Week 16-17-18/2019
- Gotta get up - Harry Nilsson (Nilsson Schmilsson, 1971) Allora, vado dritto al punto: durante la fase di discesa in aereo su Marsiglia, di ritorno da una spensierata fuga a Porto, è successo qualcosa al mio orecchio: prima un dolore lancinante, poi come un tappo poggiato sulle orecchie, infine una sensazione di chiusura, occlusione, movimento, spostamento e altro. E, a distanza di dieci giorni, è tutto ancora così, accompagnato però da mal di testa, nausea e, sopratutto, un interminabile fischio. Ogni volta che deglutisco sento cose muoversi a partire dalla gola fin su al cervello, e ogni volta che soffio il naso è come se qualcuno mi infilasse due dita nelle orecchie, una per lato. Ma la cosa peggiore non è questo, of course. La cosa peggiore è che a causa dell'acufene non riesco più a dormire, a parlare, ascoltare musica, leggere, scrivere e tutto ciò che comporti un minimo di concentrazione. Nell'attesa che tutto passi, che sia con dei farmaci, un colpo di karate o con un cappio auto-infilato attorno al collo, l'unica cosa che posso fare per rilassarmi è vedere stupide serie tv che al contempo coprono il fischio e mi intrattengono. Ecco, ora sapete come stanno le cose. Ed ecco, questa canzone fa da colonna sonora al bello, ma non bellissimo, Russian doll.
- I'm gonna be (500 miles) - The Proclaimers (Sunshine on leith, 1988) Che poi, a dirla tutta, è già da tre anni che convivo con l'acufene. Mi trovavo in vacanza nel maggio 2016 e appena sveglio dopo una dormita di un paio d'ore, che doveva essere l'anticamera di un rilassato pomeriggio catanese, ecco l'inizio dell'incubo. Questo ronzio che provo prima a identificare, viene da fuori la finestra, viene dai tibi nel muro, viene dall'armadio, dio santo si, forse viene dall'armadio. E invece no, veniva dalla mia testa. E ricordo che mi sono alzato, immagino bianco come un fantasma, e sono andato da Francesca. L'ho guardata, probabilmente aveva Lilli in braccio, e le ho detto: ma io ho troppo un fischio nell'orecchio. Così, con quel ma all'inizio che non c'entrava niente e quella costruzione sghemba. How I met your mother lo vedevo quando ero giovane e spensierato, ma ci sono troppe puntate e troppe serie per averlo visto tutto. Per cui, ecco un'altra serie che mi sta facendo compagnia ultimamente.
- The seduction of Kansas - Priest (The seduction of Kansas, 2019) Da li è iniziato il calvario. Visite mediche, medici supericiali (è normale, alla tua età, disse il primo. A futtiri!, disse il secondo), cure con medicinali, sophrologa, chi diceva la sua, chi diceva quello che leggeva, applicazioni sul telefonino per coprire, almeno la notte, quell'orchestra che avevo nelle orecchie, mi sono anche fatto scippare i denti del giudizio. Non è servito a niente. Per cui, poi, alla fine, è successo che mi ci sono abituato. Come ci si abitua a tutto. Ma questo che sto vivendo ora, è diverso. Questo, è un delirio. Ma lo supererò, ne sono sicuro. Fosse solo per Francesca e per Giulietta, ma anche per tutta la musica stupenda che dovrò ancora ascoltare fino a quando non schiatterò. Tipo questa.
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