domenica 26 ottobre 2014

Week 43/14

Questa settimana niente post perchè questa settimana sono triste. Anzi no, questa settimana c'ho i cazzi miei (cit.).
Pardon.

sabato 18 ottobre 2014

Week 42/14 - una tripletta sulle vie misteriose attraverso le quali giungere alla verità rock


  • Summer sun - Koop (Waltz for Koop, 2001) Avete presente quella fantastica e misteriosa canzone che canticchiate da una vita, senza saperne neanche le parole, figuriamo il titolo o l'autore? Dai, tutti ne abbiamo una. Per me era questa. L'avevo sentita da qualche parte, questo era ovvio, ma dove? E di chi era? E come si chiamava? Per anni ho provato a chiedere in giro, niente. Poi ho provato, più volte!, a canticchiarla a Soundhound, niente. Ero certo esistesse, ma ormai, dopo anni e anni, cominciavo a pensarla come chi mi diceva che non esisteva, che me l'ero inventata per attirare l'attenzione. Stavo diventando pazzo. Poteva essere una canzone maledetta che aveva lo scopo di uccidermi o farmi esplodere il cervello? O che fosse una specie di richiamo mortale con chissà quale messaggio che potevo recepire solo io? Poteva essere. Tutto poteva essere. Stavo proprio diventando pazzo. Poi, l'altro giorno, accendo la radio e lo speaker l'annuncia. Annuncia questa canzone. Si chiama Summer Sun, è degli svedesi Koop, è del 2001. Niente melodia fantasma, niente voci che mi canticchiano nella testa. Bene, non sono pazzo allora, bella notizia. Però ora, io, che scopo ho nella vita?
  • She walks - A Modern Way To Die (Pulse & treatment, 2014) Guardavo il cd che avevo fra le mani e continuavo a chiedermi può lo sbattere d'ali di una minchia di farfalla in Cile provocare un cazzo di tornado in Giappone? Dovevo avere una faccia molto perplessa, perchè si è avvicinato mio cugino, si è seduto accanto a me, e mi ha chiesto che problemi hai? Poi ha notato il cd e mi ha chiesto che minchia è? Allora io l'ho guardato ancora più perplesso, ma anche angosciato e scettico e intimorito e allora gli ho chiesto secondo te, com'è che un tetto che perde quando piove ha fatto si che io avessi gratis il nuovo album di questo oscurissimo gruppo dark post punk? Mi aspettavo rispondesse col solito coglione! e invece anche lui si è piegato sotto il peso di ciò che non si può sapere mistero, caro cugino, mi ha quindi risposto, con lo sguardo fisso sulla copertina grigia del cd mistero. Le vie di San Cristoforo sono tortuose e oscure. Mistero. Mistero...
  • NYC - Interpol (Turn on the bright lights, 2002) Avevo una certa avversione per gli Interpol, alimentata dalla recente uscita del nuovo singolo e del nuovo album, fino alla settimana scorsa. Avevo ripescato, proprio per queste pagine, l'unica loro canzone che mi piacesse davvero, Rest my chemistry, e subito dopo, non so perchè, ho voluto tirare fuori quest'album dalla pila dei cd ricordando che, quando uscì, nel 2002, lo avevo si ascoltato con tanto interesse, ma lo avevo poi bocciato ed ero passato agli Strokes. Mi vien da ridere, ma adesso non riesco a toglierlo dal lettore. Non riesco a capire come faceva a non piacermi allora. Non riesco a pensare ad altro album (recente) più classico e d'atmosfera. E allora è un altro mistero. E' un mistero che l'abbia bocciato dodici anni fa, ed è un mistero che, per puro caso, l'abbia ripescato e me lo stia godendo ora. E' proprio un cazzo di mistero. Un altro mistero. Amen.

sabato 11 ottobre 2014

Week 41/14

  • Dry the rain - Beta Band (the three EPs, 1998) Secondo molti questa è la canzone migliore di uno dei gruppi migliori degli anni '90 (che poi, secondo molti, sono gli anni migliori per la musica migliore). Ora, non è che non mi piaccia, è anche carina con quella slide guitar, l'aria sonnolenta, il cantato scazzato e le trombe latine, ma è di una pochezza sconcertante. Dico, ripeto, non è che non mi piaccia, davvero, ma se secondo molti questa è la canzone migliore di uno dei gruppi migliori degli anni '90, e se davvero a costoro piace questo approccio alla musica, beh, allora mi permetto di consigliar loro di perdere parte del loro tempo migliore e ascoltare certi signorotti dai nomi buffi come Beck e Beastie Boys. E credo che alla fine cambieranno un pochino idea, e su Dry the rain, e sulla Beta band.
  • Banging the door - Public Image Limited (Flowers of romance, 1981) Il groove di Banging the door non è seplicemente malato: è esso stesso la malattia. Anzi, è il virus della malattia. Quel virus altamente contagioso che dai Velvet Underground, passando per i PIL, si è insinuato poi nella musica di chiunque: Depeche Mode, Mercury Rev, Tricky, Massive Attack, Einsturzende Neubaten, Aphex Twin ed altri, ed altri, ed altri ancora. E ora, ora che si è insinuato anche nel mio cervello, ora, ora che è troppo tardi per cercare un vaccino, come faccio a guarire da questa malattia senza lasciare troppi segni evidenti sul mio già martoriato corpo? Just banging the door?
  • Mitiche idee - Flor (Flor, 2014) Ecco la risposta. Ascoltando una solare, sincera, semplice e sana canzone dei miei Flor! Duppi duppi du, duppi duppi du...

sabato 4 ottobre 2014

Week 40/14

  • Daphnia - Yo La Tengo (I am not afraid of you and I will beat your ass, 2006) All'inizio storci il naso, non capisci cosa sta succedendo. E' l'introduzione del brano, così lontana e discreta, che ti sembra proprio shoegaze giapponese, con quel suo profumo silenzioso di foglie gialle e marroni. Poi noti che il disco scricchiola, più di quanto dovrebbe, ma presto capisci che non sono scricchiolii, quelli, sono passi discreti nella pioggia, che vanno, che vengono, e che poi spariscono, senza che tu te ne accorga. Poi le orecchie ti si fissano su un pianoforte che non sai quando è arrivato, che forse c'è sempre stato, sin dal primo secondo, ed eri tu che eri distratto dai passi nella pioggia e non l'hai sentito. Provi allora ad inseguirlo, sembri riuscirci, ma poi incespichi, cadi, ed è qui che rimani senza fiato, e non sai neanche per quanto tempo. Il piano si allontana, nella spirale distorta di una chitarra che si lamenta, e non riesci ad acchiapparlo. Il piano ora è un'arpa, o tale sembra. Il piano ora è silenzio. Il piano ora è una coda che si spegne senza troppo disturbo. Tu ora non storci più il naso, mentre la canzone finisce, ora hai capito cosa è successo. Ora sai che i tuoi Yo La Tengo sanno farti anche questo.
  • Happy togheter - Turtles (Happy togheter, 1967) E' inutile, ci sono cose che abbiamo scolpite nel DNA, scritte nella ROM del nostro cervello ancora prima di essere concepiti, quando siamo solo girini impazziti che aspettano la loro chance, che sono il nostro bagaglio culturale atavico: chi si ricorda la prima volta che ha sentito Michelle dei Beatles, o Born in the USA di Springsteen? Io no. Eppure, anche se sono canzoni che, razionalmente, non mi fanno neanche impazzire, appena mi capita di sentirle, soprattutto se inaspettatamente, mi mettono su un frullato di sensazioni difficile da spiegare: orgoglio, serenità, sicurezza, altro ancora. Questo vale anche per Happy togheter dei Turtles: che salti fuori nel bel mezzo de Il ladro di orchidee, o che buchi la radio la mattina quando mi trascino in bagno pieno zeppo di sonno, riesce sempre a riappacificarmi col mondo. E, ancora più importante, con me stesso.
  • Like a rolling stones - Bob Dylan (Highway 61 revisited, 1965) In questi giorni ho letto un libro di Nick Hornby, Come diventare buoni, che insegna come rimanere pezzi di merda senza sentirsi in colpa facendo leva sul fatto che, chi più chi meno, siamo tutti pezzi di merda ipocriti. Ecco, io non lo so se sono pezzo di merda più o meno degli altri, ma ora, grazie a Nick Hornby, posso gridare a tutto il mondo, senza sentirmi in colpa, che non solo Bob Dylan mi fa schifo, ma anche che questa canzone è solo una noiosissima litania con un testo banale e buono, troppo buono, a prescindere delle cazzate di cui parla, che mi fa venire la nausea ogni volta che l'ascolto o che qualcuno la cita. Oh! Grazie Nick, grazie! Mi hai reso un pezzo di merda migliore!