- Captive to nowhere - Shannon Wright (In film sound, 2013) Sono sommerso dagli album in ascolto, è chiaro che devo aver fatto qualche errore da qualche parte. In più, giusto per affossarmi e deprimermi ancora di più, ecco che ritiro fuori un album che era stato già ascoltato, goduto e archiviato da tempo, ovvero In film Sound della buona Shannon Wright. Perché l'ho fatto? Perche l'ho dovuto fare. E perché l'ho dovuto fare? Perché settimane fa avevo acquistato da uno dei miei spacciatori di fiducia una copia in cd di questo lavoro, un raro acquisto tanto istintivo quanto presto, prestissimo dimenticato. Probabilmente ci colpa qualche bicchiere di troppo di Pinot Noir Bourgogne. Ma insomma, succede dunque che sabato mattina, quando mi suona il postino e mi consegna sto pacchetto quadrato, casco dalle nuvole. Che è, gli chiedo. Cazzo ne so, risponde. Poi apro, ritrovo quella pochette fantastica e familiare, e le cose cominciano e tornare al proprio posto nel mio cervello. Allora mi sono stravaccato sul divano, ho aperto una bottiglia di Pinot Noir Bourgogne e ho premuto play col telecomando. Quindi, versandomi il primo bicchiere, ho alzato il volume a palla. Un ripasso, in casi come questi, non si rifiuta mai e poi mai.
- Taliking straight - Rolling Blackouts Coastal Fever (Hope downs, 2018) Sapete ormai come funziona: nel 2018 ascolto gli album usciti nel 2017, nel 2017 ho ascoltato quelli usciti nel 2016, nel 2016 quelli del 2015 e cosi via. Che poi sarebbe un po' come bere nel 2018 un Pinot Noir Bourgone del 2017, nel 2017 uno del 2016 e cosi via... é una questione di priorità, di rispetto e di tempistiche necessarie. Tuttavia però, per la stessa ragione ci sono quelle uscite che, invece di essere messe nella wish list di questo povero ritardatario o semplicemente in coda, finiscono per avere la priorità su tutto appena vengano pubblicate. Per farvi un esempio, è chiaro che un nuovo Slowdive avrà sempre la precedenza su un Alvvays, cosi come un nuovissimo Fazerdaze avrebbe probabilmente la precedenza su tutto, compresi gli Slowdive, tranne che su una pubblicazione Suuns o TV on the Radio. Insomma, ci siamo capiti e ancora, insomma, avete capito che questo primo album dei RBCF lo aspettavo da quasi un anno e quindi col cazzo che lo mettevo in coda a un XTC qualunque o a un Bjork minore che sono li da anni a prender polvere in attesa del loro turno. Prenotarlo, acquistarlo, scartalo e suonarlo sul giradischi è stato solo questione di un paio di click e un paio di firme alla posta (che per questo, lo stronzo del postino, non ha suonato mica alla porta). Risultato? Beh, sono cosi cazzoconfuso al momento con gli ascolti che ancora non ci ho capito quasi niente e per questo, e per tre bicchieri di Pinot Noir Bourgone che si sa aiutano la malinconia, la canzone che più amo al momento del disco è questa Talking Straight, già sentita live dalle parti di Nimes e che chiaramente mi colpisce perché non può non essere una out take di quel piccolo gioiello sotto forma di EP che è stato The french press dell'anno scorso. Oddio che tirata, è proprio vero che il vino è un ottimo sciogli lingua e sciogli dita, proprio vero...
- All women love me - Insecure men (Insecure men, 2018) Questa invece è la terza traccia di un album che non riesco proprio a levare dalla playlist, soprattutto ora che sono al terzo bicchiere di Pinot Noir Bourgogne. Loro sono i bizzarri Insecure men dello sdentato Saul Adamczewski e del lennoniano Sean Lennon che, dopo avermi dato buca al TINALS di Nimes, avevo deciso di snobbare un po' senza peraltro riuscirci. Perché? Perché anche se suonano a volte un po' scontati e poco originali, come dimostra questa canzone, spesso risultato anche magnifici e sublimi, come dimostra sempre questa canzone. Insomma, la vita, così come la musica, dopo il terzo bicchiere di Pinot Noir Bourgogne, assume un aspetto assolutamente inatteso, gioioso e soddisfacente. Lo so che domani, rileggendo queste righe, proverò un forte senso di vergogna. Ma che ci posso fare? Dopo tutto, mi basterà rimettere in loop All women love me, bere un paio o meglio tre bicchieri di Pinot Noir Bourgogne e la vita riassumerà di nuovo un suo pacifico senso...
- Seven nation army - White Stripes (Elephant, 2003) Questa canzone mi ha fatto schifo in tre diverse occasioni: nel maggio 2003, nel luglio 2006 e infine nel luglio 2018. Perche? Cazzi miei. E poi, in fondo lo sapete.
- Heavy metal - Clap Your Hands Say Yeah (Clap your hands say yeah, 2004) L'approccio a quest'album è stato esattamente come la finale di ieri pomeriggio: pensavo sarebbe stato un trionfo e invece è stato un disastro. Però, chissà come, alla fine si salvano tutti, e la Croazia, e i Clap Your Hands Say Yeah.
- The wrong way - TV on the Radio (Desperate Youth, bloodthirsty babes, 2004) Anche l'approccio a quest'album è stato esattamente come la finale di ieri pomeriggio: pensavo sarebbe stato una sorpresa e invece era tutto scontato. Solo che, a differenza della finale, in questo caso era giusto cosi.