- After the fall - Suuns (Felt, 2018) Non vorrei che qualcuno, dopo questo post di qualche settimana fa, abbia pensato che qualcosa stia scricchiolando nel rapporto fra me e i meravigliosi Suuns. Beh, non è cosi. I Suuns restano, assieme ai Radiohead, i migliori sperimentatori elettro-rock in giro al momento (a parte che i Radiohead mi fanno cagare e loro no). Solo che sentirli su disco, dopo averli sentiti dal vivo, è un po' riduttivo. Tutto qua.
- Slowdance - Soulwax (Any minute now, 2004). Questo disco mi è capitato fra le mani proprio qualche giorno dopo il post sui Pulp e il loro dancereccio pop di dopo domani. Quando ho letto la data di pubblicazione dell'album, 2004, ho arricciato il naso schifato: ah, ancora ci propinano per nuova roba che qualcun altro ha già fatto una vita fa! Che palle! Poi, all'improvviso, mi sono reso conto che fra il 1995 (data di pubblicazione di Different Class dei Pulp) e il 2004 ci sono solo 9 anni, mentre fra il 2004 e il 2018 (oggi) ce ne sono ben 14. Come dire, forse Any minute now non sarà proprio un disco di dopo domani, però porca puttana è giusto sottolineare che questi suoni dance e post industriali vengono certo da quasi l'altro ieri! È solo il tempo che è un gran bastardo.
- Mi parli di te - Motta (Vivere o morire, 2018) Ecco, dopo lo shock Giorgio Poi (per la stampa miglior album italiano 2017), dopo la delusione Zen Circus (l'ultimo album sembra bello, ma al quarto ascolto si capisce che è una cagata), ecco lo schiaffo Motta: lasciamo perdere le aspettative, lasciamo perdere le interviste (o le iOnterviste), lasciamo perdere che di suonare sa suonare e di scrivere sa scrivere. La domanda legittima è: ma che cos'è sta cosa brutta a forma di album che ha dato alle stampe dopo quel piccolo gioiello rock che era il suo primo album?
- 610 - Mcbaise (Windowsill, 2017) Non è che sia il rock a essere in crisi, è che i gusti, le mode e le classifiche sono imprevedibili, punto e basta. Aggiungiamoci poi che 1) non possono essere tutti campioni e 2) il pubblico, addetti ai lavori e artisti hanno scarsa memoria. C'è chi la chiama rielaborazione, chi rivelazione, chi ripescaggio, chi riprendere un discorso prematuramente (e ingiustamente) interrotto ma il fatto è che il revival, a me, in generale, non mi cala giù... poi ci sono i casi come questi, tizi che fanno un revival di qualcosa che non si riesce neanche a identificare bene (allora dev'essere un crossover di revival (e il crossover, a me, è l'unica cosa che non mi cala giù peggio del revival, allegria!)) e quindi mi capita di ascoltare album per settimane e settimane, con una piacevole sensazione di familiarità ma senza nessun sussulto, senza nessun ardore, e mi pare solo di perdere tempo. Allora perché lo faccio? Perché fra meno di due settimane c'è il TINALS di Nimes, e questi Mcbaise sono in cartellone. E non sia mai che perda l'occasione di starmene in mezzo a un pubblico di ventenni senza la mia faccia schifata tipica di chi non riesce a farsi andare giu il revival figuriamoci il crossover di revival...
- Come togheter - DYGL (Say goodbye to memory Den, 2017) Ah, questi addirittura verranno al TINALS direttamente dal Giappone per proporre il loro revival o, se non proprio revival, il loro noiosissimo discorso musicale già trito e ritrito, sentito e risentito non da ieri ma diciamo pure da quasi quarant'anni. Anche loro in heavy rotazione ultimamente chez nous per lo stesso motivo di prima, schifarli in mezzo al pubblico smemorato del festival. Ma anche perché, sinceramente, a differenza dell'amico Mcbaise, tutto sommato sti giapponesi scrivono bene le loro canzonette...
- Common people - Pulp (Different class, 1995) E adesso non fate gli stronzi, non fatevi imbrigliare dal mio broncio, dalle mie sparate, dalla storia, dai revival, dalle minchiate varie, dai giapponesi, dalle cover, dalle reprise, dall'etichette, dagli artisti, da tutto quello che vi viene in mente perché anche se fosse uscita oggi, questa canzone che invece è uscita ventitré anni fa, col cazzo che saprebbe di revival o di crossover o di crossover di revival. Saprebbe sempre e inesorabilmente di domani, forse addirittura di dopodomani. Ma al TINALS, loro no, loro non ci saranno a farmi strappare i capelli in mezzo a un pubblico imbronciato e perplesso. No, non ci saranno...
- X-alt - Suuns (Felt, 2018) Sta piovendo a dirotto, e X-Alt mi fa perdere ogni riferimento spazio-temporale.
- Rosso e nero - Zen Circus (Il fuoco in una stanza, 2018) Sta piovendo a dirotto, e a volte Appino non capisco se abbia 39 anni e mezzo o quindici.