Week 46-47/2017 - prima o poi questo blog dovrò pur farlo fuori...
- Beautyproof - Madrugada (Industrial silence, 1999) Qualche anno fa, su consiglio del buon Ciccio Venti, feci l'incontro con questi Norvegesi Madrugada e il loro eccezionale, davvero, eccezionale secondo album The Nightly Desease del 2000. Lo amai così tanto che poi ebbi un blocco e, pur avendo cercato e trovato i loro altri album, non riuscii mai a decidermi di ascoltarli. Questo coraggio, chissà perché, l'ho trovato in questi freddi giorni di fine novembre. Così ho caricato su iTunes e sulla chiavetta che uso in macchina il loro album d'esordio, Industrial silence del 1999, e me lo sto godendo in lungo e in largo. Beh, stranissimo... come non succede spesso, ascoltandolo sembra la copia insicura di quello che sarebbe arrivato l'anno successivo. Come se i Madrugada stessero facendo gli esercizi, come se stessero prendendo le misure e cercando di aggiustare il tiro. E questo, signori miei, significa solo una cosa: avere una cazzo di visione artistica e perseguirla. Per questo adorerò per sempre questi magnifici e glaciali Madrugada. Perché avevano un vero e proprio progetto. Per questo, ma anche perché sono depressivi quasi quanto i Cure, è ovvio...
- Marseille, bouche de viellie - Leda Atomica (Bizarre, 1990) Da quando sono caduto in amore con Marsiglia uno dei compiti che mi sono prefissato, oltre a conoscerne ogni anfratto e ogni euro di storia, è di scoprirne il rock più o meno sotterraneo in modo da creare un asse Provenza - Sicilia su cui fare leva per proclamare la prima repubblica del rock (va beh, questa me la potevo risparmiare). Uno dei progetti più fuori di testa in cui mi sia imbattuto finora è questo Leda Atomica, dalla ragione sociale daliana, il cui leader, Phil Spectrum, è morto proprio qualche mese fa. Non ci capisco un cazzo dei testi e la musica non è che sia invecchiata benissimo, però... come dire?, si fanno ascoltare e si fanno capire. E si fanno amare. Insomma, come al solito, vi terrò informati.
- Pot kettle back - Wilco (Yankee Hotel Foxtrot, 2002) Questo cd l'ho avuto in omaggio, insieme a una cinquantina di altri, dal Comité d'entreprise, grazie a un fantastico quanto provvidenziale svuota-tutto-per-far-post-ad-altro. Ecco, secondo la critica questo disco, che dei Wilco è il quarto lavoro, è uno degli album più belli di sempre, addirittura fra i primi venti in tutte le classifiche degli addetti ai lavori. A me, non dice proprio niente. A me, mi pare proprio una cagata. Lo ascolto solo perché è soft e non disturba troppo le orecchie di Giulietta. Insomma, lo considero come musica da salotto. E forse sarà per questo, che io, non sono e non sarò mai un addetto ai lavori?
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