima dei miei Metronomy. Basta ascoltare sto pezzo per esempio. È zaurdo. Devo dunque accettare questo, che i Metronomy prima dei miei Metronomy erano i Metronomy Zaurdi. Amen.
- The end of innocence - Virginiana Miller (The unreal Mccoy, 2019) Oggi pomeriggio è successo questo. Giulietta mi si è avvicinata mentre cercavo disperatamente di dare un senso a quest'album, e mentre passa questa canzone, ficcando gli occhi dentro i miei, mi fa: "Papà, com'era la tua maestra?" E allora, senza esitare, io, comincio: "Beh, a me sembrava vecchietta, anche se non poteva avere più di 50 anni il primo giorno della prima elementare. Era un po' severa, dava tanti schiaffi a Francesco R. e gridava spesso con Daniele C. e Giorgio N. Ma a me mi ha dato solo uno schiaffo, in terza elementare, un mercoledì invernale. Ma era anche gentile. Ogni tanto non ci dava i compiti per casa e veniva alle feste di compleanno di Chiara A. Per Natale e la fine dell'anno scolastico preparava sempre una recita insieme a noi, spesso in siciliano. E la scriveva lei. Scriveva anche delle belle poesie e si firmava La Ginestra, come il fiore giallo che cresce sulla pietra nera dell'Etna. Amava il mare, perché ne parlava sempre, ma era di Randazzo, un piccolo paese proprio sopra il vulcano. Oggi dovrebbe avere circa 85 anni, se è ancora in vita. Quando ho scritto e pubblicato il mio primo libro, tramite suo figlio Guido che lavorava con me e con cui c'è tutta un'altra storia che prima o poi ti racconterò, gliene ho fatto avere una copia autografata. La dedica diceva: << alla maestra Rosanna, perché qualcuno doveva pur insegnarmi a leggere e scrivere >>. E poi, dopo qualche giorno, lei mi ha telefonato a casa e mi ha ringraziato. E io ho ringraziato lei". A quel punto restiamo un po' in silenzio, io non guardo più Giulietta, sono altrove. Dopo un po', lei mi fa: "Papà, ma perché stai piangendo?".
- Good time Charlie - Priest (The seduction of Kansas, 2019) C'è qualcosa che mi piace assai in questa canzone, nonostante mi rimandi a gruppetti come Sleater-kinney, L7 e Decibelles. Banalmente, è il senso di urgenza della musica, il cantato spigoloso, il testo incomprensibile. Ma anche il calarsi completamente nel contesto dell'album e la batteria cattiva. In heavy rotation da mesi, chissà quanto mi stupiranno ancora. Sperando che la prossima volta che ne parlerò mi diano qualcosa di più intelligente da dire...
- Motorhomes of America - Virginiana Miller (The unreal McCoy, 2019) È chiaro che la più lunga attesa della mia vita, in termini emotivi, sia stata quella di Giulietta lunga nove mesi. Però anche l'attesa di sei anni per l'uscita di quest'album, poi l'attesa di quattro mesi prima di decidermi ad ascoltarlo e infine l'attesa di tre settimane per spararmi in faccia la verità non è stata male dal punto di vista emotivo. Soprattuto perché Giulietta è stata infine una gran soddisfazione. Quest'album invece è stato proprio una gran stronzata.
- Chiara - Rats (Indiani padani, 1993) E a proposito di Giulietta, non so come sia potuto succedere, ma dopo Catene, Zeta reticoli e Azzurro, questa è la sua nuova canzone preferita. E io, ancora una volta, non so se ridere o piangere. Ma direi ridere. Anzi, no, piangere, piangere, senza dubbio piangere.
- Postcard radio - Froth (Bleak, 2016) E se c'è una cosa che a Giulietta proprio non saprei spiegare è perché sti Froth a me piacciono assai. Non c'è dubbio che Outside (briefly) sia bello soprattutto perché un po' obliquo, ma il punto è che a me sti californiani piacciono anche nella veste più marcatamente '90s di Bleak. Non riesco a togliere quest'album dalla playlist, lo ascolto a palla su Pandabell, e appena capita che mamma e figlia si allontanino da casa me lo sparo ancora a tutto volume. Non è che forse sto diventando un po' giurassico? Questo si, che sarebbe difficile da spiegare a Giulietta. Anche se, forse, sarebbe più difficile spiegarle il contrario. Sono figlio degli anni '90, posso forse far finta di niente?
- Shoulderblades - Girl Band (The talkies, 2019) Allora, la novità veramente esaltante di queste tre settimane di assenza è l'uscita del primo singolo e del primo video estratti dal secondo album dei Girl Band, previsto per settembre. La prima cosa stramba è che questo video è stato diffuso in diretta su youTube, come se fosse un appuntamento televisivo, con tanto di pubblicità preventiva e countdown al momento giusto. La seconda cosa stramba è che il vinile mi è arrivato a casa qualche giorno fa e, se nel lato A è presenta in effetti la canzone, nella stessa versione identica del video, nel lato B non c'è niente se non un disegno in rilievo. Infine, la terza cosa stramba, è che se ascoltate con attenzione questo Shoulderblades su qualche piattaforma di streaming dite si, ok, niente male, aspettiamo il resto, ma se calate la puntina sul vinile, alzate il volume del vostro impianto a livello decente e spegnete le luci, sentite cose pazzesche che prima vi erano sfuggite. Fra queste, per esempio, il solito doloroso basso di quel pazzo di Daniel e la voce ancora più graffiante e disperata di Dara. Attesa, dolce attesa...
- Bleak - Froth (Bleak, 2016) C'è una cosa magnifica dei Froth, ed è che la qualità degli album è superiore alla somma delle singole canzoni in essi contenute. In questo Bleak, per esempio, ci sono nove canzoni più o meno stupende, ma finora nessuna di esse mi è rimasta particolarmente ficcata nel cervello. Ficcato nel cervello, par contre, mi è rimasto invece il mood dell'album, il clima che pervade tutto il lavoro dall'inizio alla fine e che a ogni ascolto mi immerge in un'immersione totale di rara intensità. Insomma, è più o meno facile fare un'hit, lo sappiamo, ma trovatemeli voi dei lavori compatti ed esaurienti come quelli dei Froth. Beh, degli ultimi vent'anni, ovviamente, prima non conta...
- Lampoon - Shame (Songs of praise, 2018) Allora, gli entusiasmi si accesero per gli Shame l'anno scorso quando Alessia, da sempre spacciatrice di ottimi consigli, mi aveva proclamato il suo amore per 'sti londinesi Shame. L'amore fu contagioso e così, disperato per essermi perso due tappe live in realtà facilmente accessibili, misi l'album in playlist su Spotify, poi addirittura ordinai il CD al C.E. della mia azienda e infine diligentemente lo dimenticai. Un giorno però, l'album arrivò al suddetto C.E. e così lo presi, lo masterizzai, e lo rimisi nuovamente in playlist, per dimenticarlo dopo qualche giorno aberrato da altri ascolti. Finalmente però, arriva il suo giorno! L'album viene messo definitivamente in playlist e comincia a essere goduto. Beh, i primi ascolti sono quasi fulminanti, idee originali, suoni nervosi ma pop, insomma giubilo. Poi, però, ecco, subentra la noia. Le idee cominciano a non sembrare più così originali, i suoni sono sentiti risentiti e ririsentiti. Insomma, ecco, diciamo che l'album non è ancora uscito dalla playlist ma, come spesso accade, sulla lunga distanza è stato un po' sopraffatto da album più solidi come appunto quello dei Froth. Insomma, come dire, la scuola Fall, Undertones, New York Dolls va bene, ma poi i maestri bisogna superarli, sennò che bisogno c`è? Vedete Girl Band?
- Texas Instruments + youTube Sartre - Priest (The seduction of Kansas, 2019) Oggi inizia il TINALS, e io sono qui... oggi inizia il TINALS e io non sono la... ecco, oggi doveva iniziare una tre giorni di maximum rock & roll e invece, niente, inizia una tre giorni di altro... ma per fortuna esiste iutubbe, e allora, anche se i Priest non mi pare fossero in scaletta al TINALS, posso almeno godermeli live facendo finta che... mmm, facendo finta che?
- Feet + Touch of leather - Fat White Family (Serfs up!, 2019) Ecco, invece loro mi pare che suonavano proprio stasera... Feet è una delle mie canzoni preferite dall'album nuovo, ma mi sa che, anche stavolta, potrò godermela live solo così...
- L'estate è finita - Virginiana Miller (Gelaterie sconsacrate, 1997) Ecco, loro non erano certo in scaletta al TINALS ma non è per questo che non li vedrò mai dal vivo... anche se poi, guardandoli bene bene in faccia, forse è meglio così...
- On my chest - Froth (Bleak, 2016) Sono in trepidante attesa del nuovo album dei Froth, che dovrebbe uscire a settimane, ma nel frattempo, eBay sia lodato, ho recuperato questo loro secondo lavoro praticamente irreperibile in Europa. Beh, che dire? Come testimoniato da questa canzone, lo sfracello emotivo di Outside (briefly) non è stato per niente un caso. Questi sono proprio bravi, rumorosi, viscerali. Non saranno unici ma sono diversi. Bene, bene, davvero bene.
- La ditta - Virginiana Miller (Italiamobile, 1999) Non ho capito ancora di cosa parli questa canzone, ma ho capito che lo capirò e, soprattutto, che mi piace. Quello che non ho capito è com'è possibile che quando ho ribattuto Ah, Virginiana Miller al tizio appena conosciuto che aveva risposto Livorno al mio Ah, di dove sei?, lui non abbia fatto nessuna musione. Forse avrei dovuto dire Ah, Piero Ciampi oppure Ah, Amedeo Modigliani, oppure ancora Ah, Piergiorgio Cocchini, ma temo, davvero, che la reazione sarebbe stata la stessa. Ah, avrei allora dovuto dire, non ve li meritate i Virginiana Miller...
- Carol - Priest (The seduction of Kansas, 2019) Ammetto di essermi un po' troppo entusiasmato per questi Priest, però si, mi piacciono. The seduction of Kansas forse non sarà l'album dell'anno, ma dentro ci sono parecchie canzoni belle. Una delle mie preferite è questa Carol, che va veloce, sempre in tensione ma senza esplodere mai, con quel cantarci sopra sbarazzino di Katie (credo, credo sia lei a cantare) che a poco a poco sto affiancando ad altre nella recente rivalutazione delle voci femminili nel rock. Il dubbio a questo punto è solo se quest'album merita o no di essere comprato su supporto fisico. Voi che dite?
- Blue skied an' clear - Slowdive (Pygmalion, 1995) Ora, non è che un artista non abbia il diritto di sbagliare un colpo, ma ecco, a volte è meglio tacere, soprassedere, sorvolare, sorridere, alzare le spalle e far finta di niente piuttosto che arrancare appresso a un album come questo cercando di rivalutarlo dopo 25 anni, sguazzando nel tentativo inutile di dimostrare che, per esempio, i Sigur Ros non sarebbero mai esistiti senza o che i Beach House non ne sono altro che una copia dilatata. Trovo Pygmalion un album abbastanza inutile, noioso per cui fastidioso, e l'unica ragione per cui non l'ho ancora eliminato dalla playlist è questa Blue skied an' clear che è bella, molto bella. Molto più bella del resto della scaletta messo insieme. Che ci volete fare, succede.
- Suck - Priest (Nothing feels natural, 2017) Non è che faccia proprio bene alla mia acufene, ma non ne posso fare a meno. Scoperti da poco e balzati in playlist con un sorpasso che ha del clamoroso, questa Suck è in effetti contenuta in Nothing feels natural, album precedente al The seduction of Kansas sotto ascolto, che però adesso mi pare un po' più bello perché, mi pare, meno rock e più danzereccio... bestemmia, bestemmia, lo so, lo so, ma che ci volete fare? Forse sarà la vecchiaia, forse sarà un effetto collaterale dell'acufene, forse sarà cosi e basta...
- I believe in something better - Fat White Family (Serfs up!, 2019) Quando è uscito il nuovo album dei FWF tutto mi sarei aspettato tranne questo. Non è solo bellissimo, è morboso. È attaente, ammiccante, è apocalittico. Ascoltate questa canzone, che non mi pare sia uscita come singolo ma che è fra le mie preferite. Innegabile la costante irriverenza che è il loro marchio di fabbrica, ma si mischia ai nuovi trip glam di Saul più, si sente alla fine, una morbosa discesa in suoni industrial che davvero, tutto mi sarei aspettato, anche un featuring hip hop, tranne questo. E la stessa atmosfera, rimane poi per tutto quest'album, indecifrabile, nuovo, senza tempo. Una sorpresa. Questi maledetti Fat White Family sono davvero inincasellabili. Ed è questa la cosa che più mi irrita in loro. Maledetti.
- Canta che ti passa - Zen Circus (Canta che ti passa single, 2019) Sempre lo stesso dilemma con i Zen Circus... se Appino avesse vent'anni anni invece che quaranta, non sarebbe meglio per tutti?
- Gran Rico - La Governante (Italian beauty, 2019) Sempre lo stesso dilemma anche con La Governante... ma dato che sono amici miei, non ve lo dico...
- Laurel - Froth (Duress, 2019) Con i Froth invece non ci sono dilemmi. Mi piace tutto quello che fanno. Questo è il primo singolo dall'album di prossima uscita e mi piace assai, anche se è completamente diverso da tutto ciò che hanno fatto finora. Anche se o, forse, proprio perché?
- Gotta get up - Harry Nilsson (Nilsson Schmilsson, 1971) Allora, vado dritto al punto: durante la fase di discesa in aereo su Marsiglia, di ritorno da una spensierata fuga a Porto, è successo qualcosa al mio orecchio: prima un dolore lancinante, poi come un tappo poggiato sulle orecchie, infine una sensazione di chiusura, occlusione, movimento, spostamento e altro. E, a distanza di dieci giorni, è tutto ancora così, accompagnato però da mal di testa, nausea e, sopratutto, un interminabile fischio. Ogni volta che deglutisco sento cose muoversi a partire dalla gola fin su al cervello, e ogni volta che soffio il naso è come se qualcuno mi infilasse due dita nelle orecchie, una per lato. Ma la cosa peggiore non è questo, of course. La cosa peggiore è che a causa dell'acufene non riesco più a dormire, a parlare, ascoltare musica, leggere, scrivere e tutto ciò che comporti un minimo di concentrazione. Nell'attesa che tutto passi, che sia con dei farmaci, un colpo di karate o con un cappio auto-infilato attorno al collo, l'unica cosa che posso fare per rilassarmi è vedere stupide serie tv che al contempo coprono il fischio e mi intrattengono. Ecco, ora sapete come stanno le cose. Ed ecco, questa canzone fa da colonna sonora al bello, ma non bellissimo, Russian doll.
- I'm gonna be (500 miles) - The Proclaimers (Sunshine on leith, 1988) Che poi, a dirla tutta, è già da tre anni che convivo con l'acufene. Mi trovavo in vacanza nel maggio 2016 e appena sveglio dopo una dormita di un paio d'ore, che doveva essere l'anticamera di un rilassato pomeriggio catanese, ecco l'inizio dell'incubo. Questo ronzio che provo prima a identificare, viene da fuori la finestra, viene dai tibi nel muro, viene dall'armadio, dio santo si, forse viene dall'armadio. E invece no, veniva dalla mia testa. E ricordo che mi sono alzato, immagino bianco come un fantasma, e sono andato da Francesca. L'ho guardata, probabilmente aveva Lilli in braccio, e le ho detto: ma io ho troppo un fischio nell'orecchio. Così, con quel ma all'inizio che non c'entrava niente e quella costruzione sghemba. How I met your mother lo vedevo quando ero giovane e spensierato, ma ci sono troppe puntate e troppe serie per averlo visto tutto. Per cui, ecco un'altra serie che mi sta facendo compagnia ultimamente.
- The seduction of Kansas - Priest (The seduction of Kansas, 2019) Da li è iniziato il calvario. Visite mediche, medici supericiali (è normale, alla tua età, disse il primo. A futtiri!, disse il secondo), cure con medicinali, sophrologa, chi diceva la sua, chi diceva quello che leggeva, applicazioni sul telefonino per coprire, almeno la notte, quell'orchestra che avevo nelle orecchie, mi sono anche fatto scippare i denti del giudizio. Non è servito a niente. Per cui, poi, alla fine, è successo che mi ci sono abituato. Come ci si abitua a tutto. Ma questo che sto vivendo ora, è diverso. Questo, è un delirio. Ma lo supererò, ne sono sicuro. Fosse solo per Francesca e per Giulietta, ma anche per tutta la musica stupenda che dovrò ancora ascoltare fino a quando non schiatterò. Tipo questa.
- Dispetto - Virginiana Miller (Fuochi fatui d'artificio, 2005) Nonostante conosca questa canzone dei Virginiana Miller a memoria, essendo fra le mie preferite sennonché fra le prime mai ascoltate, non mi ero mai accorto di quanto potente fosse il testo, a livello evocativo. E la frase "Non me ne andrò dai piedi del tuo letto" non è solo una frase. È un intero romanzo. Un film. Un quadro romantico. È arte, in poche parole. No, è arte in poche parole.
- Get lucky - Daft Punk (Random access memories, 2013) Quest'album non so di preciso come è entrato in playlist, ma so che pur essendo bello, non è che mi faccia impazzire. Questa canzone invece si, eccome se mi fa impazzire... mi ha sempre fatto impazzire, anche quando non esisteva...
- If I ever feel better - Phoenix (United, 2000) Anche questo non sono sicuro di come sia finito in playlist, ma sono sicuro che non ci resterà ancora per molto. Questa canzone però si, so come c'è finita in playlist, eccome se lo so... c'è sempre stata, anche quando non esisteva...
- Jeremy Parker - Swirlies (Blonder tongue audio baton, 1992) Ecco chi altro c'è ancora in playlist dopo mesi e mesi... questa canzone, sparata a volume adeguato, è sufficiente come spiegazione del mio amore verso il rumore più sontuoso, nonché per l'etichetta appiccicata agli Swirlies come miglior gruppo noise dopo i Sonic Youth (etichetta che comunque io non sono sicuro di condividere). Comunque, in questo maestoso brano c'è tutto, c'è la chitarra dei Ride, c'è la voce di Bilinda, c'è il silenzio carico di tensione di Moore & Ranaldo, ma soprattutto c'è la bislacca sensazione che non siano stati gli Swirlies a prendere tutto ciò dai suddetti artisti, ma i suddetti artisti a prendere tutto ciò da questa immensa canzone.
- Fascinator - HTRK (Marry me tonight, 2009) Sempre dalla mia playlist cristallizzata nel tempo, ecco un'altra perla che mi impedisce di buttarmi alle spalle l'album d'esordio degli HTRK. Indubbiamente è la voce di lei che si insinua sotto pelle, stanca, trascinata, altrove, così come la chitarra conforta ricordando roba già nota, anche se inedintificabile, ma è il basso, soprattutto se avete un Marantz accoppiato a delle Opal da 110w e 93 db, che vi sconvolge lo stomaco e il cervello. Quindi, il consgilio, prima di suonare questo brano, è compratevi un bel Marantz e delle casse Opal da 110w e 93db. Non offendeteli con altro.
- In un palmo di mano - La Governante (Italian beauty, 2019) Questo invece è appena entrato in playlist e non è che ci abbia ancora preso molta confidenza. Ma questa canzone è proprio bella, con il solito sapore siciliano sparso qua e la, ma con aspirazioni internazionali e, perché no, da classifica. E con una chitarra isterica che spunta qua e la quando meno ce lo si aspetta, che è difficile da sottovalutare e da dimenticare. E con quella coda preregistrata che non so da dove venga ne come ci entri nel contesto, ma che non può non far sorridere. Ah, e poi, senza nulla togliere alla canzone in oggetto, ogni volta che l'ascolto su YouTube, non avendo ancora l'album fisico, subito dopo parte Corinne dei Metronomy. E questa associazione, per lei, per la canzone, è una gran botta di culo...
- 30 - Virginiana Miller (La verità sul tennis, 2003) Allora, sono mancato sei settimane, lo so, e col cazzo che me ne scuso. Tanto nessuno si sarà accorto di niente. E poi, in effetti, a parte che io, Giulietta e Francesca siamo più vecchi di sei settimane, non è successo proprio niente. Ok, un balordo viaggio in Sicilia, un precoce tuffo in mare, qualche libro acquistato. Ma a parte questo, proprio niente. Infatti, nonostante siano usciti un catafottio di album nuovi e importanti (fra tutti nuovo La Governante, esordio Fabulous Sheep e The Claque, nuovo degli stessi Virginiana Miller) niente è cambiato nella mia playlist. C'è ancora, per esempio, questo album dei Virginiana Miller, quello che due mesi fa avevo etichettato con c'è qualcosa che non mi fa impazzire, che gira in loop. E questa 30 è la mia canzone preferita, anche se se la gioca con Requiem per la Rai, Aerosol e Telefilm... insomma, un gran bell'album, difficile da togliere dalla playlist anche dopo otto settimane di ascolti continui.
- Jolt awake - TOY (Happy in the hollow, 2019) Ho sempre cercato di mantenere questo mio spazio lontano da recensioni tecniche e ragionate e di renderlo più simile alla caricatura di un'ospedale psichiatrico per amanti della musica pop, riempierlo di deliri narcisistici e faziosi, aneddoti infantili, prese di posizioni totalmente inopportune, inadatte, fuori luogo. Ma adesso che mi ritrovo fra le meningi un'idea più che concreta di questo quarto album dei TOY, come posso prendere la cosa alla leggera? Come posso ancora scherzare quando su tutto ciò che credevo si è abbattuta una tempesta con tanto di gocce fatte di merda? Perchè è di questo che sono fatte le canzoni di questo nuovo album dei TOY: pura merda. E l'unico motivo per il quale vi ho linkato questa Jolt awake, è perchè è l'unica che si salva. Niente pura luce, niente speranza, niente ottimismo per il futuro. È solo l'unica canzone decente dell'intero album. A meno che, ovviamente, non vi piacciano canzonette innocue già sentite decine di volte nel corso dei passati secoli...
- On a sunday morning - Dead Vibrations (Dead Vibrations, 2019) E ora, pensiamo al futuro. E lo so che a volte il futuro può portare al passato, ma qui in realtà è più un futuro che allude al passato, ammicca, richiama, rimanda e trascina al passato, ma che è pur sempre futuro. Ok, c'ho provato. Niente di originale, niente di eclatante, ma questi Dead Vibrations sono il mio futuro, credo, e anche se non originali sono proprio bravi. Basta sentire questa On a sunday morning, allusivamente velvetundergroundiana, per godere di un gran bel momento di rock fatto da un riff accattivante spalmato su un tappeto shoegaze. Niente di orginale, dunque, lo abbiamo detto, ma ho già specificato altre volte che è questo che mi piace nel rock, e sarà sempre questo a farmi vibrare, anche da morto. Fatevene una ragione.
- Un'altra sigla per Harlock - Virginiana Miller (La verità sul tennis, 2003) Come al solito, ero io a straparlare. Come al solito, non avevo capito la portata dell'album con cui avevo a che fare. Come al solito, ecco un altro capolavoro dei Virginiana Miller.
- Energy - TOY (Happy in the hollow, 2019) Ecco, dopo aver brillantemente e autosufficientemente risolto il problema della velocità del piatto vinile, posso cominciare a gustarmi bene il nuovo lavoro dei TOY. E quindi ecco, che dire ora? Ascoltate 'sta canzone per esempio... vi piace? A me non tanto. Ma visti i miei precedenti (vedere Virginiana Miller) non voglio sbilanciarmi. E poi oggi c'ho fretta. Per cui, boh, l'album è in heavy rotation chez moi, quindi è solo questione di poco, per la prossima settimana saprò darvi il mio parere (forse) definitivo.
- More than this - Roxy Music (Avalon, 1982) È strano che in sei anni quasi di esistenza di questo inutile blog abbia parlato di Pandabell, della mia cassa bluetooth JBL, di mio cugino, di Francesca e Giulietta, di colleghi, treni, aerei e sogni ma mai, dico mai, abbia neanche accennato a Technibell, il mio fedele compatto Technics acquistato con uno dei primi stipendi nel lontano 1999 (se, 20 anni fa, se...) e su cui ho suonato praticamente qualsiasi cd mi sia passato fra le mani (tranne Pop degli U2, Grace di Jeff Buckley e Pearl di Janis Joplin), qualsiasi vinile e buona parte delle cassette... è come un fratello per me, un amico, un feticcio, un oggetto che fu del desiderio (tenni appesa alla parete per anni la pagina strappata da un giornale da sala d'aspetto del dentista con la pubblicità) e che poi divenne realtà ma che ora, eh si, è questo il punto, si appresta a divenire passato. Sarà l'Alzheimer degli impianti, sarà depressione senile dell'elettronica, ma comincia a dare i numeri... sapendo di non trovare mai più un tipo come lui (bello da vedere, con le sue lucette blu, suono potente, cavetti paralleli di collegamento fra i componenti semi-indipendenti) ho deciso di passare a un altro livello, non per forza superiore (si lo è) ma di sicuro diverso, più dispendioso, più ingombrante, più nero... insomma, per farla breve, brevissima, venerdì mi sono appropriato di un ampli Marantz pm5004 che mi terrà compagnia per i prossimi (20?) anni e che presto sarà affiancato da un lettore cd altrettanto nero e altrettanto Marantz e un paio di casse Opal 609... scusate, sono emotivamente e fisicamente sfiancato. Finisco qui... ah, e la canzone dei Roxi Music? È dedicata al mio fedele Technics (amore eterno), ovvio, ma un po' anche al nuovo Marantz dai...
- Sequence one - TOY (Happy in the hollow, 2019) E a proposito degli aspetti tecnici della vita, questa canzone che apre lo strambo e inidentificabile (ancora) nuovo album dei TOY, è quella che mi ha fatto scoprire che c'è qualcosa che non va con il piatto... diciamo che di default va troppo veloce e se cerco di spostare la cinghia va troppo lento... malavita, malavita, ve lo dico io... mah, non vorrei essere costretto a cambiare anche il piatto, mannaggia, sarebbe proprio quella che noi rockfili definiamo una tagliata di faccia (ma che mi darebbe entusiasmo per i prossimi mesi)...
- Rentboy - HTRK (Marry me tonight, 2009) Ho troppo male ovunque per spiegarvi perché mi piace sto pezzo, e poi ho sprecato già tutte le energie per la prima canzone, quindi, buonanotte... ascoltatela e basta...
- Contact - Froth (Outside (briefly), 2017) La prima volta che ho visto Giulietta, me lo ricordo bene, a livello emotivo. Ma c'è da dire che sapevo, a priori, che era un evento importante. Ma sapere cosa ho pensato due anni fa quando ho visto per la prima volta questo video, primo contatto con i Froth, mio attuale gruppo preferito categoria "vedremo", tanto da farmi decidere di mettere il relativo album nella lista "good" del mio account youTube, per poi mesi e mesi dopo aggiungerlo nella playlist di Spotify, per poi toglierlo immediatamente, dopo aver realizzato che si meritava l'acquisto, per lo meno, in cd, per poi diventare uno dei miei album preferiti del millennio... beh, ecco, questo è impossibile. Peccato, davvero peccato non avere una memoria emotiva così fine. Non che voglia paragonare i Froth a Giulietta, of course...
- Pancake - Swirlies (Blonger tongue audio baton, 1992) Credo che esistano almeno tre versioni diverse di questa canzone degli Swirlies, due contenute nell'Ep Brokedick car (fra cui la magnifica e mia preferita chiamata House of pancake) e una in questo precedente album. Bizzarrie del rock, certo, quasi un tabù, pubblicare tre versioni diverse della stessa canzone, soprattuto su uscite ufficiali. Ma gli Swirlies, per definizione, forse anche per contratto, delle regole e dei tabù, se ne sono sempre fregati, grazie al cielo.
- La verità sul tennis - Virginiana Miller (La verità sul tennis, 2003) Ecco, non è che quest'album sia brutto, no, però c'è qualcosa che non mi fa impazzire come invece succede con gli altri album dei Virginiana Miller anche se, lo ammetto questa è solo un'impressione dopo una manciata di ascolti. Sono sicuro che alla lunga, come sempre, quasi come fosse da contratto e definizione, saranno loro ad avere ragione...
- Show a flower a candle and it will grow - Froth (Outside (briefly), 2017) Non riesco a togliere quest'album dalla playlist, e questo ci può stare, ma la cosa strana è che più lo ascolto più ci trovo dentro cose nuove. Più ci trovo dentro cose nuove più mi piace. E più mi piace più mi sento bene. Quindi, perché toglierlo dalla playlist?
- Ah - HTRK (Marry me tonight, 2009) Ecco, una buona ragione per abbandonare l'album dei Froth potrebbe essere il bisogno di gettarmi in acque più torbide che, non sempre è vero ma spesso si, mi sono più congeniali. Australiani questi HTRK, morbosi come dei Fufanu che non sono usciti dall'adolescenza con tanto di storia di suicidio all'interno del gruppo e, ovviamente, con supporti fisici dei dischi a prezzi improponibili. Ecco, se non fosse per questo, si, forse sarei pronto ad abbandonare i Froth. Ma purtroppo...
- Mechanism - TOY (Happy in the hollow, 2019) L''imminente uscita del quarto album dei TOY potrebbe essere e probabilmente sarà la vera ragione per abbandonare l'album dei Froth. Non che mi faccia impazzire questo singolo, mi pare un po' troppo moscio, ma le recensioni pre uscita dell'album da parte degli addetti ai lavori sono così incredibili e voi sapete come io sia facile all'entusiasmo e quindi...
- Sensitive girl - Froth (Outside (briefly), 2017) È evidente che i Froth stanno al gennaio 2019 come i Grinderman stanno al gennaio 2018 come i Dark Horses stanno al gennaio 2017, ma ho troppo sonno per dire qualcosa di spiritoso, ammaliante, ironico e super intelligente riguardo questa canzone quindi, ascoltatevela e incrociate le dita: quest'anno vogliamo i Froth al TINALS o al Pointu! I Froth al TINALS o al Pointu! Fo!
- 1992 - Blur (13, 1998) Ecco quello che non mi piace nei Blur e che li fa fuori dalla mia top 18: che nessuno dei loro album, tranne forse Think Tank, sia un'immersione totale. E questo 13, probabilmente, è il peggiore esempio di tutti. Ci sono canzoni che sembrano già dei Gorillaz, altre che sembrano voler dimostrare che anche loro sono capaci di fare cose bizzarre come si usava ai tempi, alla Beck, per intenderci o alla Beta band. Altre, infine, come questa 1992 (la conferma è suggerita proprio dal titolo fra l'altro) che sono probabilmente della outtakes di album e periodi precedenti a cui hanno rimesso le mani per ri-modernizarle un po'. Insomma, sto davvero crepando dal sonno, quindi riassumendo: boh, buonanotte.
- Kokomo - Beach Boys (Still cruisi', 1989) Ecco, l'anno passato si è concluso così, con la scoperta a dir poco shockante che la canzone pop che ben 30 anni fa mi aveva ammaliato, cullato, solleticato, accompagnato, addolcito e tanto altro presente nel imprescindibile film Cocktail con Tom Cruise e Bryan Brown non è dei norvegesi A-ha, come (chissà perché) pensavo, ma dei miei amatissimi Beach Boys... ah, se ci fosse il mio amico pop Giorgio Vasta a leggere queste righe, riconoscerebbe subito un lampante caso di falso ricordo che, in buona fede, diventa reale.
- Pop crimes - Rowland S. Howard (Pop crimes, 2010) Pensavo che Rowland S. Howard fosse diventato famoso perché aveva fatto parte dei Birthday Party, o perché fosse morto prematuramente facendo uscire così il suo disco posticcio, oppure perché aveva questo aspetto da perdente che tanto, si sa, piace agli amanti del pop più attennativo... eh beh, si, Rowland S. Howard è famoso per tutto questo, ma anche perché sto famigerato album posticcio è bello, davvero bello, nero, teso e crudele come dimostra la title track. Beh, che dire? Il mio 2019 si apre così, che più pop non si può. Speriamo che finisca bene ma, sopratutto, speriamo che passi bene!