Week 36/13 - tre canzoni per tre film
- Goin'out west - Tom Waits (Fight club, 1999) Tom Waits è indubbiamente sporco di suo, ma per entrare nella corte di Tyler Durden, quella sera, ha dovuto sporcarsi ancora di più. Poi, una volta uscito fuori da quello scantinato, lo abbiamo sentito ancora alcolizzato, funambolico e più perdente che mai. Ma, dopo quella sera al Fight club, Tom Waits, così sporco e rumoroso, no, non lo abbiamo sentito suonare mai più.
- More than this - Roxy Music (Lost in translation, 2003) Non potrò mai essere obiettivo con questa canzone. Forse i Roxy Music, dopo l'abbandono di Eno, erano daverro belli e finiti, e forse questa canzone è solo una smielata e inutile canzone pop di media qualità. Ma il punto è: cosa ci può essere più di Bob e Charlotte - lui con la camicia hawaiana nel bel mezzo di una crisi di mezz'età, lei in caschetto rosa alle prese con un matrimonio troppo frettoloso - e il loro romanticissimo karaoke luccicante dalle finestre del millesimo piano di un grattacielo di Tokyo? Cosa ci può essere più di questo? Niente. Non ci può essere proprio niente...
- How soon is now? - Smiths (Closer, 2004) C'è una scena da panico, in questo film, ed è esattamente quando quel figlio di puttana di Larry, buttandole i soldi in faccia, cerca di mettere in crisi Alice con le sue domande, mentre lei, per tutta risposta, raccoglie i soldi da terra, sposta le mutandine di lato e, sorridendo, mente, mente all'infinito. E come se non bastassero poi le faccie stravolte dei due, come se non bastassero i dialoghi serrati, le inquadrature sbilenche e l'ambientazione soffocante, a sottolineare l'urgenza di questa scena c'è una delle canzoni più claustrofobiche degli Smiths. Un lungo, ipnotico vibrato e un ritornello di sole nove parole per riassumere tutto ciò che succede in questo cazzo di film. Clive Owen, Natalie Portaman, una parrucca rosa e gli Smiths, per una perfetta scena da panico.
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