- Que sera votre vie? - Kat Onoma (Kat Onoma, 2001) Questa settimana è stata sfiancante. Quasi quanto quella precedente. Si, possiamo dire due settimane sfiancanti con in mezzo un week end sfiancante. Tutto a causa del mal di denti. Tutto a causa di un'infiammazione, di una disfunzione del mio corpo che ha attaccato radici, ossa e cervello. All'inizio, niente hanno potuto antibiotici, antinfiammatori, antidolorifici. Lo strazio andava poco e veniva di più. Per farmi stare meglio, l'oppio c'è voluto. Ma tutto ha un prezzo, e quindi giramenti di testa, nausea, senso di vuoto fra le orecchie. Un vero schifo. Avrei voluto solo morire un po', una specie di morte temporanea, ma dice che non è possibile, neanche sotto oppio. E quindi, nonostante tutti, sempre in piedi, con un lavoro da portare a termine, con gli amori da gestire e nutrire, la cena da imbastire, la lavatrice da infornare e sfornare e sto gruppo di francesi, gli Kat Onoma, a cui dare conto, prima di bollarli come bolliti. Nonostante l'oppio.
- Yeah (crass version) - LCD Soundsystem (LCD Soundsystem, 2005) Ascoltare i LCD Soundsystem è simile, per me, a fare esperienza di vita sociale. Stringendo il campo, di vita familiare. Non li sopporto, mi fanno schifo, li vorrei gettare dalla finestra, vorrei eliminarli dalla storia del rock mondiale, eppure, costretto (da chi? Boh...) ad ascoltarli, qualcosa di buono evidentemente salta fuori. Esattamente come quando stai in famiglia. Questa Yeah per esempio, inserita in quell'ingombrante album che è LCD soundsystem, sembra quel momento in cui mia madre si lavava la coscienza facendoci la pizza e le scacciatelle. Oppure quando mia nonna, la strega, mi allungava le diecimila lire. O mia sorella che mi faceva gli occhi dolci dopo avermi svergognato con i suoi amici, i miei cugini che mi lasciavano finalmente in pace dopo avermi maltrattato. O il sollievo di mio padre che mi ignorava dopo la fracassata di botte quotidiana. Ecco, gli LCD Soundsystem sono costretto ad ascoltarli per questo: per ricordami che quando frughi in mezzo alla merda, anche un pezzo di plastica luccica quando lo trovi.
- Hallogallo - Neu! (Neu!, 1972) Quello che amo della mia dea, è che amiamo gli stessi macro ma non gli stessi micro. Per questo è fondamentale stare con lei. Perché nel mio macro mancano un sacco di micro. Nel mio macro ci sono un sacco di lacune. E lei le colma. Eppure, bizzarramente, i Neu! non sono fra questi e anzi, sono forse uno dei pochi micro che abbiamo in comune par defaut. Questa cosa mi fa un pò ridere poi, in effetti, perché i Neu! e il kraut rock in generale, è un pò il bivio, il deragliamento, é l'anello di congiunzione, se vogliamo andare a ritroso, fra i miei micro e quelli della mia dea. Questo da un po' di senso al tutto. Anche se io, ora che ci penso, forse mi sono perso un po'. Bon, probabilmente è a cause del mal di denti o, più probabilmente, dell'oppio e dei suoi derivati.
- Keep your dreams - Suicide (Suicide, 1977) Intanto, non sono proprio sicuro della collocazione temporale e discografica di questa canzone, visto che nelle tracklist ufficiali dell'album, uscito oramai 44 anni fa (porcoxxo), non risulta mentre io me la ritrovo in questa ristampa più o meno recente, ma il fatto è che questo non ha niente a che fare con la giornata di merda che ho passato oggi, fra un farmacista frustrato, un gatto schizzato, un lavoro di merda, piante che muoiono, copri fuoco alle 18, ginocchia che scricchiolano, amori lontani e desideri a metà. Dicono che è tutta una questione mentale, che la felicità è dentro di noi, che chi non risica non rosica, che andrà sempre meglio, che non c'è niente di più soddisfacente di prepararsi il proprio pane, che dobbiamo essere gentili con tutti perché non sappiamo cosa c'è dietro ogni persona, che dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo nel mondo, si va bene, vi voglio bene, e siamo tutti fratelli, ma sapete una cosa: ANDATE TUTTI A FARE IN CULO!
- Crazy - Pylon (Chomp, 1983) A volte quando sento i Pylon è come se sentissi gli Smiths ma con la giusta voce che canta e non quel voltagabbana di Morrisey. E la cosa strana è che quando ascolto gli Smiths, a volte, mi sembra di sentire i Pylon con una voce sbagliata. Però, ecco, forse è che siamo semi-confinati e sotto copri-fuoco, e che il mio miglior amico al momento è la bottiglia di vino. Quindi non prendetemi sulla parola, anche se vi piacciono gli Smiths, con tutta la voce di Morrisey, va bene lo stesso, vi rispetto. O forse no. Se vi piace Morrisey andate pure a fare in culo!
- Alla fine del sogno - I Cani (Alle fine del sogno (demo), 2020 - Oh, e questa è entrata nelle tripletta all'ultimo secondo, inaspettata, con gaudio e libidine. Beh si io, io credo fortemente che se c'è qualcuno che potrebbe salvare il salvabile, qualcuno che potrebbe ricreare un mondo musicale, elettrico, rumoristico, eclettico, orgasmico e pulito, ecco, quello è Niccolò Contessa. Il ragazzo sa spiazzare, sa scrivere, sa muoversi e si conosce. Ed è anche intelligente e umile. Per cui, non ha niente a che vedere con tutta quella manicata di idioti narcisisti alla Morrisey e Coma Cose che infestano la scena italica... e, bon, se non siete d'accordo, potete pure andare a fare in culo...
- Kingdome come - Pere Ubu (New picnic time, 1979) Fra le migliaia di cose che il covid-19 ha direttamente o indirettamente stravolto nella mia vita, la peggiore è stata il mio rapporto con la sigaretta. Per sette anni sono sopravvissuto con sporadiche, sporadicissime sigarette e discrete dosi di altro (droghe varie, sport, paternità, umiliazioni auto-inflitte...) ma proprio alla fine del primo confinamento, mentre tutto il mondo tornava fuori e io volevo solo morire, ho comprato e fumato un pacchetto di tabacco. E poi un altro. E un altro. E poi un altro ancora. E da li, ogni settimana una promessa a me e alla mia dea, ogni due giorni una presa di posizione solenne. Ridicolo. Sono passati otto mesi da allora, e ancora sono li, con la sigaretta in bocca, la tosse perenne in gola e un più che vago disgusto di me in testa. Ancora più ridicolo. Ma la notizia in effetti è che da cinque giorni quasi sei non fumo. Lo so che non significa ancora niente, che non significa che non fumo più, che sia fuori da questo disgustoso tunnel autodistruttivo. Ma significa almeno che ci sto provando. E che forse, come dice la canzone dei Pere Ubu, un nuovo regno sta arrivando. O forse è già arrivato?
- Giant - The The (Soul mining, 1983) Oh, questa è fresca fresca di scoperta! L'ascoltavo ieri sera con la mia dea, mezzo ubriaco e cercando di non auto-indurmi il desiderio di sigaretta. Ma quant'é moderno sto pezzo?, quanto è universale e atemporale? Non ci sentite dentro le basi acide dell'house di Chicago, quelle ingenue dell'elettro-dance francese, quelle minimaliste della wave in tutte le sue forme primitive? Ascoltate, ascoltate come il pezzo si sviluppi attorno alla ripetizione, come fosse un martello pneumatico, per poi proseguire fino a un inaspettato intermezzo tribale, quasi poliritmico, ma calmo, addomesticato, per poi tornare all'ipnosi iniziale ma come in una nuova dimensione, più carica, più piena, più barocca. Che pezzo signori, che pezzo! Il futuro nel passato!
- La foret - Lescop (Lescop, 2012) Questa non è una scoperta recente ma l'album, che comunque non è eccezionale, è finito in playlist solo ultimamente. Per cui l'ho un po' ritrovata. Alla fine, questo è il tipico pezzo che posso mettere ovunque, in macchina verso il mare, in cucina con pizza e vino, in bagno sotto la doccia bollente, e funzionerà sempre e comunque. Uno di quei pezzi che mi fanno scuotere prima la testa, poi il piede, poi tutto il resto del corpo. Uno di quelli che mi fa venire voglia di accostare pandabell di fianco alla strada, di uscire tutto bagnato dalla doccia o di saltare sopra il tavolo della cucina e ballare con la mia dea, strascicando i piedi e le parole. Per cui, pezzone, estremamente francese (da invidiare come al solito) e anche bellissimo video fatto da Johnny Hostile e Jenny Beth. Che volete di più? Una sigaretta, vero?
- Bring your dolphin - The Chap (Digital technology, 2020) E a un certo punto, non so perché, ho deciso di tornare. Forse perché è iniziato un nuovo anno, forse perché ho una nuova vita o forse solo perché sono depresso. Oppure, più probabilmente, perché ancora mi capita di essere preso dalla smania egocentrica di partecipare alla propagazione della musica pop nel mondo come fosse un virus. In ogni caso, quale che sia il motivo, sono qui e porto con me il mio delfino. Contenti?
- Harlem river - Kevin Morby (Harlem river, 2013) E si vede che sono arrugginito. Dopo 24 settimane di assenza, un fine estate spossante, un autunno rocambolesco, un inverno traumatico e un inizio anno coi nervi, quasi quasi non so cosa scrivere. Ma si dice che la fame vien mangiando e le cose escono fuori da sole man mano che si scrive. Come un fiume sornione che scorre da nord a sud, dalla Sicilia al Messico. Per cui, arrotoliamo le maniche e vediamo cosa succede.
- Blank slate - HMLTD (West of eden, 2020) Una cosa strana (una delle cose strane) che mi sono portato dietro in questo 2020 appena concluso, è l'esasperante mania di non riuscire a dire basta, a non riuscire a chiudere con gli album in ascolto. Questo esordio degli HMLTD per esempio me lo porto appresso da marzo, e la stessa cosa mi è successa con Arthur H (luglio), Crocodiles (agosto), Idles (luglio), Radiohead (maggio), Fontaines D.C. (ottobre) e boh, altri ancora. E non è che siano tutti sti capolavori. Fra l'altro ormai sono in quella fase della vecchiezza in cui col cazzo che riesco a memorizzare i nomi delle canzoni, figuriamoci le track list. Allora cos'é? Pigrizia? Debolezza di cuore? Paura? Si, un misto di tutto questo. Mais bon, mi prenderò di coraggio e in questo inizio anno vedrò di buttare un po' di cose superflue. Forse a partire proprio da quest'album ormai nauseabondo.