Week 23-24-25/2019
- Shoulderblades - Girl Band (The talkies, 2019) Allora, la novità veramente esaltante di queste tre settimane di assenza è l'uscita del primo singolo e del primo video estratti dal secondo album dei Girl Band, previsto per settembre. La prima cosa stramba è che questo video è stato diffuso in diretta su youTube, come se fosse un appuntamento televisivo, con tanto di pubblicità preventiva e countdown al momento giusto. La seconda cosa stramba è che il vinile mi è arrivato a casa qualche giorno fa e, se nel lato A è presenta in effetti la canzone, nella stessa versione identica del video, nel lato B non c'è niente se non un disegno in rilievo. Infine, la terza cosa stramba, è che se ascoltate con attenzione questo Shoulderblades su qualche piattaforma di streaming dite si, ok, niente male, aspettiamo il resto, ma se calate la puntina sul vinile, alzate il volume del vostro impianto a livello decente e spegnete le luci, sentite cose pazzesche che prima vi erano sfuggite. Fra queste, per esempio, il solito doloroso basso di quel pazzo di Daniel e la voce ancora più graffiante e disperata di Dara. Attesa, dolce attesa...
- Bleak - Froth (Bleak, 2016) C'è una cosa magnifica dei Froth, ed è che la qualità degli album è superiore alla somma delle singole canzoni in essi contenute. In questo Bleak, per esempio, ci sono nove canzoni più o meno stupende, ma finora nessuna di esse mi è rimasta particolarmente ficcata nel cervello. Ficcato nel cervello, par contre, mi è rimasto invece il mood dell'album, il clima che pervade tutto il lavoro dall'inizio alla fine e che a ogni ascolto mi immerge in un'immersione totale di rara intensità. Insomma, è più o meno facile fare un'hit, lo sappiamo, ma trovatemeli voi dei lavori compatti ed esaurienti come quelli dei Froth. Beh, degli ultimi vent'anni, ovviamente, prima non conta...
- Lampoon - Shame (Songs of praise, 2018) Allora, gli entusiasmi si accesero per gli Shame l'anno scorso quando Alessia, da sempre spacciatrice di ottimi consigli, mi aveva proclamato il suo amore per 'sti londinesi Shame. L'amore fu contagioso e così, disperato per essermi perso due tappe live in realtà facilmente accessibili, misi l'album in playlist su Spotify, poi addirittura ordinai il CD al C.E. della mia azienda e infine diligentemente lo dimenticai. Un giorno però, l'album arrivò al suddetto C.E. e così lo presi, lo masterizzai, e lo rimisi nuovamente in playlist, per dimenticarlo dopo qualche giorno aberrato da altri ascolti. Finalmente però, arriva il suo giorno! L'album viene messo definitivamente in playlist e comincia a essere goduto. Beh, i primi ascolti sono quasi fulminanti, idee originali, suoni nervosi ma pop, insomma giubilo. Poi, però, ecco, subentra la noia. Le idee cominciano a non sembrare più così originali, i suoni sono sentiti risentiti e ririsentiti. Insomma, ecco, diciamo che l'album non è ancora uscito dalla playlist ma, come spesso accade, sulla lunga distanza è stato un po' sopraffatto da album più solidi come appunto quello dei Froth. Insomma, come dire, la scuola Fall, Undertones, New York Dolls va bene, ma poi i maestri bisogna superarli, sennò che bisogno c`è? Vedete Girl Band?
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